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Exit polls favorevoli per Modi: il Primo Ministro indiano veleggia verso il terzo mandato consecutivo
Le elezioni democratiche più grandi al mondo stanno per giungere al termine. Tra campagna elettorale e diversi turni di votazione, la nuova tornata elettorale indiana è stata un’impresa mastodontica di per sé e ora sembra concludersi con un mantenimento dello status quo: secondo gli exit polls, cioè i sondaggi condotti sugli elettori appena usciti dai seggi, il partito del Primo Ministro Narendra Modi rimane nettamente in vantaggio. Le elezioni indiane servono per l’elezione del Parlamento, con 543 seggi a disposizione. Qualunque partito o coalizione che riesca ad assicurarsi almeno 272 seggi viene chiamato a eleggere il Primo Ministro e a formare il governo, solitamente con dei candidati alla presidenza che sono già noti agli elettori nel momento in cui si va a votare.
Gli exit polls sono decisamente favorevoli per l’attuale Primo Ministro. Secondo le proiezioni degli analisti, il partito BJP guidato da Modi dovrebbe assicurarsi circa 365 seggi e mantenere una maggioranza schiacciante. Questo significa che Modi si avvicina al suo terzo mandato con un partito che può tranquillamente governare da solo, senza scendere a compromessi con le altre forze politiche. Considerando che l’India è diventato il paese più popoloso al mondo nel 2023 ed è la nazione che cresce più velocemente a livello economico all’interno del G20, i risultati elettorali hanno delle implicazioni molto grandi anche sullo scenario internazionale.
Modi verso un terzo mandato
Le elezioni indiane sono un processo che va avanti dal 19 di aprile e si svolge lungo 7 turni, qualcosa che non ha una situazione equivalente in tutto il mondo. Se il risultato dovesse confermare Modi alla presidenza, il suo incarico durerebbe altri 5 anni e porterebbe a un totale di 15 anni di guida del paese da parte dello stesso presidente. Durante questi 15 anni il peso politico ed economico dell’India è cresciuto esponenzialmente, al punto che le proiezioni attuali collocano il paese come quarta economia mondiale già entro la fine del 2025.
Il programma che Modi ha presentato per il suo terzo mandato prevede addirittura di trasformare l’India nella terza economia più grande al mondo entro il 2029, con una forte lotta alla povertà e alla corruzione. Per la crescita economica si punterà soprattutto sulle infrastrutture, nel tentativo di rendere il paese più attraente per le imprese internazionali e sottrarre la leadership alla Cina nel mondo della manifattura.
Tensioni religiose e geopolitiche in vista
La vittoria di Modi non giova a uno scenario geopolitico già estremamente difficile, da Taiwan fino a Israele passando per l’Ucraina. Si prevedono forti tensioni soprattutto con il Pakistan, soprattutto dopo che Modi ha espressamente chiamato “infiltrati” i musulmani che abitano in India. La divisione religiosa è un tema su cui il presidente ha fatto leva in diversi momenti della campagna elettorale, proponendosi come portavoce dell’induismo di fronte agli elettori.
Proprio durante il voto, il presidente Modi ha deciso di ritirarsi in un memoriale per 45 ore di meditazione vestito negli abiti tradizionali dei monaci induisti. L’India si trova in una situazione di forte competizione con la Cina, sfociata addirittura in atti di violenza al confine negli ultimi anni, ma al tempo stesso rimane parte del blocco orientale che fa affari con la Russia e non segue gli Stati Uniti nell’introdurre sanzioni sul gas russo o sul petrolio iraniano. Questo è un tema che, durante il terzo mandato di Modi, potrebbe rendere l’India un franco tiratore dal peso enorme sullo scacchiere internazionale.