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Azionario USA: c’è chi dubita nel soft landing. Chi rischia di più
E se i mercati avessero torto? E se la convinzione in un soft landing fosse in realtà wishful thinking, come dicono oltre-oceano? Le possibilità ci sono – e ormai da tempo sulle principali riviste che si occupano di economia parlano della possibilità che negli USA ci sia una recessione, per quanto debole o forte possa essere. Questo avrà certamente riflesso sull’azionario USA, ancora forte nonostante un ciclo di politiche economiche restrittive che non si vedeva da tempo.
A far raccogliere nubi minacciose sulle assolate piazze di New York diversi fattori: l’inflazione, che ha dominato la scena e che potrebbe continuare a farlo, nonché la possibilità che gli scioperi di Detroit continuino a avere impatto. E anche se si è trovato in realtà accordo per evitare lo shutdown, tra sole 6 settimane si dovrà trovare un altro accordo. 6 settimane che in un periodo così convulso anche per la politica sono un’era di trattative, di rimpalli, di accordi poi smentiti e di disaccordi poi superati.
Occhio alla recessione – è il momento dello short?
I mercati storicamente peccano di ottimismo. Erano ottimisti prima del grande crack del 2008-2009, così come lo erano prima delle altre grandi crisi che poi li hanno colpiti. Il denaro e il capitale tendono a vedere – dicono i più scettici – sempre il bicchiere mezzo pieno. E questo potrebbe essere il caso anche questa volta. Con i tassi USA mai così in alto così rapidamente – e con manovre di quantitative tightening altrettanto imponenti, credere nella possibilità di soft landing è, almeno per certi analisti, esercizio più di fede che di razionalità.
Sul tema sono recentemente intervenuti Anna Wong e Tom Orlik di Bloomberg, che vogliono ricordare ai mercati che le questioni aperte sono ancora tante – e che tutte queste, insieme ma anche prese singolarmente, possono effettivamente portare anche gli USA alla recessione.
Ci sono gli scioperi di Detroit, per i quali l’accordo sembrerebbe essere ancora lontano. Ci sarà la ripresa dei pagamenti dei prestiti degli studenti e a partire dal 17 novembre potrebbe esserci un nuovo shutdown. Una concomitanza di cause che potrebbe significare anche la perdita di un punto percentuale di PIL, che nelle condizioni attuali vorrebbe dire quasi sicuramente recessione.
Saranno i mercati azionari a soffrire?
Perché parlare di mercati azionari? Perché verosimilmente saranno questi a soffrire maggiormente in caso di recessione negli Stati Uniti. I primi a finire sotto i riflettori saranno i titoli del settore auto, almeno per quanto riguarda le società maggiormente sindacalizzate.
General Motors, Ford e Stellantis potrebbero pagare un prezzo molto alto se le trattative con i sindacati dovessero prolungarsi. Le difficoltà sindacali inoltre andranno a sommarsi alle difficoltà che arrivano dal ritardo nel settore EV. Settore cruciale e che sarà inoltre al centro di guerre economiche e commerciali con la Cina.
Qualcuno inizia a dubitare anche delle magnifiche sette, delle quali NVIDIA è apparsa la più in forma anche grazie al recente boom del settore AI. Altre però sono maggiormente esposte ad un calo della domanda globale e a un’eventuale recessione, come ad esempio Apple, che vende prodotti con prezzi premium che potrebbero incontrare più di qualche difficoltà in uno scenario economico di questo tipo.
Non sono soltanto i mercati a essere ottimisti
Si possono certamente accusare i mercati di essere eccessivamente ottimisti. C’è però al tempo stesso da ricordare che è la stessa Fed a aver dimostrato più volte ottimismo. Anche se Jerome Powell ha affermato durante l’ultima conferenza stampa post-FOMC di non ritenere il soft landing come assodato, in passato lo ha ritenuto più che possibile.
E così hanno fatto anche i colleghi in Federal Reserve. Forse per tranquillizzare i mercati, forse perché esiste effettivamente la possibilità di atterrare su una pista che appare sempre più stretta. Per chi investe nell’azionario, è consigliata la massima cautela.