Investimenti
Germania: 2 miliardi di euro per l’industria dei chip. Arriva il piano del governo
Arrivano i sussidi in Germania per l’industria dei chip. 2 miliardi sul tavolo.
La via europea ai chip passerà per un vecchio pallino della politica industriale dell’unione: gli incentivi. Secondo quanto è stato riportato da Bloomberg News, al fine di colmare il gap tanto con gli USA quanto con l’Asia, la Germania starebbe preparando un piano di almeno 2 miliardi di dollari in sussidi per favorire l’industria dei semiconduttori nel paese. Per ora però dal Ministero delle Finanze tedesco non arrivano conferme, per un tema che lo scorso anno era diventato più che politico a causa di una querelle riguardante gli investimenti di Intel nella Repubblica Federale.
Se tanti brinderanno ad un piano relativamente ambizioso, altri certamente contesteranno una politica di incentivi che su altri settori ha fallito, in particolare quello legato al mondo EV e delle energie pulite, per un’Europa che ormai discute incessantemente di misure per far riprendere la crescita e l’innovazione nel mercato comune. Innovazione e crescita che sono diventate, nel corso degli ultimi anni, sempre di più un miraggio, soprattutto nei settori a più alto margine e valore aggiunto.
2 miliardi per colmare il gap
Non è chiaro se si tratterebbe per il momento di un primo tentativo di sussidio all’interno di un programma più ampio, oppure di una mossa una tantum. Per avere un metro di paragone, il governo degli Stati Uniti ha assegnato a TMSC la scorsa settimana 6,5 miliardi di dollari di sussidio, all’interno di un programma di inshoring delle industrie ritenute strategiche.
Nel complesso il solo sito in Arizona di TMSC ha comportato spese per 65 miliardi di dollari, ovvero di circa 30 volte i sussidi che la Germania sarebbe pronta a mettere in campo.
L’unica conferma che arriva dal Ministero delle Finanze tedesco è che si tratta, citiamo testualmente, di un investimento in singola cifra sulla parte bassa (calcolata in miliardi). Difficilmente si tratterà di cifre più elevate. Al centro delle proposte che saranno ricevute, ci sarà la sostenibilità della stessa industria, altro tema che si è fatto in queste settimane molto scottante ai massimi livelli della discussione politica europea.
Investimenti
Alla SEC arriva Paul Atkins. Donald Trump sceglie l’uomo di Bitcoin e crypto
Nuova nomina da SEC: è Paul Atkins, il preferito dei cripto-investitori.
Donald Trump ha sciolto la riserva anche sulla nomina del prossimo presidente di SEC. A occupare il ruolo oggi di Gary Gensler sarà Paul Atkins, definito un libertario ostile alle eccessive regolamentazioni dai commentatori USA e che rientra nel più ampio disegno di Donald Trump di un governo aperto il più possibile al mondo delle criptovalute. La nomina di Paul Atkins ha già avuto delle ripercussioni importanti sul mercato crypto, a partire da Bitcoin e con maggiore spinta sugli asset secondari di questo comparto, che da una linea più morbida di SEC hanno ancora di più da guadagnarci.
Una scelta che è in linea con quelle al Tesoro e al Commercio, con quest’ultima segreteria che sarà occupata da Howard Lutnick, che con la sua società detiene una percentuale vicina al 5% di Tether, il più importante degli stablecoin su scala mondiale. Si preannuncia così un governo che sarà anche di appoggio al progetto di Trump nel settore crypto, che potrebbe incontrare meno ostacoli da una SEC ormai spuntata.
In SEC ora potrebbe essere 4 vs 1
Gli equilibri da SEC ne escono fortemente cambiati. Se durante l’amministrazione Biden la proporzione era fortemente sbilanciata a favore dei Dem, con almeno 3 dei commissari che hanno sempre votato compatti contro il mondo crypto (e per più regolamentazioni per gli altri mercati), le cose ora cambiano radicalmente. E non cambiano soltanto per l’addio di Gary Gensler.
Anche Jaime Lizárraga, per questioni personali e familiari, lascerà il suo ruolo di commissario. Dovrà essere rimpiazzato, per legge, da un altro democratico. Ma la scelta sarà anche nelle mani di Donald Trump, che potrebbe spingere per un democratico più moderato. Per quanto sia naturale poi votare secondo ordini di partito, ne verrà comunque fuori una SEC profondamente diversa da quella che ha dominato e schiacciato i mercati crypto nel corso degli ultimi anni. Una situazione che sta infatti spingendo, di nuovo, Bitcoin e crypto verso nuovi massimi.
