Azioni News
Leroy Merlin, allontanamento graduale dal territorio russo
Leroy Merlin, catena francese di negozi specializzati nella vendita di prodotti per il fai da te, il giardinaggio, la casa e l’edilizia, ha dichiarato che intende trasferire la proprietà delle sue operazioni in Russia al management locale.
Attualmente Leroy Merlin impiega 45.000 persone in Russia ed è di proprietà della famiglia Mulliez, la stessa dietro alla catena francese di articoli sportivi Decathlon e al rivenditore di alimentari Auchan. Il rivenditore francese, di proprietà del gruppo ADEO, ha affermato che il processo di trasferimento sta per essere avviato e il progetto deve essere presentato alle autorità competenti in Russia.
Le trattative potrebbero durare diversi mesi e, poiché il trasferimento è soggetto all’approvazione delle autorità russe, i dettagli finanziari risultano non essere ancora disponibili ma il viceministro dell’Industria e del Commercio russo, Viktor Yevtukhov, ha descritto la decisione di Leroy Merlin di trasferire la proprietà alla gestione locale come ragionevole. Ha inoltre affermato che la catena continuerà a lavorare e a mantenere tutto il personale e pianifica anche di aprire nuovi negozi.
L’allontanamento dei grandi marchi dalla Russia
Molti grandi marchi occidentali, come McDonald’s, Starbucks, Deutsche Bank e Shell, si sono ritirati dalla Russia sotto la pressione dei propri governi e dei propri clienti, causando un danno economico a Mosca per la sua guerra con l’Ucraina. Non solo le grandi multinazionali, ma anche gli istituti bancari occidentali sono sotto pressione per limitare quanto più possibile il loro operato in territorio russo.
Leroy Merlin è stata inoltre coinvolta in una controversia il mese scorso quando un’inchiesta giornalistica ha insinuato che l’azienda e il rivenditore francese Auchan fossero coinvolti nell’approvvigionamento di beni per l’esercito russo. Sempre a febbraio, un’altra inchiesta congiunta di media russi, francesi e olandesi ha accusato Leroy Merlin di permettere ad attivisti filorussi di utilizzare la rete di consegna dell’azienda per rifornire l’esercito russo nella città ucraina di Mariupol.
Il retailer francese ha così deciso che trasferirà il controllo dei suoi negozi in Russia al management locale: la decisione, secondo quanto affermato dall’azienda, è il risultato di un lavoro avviato diversi mesi fa in conformità con le normative internazionali ed è conseguenza della sospensione di tutti i nuovi investimenti da parte di ADEO in Russia, favorendo inoltre l’indipendenza graduale delle operazioni locali.
Leroy Merlin si espande in Africa occidentale
La società francese è presente in diversi paesi in Europa, Africa, Asia e America Latina. Se da una parte l’azienda sta cercando di allontanarsi gradualmente dalla zona russa, dall’altra sta allargando la sua prospettiva.
In Africa, in particolare, Leroy Merlin ha aperto il suo primo negozio nel 2018 a Johannesburg, in Sudafrica, e ha in programma di espandersi in altri Paesi del continente. La società di e-commerce africana Jumia ha annunciato di aver stretto un accordo per vendere i prodotti di Leroy Merlin in Africa occidentale: il CEO di Jumia, Francis Dufay, ha dichiarato che l’azienda venderà gli strumenti e gli articoli per il fai da te di Leroy Merlin in Senegal e Costa d’Avorio, sottolineando l’obiettivo di raggiungere centinaia di milioni di consumatori che vivono in zone rurali e agricole e di ridurre i costi per la società stessa
L’obiettivo di Leroy Merlin in Africa è quello di offrire prodotti di alta qualità a prezzi accessibili, oltre a fornire supporto e formazione ai clienti sui progetti di arredamento della casa. In questo modo, intende promuovere lo sviluppo dell’edilizia residenziale in Africa e migliorare la qualità della vita dei cittadini del continente. Leroy Merlin è solo una delle tante aziende europee che stanno cercando di espandersi in Africa, sfruttando l’aumento del reddito disponibile e il crescente interesse per la casa e il giardinaggio tra i consumatori africani.
Investimenti
GameStop: è altra corsa. Torna Roaring Kitty e i mercati vanno in subbuglio: +7%
Chi non muore si rivede. Torna Roaring Kitty e torna anche Game Stop: +7%.
Per qualcuno il mercato è già folle a sufficienza con la bull run di Bitcoin, tornato ampiamente sopra i massimi storici. Non sembrano però essere d’accordo i trader che oggi, complice un post del solito Roaring Kitty, redivivo su X, ha spedito GameStop fino ad un massimo di +14% rispetto all’apertura, salvo poi correggere con il resto del comparto, ma avviandosi a chiusura comunque con un ricco +7%, in una giornata condizionata anche dalla notizia di un terremoto in California di magnitudo 7.
