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Il mercato delle auto elettriche in Cina cresce del 19,2%: Tesla ne approfitta e presenta il suo robotaxi
Il mercato dei veicoli in Cina cresce del 19,2%: Tesla ne approfitta immediatamente portando a casa un +12% a livello trimestrale.
Tesla aumenta la propria quota di mercato in Cina. Stando ai dati pubblicati dalla Cina Passenger Car association (CPCA), il mercato dei veicoli elettrici nella seconda economia mondiale è aumentato del 19,2% rispetto al 2023. In questo contesto, le consegne dei veicoli Model 3 e Model Y, che vengono fabbricati direttamente nel paese asiatico, sono aumentate dell’1,9% rispetto al mese precedente.
Tesla ha già provveduto ad annunciare le consegne trimestrali a livello globale, ma non ha ancora diffuso i dati delle vendite in Cina.
Ma entriamo un po’ nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa aspettarsi.
Tesla, crescono le vendite in Cina
Uno dei principali rivali cinesi di Tesla, ossia BYD, grazie alle sue gamme di veicoli elettrici e ibridi plug-in Dynasty e Ocean, a settembre ha registrato il suo mese migliore, registrando un aumento del 45,56% su base annua nella vendita di veicoli per passeggeri. A settembre è arrivata a commercializzare 417.603 unità.
Stando ai dati che sono stati diffusi in queste ore, BYD ha venduto 33.012 auto all’estero: il 7,9% della produzione è stata piazzata al di fuori dei confini della Cina.
Grazie agli aumenti di settembre, Tesla è riuscita a registrare una crescita del 12% nelle vendite di veicoli elettrici prodotti in Cina nel periodo compreso tra il mese di luglio e quello di settembre, riuscendo a portare a casa il suo primo aumento trimestrale di quest’anno.
Per riuscire a centrare questo obiettivo, Tesla ha esteso gli incentivi per incoraggiare i consumatori nel più grande mercato automobilistico del mondo, dove sono presenti dei rivali come Xpeng e Nio, i quali avevano intenzione di lanciare dei nuovi modelli economici.
A fine settembre Tesla ha prorogato di un altro mese, fino alla fine di ottobre, il finanziamento a tasso zero per alcune auto Model 3 e Model Y in Cina.
Stando a quanto riferisce Reuters, Tesla ha in progetto di produrre in Cina una variante a sei posti del suo modello più venduto, ma ormai obsoleto, Model Y, a partire dalla fine del 2025.
Tesla presenta il nuovo robotaxi
Elon Musk, nel corso della giornata di giovedì, dovrà salire sul palco dello studio Warner Bros di Hollywood per svelare i piani, a lungo rimandati, per un robotaxi firmato Tesla. Un progetto che ha riacceso le azioni del produttore di veicoli elettrici, nonostante le fredde aspettative per la crescita dei veicoli elettrici.
Musk ha affermato che robotaxi, battezzato CyberCab, sarà un nuovo modello di veicolo in grado di guidare da solo e di funzionare su una piattaforma di ride-hailing Tesla. La casa automobilistica, inoltre, consentirà ai proprietari di guadagnare denaro dalle loro auto, inserendole nella rete di ride-hailing come taxi autonomi, che ha definito come una combinazione di Airbnb e Uber.
Tesla si affida a telecamere e all’intelligenza artificiale per guidare le auto attuali, con la supervisione del conducente, ma senza il costoso hardware aggiuntivo associato ai sistemi radar e alla tecnologia lidar utilizzati da altri operatori del settore robotaxi.
Musk si aspetta che il miglioramento di questa tecnologia gli consentirà di entrare in un settore ancora nascente e rigidamente regolamentato, che ha causato miliardi di dollari di perdite ad altri.
Gli investitori, attratti dalla stima di Musk secondo cui il business dei robotaxi di Tesla potrebbe portare la valutazione dell’azienda a 5 trilioni di dollari dagli attuali 750 miliardi di dollari, vogliono vedere un prototipo e scoprire quanto velocemente Musk può produrlo in serie, con un profitto. Vogliono comprendere gli ostacoli normativi e come l’FSD, ancora classificato come un tipo di automazione parziale, possa diventare più sicuro di un guidatore umano.
