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Donald Trump: dazi del 100% a chi non userà il dollaro USA

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La campagna elettorale entra nel vivo anche in termini di proposte economiche. Donald Trump, candidato repubblicano alla Casa Bianca, ha affermato di voler rendere più difficile per i partner commerciali abbandonare il Dollaro USA come valuta preferita per gli scambi. E ha affermato di volerlo fare ricorrendo ad un ambizioso piano di dazi. Chi abbandonerà il Dollaro USA come valuta preferita, dovrà far fronte a dazi del 100% sulle merci che cercherà di esportare verso gli Stati Uniti.

Si tratta di una proposta che si aggiunge ad altre sempre sul fronte dei dazi che il candidato repubblicano vorrebbe implementare a difesa dell’industria nazionale e – in questo caso – del dominio del dollaro USA su scala globale, dopo un quadriennio che ha visto vacillare il predominio di USD, almeno sul piano politico e come effetto delle sanzioni che sono state estese alla Russia in termini di accesso a SWIFT. Non è chiaro ancora però quali saranno le forme che finirà per prendere questa proposta nel caso in cui Trump dovesse vincere le elezioni.

Il tema caldo della dedollarizzazione

Il tema della dedollarizzazione non sembrerebbe dunque essere caldo soltanto sulle pubblicazioni online, che cavalcano un tema fecondo più di click che di possibilità concrete su breve periodo. La questione, secondo quanto è stato riportato da Bloomberg, starebbe tenendo banco tra Trump e i suoi consiglieri economici, tanto da aver portato alla formulazione, per quanto ancora poco articolata, di una sorta di soluzione.

Dazi sulle merci che saranno punitivi per le attività di quei paesi che decideranno di abbandonare il dollaro per gli scambi verso altri pesi, per tutelare un dollaro che almeno secondo quanto affermato da Trump sarebbe sotto stato d’assedio importante da almeno 8 anni. Il riferimenot è certamente ai paesi che fanno parte di BRICS, che almeno secondo piani che però poi difficilmente hanno trovato applicazione concreta, vorrebbero cercare di liberarsi dal vincolo del dollaro.

La dichiarazione è arrivata durante un’apparizione pubblica di Donald Trump in Wisconsin, uno degli *stati in bilico e che saranno decisivi per le prossime elezioni presidenziali che si terranno negli Stati Uniti.

Un rischio concreto?

Non è chiaro quanto ci sia di rischio concreto per il dollaro di vedere il suo dominio a livello internazionale ridursi. Il tema però – complice anche la grande attenzione che una certa stampa riserva al tema – sembrerebbe essere particolarmente sentita almeno da una parte di elettorato.

E il dominio del dollaro da difendere è anche parte della narrativa che sta accompagnando l’arrivo di una piattaforma di criptovalute basata sulla finanza decentralizzata che i figli di Trump starebbero per lanciare, al centro della quale ci sarebbero appunto gli stablecoin legati al dollaro, ritenuti da una parte degli analisti di fede repubblicana un importante strumento per preservare la superiorità del dollaro sulle piazze internazionali, anche quando di ultima generazione.

I mercati da lunedì dovranno però preoccuparsi di altre questioni, con quella che è legata al dominio del dollaro che rimarrà al centro del dibattito politico, ma che finirà per ora per interessare relativamente poco i mercati.

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