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Astera Labs fa +16%: corre il titolo dopo presentazione nuovo switch per AI
In una giornata fiacca per le borse, emerge la prestazione di Astera Labs, che porta a casa gain del 16%.
Le azioni di Astera Labs guadagnano oltre il 16% durante la sessione di mercoledì, dopo aver annunciato dei nuovi prodotti, in particolare dei nuovi switch che saranno utili per i data center per l’intelligenza artificiale. La notizia si inserisce in un trend più generalmente positivo per il settore AI, verso il quale è tornato un importante entusiasmo anche grazie ai buoni dati fatti registrare da Super Micro e ai nuovi record verso i quali stanno puntando le azioni Nvidia. Un settore questo sul quale pesa la larga parte delle aspettative di soft landing per l’economia americana.
Astera Labs è una società di Santa Clara, California, forse poco conosciuta tra chi si è avvicinato da poco al comparto AI anche in termini di investimenti, ma che può contare comunque una capitalizzazione vicina ai 10 miliardi di dollari. Azioni in boom nonostante le performance di Nvidia odierne risentano un po’ del grande entusiasmo che è venuto a crearsi di nuovo intorno al settore e che ha fatto da carburante per una nuova corsa del titolo.
Astera Labs corre e guida il NASDAQ
In una giornata che è parte della più ampia attesa per nuovi dati macro in grado di indirizzare le aspettative di mercato, è Astera Labs a brillare, dopo la presentazione di nuovi switch in grado di favorire lo scaling per chi ha bisogno di soluzioni computing dedicate all’intelligenza artificiale. Presentazione dei nuovi switch che è stata accolta con grande entusiasmo da un mercato che almeno parzialmente sembrerebbe in una fase di tranquillità e di attesa.
Degli altri titoli del comparto AI, poco sotto la parità Nvidia, mentre porta a casa gain relativamente importanti Tempus AI, specializzata in dati che riguardano medicina e farmacologia. Il resto della truppa aspetterà con ogni probabilità segnali che dovranno arrivare dal mondo macro, a partire da quelli che saranno contenuti nei verbali del FOMC in uscita per mercoledì sera alle 20:30 italiane.
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ENI e BP: riprese attività esplorative in Libia dopo 10 anni
ENI e BP tornano in Libia: arriva la conferma del NOC.
NOC – la National Oil Corporation, compagnia petrolifera nazionale della Libia, ha annunciato la ripresa delle attività esplorative da parte di ENI e BP. L’annuncio è arrivato pochi minuti fa e conferma il ritorno ad una sorta di normalità per l’intero comparto petrolifero della Libia, dopo vicissitudini poco fortunate anche a livello commerciale. Per il momento però mancano conferme da parte dei due gruppi, che però non dovrebbero tardare ad arrivare – con allegati i piani di ripresa delle attività nel paese.
Era dal 2014 che tali attività erano state sospese. Secondo quanto è stato riportato da NOC, ENI avrebbe già ripreso le attività di trivellazione nell’area di Ghadames, secondo quanto è stato condiviso con Reuters. ENI aveva effettuato la revoca dello stato di Forza Maggiore per diverse attività in Libia, sia onshore che offshore, già nel 2023, revoca arrivata dopo dei risk assessment sulla sicurezza completati allora. La stessa revoca aveva confermato la volontà da parte di ENI di tornare alle attività esplorative nel paese.
Libia tornata alla normalità?
Il riavvio di certe attività segna una sorta di ritorno alla normalità per un paese che ha dovuto affrontare una lunga guerra civile che non ha potuto che impattare anche sulla principale attività economica, che è quella estrattiva. I problemi di sicurezza avevano fatto saltare tutte le joint venture esplorative e estrattive – con ulteriore aggravamento di una situazione già grave per motivi bellici.
Il ritorno operativo di ENI e BP conferma un… ritorno alla normalità per un paese che ha chiaramente bisogno del mercato petrolifero e più in generale delle materie prime per sostenere il suo prodotto interno lordo. Seguiranno aggiornamenti con eventuali conferme da parte di ENI e con l’altrettanto eventuale piano che ENI e BP vorranno rendere pubblico sul ritorno pieno alle attività in Libia – anche per valutare l’eventuale ripresa delle esplorazioni e delle trivellazioni anche negli altri siti.
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TSMC blocca le consegne ad un cliente cinese dopo la scoperta di un suo processore in Huawei
TSMC ha deciso di stoppare le consegne ad un cliente cinese dopo aver scoperto che un suo chip era all’interno di un prodotto Huawei.