Investimenti
Intel: al via i colloqui per prossimo CEO. I mercati affossano il titolo: -6%
Intel: partono i colloqui per il nuovo CEO. Si parte dall’esterno. In lizza anche CEO di Marvell.
Il caos interno a Intel dopo l’allontanamento del CEO fa perdere al titolo quasi il 6% in una singola seduta, all’interno della stessa sessione di scambi che ha visto invece il rivale più inarrivabile, Nvidia, che ha guadagnato l’+1,15%. A pesare è una situazione difficile per quanto riguarda la scelta della futura guida dell’azienda. Azienda che ha bisogno di recuperare un gap importante verso TSMC, e verso altri rivali per il momento però in un’orbita assolutamente inarrivabile.
Intanto cominciano a circolare i primi nomi: il board di Intel avrebbe già avviato i contatti con Matt Murphy di Marvell Technology e Lip-Bu Tan, un tempo in forza a Cadence Design Systems. Si starebbe dunque cercando all’esterno dell’azienda, per una notizia che però i mercati hanno interpretato in senso negativo. Ad aiutare le ricerche ci sarebbe la società Spencer Stuart, che sarebbe pronta a proporre anche altri candidati. Conseguenze di un’espulsione di fatto di Pat Gelsinger che pur ufficialmente ritiratosi per conto proprio, è stato costretto alle dimissioni dopo tre anni dai risultati alterni e con l’azienda che da inizio anno ha perso più del 50% della capitalizzazione in borsa.
Un cammino difficile
Mentre il ruolo di CEO è rivestito ad interim dal CFO e dalla vice-presidente esecutiva del gruppo, si apre ufficialmente la fase più difficile degli oltre 50 anni di storia del produttore che è stato per una lunga fase della sua vita il più rilevante del settore microprocessori. Un gruppo in difficoltà da anni a causa della concorrenza dei gruppi del Lontano Oriente come TSMC e anche per inadeguatezza della propria piattaforma per quelle che sono state le principali evoluzioni del mercato tecnologico degli ultimi anni, principalmente i dispositivi mobili come smartphone e tablet.
Nei prossimi giorni con ogni probabilità verranno aggiunti altri nomi alla lista di papabili alla guida dell’azienda più scottante di tutti i listini USA, forse l’unica delle top che non si è goduta una stagione di grande spessore di tutto il settore tech.
Investimenti
Intel: via il CEO dopo uno psicodramma con il board. Dopo 3 anni si cambia
Il CEO di Intel messo alle strette prima del ritiro. Si consuma una guerra ai massimi livelli del board.
Una storia di quelle buone per i thriller finanziari. Secondo fonti anonime ma informate dei fatti, si sarebbe consumato uno psicodramma in una recente riunione, la scorsa settimana, ai massimi vertici di Intel. La decisione che ne sarebbe venuta fuori – in un contesto aziendale di grande difficoltà – è stata quella dell’allontanamento del CEO Pat Gelsinger, al quale sarebbe stata offerta l’opzione pensionamento o allontanamento. A decidere un board che ha perso fiducia nelle capacità del manager di colmare un gap con NVIDIA che si è fatto enorme è che frutto di scelte – con il senno di poi – sbagliate da parte di quello che un tempo era il gigante dei chip su scala mondiale.
La scelta di Pat Genslinger è stata quella di annunciare il suo addio all’azienda, con David Zinsner e Michelle Johnston Holthaus, rispettivamente CFO e vice presidente esecutivo del gruppo che serviranno come CEO per il periodo di transizione. Questo secondo quanto è stato riportato anche da un annuncio ufficiale del gruppo. La reggenza Gelsinger si chiude dopo tre anni dagli umori alterni: accolto come un salvatore della patria, con un buon progetto per riportare Intel al centro del mondo chip, viene allontanato nel peggiore dei modi. Pesano anche le enormi distanze con TSMC, ormai azienda che genera volumi di vendita più importanti e che è anche maggiormente destinataria di attenzioni governative che si traducono poi in sussidi.
Gli investitori prima festeggiano, poi…
Il titolo Intel ha aperto in forte rialzo, salvo poi correggere per avviarsi ad una chiusura in negativo, all’interno di una giornata di forte volatilità per le azioni del gruppo. Dopo aver scambiato anche sopra i 25$ ad inizio sessione, il titolo ha pesantemente corretto per avviarsi ad una chiusura sotto i 24$, al di sotto anche del prezzo di chiusura della scorsa settimana.