Giornata particolare, mentre sembrerebbe però persistere quel sentiment da luna di miele post-elettorale, con dati sul mercato del lavoro che allontanano ancora una volta lo spettro della recessione e con l’economia che sembrerebbe essere ancora in ballo per un soft landing. Una situazione perfetta per gli animal spirits che sono tornati ai loro giochi di sempre, pescando dal solito cilindro. Cilindro dal quale viene fuori, periodicamente, il long su GameStop.
Basta un post per sconvolgere il mercato
Siamo tornati al 2021? I segnali ci sono tutti, anche se almeno a quel tempo c’era l’euforia post-crollo COVID a giustificare un po’ di investimenti degen. Questa volta l’unica delle condizioni sistemiche è la luna di miele presidenziale, quasi una costante post-elettorale negli Stati Uniti, che ha contribuito tra le altre cose al ritorno di fiamma di Bitcoin.
La scelta a capo di SEC di un uomo assai rispettato, ma altrettanto restio alle eccessive regolamentazioni, ha apparecchiato una situazione dove il post di Roaring Kitty, diventato autentica leggenda nel precedente ciclo, ha potuto aggiungere uno dei suoi criptici post per mandare tutto, ovvero $GME, nello spazio. Risultati interessanti, che hanno toccato un massimo di rialzo del 14%, salvo poi correggere verso un comunque interessante +7%. Si sta preparando un’altra stagione delle meme stock? E soprattutto, questa volta i fondi più razionali finiranno di nuovo per rimetterci una quantità importante di denaro? E per i più sfortunati, si apriranno di nuovo le porte del Chapter 11, la procedura fallimentare del diritto commerciale degli USA?
Investimenti
Intel: al via i colloqui per prossimo CEO. I mercati affossano il titolo: -6%
Intel: partono i colloqui per il nuovo CEO. Si parte dall’esterno. In lizza anche CEO di Marvell.
Il caos interno a Intel dopo l’allontanamento del CEO fa perdere al titolo quasi il 6% in una singola seduta, all’interno della stessa sessione di scambi che ha visto invece il rivale più inarrivabile, Nvidia, che ha guadagnato l’+1,15%. A pesare è una situazione difficile per quanto riguarda la scelta della futura guida dell’azienda. Azienda che ha bisogno di recuperare un gap importante verso TSMC, e verso altri rivali per il momento però in un’orbita assolutamente inarrivabile.
Intanto cominciano a circolare i primi nomi: il board di Intel avrebbe già avviato i contatti con Matt Murphy di Marvell Technology e Lip-Bu Tan, un tempo in forza a Cadence Design Systems. Si starebbe dunque cercando all’esterno dell’azienda, per una notizia che però i mercati hanno interpretato in senso negativo. Ad aiutare le ricerche ci sarebbe la società Spencer Stuart, che sarebbe pronta a proporre anche altri candidati. Conseguenze di un’espulsione di fatto di Pat Gelsinger che pur ufficialmente ritiratosi per conto proprio, è stato costretto alle dimissioni dopo tre anni dai risultati alterni e con l’azienda che da inizio anno ha perso più del 50% della capitalizzazione in borsa.
Un cammino difficile
Mentre il ruolo di CEO è rivestito ad interim dal CFO e dalla vice-presidente esecutiva del gruppo, si apre ufficialmente la fase più difficile degli oltre 50 anni di storia del produttore che è stato per una lunga fase della sua vita il più rilevante del settore microprocessori. Un gruppo in difficoltà da anni a causa della concorrenza dei gruppi del Lontano Oriente come TSMC e anche per inadeguatezza della propria piattaforma per quelle che sono state le principali evoluzioni del mercato tecnologico degli ultimi anni, principalmente i dispositivi mobili come smartphone e tablet.
Nei prossimi giorni con ogni probabilità verranno aggiunti altri nomi alla lista di papabili alla guida dell’azienda più scottante di tutti i listini USA, forse l’unica delle top che non si è goduta una stagione di grande spessore di tutto il settore tech.
Investimenti
Intel: via il CEO dopo uno psicodramma con il board. Dopo 3 anni si cambia
Il CEO di Intel messo alle strette prima del ritiro. Si consuma una guerra ai massimi livelli del board.
