Breaking News
Le azioni di Donald Trump fanno +17%: assist da Elon Musk e Kamala Harris
Le azioni della compagnia media di Donald Trump fanno +17%. Ecco perché.
Trump Media & Technology Group – ticker $DJT – è tra le migliori di una giornata molto particolare sui mercati. Un movimento in larga parte fuori trend, che segnala come i mercati abbiano interpretato due tipi di questioni in modo favorevole alla corsa per la Casa Bianca di Donald Trump. La prima è stata un’intervista a Kamala Harris della quale si sta discutendo, con toni particolarmente accesi, anche sui social. La seconda, forse più rilevante, è invece l’apparizione di Elon Musk – già noto sostenitore di Trump – a sostegno della campagna elettorale dello stesso.
Un’apparizione non programmata – o comunque della quale non si aveva notizia fino a poco prima dell’evento, che ha contribuito a spingere il titolo sopra il +17%. Tutto questo in una giornata che vede relativamente pochi vincitori e che sta facendo i conti principalmente con l’incertezza che arriva dal Medio Oriente e sulle future politiche monetarie di Federal Reserve.
Il titolo che segue le possibilità di Trump
DJT non è certamente un titolo per stomaci deboli. Ha seguito quasi pedissequamente la corsa di Trump alla Casa Bianca e i suoi guai giudiziari, salendo in caso di eventi positivi per il candidato repubblicano e scendendo in caso di eventi negativi.
I due eventi dell’ultima giornata – per l’appunto l’intervista a Kamala Harris nella quale la candidata sembrerebbe essere apparsa in difficoltà da un lato – e il sostegno aperto di Musk – che ha arringato la folla durante uno degli appuntamenti elettorali di Donald Trump, hanno fatto il resto.
Il titolo, da qui alla prima settimana di novembre, che sarà quella delle elezioni negli Stati Uniti che eleggeranno il prossimo presidente, continuerà ad essere titolo per scambi molto volatili, molto rischiosi e per qualcuno anche una professione di fede elettorale. Professione di fede elettorale che però, almeno durante le ultime settimane, ha dimostrato di non poter reggere al mercato, quando questo ha rivenuto frustrate le ambizioni di Trump a farsi rieleggere come presidente degli USA.
News
Borse in rosso negli USA: Apple perde il 3% poi recupera. Male tutti gli indici
Mercato ribassista negli USA: pesa l’esplosione di diverse tensioni.
Tira una brutta aria a Wall Street, con diversi dei principali titoli quotati negli Stati Uniti che hanno fatto registrare perdite significative, trascinando giù tutti i principali indici. Una giornata dominata dalle perdite di Apple – con diversi analisti che hanno riportato tagli importanti agli ordinativi per iPhone 16, che finiranno per pesare sui ricavi del gruppo almeno per il trimestre in corso. A dominare le ansie anche le trimestrali di Tesla che sono previste tra poche ore e che serviranno per capire la direzione economica di uno dei gruppi più importanti per capitalizzazione negli USA.
Sono diversi i temi che hanno creato le condizioni giuste per una giornata di correzione sui principali titoli – nonostante una situazione geopolitica in leggero miglioramento – e nonostante un’economia che almeno stando agli ultimi dati disponibili ha dimostrato un certo livello di resilienza, con le possibilità di soft landing che aumentano giorno dopo giorno.
Tanti motivi di stanchezza
I motivi di stanchezza sono tanti per le borse: dalla campagna elettorale ormai in dirittura d’arrivo, fino all’incertezza sulle prossime mosse di Federal Reserve, con i due tagli da qui a fine anno che sono messi almeno parzialmente in discussione.
Pesa anche la stanchezza per una corsa che – con qualche stop intermedio – dura ormai da fine anno nonostante in diversi si aspettassero degli indici meno pimpanti: siamo, e basterà verificare le previsioni delle principali banche d’affari, sulla parte alta dei massimi delle previsioni degli scorsi mesi – cosa che ha contribuito a diffondere un sentiment da fine corsa che chiude una giornata nervosa.