Per il gruppo, nonostante l’entusiasmo poi rientrato per la novità alla guida, si preannuncia un periodo duro e enormi difficoltà nel colmare un gap che è diventato molto ampio nei confronti di altre aziende che oggi sono al vertice della produzione di chip.
Il titolo da inizio anno ha perso oltre il 50% del suo valore di mercato, segnale inequivocabile di difficoltà ormai evidenti anche sotto la gestione Gelsinger.
Investimenti
Stellantis, come si dovrà muovere il successore di Tavares per rilanciarla
All’indomani delle dimissioni di Carlos Tavares da Co di Stellantis appare chiaro quali debbano essere le mosse del nuovo amministratore delegato.
Carlo Tavares ha dato le dimissioni da amministratore delegato di Stellantis nella serata di ieri, 1° dicembre 2024, a Borse chiuse. La domanda che si pongono a questo punto analisti ed investitori è quali possano essere le strategie future del colosso automobilistico. E quale strada deciderà di intraprendere il nuovo Ceo.
Il futuro di Stellantis è quanto mai importante per l’Italia: principale produttore automobilistico del nostro paese, grazie al quale riescono a vivere migliaia di fornitori. Tra personale dipendente diretto e lavoratori impiegati nell’indotto, sono molte le famiglie che lavorano grazie a questa azienda.
Questi sono i motivi per i quali i riflettori sono puntati su Stellantis, un gruppo sulla carta nato dalla fusione tra FCA e Peugeot, ma diventato sempre più a trazione francese. A preoccupare, inutile dirlo, è il momento quanto mai delicato per tutto il settore dell’automotive: un’industria che sta attraversando una crisi di dimensioni enormi, penalizzate dalle vendite troppo basse. I veicoli elettrici non riescono a decollare e le termiche che a partire dal prossimo anno inizieranno a non essere prodotte per non rischiare di essere soffocati dalle multe Cafe per le emissioni di Co2.
Chi sostituirà Tavares alla guida di Stellantis
Carlos Tavares ha rassegnato le dimissioni da Ceo di Stellantis. Immediatamente è partito il toto nomine, anche se al momento non c’è ancora nulla di certo scritto sulla carta. Si parla di un avvicendamento interno, che potrebbe vedere alla guida del colosso italo-francese Olivier Francois o Jean-Philippe Imparato. C’è chi prova a sbilanciarsi a vedere alla guida di Stellantis Luca de Meo, attuale Ceo di Renault e artefice del suo rilancio (unico gruppo automobilistico a non aver lanciato un profit warning).
Con ogni probabilità il successore di Tavares potrebbe essere maggiormente impegnato nella nascita dell’Airbus dell’automotive, uno dei cavalli di battaglia di de Meo. All’orizzonte si potrebbe vedere anche un consorzio: non una fusione, ma una collaborazione un po’ più estesa.
Di certo Stellantis – come tutti gli altri produttori europei – deve affrontare uno dei momenti più difficili della sua storia. I colossi cinesi stanno guadagnando terreno, nonostante i dazi e i freni che sono stati posti a livello europeo. Ora come ora i grandi costruttori non possono più muoversi in ordine sparso: è necessario mettere sul piatto delle strategie e soprattutto superare eventuali tentennamenti. È necessario avere una visione tecnologica ben precisa e riuscire ad affrontare le scelte ecologiche insostenibili, che negli ultimi anni hanno contribuito ad innescare un disastro industriale.
Stellantis e gli altri produttori europei dovranno riuscire a mettere al centro il prodotto: ma sono necessarie delle sinergie e tenere i costi sotto controllo. E possono farlo solo mettendo insieme le risorse. In termini pratici dovranno riuscire a condividere tra i gruppi le piattaforme e i sistemi digitali. Ma anche le batterie e la tecnologia. Senza per questo arrivare a produrre dei modelli che siano l’uno la fotocopia dell’altro.
Cosa dovrà fare il nuovo Ceo
Come si dovrà muovere il nuovo Ceo di Stellantis? E come dovrà essere gestita l’eredità di Carlos Tavares? In agenda, sicuramente, ci dovrà essere la crisi e il rilancio delle vendite. Dovrà essere deciso quali marchi portare avanti e quali dovranno essere spenti definitivamente.