Una storia di quelle buone per i thriller finanziari. Secondo fonti anonime ma informate dei fatti, si sarebbe consumato uno psicodramma in una recente riunione, la scorsa settimana, ai massimi vertici di Intel. La decisione che ne sarebbe venuta fuori – in un contesto aziendale di grande difficoltà – è stata quella dell’allontanamento del CEO Pat Gelsinger, al quale sarebbe stata offerta l’opzione pensionamento o allontanamento. A decidere un board che ha perso fiducia nelle capacità del manager di colmare un gap con NVIDIA che si è fatto enorme è che frutto di scelte – con il senno di poi – sbagliate da parte di quello che un tempo era il gigante dei chip su scala mondiale.
La scelta di Pat Genslinger è stata quella di annunciare il suo addio all’azienda, con David Zinsner e Michelle Johnston Holthaus, rispettivamente CFO e vice presidente esecutivo del gruppo che serviranno come CEO per il periodo di transizione. Questo secondo quanto è stato riportato anche da un annuncio ufficiale del gruppo. La reggenza Gelsinger si chiude dopo tre anni dagli umori alterni: accolto come un salvatore della patria, con un buon progetto per riportare Intel al centro del mondo chip, viene allontanato nel peggiore dei modi. Pesano anche le enormi distanze con TSMC, ormai azienda che genera volumi di vendita più importanti e che è anche maggiormente destinataria di attenzioni governative che si traducono poi in sussidi.
Gli investitori prima festeggiano, poi…
Il titolo Intel ha aperto in forte rialzo, salvo poi correggere per avviarsi ad una chiusura in negativo, all’interno di una giornata di forte volatilità per le azioni del gruppo. Dopo aver scambiato anche sopra i 25$ ad inizio sessione, il titolo ha pesantemente corretto per avviarsi ad una chiusura sotto i 24$, al di sotto anche del prezzo di chiusura della scorsa settimana.
Per il gruppo, nonostante l’entusiasmo poi rientrato per la novità alla guida, si preannuncia un periodo duro e enormi difficoltà nel colmare un gap che è diventato molto ampio nei confronti di altre aziende che oggi sono al vertice della produzione di chip.
Il titolo da inizio anno ha perso oltre il 50% del suo valore di mercato, segnale inequivocabile di difficoltà ormai evidenti anche sotto la gestione Gelsinger.
Investimenti
Stellantis, come si dovrà muovere il successore di Tavares per rilanciarla
All’indomani delle dimissioni di Carlos Tavares da Co di Stellantis appare chiaro quali debbano essere le mosse del nuovo amministratore delegato.
Carlo Tavares ha dato le dimissioni da amministratore delegato di Stellantis nella serata di ieri, 1° dicembre 2024, a Borse chiuse. La domanda che si pongono a questo punto analisti ed investitori è quali possano essere le strategie future del colosso automobilistico. E quale strada deciderà di intraprendere il nuovo Ceo.
Il futuro di Stellantis è quanto mai importante per l’Italia: principale produttore automobilistico del nostro paese, grazie al quale riescono a vivere migliaia di fornitori. Tra personale dipendente diretto e lavoratori impiegati nell’indotto, sono molte le famiglie che lavorano grazie a questa azienda.
Questi sono i motivi per i quali i riflettori sono puntati su Stellantis, un gruppo sulla carta nato dalla fusione tra FCA e Peugeot, ma diventato sempre più a trazione francese. A preoccupare, inutile dirlo, è il momento quanto mai delicato per tutto il settore dell’automotive: un’industria che sta attraversando una crisi di dimensioni enormi, penalizzate dalle vendite troppo basse. I veicoli elettrici non riescono a decollare e le termiche che a partire dal prossimo anno inizieranno a non essere prodotte per non rischiare di essere soffocati dalle multe Cafe per le emissioni di Co2.
Chi sostituirà Tavares alla guida di Stellantis
Carlos Tavares ha rassegnato le dimissioni da Ceo di Stellantis. Immediatamente è partito il toto nomine, anche se al momento non c’è ancora nulla di certo scritto sulla carta. Si parla di un avvicendamento interno, che potrebbe vedere alla guida del colosso italo-francese Olivier Francois o Jean-Philippe Imparato. C’è chi prova a sbilanciarsi a vedere alla guida di Stellantis Luca de Meo, attuale Ceo di Renault e artefice del suo rilancio (unico gruppo automobilistico a non aver lanciato un profit warning).
Con ogni probabilità il successore di Tavares potrebbe essere maggiormente impegnato nella nascita dell’Airbus dell’automotive, uno dei cavalli di battaglia di de Meo. All’orizzonte si potrebbe vedere anche un consorzio: non una fusione, ma una collaborazione un po’ più estesa.