Elliot Johnson, responsabile degli investimenti presso Evolve ETFs, che gestisce gli investimenti in Tesla, ritiene che debbano muoversi perché se ne è discusso, si è vociferato, si è parlato e si è annunciato in varie forme per un po’ di tempo. Ad ogni modo Elliot Johnson non si aspetta che nulla di quanto annunciato giovedì abbia un impatto finanziario per uno o due anni.
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Giappone: exit poll castigano il premier uscente. Soglia 200 seggi in bilico
Giappone: exit poll parlano di disastro per il Partito Liberale Democratico.
Le elezioni anticipate in Giappone rischiano di essere il primo risultato negativo e la prima volta senza maggioranza per il Partito Liberale Democratico, che ha il saldo controllo del paese del Sol Levante dal 2009. Secondo gli exit poll diffusi da NHK, ci sarebbe infatti la possibilità per il partito dell’attuale premier Shigeru Ishiba di perdere la maggioranza. E anche di andare sotto quei 200 seggi che sarebbero la soglia minima con la quale iniziare a ragionare di una possibile coalizione che veda il partito del premier comunque al governo. Serviranno comunque i risultati dello spoglio effettivo, per quanto in realtà quanto venuto fuori dagli exit poll sia già politicamente significativo.
La campagna elettorale dell’opposizione ha toccato anche degli importanti temi economici per il Giappone, a partire dall’inflazione e della debolezza intrinseca dello yen, che è tornata prepotentemente al centro del palcoscenico in ottobre, senza che però siano state messe sul tavolo misure efficaci per contenerla. Una presidenza del consiglio, quella di Shigeru Ishiba, che è stata breve, intensa e che ha messo sul tavolo di nuovo tutti i problemi economici del Giappone.
Da incendiario a pompiere in meno di 4 settimane
Sembra passata una vita da quel 27 settembre che aveva visto Shigeru Ishiba salire sullo scranno più alto della politica giapponese, promettendo tra le altre cose un appoggio incondizionato al rafforzamento dello yen. Appoggio poi trasformatosi però in promessa elettorale non rispettata, dopo anche interlocuzioni ai massimi livelli con Bank of Japan.
Anche se il risultato elettorale dovesse confermarsi essere quello che sta emergendo dagli exit poll, i mercati alla riapertura tra poche ore dovranno cercare di interpretare una situazione che potrebbe essere più confusa di quanto previsto. E che potrebbe confondere ulteriormente l’andamento dello yen e del mercato azionario di Tokyo, già all’interno di un 2024 la cui cifra distintiva è stata quella dell’incertezza. Parleranno i risultati, che dovrebbero essere già relativamente netti alla riapertura delle contrattazioni in Giappone.
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Cina: male profitti industriali. Flessione del 3,5% anno su anno. Altri stimoli in arrivo?
I profitti del settore industriale cinese crollano: -3,5% contro previsioni da 0,3% e in calo anche rispetto alla precedente lettura, che era stata di +0,5%. A concorrere ad un dato certamente poco edificante per l’economia cinese anche la base contro il quale si confrontava l’ultima lettura, che è stata la più alta dello scorso anno. Al netto però delle particolarità statistiche del dato, la cosa conferma la necessità del piano di stimoli che è stato avviato dal governo di Pechino, piano che potrebbe estendersi e rinforzarsi anche nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, come già anticipato dai vertici del Partito.
I profitti industriali sono una delle misurazioni più importanti dello stato di salute dell’economia di riferimento, in particolare nel caso cinese, economia all’interno della quale la fetta industriale è di enorme rilevanza almeno rispetto a quella delle economie più sviluppata. Un segnale chiaro delle difficoltà che Pechino sta affrontando e che con ogni probabilità dovrà continuare a affrontare.
Segnali chiari di difficoltà dell’economia cinese
I numeri dell’industria confermano uno stato di crisi – al netto di una crescita comunque relativamente vicino al target del +5% fissato dal partito. I profitti industriali calano a picco, confermando un trend negativo che si trascina ormai da mesi e per il quale gli stimoli che hanno accompagnato le scelte di politica economica in Cina hanno sortito effetti ancora modesti.
