Investimenti
Petrolio, il Brent guadagna l’1,9% e il WTI il 2,1%. Continuano le tensioni in Medio Oriente
Le tensioni in Medio Oriente aumentano. Le quotazioni del petrolio, in prima mattinata, sono positive.
Nel corso della giornata le quotazioni del petrolio hanno ampliato i guadagni, portando a casa oltre un dollaro al barile e riducendo le perdite settimanali. A condizionare i prezzi del greggio sono le notizie secondo cui l’Iran starebbe preparando un attacco di rappresaglia contro Israele partendo, in uno dei prossimi giorni, dall’Iraq.
In mattinata i future sul greggio Brent hanno guadagnato l’1,9% arrivando a quota 74,20 dollari al barile; mentre i future sul West Texas Intermediate hanno registrato un +2,1% e si è posto a 70,70 dollari.
Axios, che ha citato due fonti non identificate, ha riportato che l’intelligence israeliana avrebbe ipotizzato che l’Iran stia preparando ad attaccare Israele con un gran numero di droni e missili balistici partendo dal territorio iracheno nel corso dei prossimi giorni. Con ogni probabilità l’attacco dovrebbe avvenire prima delle elezioni presidenziali previste negli Usa il 5 novembre 2024. Ole Hvalbye, analista di SEB Research, ritiene, correttamente, che quanto anticipato possa portare allo scoppio di ulteriori ostilità entro pochi giorni.
Quotazione del petrolio, da cosa sono condizionate
A sostenere le quotazioni del petrolio sono le aspettative che l’Opec+ possa ritardare l’aumento pianificato delle estrazioni in programma per dicembre. L’aumento della produzione potrebbe essere rimandato di un mese o più – almeno stando a quanto hanno riferito a Reuters alcune fonti informate dei fatti -. A preoccupare, in questo momento, ci sarebbe la debole domanda di petrolio e l’aumento dell’offerta. La decisione, ad ogni modo, potrebbe essere presa nel corso della prossima settimana.
I prezzi del petrolio sono sulla buona strada per un calo settimanale di oltre l’1%, e faticano a riprendersi dalla perdita del 6% di lunedì, dopo che l’attacco di Israele contro l’esercito iraniano del 26 ottobre ha aggirato gli impianti petroliferi e nucleari e non ha interrotto le forniture di energia.
Hvalbye ha affermato che, nonostante la situazione in Medio Oriente possa degenerare prima del previsto, sia Israele sia l’Iran sembrano restii a scatenare una guerra regionale su vasta scala.
Tony Sycamore, analista di IG, ha spiegato che ogni ulteriore risposta da parte dell’Iran potrebbe rimanere moderata, simile all’attacco limitato di Israele dello scorso fine settimana, e quindi intesa principalmente come una dimostrazione di forza piuttosto che come un invito a dichiarare guerra aperta.
Secondo Tony Sycamore è molto probabile che la prossima settimana tutte le scommesse vengano cancellate, in vista delle elezioni statunitensi e della riunione del comitato permanente dell’NPC cinese. Sycamore ritiene che a condizionare le decisioni sia chi vincerà le elezioni negli Stati Uniti e da quali dettagli sugli stimoli fiscali, se ce ne saranno, emergeranno dalla riunione del comitato permanente dell’NPC.
Secondo gli analisti, la vicepresidente Kamala Harris e l’ex presidente Donald Trump hanno opinioni diverse su Iran e Russia, il che potrebbe portare a cambiamenti nelle politiche statunitensi nei confronti dei produttori di petrolio.
Petrolio, cosa succede nel resto del mondo
In Cina, l’attività manifatturiera è tornata a crescere a ottobre, come ha mostrato un sondaggio del settore privato venerdì, riecheggiando un sondaggio ufficiale di giovedì che ha mostrato che l’attività manifatturiera è aumentata a ottobre per la prima volta in sei mesi. Entrambi i sondaggi suggeriscono che le misure di stimolo stanno avendo effetto.
In una nota gli analisti di Goldman Sachs hanno spiegato che la composizione della crescita sarà ancora più incentrata sull’interno rispetto alla tipica espansione pre-Covid in Cina, data l’attuale contrazione nell’edilizia abitativa e il ruolo più limitato degli investimenti infrastrutturali.
Le scorte di benzina negli Stati Uniti sono scese inaspettatamente la scorsa settimana, raggiungendo il minimo degli ultimi due anni, a causa del rafforzamento della domanda, ha affermato mercoledì l’Energy Information Administration (EIA), mentre anche le scorte di greggio hanno registrato un inaspettato calo, in quanto le importazioni sono diminuite.
Investimenti
GameStop: è altra corsa. Torna Roaring Kitty e i mercati vanno in subbuglio: +7%
Chi non muore si rivede. Torna Roaring Kitty e torna anche Game Stop: +7%.
