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Google si offre di vendere parte del business pubblicitario
Google si è offerto di cedere parte del business pubblicitario. Ma la proposta è stata respinta al mittente dagli editori.
Google cerca di muoversi per porre fine ad un’indagine antitrust promossa dall’Unione Europea: metterà in vendita AdX. Una mossa che è stata rispedita al mittente dalla maggior parte degli editori europei, che la ritengono insufficiente.
Il business della tecnologia pubblicitaria di Google, nel corso del 2023, è stata messa sotto esame da parte delle autorità di regolamentazione dell’Ue, dopo una denuncia presentata dall’European Publishers Council.
La Commissione europea ha quindi deciso di accusare il popolare motore di ricerca di favorire i propri servizi pubblicitari e procedendo ad aprire il quarto caso contro la multinazionale.
Google, tra l’altro, è sotto processo anche negli Usa, dove le autorità vorrebbero costringere Alphabet a vendere Ad Manager, al cui interno è contenuto AdX,e il server pubblicitario degli editori di Google, comunemente noto come DFP.
La proposta di Google è stata respinta dagli editori. Questi ultimi non vogliono che Alphabet proceda in questo senso, perché la società dovrebbe risolvere i conflitti d’interesse dovuti alla sua presenza in quasi tutti i livelli della filiera di fornitura di tecnologia pubblicitaria.
I problemi di Google con la pubblicità
Un portavoce di Google, interpellato da Reuters, ha affermato che il caso della Commissione Europea sui prodotti pubblicitari display di terze parti si basa su interpretazioni errate del settore ad-tech, che è fortemente competitivo e in rapida evoluzione. La società, ad ogni modo, continua ad essere impegnata in questo business.
AdX, o Ad Exchange, è un mercato in cui gli editori possono mettere a disposizione degli inserzionisti, in tempo reale, il loro spazio pubblicitario invenduto, che potrà essere acquistato.
Lo scorso anno, Margrethe Vestager, responsabile antitrust dell’UE, ha suggerito a Google di cedere i suoi strumenti di vendita DFP e AdX per porre fine ai conflitti di interesse.
Tuttavia, è improbabile che la Commissione obblighi Google a cedere i propri asset per il momento, ma potrebbe invece ordinare di porre fine alle sue presunte pratiche anticoncorrenziali nei prossimi mesi, a causa della complessità del caso.