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Shell, richiesti danni per 310 milioni di dollari in Nigeria
Pesante richiesta di danni in Nigeria per Shell, che vede richiedere quaclsa come 310 milioni di dollari. Ecco perché.
Arriva una richiesta di danni alla Shell da parte delle comunità nigeriane, che hanno chiesto qualcosa come 505 miliardi di naira – pari a 310 milioni di dollari – al colosso petrolifero per aver violato un’ordinanza del tribunale, stipulando un accordo per la vendita dei suoi asset onshore nel delta del Niger. La richiesta di danni alla Shell si evince da alcuni documenti del tribunale, che sono stati resi noti in giornata.
La multinazionale sarebbe pronta ad uscire dal settore petrolifero e del gas onshore in Nigeria dopo che, nel corso del mese di gennaio 2024 ha accettato di vendere le attività detenute in Nigeria ad un consorzio costituito da cinque aziende – nella maggior parte dei casi sono locali – per un valore complessivo pari a 2,4 miliardi di dollari.
Shell, le contestazioni in Nigeria
A mettersi di traverso alle intenzioni di Shell sono 1.200 rappresentati delle comunità di Ilaje nel Delta del Niger, che hanno presentato una richiesta all’Alta Corte Federale di Abuja di fermare l’accordo. Le motivazioni di questa presa di posizione sono legate ad alcune presunte violazioni, da parte di Shell, di una sentenza del dicembre 2023, attraverso la quale veniva sospesa qualsiasi vendita di asset fino alla conclusione di una causa di risarcimento.
È bene ricordare, infatti, che la comunità nigeriana ha in corso una causa contro Shell per aver causato la fuoriuscita di petrolio che avrebbe danneggiato dei corsi d’acqua e delle aziende agricole. Da parte sua la Shell sostiene che le fuoriuscite sarebbero state determinate principalmente da una serie di furti di petrolio e dall’interferenza con gli oleodotti.
Nei documenti presentati in tribunale, la comunità ha affermato che la Shell dovrebbe essere penalizzata per aver proceduto con la vendita dei beni quando i querelanti e la moltitudine di membri della loro comunità sono rimasti in perpetua sofferenza per la mancata obbedienza degli imputati agli ordini cautelari di un tribunale competente.