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Bond stabili in attesa di inflazione UE e occupazione USA
Il terzo giorno del 2024 e la seconda giornata di scambi dell’anno vede ancora calma piatta sul mercato dei bond, con i rendimenti e gli spread che si mantengono in linea con quelli della settimana scorsa. Ci sono però due eventi all’orizzonte che potrebbero dare una forte direzionalità al mercato: i dati sull’inflazione nell’Eurozona e quelli sul mercato del lavoro negli Stati Uniti. Entrambi sono considerati due catalyst importanti non solo per questa settimana, ma per dare una direzione al mercato obbligazionario lungo tutto il corso del mese. Sarà importante, in particolare, scoprire come si muoveranno i mercati in risposta alla possibile conferma che il tasso di inflazione europeo stia paradossalmente diventando pericolosamente basso.
Gli investitori continuano ad attendere dei dati che possano fornire informazioni sul possibile andamento del mercato obbligazionario nel 2024. Da oltre un mese a questa parte, il prezzo delle obbligazioni già emesse è in rally sulle attese che i dati mostrino un’inflazione vicina ai target delle banche centrali e che queste ultime possano invertire la rotta dei tassi d’interesse dopo oltre due anni di rialzi. Sia Christine Lagarde che Jerome Powell hanno chiaramente indicato questa possibilità nei loro ultimi discorsi in pubblico, ma rimanendo sempre fedeli alla linea di non prendere decisioni prima di aver constatato i numeri provenienti dall’economia.
In Europa doppio appuntamento con l’inflazione
Dopo aver più che dimezzato il tasso di inflazione negli ultimi quattro mesi e aver raggiunto un livello di poco superiore al 2%, essenzialmente la Banca Centrale Europea si ritrova molto vicina ai suoi obiettivi di pressione sui prezzi. I bond hanno iniziato a scontare la possibilità che la BCE possa diminuire di 150 punti base i suoi tassi d’interesse nel corso del 2024, cosa che ha lanciato un rally del valore dei bond governativi europei. La variabile determinante per capire cosa possa succedere sono i dati che verranno rilasciati giovedì e venerdì mattina.
Giovedì sarà il turno dei dati sull’inflazione in Germania, l’unica economia europea che è ufficialmente entrata in recessione -per lo meno secondo la definizione classica dei due trimestri con crescita negativa- per via dei tassi in rialzo e del rallentamento dell’economia cinese. A novembre il tasso d’inflazione tedesco si è attestato al 3,20%, in calo rispetto ai mesi precedenti ma comunque molto più alto rispetto alla media europea. Venerdì sarà poi il turno dei dati provenienti da tutta l’Eurozona, che il mese scorso hanno registrato un tasso di inflazione del 2,40%. Considerando che nel frattempo i prezzi del gas naturale sono scesi ancora e che l’attività economica sembra essersi contratta secondo gli ultimi dati, il tasso di inflazione europeo -specialmente togliendo la Germania- potrebbe rivelarsi addirittura al di sotto del target del 2% della BCE. Se così fosse, per i bond europei si prospetterebbe un gennaio ancora all’insegna di forti rialzi.
Negli USA si attendono i dati sul lavoro
Negli Stati Uniti sono attesi i dati sull’occupazione e le minute della Fed, dalle quali i mercati si aspettano delle indicazioni su quando la Federal Reserve potrebbe iniziare ad abbassare i tassi d’interesse. Anche in questo caso i Treasuries saranno sicuramente influenzati dall’evento, considerando che in questo momento le obbligazioni americane sono in volata sulle attese di tagli ai tassi già entro la fine del primo semestre. Nel caso in cui i dati dovessero indicare un rallentamento del mercato del lavoro, è probabile che i mercati lo interpretino come un segno del fatto che i tagli potrebbero arrivare ancora prima del previsto. Se invece i dati dovessero indicare un mercato del lavoro ancora in piena espansione, i mercati potrebbero iniziare a fare marcia indietro sulla rincorsa rialzista degli ultimi due mesi.