TSMC ha deciso di sospendere le spedizioni di chip alla società cinese Sophgo dopo che ne è stato trovato uno prodotto dall’azienda di Taiwan in un processore firmato Huawei. Il blocco delle consegne è stato predisposto perché in passato Sophgo aveva ordinato a TSMC dei chip uguali a quello che è stato trovato sull’Ascend 910B di Huawei. Ricordiamo che quest’ultima non può muoversi liberamente quando acquista della tecnologia, perché è stata sottoposta ad un serie di limitazioni per proteggere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Al momento, ad ogni modo, non è stato possibile stabilire in quale modo il chi sia finito proprio su un prodotto dell’azienda cinese.
Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha affermato di essere a conoscenza di segnalazioni di potenziali violazioni dei controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti, ma non ha potuto commentare se siano in corso indagini.
Prosegue il giallo del chip TSMC finito in un prodotto Huawei
TechInsights, una società di ricerca tecnologica, ha scoperto la presenza di un chip TSMC sull’Ascend 910B di Huawei quando ha smontato il processore multi-chip. Avvertita della scoperta circa due settimane fa, la società di Taiwan ha immediatamente informato gli Stati Uniti.
Più o meno nello stesso periodo, TSMC ha anche sospeso le spedizioni a un cliente: lo stop è avvenuto dopo che l’azienda ha scoperto che un chip fornito al cliente era finito in un prodotto Huawei.
TSMC, il più grande produttore di chip su contratto al mondo, ha dichiarato di non aver più fornito Huawei da metà settembre 2020 e di aver avvertito dell’accaduto il Dipartimento del Commercio Usa in merito alla questione. In una nota dell’azienda si legge che al momento TSMC non è a conoscenza del fatto di essere oggetto di alcuna indagine.
Huawei, da parte sua, ha dichiarato in una nota di non aver prodotto alcun chip tramite TSMC dopo che gli Stati Uniti hanno imposto all’azienda nuove norme sulle esportazioni nel 2020.
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Danone non acquisterà più la soia brasiliana, allineandosi a Nestlé ed Unilever
Danone ha deciso di fare a meno della soia brasiliana. Inizierà ad importare la materia prima unicamente dall’Asia.
Danone mette al bando la soia brasiliana e inizia ad acquistare dai paesi asiatici. A comunicarlo è Jurgen Esser, il responsabile finanziario dell’azienda: il cambio di passo serve ad allineare l’azienda ad una norma introdotta dall’Unione europea, che impone di dimostrare che non si stiano rifornendo da dei terreni deforestati.
Sulla stessa lunghezza d’onda si sono inserite anche Nestlé e Unilever, che nel corso degli ultimi anni si sono attrezzate per adeguarsi alla normativa onde evitare di incorrere in potenziali sanzioni che potrebbero arrivare fino al 20% del fatturato.
Danone si allinea al nuovo regolamento europeo
Sostanzialmente, come già le altre aziende europee, Danone si sta allineando al regolamento dell’Unione europea sulla deforestazione, che impatta sull’importazione di materie prime come cacao, caffè e soia. La normativa sarebbe dovuta entrare in vigore il 12 dicembre 2024, ma la Commissione europea ha optato per un rinvio di dodici mesi.
Nel 2023 Danone aveva reso noto di aver utilizzato qualcosa come 262.000 tonnellate di prodotti a base di soia per nutrire le mucche dei suoi allevamenti. Ha, inoltre, utilizzato 53.000 tonnellate di semi di soia direttamente nella produzione dei suoi prodotti di latte di soia Alpro e Silk e yogurt di soia. Per I mangimi degli animali, il principale fornitore di soia di Danone era proprio il Brasile.
Jurgen Esser spiega che Danone non si rifornisce più di soia dal Brasile, che verrà importata unicamente dall’Asia. L’azienda, al momento, ha un monitoraggio sulle materie prime completo: si assicura, quindi, di utilizzare unicamente degli ingredienti sostenibili.
Danone non è esposta alla deforestazione come molti dei suoi rivali.
Si prevede che il Brasile produrrà un record di 170 milioni di tonnellate di soia nel suo prossimo raccolto, rispetto ai 125 milioni di tonnellate coltivati negli Stati Uniti, che ha superato nel 2020. Il Paese Sudamericano è il principale produttore di soia al mondo e, mentre l’Europa taglia le sue importazioni, le spedizioni in Cina sono aumentate fino a una media di oltre un milione di tonnellate a settimana.