Per qualcuno il mercato è già folle a sufficienza con la bull run di Bitcoin, tornato ampiamente sopra i massimi storici. Non sembrano però essere d’accordo i trader che oggi, complice un post del solito Roaring Kitty, redivivo su X, ha spedito GameStop fino ad un massimo di +14% rispetto all’apertura, salvo poi correggere con il resto del comparto, ma avviandosi a chiusura comunque con un ricco +7%, in una giornata condizionata anche dalla notizia di un terremoto in California di magnitudo 7.
Giornata particolare, mentre sembrerebbe però persistere quel sentiment da luna di miele post-elettorale, con dati sul mercato del lavoro che allontanano ancora una volta lo spettro della recessione e con l’economia che sembrerebbe essere ancora in ballo per un soft landing. Una situazione perfetta per gli animal spirits che sono tornati ai loro giochi di sempre, pescando dal solito cilindro. Cilindro dal quale viene fuori, periodicamente, il long su GameStop.
Basta un post per sconvolgere il mercato
Siamo tornati al 2021? I segnali ci sono tutti, anche se almeno a quel tempo c’era l’euforia post-crollo COVID a giustificare un po’ di investimenti degen. Questa volta l’unica delle condizioni sistemiche è la luna di miele presidenziale, quasi una costante post-elettorale negli Stati Uniti, che ha contribuito tra le altre cose al ritorno di fiamma di Bitcoin.
La scelta a capo di SEC di un uomo assai rispettato, ma altrettanto restio alle eccessive regolamentazioni, ha apparecchiato una situazione dove il post di Roaring Kitty, diventato autentica leggenda nel precedente ciclo, ha potuto aggiungere uno dei suoi criptici post per mandare tutto, ovvero $GME, nello spazio. Risultati interessanti, che hanno toccato un massimo di rialzo del 14%, salvo poi correggere verso un comunque interessante +7%. Si sta preparando un’altra stagione delle meme stock? E soprattutto, questa volta i fondi più razionali finiranno di nuovo per rimetterci una quantità importante di denaro? E per i più sfortunati, si apriranno di nuovo le porte del Chapter 11, la procedura fallimentare del diritto commerciale degli USA?
Investimenti
Alla SEC arriva Paul Atkins. Donald Trump sceglie l’uomo di Bitcoin e crypto
Nuova nomina da SEC: è Paul Atkins, il preferito dei cripto-investitori.
Donald Trump ha sciolto la riserva anche sulla nomina del prossimo presidente di SEC. A occupare il ruolo oggi di Gary Gensler sarà Paul Atkins, definito un libertario ostile alle eccessive regolamentazioni dai commentatori USA e che rientra nel più ampio disegno di Donald Trump di un governo aperto il più possibile al mondo delle criptovalute. La nomina di Paul Atkins ha già avuto delle ripercussioni importanti sul mercato crypto, a partire da Bitcoin e con maggiore spinta sugli asset secondari di questo comparto, che da una linea più morbida di SEC hanno ancora di più da guadagnarci.
Una scelta che è in linea con quelle al Tesoro e al Commercio, con quest’ultima segreteria che sarà occupata da Howard Lutnick, che con la sua società detiene una percentuale vicina al 5% di Tether, il più importante degli stablecoin su scala mondiale. Si preannuncia così un governo che sarà anche di appoggio al progetto di Trump nel settore crypto, che potrebbe incontrare meno ostacoli da una SEC ormai spuntata.
In SEC ora potrebbe essere 4 vs 1
Gli equilibri da SEC ne escono fortemente cambiati. Se durante l’amministrazione Biden la proporzione era fortemente sbilanciata a favore dei Dem, con almeno 3 dei commissari che hanno sempre votato compatti contro il mondo crypto (e per più regolamentazioni per gli altri mercati), le cose ora cambiano radicalmente. E non cambiano soltanto per l’addio di Gary Gensler.
Anche Jaime Lizárraga, per questioni personali e familiari, lascerà il suo ruolo di commissario. Dovrà essere rimpiazzato, per legge, da un altro democratico. Ma la scelta sarà anche nelle mani di Donald Trump, che potrebbe spingere per un democratico più moderato. Per quanto sia naturale poi votare secondo ordini di partito, ne verrà comunque fuori una SEC profondamente diversa da quella che ha dominato e schiacciato i mercati crypto nel corso degli ultimi anni. Una situazione che sta infatti spingendo, di nuovo, Bitcoin e crypto verso nuovi massimi.
Investimenti
Intel: al via i colloqui per prossimo CEO. I mercati affossano il titolo: -6%
Intel: partono i colloqui per il nuovo CEO. Si parte dall’esterno. In lizza anche CEO di Marvell.