Da Pechino hanno telegrafato la possibilità di intervenire su più fronti, cosa che è stata parzialmente già fatta e che sarebbe ancora sul tavolo. Ci sarà ora da attendere, durante la settimana, un eventuale segnale in tal senso. La reazione dei mercati che operano anche di domenica, nominalmente quello di Bitcoin e crypto, è stato per il momento modesto, segno che il rallentamento dei profitti industriali è interpretato almeno in parte come argomento per ulteriori stimoli, che i mercati risk on apprezzerebbero senza dubbio alcuno.
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ENI e BP: riprese attività esplorative in Libia dopo 10 anni
ENI e BP tornano in Libia: arriva la conferma del NOC.
NOC – la National Oil Corporation, compagnia petrolifera nazionale della Libia, ha annunciato la ripresa delle attività esplorative da parte di ENI e BP. L’annuncio è arrivato pochi minuti fa e conferma il ritorno ad una sorta di normalità per l’intero comparto petrolifero della Libia, dopo vicissitudini poco fortunate anche a livello commerciale. Per il momento però mancano conferme da parte dei due gruppi, che però non dovrebbero tardare ad arrivare – con allegati i piani di ripresa delle attività nel paese.
Era dal 2014 che tali attività erano state sospese. Secondo quanto è stato riportato da NOC, ENI avrebbe già ripreso le attività di trivellazione nell’area di Ghadames, secondo quanto è stato condiviso con Reuters. ENI aveva effettuato la revoca dello stato di Forza Maggiore per diverse attività in Libia, sia onshore che offshore, già nel 2023, revoca arrivata dopo dei risk assessment sulla sicurezza completati allora. La stessa revoca aveva confermato la volontà da parte di ENI di tornare alle attività esplorative nel paese.
Libia tornata alla normalità?
Il riavvio di certe attività segna una sorta di ritorno alla normalità per un paese che ha dovuto affrontare una lunga guerra civile che non ha potuto che impattare anche sulla principale attività economica, che è quella estrattiva. I problemi di sicurezza avevano fatto saltare tutte le joint venture esplorative e estrattive – con ulteriore aggravamento di una situazione già grave per motivi bellici.
Il ritorno operativo di ENI e BP conferma un… ritorno alla normalità per un paese che ha chiaramente bisogno del mercato petrolifero e più in generale delle materie prime per sostenere il suo prodotto interno lordo. Seguiranno aggiornamenti con eventuali conferme da parte di ENI e con l’altrettanto eventuale piano che ENI e BP vorranno rendere pubblico sul ritorno pieno alle attività in Libia – anche per valutare l’eventuale ripresa delle esplorazioni e delle trivellazioni anche negli altri siti.
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TSMC blocca le consegne ad un cliente cinese dopo la scoperta di un suo processore in Huawei
TSMC ha deciso di stoppare le consegne ad un cliente cinese dopo aver scoperto che un suo chip era all’interno di un prodotto Huawei.
TSMC ha deciso di sospendere le spedizioni di chip alla società cinese Sophgo dopo che ne è stato trovato uno prodotto dall’azienda di Taiwan in un processore firmato Huawei. Il blocco delle consegne è stato predisposto perché in passato Sophgo aveva ordinato a TSMC dei chip uguali a quello che è stato trovato sull’Ascend 910B di Huawei. Ricordiamo che quest’ultima non può muoversi liberamente quando acquista della tecnologia, perché è stata sottoposta ad un serie di limitazioni per proteggere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Al momento, ad ogni modo, non è stato possibile stabilire in quale modo il chi sia finito proprio su un prodotto dell’azienda cinese.
Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha affermato di essere a conoscenza di segnalazioni di potenziali violazioni dei controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti, ma non ha potuto commentare se siano in corso indagini.
Prosegue il giallo del chip TSMC finito in un prodotto Huawei
TechInsights, una società di ricerca tecnologica, ha scoperto la presenza di un chip TSMC sull’Ascend 910B di Huawei quando ha smontato il processore multi-chip. Avvertita della scoperta circa due settimane fa, la società di Taiwan ha immediatamente informato gli Stati Uniti.
