Petrolio, le quotazioni beneficiano degli stimoli economici cinesi

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Written by Pierpaolo Molinengo
Attivo come autore dal 1989, si è iscritto all'albo nel 2002, quando ha iniziato ad occuparsi di economia, concentrando dapprima i suoi studi sul mercato immobiliare, fisco e mutui per poi allargare il suo focus sui mercati emergenti e sui rapporti Usa-Russia.
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I piani di stimolo della Cina impattano direttamente sulle quotazioni del petrolio. Gli investitori hanno valutato positivamente le iniziative varate da Pechino e ritengono che siano sufficienti a stimolare una crescita della domanda di carburante di uno dei principali importatori di greggio a livello mondiale.

Nel corso della mattinata i future sul petrolio Brent si sono attestati sui 74,98 dollari – pari ad un -0,25% o 19 centesimi -. Per quanto riguarda il greggio Us West Taxes, invece, il prezzo si è stabilizzato intorno ai 71,28 dollari al barile, pari ad un -0,39% corrispondente ad un calo di 28 centesimi.

Quotazione del petrolio, l’impatto degli stimoli cinesi

Nel corso della giornata di martedì 24 settembre 2024 le quotazioni del petrolio sono salite dell’1,7% dopo che la Cina ha annunciato il suo più importante programma di stimolo economico dal tempo della pandemia. Tra le novità più importanti previste c’è un taglio dei tassi d’interesse e sono attesi dei finanziamenti governativi.

Secondo molti analisti, però, sarebbero necessari ulteriori aiuti fiscali per aumentare la fiducia nella seconda economia mondiale. Una presa di posizione che, almeno in un primo momento, ha raffreddato un po’ l’impatto sui prezzi del petrolio.

Yeap Jun Rong, stratega di mercato presso IG, ha spiegato che la mancanza di un approccio fiscale più concreto suscita ancora qualche riserva sulla sostenibilità della spinta economica.

Secondo Yeap, il mercato del petrolio era condizionato da una mancanza generale di trazione. Gli scambi erano inferiori rispetto a quelli normali, condizionati, con ogni probabilità, da un calo della fiducia dei consumatori statunitensi. Quest’ultima è scesa al suo minimo in tre anni: la preoccupazione principale è relativa alla disponibilità di posti di lavoro.

Ad ogni modo il calo delle scorte di greggio e di carburante negli Stati Uniti ha contribuito a fornire un certo sostegno al mercato, che è riuscito a crescere dal momento in cui i prezzi hanno toccato il minimo dal 2021 (avvenuto lo scorso 10 settembre 2024).

Cosa sta impattando sulle quotazioni del petrolio

Stando ad alcune indiscrezioni che stanno circolando in questi giorni – e che si baserebbero sui dati aggiornati a martedì 24 settembre 2024 dell’American Petroleum Institute – le scorte di petrolio degli Stati Uniti sarebbero diminuite di 4,34 milioni di barili la scorsa settimana, mentre le scorte di benzina sono diminuite di 3,44 milioni di barili e le scorte di distillati sono diminuite di 1,12 milioni di barili.

Anche l’intensificarsi del conflitto in Medio Oriente tra Hezbollah in Libano, sostenuto dall’Iran, e Israele ha contribuito a sostenere le quotazioni del petrolio. Il lancio di razzi transfrontalieri da entrambe le parti ha fatto sì che aumentassero i timori di un’espansione della guerra nella principale regione produttrice. Hezbollah ha confermato che il comandante senior Ibrahim Qubaisi è stato ucciso da attacchi aerei israeliani sulla capitale libanese, come Israele aveva annunciato in precedenza.

Un uragano che minaccia la costa del Golfo degli Stati Uniti ha cambiato rotta verso la Florida e si è allontanato dalle aree produttrici di petrolio e gas vicine a Texas, Louisiana e Mississippi.

Tra l’altro le esportazioni di petrolio dalla Libia sono calate a circa 400 mila barili al giorno a settembre: solo per fare un confronto ad agosto erano 1,02 milioni. Siamo davanti ad un vero e proprio crollo. La maggior parte del petrolio prodotto in Libia è destinato all’Italia e alla Grecia. Solo un piccola quantità è diretta in Canada ed in Cina.

La crisi che sta sconvolgendo il Paese è esplosa dopo che le fazioni della Libia occidentale hanno tentato di rimuovere Al Saddiq Al Kabir, governatore della Banca centrale. La destituzione ha provocato la reazione delle fazioni dell’est che hanno bloccato la produzione petrolifera.

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