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SMIC: investimenti su produzione, nonostante crisi di settore

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La guerra dei chip continua, con la Cina che continua a spingere sull’aumento della sua produzione interna. Lo scopo è fronteggiare una guerra commerciale con gli USA di durata per ora indefinita e che sarà anche oggetto di discussione durante gli incontri tra Yellen e il suo pari grado della Repubblica Popolare. Colloqui che sono stati avviati ieri e che con ogni probabilità riguarderanno anche la possibilità di alleggerire sanzioni. Nel frattempo però Pechino si prepara al peggio: SMIC, che produce chip con tecnologia propria cinese, sta aumentando gli investimenti per la realizzazione di impianti produttivi.

L’aumento degli investimenti, afferma il gruppo, è necessario per far fronte alle tensioni geopolitiche che potrebbero lasciare la Cina sprovvista di tecnologie così importanti ancora molto a lungo. Sul fatto che SMIC riesca a soddisfare, per quantità e qualità, le richieste del mercato cinese ci sono ancora molti dubbi. Così come ci sono molti dubbi sulla possibilità, tramite diplomazia, di alleggerire il regime di zero chip per la Repubblica Popolare deciso dalla Casa Bianca.

SMIC giù dopo annuncio di investimenti su capacità produttiva

SMIC investe in impianti produttivi

SMIC è da tempo sulle cronache anche dei giornali occidentali che si occupano di finanza. Qualche settimana fa ha fatto scalpore un nuovo chip, del quale poi però si è sentito poco o nulla. Più in generale a interessare è il ruolo chiave svolto da questo produttore all’interno di una guerra commerciale tra Washington e Pechino che riguarda anche e soprattutto i chip, che SMIC appunto produce. Il gruppo ha annunciato un aumento importante di capitale investito per il 2023, con una crescita del 18%. A giustificare tale impegno ulteriore la necessità, per il gruppo, di aumentare la capacità dei propri impianti produttivi.

La decisione potrebbe sembrare controcorrente, con tutte o quasi le principali società che producono chip o sono nell’indotto di questo settore in occidente che hanno invece riportato dati non entusiasmanti per le ultime trimestrali. Se c’è crisi nel settore su scala globale, perché SMIC aumenta gli investimenti? La risposta è fornita direttamente dal gruppo: a spingere per ulteriori investimenti sono le difficoltà cinesi nell’approvvigionarsi di chip, difficoltà che avranno una durata indefinita e che potrebbero addirittura aumentarla a causa del quadro geopolitico che non prevede alcun allentamento delle tensioni sul breve periodo.

SMIC, tra le altre cose, ha fatto notare che ci sarà con ogni probabilità una sovracapacità globale di produzione di chip dovuta appunto alle inefficienze dettate dal nuovo protezionismo su questa categoria di prodotti, una questione che sarà anche di interesse per chi ha investito nelle società come NVIDIA, ASML, Intel e tutti gli altri principali player del settore.

Sui chip la guerra più importante

Dati economici insufficienti, ma non è questo che conta

Quella dei chip è una guerra a tutti gli effetti, che giustificherà anche dati economici non entusiasmanti come quelli riportati da SMIC stessa. A contare, in un contesto economico da guerra fredda, non saranno soltanto i profitti. Conterà anche la possibilità di rimanere al passo in uno scenario sempre più frazionato.

Le revenue di SMIC sono scese del 15% anno su anno per l’ultimo trimestre. I profitti dell’80%, segnale che la lettura offerta dal gruppo è probabilmente quella corretta.

Inefficienze del mercato che forse gli USA hanno maggiore forza per sopportare e per supportare, in particolare se la partita anti-cinese dovesse continuare a avere una rilevanza di questa portata. Il titolo ha perso, in giornata, oltre il 6% sulla borsa di Hong Kong, segno che chi di denaro si interessa non ha preso granché bene la notizia.

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