La parola passerà di nuovo ai mercati domani, quando sono attesi i dati sulle nuove costruzioni e anche sulle richieste di disoccupazione. Da qui uscirà un quadro più preciso della direzione dell’economia e un buon segnale per le borse: recuperare il gap e tornare a salire o continuare nella correzione?
News
Petrolio giù: pesano passi avanti per il cessate il fuoco e l’America che corre per le sue riserve
Petrolio in difficoltà dopo passi avanti per cessate il fuoco e dopo spinta USA su riserve.
Petrolio in difficoltà dopo i numeri che arrivano dalle riserve strategiche degli Stati Uniti e anche grazie alle notizie che arrivano dal Medio Oriente e che parlano di passi in avanti per il cessate il fuoco che dovrebbe coinvolgere tutte le forze in conflitto. Incontri che starebbero virando verso un esito positivo, come però – avvisano gli analisti – stavano già evolvendo in passato prima dell’ulteriore inasprimento del conflitto.
Lo spread tra i futures a più breve scadenza e quelli successivi per il WTI sono scesi a minimi che non si vedevano da luglio. Tale spread è storicamente rappresentativo del livello di tensione che ci si aspetta a breve su situazioni – anche di carattere geopolitico – che potrebbero avere un impatto sul mercato del petrolio. La situazione è comunque in evoluzione – come testimoniano i rendimenti di altre materie prime come l’oro, anche questo legato direttamente alla percezione di rischi di carattere geopolitico.
Corrono anche le raffinerie
La scelta del governo Biden, durante quelle che sono le ultime settimane della sua esistenza, ha dato una mano a chi era short sul petrolio. Le raffinerie viaggiano a ritmi che non si vedevano dal 2018 e la riserva strategica, buon termometro anche del livello di intervento del governo degli USA sul mercato del petrolio, torna a riempirsi.
Una concomitanza di cause che ora porta il barile sul supporto dei 70$, che nel caso in cui non dovesse tenere potrebbe aprire a nuovi scenari tanto per i trader, quanto per i player più direttamente coinvolti in questo mercato.
Una situazione, quella del petrolio, da seguire anche perché canarino di cosa avviene nella polveriera del Medio Oriente, dove più volte è sembrato che si fosse vicini quantomeno ad un cessate il fuoco. Aspettative poi che sono finite ogni volta puntualmente frustrate. I mercati però, questa volta, sembrano volerci credere.
News
McDonald’s crolla in Borsa per l’epidemia di Escherichia legata ai suoi hamburger
A causa di epidemia che si è diffusa per colpa degli hamburger, McDonald’s è crollata in Borsa.
Nel corso delle prime contrattazioni il titolo McDonald’s ha perso il 7,3%, dopo che un’epidemia di Escherichia coli legata agli hamburger Quarter Pounder ha causato la morte di una persona e ne ha fatte ammalare 49 negli Stati Uniti.
Purtroppo l’epidemia è stata particolarmente estesa: ha coinvolto 10 Stati e almeno 10 persone sono state ricoverate in ospedale. A rendere pubblica la notizia sono stati i Centri per il controllo delle malattie degli Stati Uniti. Per la prima volta i casi sono stati segnalati alla fine del mese di settembre e sono continuati anche ad ottobre.
Susannah Streeter, responsabile finanziario e dei mercati di Hargreaves Lansdown, spiega che questo allarme per la salute pubblica è l’ultima cosa di cui McDonald’s ha bisogno, dato che sta già lottando per stimolare la crescita.
McDonald’s, da cosa è determinata l’epidemia
Si ritiene che il ceppo di Escherichia coli O157:H7, che ha determinato l’epidemia diffusa con gli hamburger McDonald’s, causi una grave malattia ed è lo stesso ceppo collegato a un incidente del 1993 presso Jack in the Box, in cui morirono quattro bambini.