Di certo Stellantis – come tutti gli altri produttori europei – deve affrontare uno dei momenti più difficili della sua storia. I colossi cinesi stanno guadagnando terreno, nonostante i dazi e i freni che sono stati posti a livello europeo. Ora come ora i grandi costruttori non possono più muoversi in ordine sparso: è necessario mettere sul piatto delle strategie e soprattutto superare eventuali tentennamenti. È necessario avere una visione tecnologica ben precisa e riuscire ad affrontare le scelte ecologiche insostenibili, che negli ultimi anni hanno contribuito ad innescare un disastro industriale.
Stellantis e gli altri produttori europei dovranno riuscire a mettere al centro il prodotto: ma sono necessarie delle sinergie e tenere i costi sotto controllo. E possono farlo solo mettendo insieme le risorse. In termini pratici dovranno riuscire a condividere tra i gruppi le piattaforme e i sistemi digitali. Ma anche le batterie e la tecnologia. Senza per questo arrivare a produrre dei modelli che siano l’uno la fotocopia dell’altro.
Cosa dovrà fare il nuovo Ceo
Come si dovrà muovere il nuovo Ceo di Stellantis? E come dovrà essere gestita l’eredità di Carlos Tavares? In agenda, sicuramente, ci dovrà essere la crisi e il rilancio delle vendite. Dovrà essere deciso quali marchi portare avanti e quali dovranno essere spenti definitivamente.
L’Abarth elettrica, ormai lo hanno notato tutti, è diventata un vero e proprio flop: i numeri sono piccoli e dimostrano come il traino della Fiat 500 elettrica si sia fermato. Ds non funziona a livello europeo e Lancia Ypsilon è in bilico.
Quelli che abbiamo fatto rappresentano solo alcuni esempi. Sicuramente uno dei problemi più grandi è rappresentato da Maserati, che il nuovo Ceo di Stellantis potrebbe decidere di vendere. Alfa Romeo, Peugeot, Fiat e Jeep, invece, hanno dei solidi prodotti e una serie di nuovi modelli, in parte dei quali Made in Italy, in arrivo.
Per quanto riguarda le piattaforme, il successore di Tavares avrà un bel po’ da fare in Stellantis. Ci sono tre architetture modulari multi energia pronte e una sta arrivando. A queste si aggiungono le piattaforme e le tecnologie che arrivano dai cinesi: un bel po’ di cose da fare e mettere in pista, in modo che Stellantis non rimanga fuori dai giochi.
Investimenti
S&P: chiusura sopra i 6.000$. È nuovo record, mentre i mercati prezzano rallentamento taglio ai tassi
Arriva un nuovo record per SPX500: novembre è il miglior mese del 2024 per il principale indice delle borse USA.
Le azioni sulle piazze USA chiudono un novembre che fino ad oggi è stato il migliore mese dell’anno. Chiusura che è arrivata nella sessione ridotta che è tipica del Black Friday, il venerdì subito successivo al Giorno del Ringraziamento. Nuovo record per S&P 500, per un mese che ha ricevuto un grande aiuto dalle elezioni USA, storicamente favorevoli per i mercati azionari a prescindere da chi esce vincitore dalle urne. Una settimana di incrementi relativamente modesti – di circa l’1% – che si aggiunge però già a un 2024 ricco di record. Entusiasmo alle stelle, nonostante i mercati abbiano iniziato a prezzare, correttamente, un cammino più lento per i tagli ai tassi negli Stati Uniti.
I mercati hanno apprezzato la nomina di Scott Bessent al Tesoro USA, che da gestore di fondi hedge viene percepito come personalità vicina ai mercati, ai loro bisogni e eventualmente alle loro richieste. Tutto questo in una settimana relativamente positiva anche per la conferma delle stime sul PIL del terzo trimestre e anche per i dati sui prezzi, rinforzati da un PCE che ha fatto registrare un +2,1%, in forte correzione rispetto alla lettura precedente.
Novembre da +5,7% a novembre
La crescita che è stata fatta registrare nel corso di novembre è stata la più importante dell’anno: 5,7% scaccia-crisi e che conferma che i mercati hanno iniziato a credere a Jerome Powell, sempre più ottimista (e scaramantico però) sulla possibilità di poter raggiungere un soft landing.
Di questioni sulle quali dovrà interrogarsi il mercato però nei prossimi giorni e nei prossimi mesi ce ne sono diverse: dall’inflazione, che potrebbe rimbalzare, passando per un mercato del lavoro che è stato resiliente fino ad oggi ma che potrebbe iniziare a presentare qualche segnale di difficoltà.
Per ora però il mercato sembra essere più preso dalle sirene rialziste della nuova presidenza, senza che neanche le dichiarazioni sui dazi pronti anche per i paesi alleati siano riusciti a invertire il trend e renderlo negativo.
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