L’Abarth elettrica, ormai lo hanno notato tutti, è diventata un vero e proprio flop: i numeri sono piccoli e dimostrano come il traino della Fiat 500 elettrica si sia fermato. Ds non funziona a livello europeo e Lancia Ypsilon è in bilico.
Quelli che abbiamo fatto rappresentano solo alcuni esempi. Sicuramente uno dei problemi più grandi è rappresentato da Maserati, che il nuovo Ceo di Stellantis potrebbe decidere di vendere. Alfa Romeo, Peugeot, Fiat e Jeep, invece, hanno dei solidi prodotti e una serie di nuovi modelli, in parte dei quali Made in Italy, in arrivo.
Per quanto riguarda le piattaforme, il successore di Tavares avrà un bel po’ da fare in Stellantis. Ci sono tre architetture modulari multi energia pronte e una sta arrivando. A queste si aggiungono le piattaforme e le tecnologie che arrivano dai cinesi: un bel po’ di cose da fare e mettere in pista, in modo che Stellantis non rimanga fuori dai giochi.
Investimenti
Il governo di Donald Trump apre a Bitcoin e crypto: un affare che vale già 1.000 miliardi
Il nuovo governo degli Stati Uniti ha un tasso vicino al 100% di bitcoiner e appassionati crypto. E i mercati già brindano.
Era qualcosa che tra gli investitori crypto era già nell’aria, tant’è che dalle elezioni del 5 novembre le criptovalute hanno guadagnato 1.000 miliardi di capitalizzazione. E ora sembrerebbe essere arrivato il turno anche della stampa mainstream, con Yahoo Finance che dedica lo spazio più rilevante di una domenica avida di notizie… proprio all’onda dei crypto-investitori che avranno spazio nel prossimo governo Trump. Da Robert Kennedy Jr. che prima di affiliarsi a Trump si era già speso per Bitcoin, passando poi a Howard Lutnick, Pete Hegseth e anche Tulsi Gabbard. Senza dimenticare il fatto che anche sia Donald Trump – il futuro presidente – sia il vice-presidente JD Vance hanno importanti detenzioni di crypto. È lo scenario forse più inverosimile, ma anche più bullish per tutto il mondo crypto e per Bitcoin, tra le altre cose in un momento topico per il settore negli Stati Uniti.
Momento topico che riguarda la regolamentazione sia delle crypto classiche, sia invece degli stablecoin – con i più capitalizzati che hanno ormai in cassa una quantità di debito pubblico USA di una certa rilevanza e che non potrà essere ignorato dal governo federale. Una situazione che ha già prodotto effetti importanti a mercato e che potrebbe continuare a produrli nel corso del ciclo attuale e di quello che verrà inaugurato una volta che il nuovo governo si sarà installato alla Casa Bianca.
Tutti gli uomini di Bitcoin, nel governo più importante del mondo
Il governo degli USA è a capo di una potenza militare e finanziaria di primo piano. Una potenza con la quale tutti devono fare i conti e che – come ricorda un recente approfondimento di Yahoo Finance – sarà praticamente dominata da Bitcoin.
Se in Europa si continua a guardare, almeno a livello istituzionale, con una certa diffidenza al settore, le cose sembrerebbero essere piuttosto diverse negli USA. O meglio, lo diventeranno dal prossimo 20 gennaio, dopo il giuramento di Trump. Non solo Kennedy, che si è già battuto pubblicamente e più volte a favore di Bitcoin, ma anche Tulsi Gabbard, e – cosa più importante – Howard Lutnick.
È questo l’uomo chiave per il settore crypto: sarà plenipotenziario al Commercio, dopo aver trascorso il grosso della sua vita da Cantor Fitzgerald, società finanziaria di primo profilo che – tra le altre cose – è anche custode dei bond USA detenuti da Tether, crypto legata al dollaro che vale 130 miliardi di riserve e che se fosse uno stato sarebbe tra i principali detentori di debito USA anche a livello statale.
Una situazione potenzialmente esplosiva per Bitcoin e crypto: nel solo mese di Novembre sono stati aggiunti 1.000 miliardi di capitalizzazione. Non saranno soldi veri, ma fanno comunque gola ora anche ai grandi investitori. Basta pensare ai circa 300 milioni entrati, solo per la seduta di venerdì, negli ETF su Ethereum quotati negli USA.
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