Il caos interno a Intel dopo l’allontanamento del CEO fa perdere al titolo quasi il 6% in una singola seduta, all’interno della stessa sessione di scambi che ha visto invece il rivale più inarrivabile, Nvidia, che ha guadagnato l’+1,15%. A pesare è una situazione difficile per quanto riguarda la scelta della futura guida dell’azienda. Azienda che ha bisogno di recuperare un gap importante verso TSMC, e verso altri rivali per il momento però in un’orbita assolutamente inarrivabile.
Intanto cominciano a circolare i primi nomi: il board di Intel avrebbe già avviato i contatti con Matt Murphy di Marvell Technology e Lip-Bu Tan, un tempo in forza a Cadence Design Systems. Si starebbe dunque cercando all’esterno dell’azienda, per una notizia che però i mercati hanno interpretato in senso negativo. Ad aiutare le ricerche ci sarebbe la società Spencer Stuart, che sarebbe pronta a proporre anche altri candidati. Conseguenze di un’espulsione di fatto di Pat Gelsinger che pur ufficialmente ritiratosi per conto proprio, è stato costretto alle dimissioni dopo tre anni dai risultati alterni e con l’azienda che da inizio anno ha perso più del 50% della capitalizzazione in borsa.
Un cammino difficile
Mentre il ruolo di CEO è rivestito ad interim dal CFO e dalla vice-presidente esecutiva del gruppo, si apre ufficialmente la fase più difficile degli oltre 50 anni di storia del produttore che è stato per una lunga fase della sua vita il più rilevante del settore microprocessori. Un gruppo in difficoltà da anni a causa della concorrenza dei gruppi del Lontano Oriente come TSMC e anche per inadeguatezza della propria piattaforma per quelle che sono state le principali evoluzioni del mercato tecnologico degli ultimi anni, principalmente i dispositivi mobili come smartphone e tablet.
Nei prossimi giorni con ogni probabilità verranno aggiunti altri nomi alla lista di papabili alla guida dell’azienda più scottante di tutti i listini USA, forse l’unica delle top che non si è goduta una stagione di grande spessore di tutto il settore tech.
Investimenti
Intel: via il CEO dopo uno psicodramma con il board. Dopo 3 anni si cambia
Il CEO di Intel messo alle strette prima del ritiro. Si consuma una guerra ai massimi livelli del board.
Una storia di quelle buone per i thriller finanziari. Secondo fonti anonime ma informate dei fatti, si sarebbe consumato uno psicodramma in una recente riunione, la scorsa settimana, ai massimi vertici di Intel. La decisione che ne sarebbe venuta fuori – in un contesto aziendale di grande difficoltà – è stata quella dell’allontanamento del CEO Pat Gelsinger, al quale sarebbe stata offerta l’opzione pensionamento o allontanamento. A decidere un board che ha perso fiducia nelle capacità del manager di colmare un gap con NVIDIA che si è fatto enorme è che frutto di scelte – con il senno di poi – sbagliate da parte di quello che un tempo era il gigante dei chip su scala mondiale.
La scelta di Pat Genslinger è stata quella di annunciare il suo addio all’azienda, con David Zinsner e Michelle Johnston Holthaus, rispettivamente CFO e vice presidente esecutivo del gruppo che serviranno come CEO per il periodo di transizione. Questo secondo quanto è stato riportato anche da un annuncio ufficiale del gruppo. La reggenza Gelsinger si chiude dopo tre anni dagli umori alterni: accolto come un salvatore della patria, con un buon progetto per riportare Intel al centro del mondo chip, viene allontanato nel peggiore dei modi. Pesano anche le enormi distanze con TSMC, ormai azienda che genera volumi di vendita più importanti e che è anche maggiormente destinataria di attenzioni governative che si traducono poi in sussidi.
Gli investitori prima festeggiano, poi…
Il titolo Intel ha aperto in forte rialzo, salvo poi correggere per avviarsi ad una chiusura in negativo, all’interno di una giornata di forte volatilità per le azioni del gruppo. Dopo aver scambiato anche sopra i 25$ ad inizio sessione, il titolo ha pesantemente corretto per avviarsi ad una chiusura sotto i 24$, al di sotto anche del prezzo di chiusura della scorsa settimana.
Per il gruppo, nonostante l’entusiasmo poi rientrato per la novità alla guida, si preannuncia un periodo duro e enormi difficoltà nel colmare un gap che è diventato molto ampio nei confronti di altre aziende che oggi sono al vertice della produzione di chip.
Il titolo da inizio anno ha perso oltre il 50% del suo valore di mercato, segnale inequivocabile di difficoltà ormai evidenti anche sotto la gestione Gelsinger.