Il Brasile è al primo posto al mondo per distruzione della foresta pluviale, anche dopo l’insediamento del presidente Luiz Inacio Lula da Silva nel 2023 e la riduzione di oltre la metà dei tassi di deforestazione nella parte di foresta amazzonica del paese.
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Parla il ministro delle finanze tedesco: ritorsioni se dal 2025 dazi aggiuntivi negli USA per prodotti europei
Parole dure del ministro delle finanze tedesco in direzione di Washington. No alla guerra commerciale, altrimenti…
Il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner ha avvisato gli Stati Uniti sulla potenziale introduzione di dazi e più in generale sull’avvio di una guerra commerciale da parte di Washington. Ci saranno, ha affermato, ritorsioni, nel caso in cui – come sta emergendo da alcune proposte in campagna elettorale per le presidenziali USA – si dovessero effettivamente implementare dazi aggiuntivi su merci e servizi made in UE. Il ministro delle finanze tedesco lo ha affermato in un’intervista per CNBC, a margine dell’incontro annuale del Fondo Monetario Internazionale a Washington.
Un invito – per quanto aggressivo – a evitare una guerra commerciale che secondo il ministro delle finanze della Repubblica Federal Tedesca non pò vedere vincitori. Il riferimento sembrerebbe essere a diverse delle proposte di Donald Trump durante la campagna elettorale per la Casa Bianca, proposte che prevedono dazi aggiuntivi per le merci prodotte fuori dagli USA, anche se con condizioni che per il momento non sembrerebbero ancora chiare.
Il problema è la Cina
O almeno questo sarebbe il problema secondo Lindner, motivo per il quale l’Unione Europea dovrebbe essere tenuta fuori da un’eventuale guerra commerciale (che in verità già esiste) tra i due blocchi. Guerra commerciale che – ricordano i più cinici – è in realtà già a pieno regime anche tra l’UE e la Repubblica Popolare Cinese, almeno su certe categorie merceologiche.
Lindner ha anche aggiunto che sarà disposto a interloquire, trattare con chiunque occuperà la Casa Bianca dal 2025 – segnale che dunque di porte aperte, almeno in Europa, ce ne sarebbero. Un messaggio comunque chiaro in direzione di Washington, che con ogni probabilità troverà il favore del grosso dei paesi UE e dei loro ministri delle finanze, che hanno tutto l’interesse a non arrivare ad una guerra commerciale con Washington, che aggiungendosi a quella con la Cina causerebbe tensioni importanti ad un’economia europea che già deve fare i conti con un importante rallentamento.
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Boeing: tentativo di vendita della divisione spaziale. Scoop porta il titolo a +2%
Boeing a caccia di compratori per la divisione aerospaziale, secondo uno scoop di WSJ.
Altre grandi manovre da Boeing. Secondo quanto è stato riportato da The Wall Street Journal il gruppo starebbe esplorando la possibilità di vendere la sua divisione spaziale. Dietro la decisione – o meglio il tentativo – ci sarebbe la volontà di raccogliere capitale per mettere riparo ad una situazione per il gruppo che si è aggravata dopo una serie di scandali che hanno costellato il 2024. Già dalla giornata di ieri avevano preso a girare rumors sulla possibilità di disimpegno da parte del gruppo, dopo che Kelly Ortberg, per la prima volta alla guida del gruppo durante i report trimestrali, aveva ribadito che Boeing è una società che produce aeroplani.
Sempre Ortberg aveva individuato come strada futura per il gruppo la riduzione dei settori, con un laconico staremo meglio quando faremo meno e meglio, rispetto al fare di più e non farlo bene. Rimarranno dunque, nel caso in cui l’esplorazione dovesse andare a buon fine, i business legati appunto alla produzione di velivoli civili e della difesa.
Il pacchetto “NASA”
A fare gola più che la divisione del gruppo in termini produttivi saranno contratti e collaborazioni con NASA. Non è chiaro per il momento se il gruppo abbia già individuato dei potenziali acquirenti e – nel caso – a che punto siano le trattative.
Il titolo ha reagito in modo positivo alla diffusione della notizia, invertendo un trend negativo dopo metà mattinata a New York. Nel momento in cui scriviamo le azioni $BA vengono scambiate ampiamente sopra i 156$. Seguiranno aggiornamenti nel caso di smentite o conferme da parte del gruppo, e anche nel caso in cui dovessero essere individuati potenziali acquirenti per un business che con ogni probabilità non sarà più parte del gruppo Boeing nel 2025. E con ogni probabilità il gruppo sarà costretto a scelte dure ma strategiche per recuperare un 2024 da incubo.
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