Più o meno nello stesso periodo, TSMC ha anche sospeso le spedizioni a un cliente: lo stop è avvenuto dopo che l’azienda ha scoperto che un chip fornito al cliente era finito in un prodotto Huawei.
TSMC, il più grande produttore di chip su contratto al mondo, ha dichiarato di non aver più fornito Huawei da metà settembre 2020 e di aver avvertito dell’accaduto il Dipartimento del Commercio Usa in merito alla questione. In una nota dell’azienda si legge che al momento TSMC non è a conoscenza del fatto di essere oggetto di alcuna indagine.
Huawei, da parte sua, ha dichiarato in una nota di non aver prodotto alcun chip tramite TSMC dopo che gli Stati Uniti hanno imposto all’azienda nuove norme sulle esportazioni nel 2020.
Finanza Personale
Bonus Natale 2024, le istruzioni per richiederlo ed ottenerlo in tempo
L’Agenzia delle Entrate ha fornito le istruzioni per richiedere il bonus Natale. È necessario presentare una domanda, perché non arriva in automatico.
Nel corso del mese di dicembre, assieme alla Tredicesima, i lavoratori potrebbero ricevere un contributo in busta paga pari a 100 euro netti: il cosiddetto bonus Natale. L’importo definitivo che spetterà, ad ogni modo, è erogato in proporzione al periodo in cui sono stati occupati: 100 euro per quanti hanno lavorato tutto l’anno, 50 euro se l’impiego è stato solo di sei mesi.
Il bonus Natale, però, non arriverà ai pensionati: è rivolto unicamente ai lavoratori dipendenti. Ma non spetterà a tutti. È necessario, infatti, essere in possesso di due diversi requisiti:
- avere un reddito inferiore a 28.000 euro;
- avere una famiglia con un figlio a carico.
Chi è intenzionato a ricevere il bonus Natale deve presentare un’autocertificazione in tempo utile al proprio datore di lavoro. La somma non verrà erogata in maniera automatica a quanti ne hanno diritto: è necessario presentare un’apposita domanda per poter ricevere il bonus Natale.
Bonus Natale, i requisiti per riceverlo
A fornire le indicazioni precise e dettagliate su come ricevere il bonus Natale ci ha pensato l’Agenzia delle Entrate con la circolare n. 19/E del 10 ottobre 2024. Al suo interno sono fornite le indicazioni precise e dettagliate su come richiedere il contributo.
Come abbiamo anticipato in precedenza il richiedente deve avere un reddito inferiore a 28.000 euro. Per calcolare il reddito devono essere esclusi la prima casa e le sue pertinenze (il garage e la cantina). È necessario, inoltre, avere sufficiente capienza fiscale: l’imposta Irpef da versare deve essere più alta delle detrazioni a cui si ha diritto.
Il richiedente, inoltre, deve avere un figlio fiscalmente a carico. Tra l’altro questo è uno dei requisiti che ha fatto più discutere e ha sollevato alcune perplessità. Ad ogni modo le categorie accettate sono due:
- i lavoratori con coniuge e figlio a carico;
- i lavoratori appartenenti ad un nucleo familiare monogenitoriale.
Con il termine coniuge si intende anche una persona con la quale ci si è uniti tramite unione civile e non solo in matrimonio. L’importante è non essere legalmente ed effettivamente separati.
Nella famiglia monogenitoriale il secondo genitore deve essere deceduto o non deve aver riconosciuto i figli. O devono essere stati adottati da una sola persona. Se il figlio ha effettivamente un altro genitore e i due genitori sono separati, non è possibile richiedere il bonus Natale: in questa situazione entrambi i genitori hanno potenzialmente il figlio a carico, ma non l’altro coniuge.
Bonus Natale, come fare domanda al proprio datore di lavoro
Per richiedere il bonus Natale è necessario presentare la domanda al proprio datore di lavoro. All’interno della richiestadeve essere indicato:
- il codice fiscale del coniuge a carico, nel caso in cui ci sia;
- il codice fiscale del figlio.
I dipendenti che dovessero avere più di un datore di lavoro (perché sono impiegati part time) sono liberi di scegliere a quale datore di lavoro consegnare la richiesta.
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