Investimenti
Stellantis, come si dovrà muovere il successore di Tavares per rilanciarla
All’indomani delle dimissioni di Carlos Tavares da Co di Stellantis appare chiaro quali debbano essere le mosse del nuovo amministratore delegato.
Carlo Tavares ha dato le dimissioni da amministratore delegato di Stellantis nella serata di ieri, 1° dicembre 2024, a Borse chiuse. La domanda che si pongono a questo punto analisti ed investitori è quali possano essere le strategie future del colosso automobilistico. E quale strada deciderà di intraprendere il nuovo Ceo.
Il futuro di Stellantis è quanto mai importante per l’Italia: principale produttore automobilistico del nostro paese, grazie al quale riescono a vivere migliaia di fornitori. Tra personale dipendente diretto e lavoratori impiegati nell’indotto, sono molte le famiglie che lavorano grazie a questa azienda.
Questi sono i motivi per i quali i riflettori sono puntati su Stellantis, un gruppo sulla carta nato dalla fusione tra FCA e Peugeot, ma diventato sempre più a trazione francese. A preoccupare, inutile dirlo, è il momento quanto mai delicato per tutto il settore dell’automotive: un’industria che sta attraversando una crisi di dimensioni enormi, penalizzate dalle vendite troppo basse. I veicoli elettrici non riescono a decollare e le termiche che a partire dal prossimo anno inizieranno a non essere prodotte per non rischiare di essere soffocati dalle multe Cafe per le emissioni di Co2.
Chi sostituirà Tavares alla guida di Stellantis
Carlos Tavares ha rassegnato le dimissioni da Ceo di Stellantis. Immediatamente è partito il toto nomine, anche se al momento non c’è ancora nulla di certo scritto sulla carta. Si parla di un avvicendamento interno, che potrebbe vedere alla guida del colosso italo-francese Olivier Francois o Jean-Philippe Imparato. C’è chi prova a sbilanciarsi a vedere alla guida di Stellantis Luca de Meo, attuale Ceo di Renault e artefice del suo rilancio (unico gruppo automobilistico a non aver lanciato un profit warning).
Con ogni probabilità il successore di Tavares potrebbe essere maggiormente impegnato nella nascita dell’Airbus dell’automotive, uno dei cavalli di battaglia di de Meo. All’orizzonte si potrebbe vedere anche un consorzio: non una fusione, ma una collaborazione un po’ più estesa.
Di certo Stellantis – come tutti gli altri produttori europei – deve affrontare uno dei momenti più difficili della sua storia. I colossi cinesi stanno guadagnando terreno, nonostante i dazi e i freni che sono stati posti a livello europeo. Ora come ora i grandi costruttori non possono più muoversi in ordine sparso: è necessario mettere sul piatto delle strategie e soprattutto superare eventuali tentennamenti. È necessario avere una visione tecnologica ben precisa e riuscire ad affrontare le scelte ecologiche insostenibili, che negli ultimi anni hanno contribuito ad innescare un disastro industriale.
Stellantis e gli altri produttori europei dovranno riuscire a mettere al centro il prodotto: ma sono necessarie delle sinergie e tenere i costi sotto controllo. E possono farlo solo mettendo insieme le risorse. In termini pratici dovranno riuscire a condividere tra i gruppi le piattaforme e i sistemi digitali. Ma anche le batterie e la tecnologia. Senza per questo arrivare a produrre dei modelli che siano l’uno la fotocopia dell’altro.
Cosa dovrà fare il nuovo Ceo
Come si dovrà muovere il nuovo Ceo di Stellantis? E come dovrà essere gestita l’eredità di Carlos Tavares? In agenda, sicuramente, ci dovrà essere la crisi e il rilancio delle vendite. Dovrà essere deciso quali marchi portare avanti e quali dovranno essere spenti definitivamente.
L’Abarth elettrica, ormai lo hanno notato tutti, è diventata un vero e proprio flop: i numeri sono piccoli e dimostrano come il traino della Fiat 500 elettrica si sia fermato. Ds non funziona a livello europeo e Lancia Ypsilon è in bilico.
Quelli che abbiamo fatto rappresentano solo alcuni esempi. Sicuramente uno dei problemi più grandi è rappresentato da Maserati, che il nuovo Ceo di Stellantis potrebbe decidere di vendere. Alfa Romeo, Peugeot, Fiat e Jeep, invece, hanno dei solidi prodotti e una serie di nuovi modelli, in parte dei quali Made in Italy, in arrivo.
Per quanto riguarda le piattaforme, il successore di Tavares avrà un bel po’ da fare in Stellantis. Ci sono tre architetture modulari multi energia pronte e una sta arrivando. A queste si aggiungono le piattaforme e le tecnologie che arrivano dai cinesi: un bel po’ di cose da fare e mettere in pista, in modo che Stellantis non rimanga fuori dai giochi.
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