News
Oro, prezzo sostenuto dalla fiducia di un taglio dei tassi da parte della Fed
A sostenere il prezzo dell’oro è la fiducia che la Fed possa tagliare i tassi d’interesse a settembre. Il ruolo chiave delle Banche centrali nelle quotazioni.
La corsa del prezzo dell’oro prosegue. Il Gold Spot, ossia il metallo prezioso con consegna immediata, in mattinata è passato di mano a 2.501,16 dollari, registrando un aumento del 1,48%.
Il Comex, ossia l’oro con consegna a dicembre, viene scambiato a 2.539,80 dollari, registrando un guadagno dello 0,08%.
Ma cerchiamo di capire come si stanno muovendo le quotazioni dell’oro nel corso di questi giorni.
Oro, continua la corsa
Le quotazioni dell’oro si sono attestate intorno al livello storico di 2.500 dollari. I trader, tra l’altro, hanno iniziato a trarre profitto dall’ascesa delle quotazioni ad un picco storico registrato nel corso dell’ultima sessione.
Le quotazioni sembrerebbero aver beneficiato delle previsioni di un taglio del tasso di interessi da parte della Fed. L’entusiasmo degli investitori ha spinto la quotazione dell’oro fino ad un massimo di 2.509,65 dollari nel corso della giornata di venerdì. Queste aspettative, unite alle crescenti tensioni geopolitiche e ai robusti acquisti effettuati dalle banche centrali, ha fatto in modo che i lingotti d’oro salissero del 20% da inizio anno.
Tim Waterer, analista capo di mercato di KCM Trade, ha spiegato che l’oro ha seguito il livello psicologico di 2.500 dollari per diversi mesi. Adesso che lo ha finalmente raggiunto e si assiste ad una naturale presa di profitto.
A condizionare il prezzo dell’oro, la scorsa settimana, sono stati i solidi dati sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti e le richieste di disoccupazione inferiori alle attese. A questo si vanno ad aggiungere i dati moderati sull’inflazione, i quali hanno ripristinato la fiducia nell’economia statunitense.
I trader sono piuttosto fiduciosi che la Fed possa arrivare a tagliare i tassi d’interesse nel corso del mese di settembre. Ora come ora l’attenzione è rivolta più altro all’entità della riduzione. Una delle ipotesi più accreditate è che ci possa essere un taglio di 25 punti base. Secondo Waterer, per capire l’entità del taglio, i trader si baseranno principalmente sul tono e sul linguaggio che Jerome Powell adotterà nel corso della giornata di venerdì a Jackson Hole. Altro appuntamento importante è quello di mercoledì, quando verranno resi noti i verbali della riunione di politica monetaria della Fed di luglio, che permetterà di avere nuovi spunti.
Secondo Kyle Rodda, analista del mercato finanziario presso Capital.com, un rallentamento dell’economia statunitense, imminenti tagli dei tassi, rendimenti più bassi, un dollaro più debole, persistenti rischi geopolitici e una forte domanda da parte delle banche centrali spingeranno l’oro al rialzo nel lungo termine.
Diverse banche cinesi hanno ricevuto dalla banca centrale nuove quote di importazione di oro, prevedendo una ripresa della domanda nonostante i prezzi record.
Oro, le quotazioni sono cresiucte del 20%
Le quotazioni dell’oro, da inizio anno, sono cresciute di 20 punti percentuali. I massimi storici sono stati aggiornati più volte, raggiungendo i 2.500 dollari per oncia. Il prezzo dell’oro puro si è attestato a 73 euro al grammo.
A giocare un ruolo chiave sull’andamento del prezzo dell’oro lo hanno avuto le banche centrali, che hanno assunto un duplice ruolo. Da un lato hanno comprato oro a piene mani, ampliando le loro riserve: gli acquisti sono stati superiori alle 1.000 tonnellate nel 2022 e nel 2023. A comprare sono stati principalmente la Cina, la Russia, la Turchia, l’India e il Kazakistan.
A seguito della diffusione della notizia di un mancato acquisto da parte della Cina nel mese di maggio e nei mesi seguenti, il prezzo dell’oro ha perso il 4%. Stando ad alcuni rumors che si sono diffusi, questa sarebbe stata una mossa strategica di Pechino, il cui scopo era quello di far scendere il prezzo dell’oro, continuando gli acquisti attraverso altri canali.
Abbiamo accennato che il ruolo delle banche centrali è stato duplice: oltre agli acquisti, le aspettative per tassi più bassi hanno contribuito a sostenere le quotazioni auree. L’oro, infatti, non pagando cedole o dividendi rende meno costosa la sua detenzione. Se poi i tassi scendono, calano anche i rendimenti del mondo obbligazionario e quelli dei titoli di Stato, che spesso e volentieri diventano un bene rifugio concorrente all’oro.