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Cina, enti locali emettono bond per $240 mld nel Q1 2023
Gli enti locali cinesi spingono sulle obbligazioni per trovare i fondi con cui continuare a offrire i servizi pubblici. Nei primi tre mesi dell’anno, secondo le statistiche ufficiali rilasciate nella giornata di giovedì, le emissioni di bond da parte delle province e delle città cinesi hanno totalizzato una raccolta di 1.7 triliardi di yuan (241 miliardi di dollari). Una cifra da capogiro anche per la seconda economia più grande al mondo, considerando che in questo caso non si stanno conteggiando i bond emessi dal Tesoro nazionale cinese.
In Cina le province e gli enti locali sono, almeno in parte, in competizione tra loro per attirare imprese e investimenti. Finanziarsi attraverso l’emissione di obbligazioni è un modo per raccogliere i capitali da investire in progetti che possano aumentare la competitività di un certo territorio. In passato anche la concessione di terreni ai costruttori è stata una fonte molto importante di flussi di cassa per gli enti territoriali, ma ora i proventi derivanti da questa attività sono in forte calo. Dopo la crisi immobiliare del 2021, gli eventi che hanno coinvolto Evergrande e l’annuncio del primo calo demografico cinese, l’attività dei costruttori si è fortemente ridotta.
Necessario compensare i ricavi delle concessioni edilizie
Storicamente le obbligazioni sono state la seconda fonte più importante di finanziamento per gli enti locali cinesi. La prima sono state le concessioni edilizie, una fonte di ricavi che non prevede né interessi né creditori. In Cina, a differenza di quanto avviene in Occidente, tutti i terreni sono di proprietà dello Stato. Le aziende che desiderano costruire possono farlo ottenendo una concessione, che però non le rende proprietarie del terreno; solitamente le concessioni hanno una durata di 99 anni, dopodiché devono essere rinnovate. In questo modo, lo stesso terreno può tornare poi a essere fonte di ricavi per la provincia che concede le licenze ai costruttori.
L’attività edile in Cina, però, è ai minimi degli ultimi anni. Dopo lo scoppio della bolla immobiliare, nei primi tre mesi del 2022 il calo dei proventi da concessioni edilizie è stato del 17.8%. A distanza di un anno, nel primo trimestre del 2023 il calo è stato addirittura del 27% anno su anno. Questo lascia le province con un grande fabbisogno di capitali che, per mancanza di alternative, devono essere raccolti attraverso l’emissione di nuove obbligazioni. Se da una parte questo aiuta a mantenere attivi i servizi e gli investimenti pubblici, è anche vero che le province cinesi continuano a indebitarsi proprio mentre la nazione rischia una crisi sul debito estero.
Economia in forte ripresa, ma non senza dubbi
L’economia cinese sta affrontando il suo pieno boom di ripresa dopo la fine delle restrizioni imposte dalla politica zero-Covid di Xi Jinping. Questo significa che anche i progetti degli enti locali sono tornati al loro dinamismo, come si evince dagli stessi numeri sulle obbligazioni emesse dalle province cinesi. Nei primi tre mesi dell’anno sono stati appunto emessi 1.7 triliardi di dollari in yuan, per cui ne restano 2.9 triliardi per il resto dell’anno. Il Tesoro cinese impone un limite all’indebitamento che le province possono generare di anno in anno, ma sembra che nel primo trimestre si sia emesso molto più che un quarto delle obbligazioni annuali.
Può darsi che gli enti pubblici abbiano deciso di concentrare gli investimenti in un momento di ripresa economica, ma può anche darsi che sia stata una scelta obbligata dalla necessità di far fronte ai mancati ingressi delle concessioni edilizie. Sarà dunque importante continuare a monitorare questo trend, per capire se nel tempo possa presentarsi un rischio di insolvenza per le province che hanno un indebitamento più alto.