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Crollo yen a 149 vs USD: MinFin minaccia di nuovo mercati
Preoccupazione a Tokyo per i nuovi minimi toccati dallo yen nei confronti del dollaro, in una spirale ribassista che ha costretto il ministro delle finanze Shunichi Suzuki a pronunciarsi di nuovo pubblicamente e a minacciare i mercati di pronto intervento a tutela della divisa nazionale di Tokyo. Minacce che in realtà erano state già proferite durante tutto il mese di settembre, aiutando a comprimere in un range piuttosto ristretto lo yen. Yen che però ha toccato ripetutamente quota 149 contro il dollaro USA nel corso della sessione europea e in chiusura di quella asiatica, livello che è ritenuto essere la linea rossa sulla quale costruire barricate metaforiche.
Un avviso ai mercati – e in particolare a non meglio precisati speculatori – che ci si sta avvicinando a grandi passi alla soglia che innescherà una reazione veemente da parte della banca centrale di Tokyo e anche degli alleati, su tutti Washington, che si sono detti ugualmente preoccupati della situazione che sta continuando a svilupparsi sulle piazze internazionali.
Non è esclusa nessuna opzione
Secondo le parole proferite dal ministro delle finanze giapponese, tutte le opzioni sono sul tavolo e nessuna delle potenziali misure a tutela dello yen nei confronti delle altre valute pregiate sul mercato internazionale deve essere esclusa. Lo yen soffre da settimane il differenziale importante dei tassi sia nei confronti del dollaro statunitense, sia invece nei confronti dell’euro, con la valuta di Tokyo che è stata tra le peggiori performer del 2023 su scala mondiale.
Livelli che non si vedevano dall’ottobre 2022 e che anche in quel caso innescarono la pronta reazione della banca centrale – in coordinamento anche con Federal Reserve. Situazione che almeno secondo quanto è stato affermato dal ministro delle Finanze giapponese Shunichi Suzuki potrebbe ripresentarsi a breve. Come ripetuto nella conferenza stampa, ha sottolineato Suzuki, il ministero sta guardando con un forte senso di urgenza ai movimenti di mercato. Questo lasciando ancora una volta intendere che i quadri più alti della finanza pubblica giapponese ritengono i movimenti innaturali e innescati da manovre di tipo speculativo. Cosa della quale però non è stata ancora fornita prova.
I fondamentali contro lo yen
Lo yen sta attraversando una fase molto difficile, complice la decisione di Bank of Japan di lasciare ancora una volta inalterati i tassi e di far aumentare il differenziale degli stessi con quasi tutte le principali economie. Dato che da solo potrebbe bastare per giustificare un outlook ancora negativo. A preoccupare in realtà i mercati più del differenziale è l’attendismo con il quale Bank of Japan si sta non-muovendo, segnale per molti di uno spazio di manovra che si è fatto troppo stretto anche per Tokyo.
A contrastare però certe letture vi sono le dichiarazioni di inizio settimana, con le quali Suzuki ha confermato il coordinamento – come in ottobre – con Federal Reserve e con le autorità di Washington, anch’esse, almeno secondo quanto racconta Tokyo, preoccupate per l’eccessiva volatilità della divisa nazionale giapponese.
Invertire il trend? Impossibile per ora, a meno di interventi decisi (e forse palliativi)
Fatti salvi eventuali interventi in extremis da parte della Banca Centrale, sembra difficile che l’outlook sullo yen possa cambiare sul breve periodo. Fondi e investitori a leva sono ancora pesantemente short, segnale del fatto che ancora in pochi vedono su questi livelli di prezzo delle opportunità per investire su JPY o comunque per coprirsi in caso di movimenti inversi.
Durante lo scorso anno l’intervento di Bank of Japan è costato più di 60 miliardi di dollari alla banca centrale – con gli effetti che – almeno a leggere il grafico, sono durati meno di un anno. Nonostante ciò, Tokyo lascia intendere di essere pronta a muoversi nello stesso senso. E di essere pronta a farlo anche prima di ritoccare, eventualmente, i tassi.