Secondo quanto affermato da McDonald’s sulla base delle sue prime conclusioni, l’epidemia potrebbe essere stata causata da delle cipolle tagliate a fettine usate nel Quarter Pounder e provenienti da un unico fornitore che serve tre centri di distribuzione.
In passato, si sono verificati due notevoli focolai di Escherichia coli: al Chipotle Mexican Grill nel 2015 e Jack in the Box nel 1993. In entrambi i casi le vendite delle aziende sono state notevolmente danneggiate.
Brian Vaccaro, analista di Raymond James, ha spiegato che ci è voluto un anno e mezzo perché Chipotle si stabilizzasse, mentre le vendite di Jack in the Box sono diminuite per quattro trimestri consecutivi.
Gli analisti hanno affermato che le vendite di McDonald’s nel quarto trimestre potrebbero subire una certa pressione a causa dell’epidemia, ma è troppo presto per dire se sarà peggiore dei due precedenti casi di Escherichia coli.
News
Da BCE conferma per un percorso di tagli: parlano Christine Lagarde e Olli Rehn, ma sul numero di tagli c’è incertezza
Da BCE voci distensive sui tassi, ma non per tutti sarà un buon segnale.
L’inflazione in Europa potrebbe accelerare verso il basso più di quanto avessero previsto le analisi della Banca Centrale Europea e più di quanto si aspettino i mercati. È il commento di Olli Rehn, che è membro del board di BCE, che però apre anche ad un futuro di breve periodo cupo per le economie dell’area euro. Dietro un calo più rapido dell’inflazione non ci sarebbero infatti buone notizie, secondo il governatore della Banca Centrale della Finlandia.
A rimuovere un po’ di pressione sui prezzi potrebbe essere infatti un rallentamento dell’economia dell’area euro, rallentamento che sta emergendo anche dalle più importanti trimestrali, con un’Europa che sta risentendo sia di una domanda interna fiacca, sia di problemi per la stessa domanda interna cinese. Il quadro della crescita prevista, ricorda correttamente Rehn, è al ribasso. Non tutto però sta andando nella stessa direzione, a partire da servizi e salari, il cui rialzo potrebbe essere carburante per la persistenza dell’inflazione.
Il ciclo di tagli può accelerare?
La domanda che interessa di più i mercati è però il percorso di taglio ai tassi, per il quale BCE è già a buon punto e che è stato spinto anche da un’economia che in molti vedono come forse non in pericolo, ma comunque barcollante.
La questione soft landing in Europa appare più complicata di quanto lo sia negli Stati Uniti, per quanto l’inflazione, almeno da questa parte dell’Atlantico, sia già tornata sotto il targe del 2%.
Il quadro attuale prevederebbe, a rigor di logica – un proseguimento del percorso di tagli per scendere sotto il tasso neutrale e dare una mano ad un’economia che non sembrerebbe, per ora, prescindere da tassi bassi e liquidità a buon mercato.
Lagarde è intervenuta sempre oggi da Bloomberg TV – video allegato – a confermare che il percorso è chiaro – ed è quello di maggiori tagli – per quanto sia difficile per ora definire la velocità alla quale questi avverranno.
News
L’Oreal: crescita fiacca e sotto aspettative. Il 3,6% delude mercati e analisti. Calo dovuto a domanda cinese in declino
L’Oreal comunica dati in rialzo per le vendite, ma sotto le aspettative. Pesa calo cinese.
La maledizione cinese colpisce anche L’Oreal. Il più importante gruppo per la cosmesi europeo fa registrare infatti una crescita delle vendite di molto inferiore alle aspettative, con un modesto +3,4% contro un consenso che si era stabilito al +6%. Crescita dunque, ma non a sufficienza secondo quelli che erano i canoni fissati dagli analisti. Una questione che sarebbe legata alla crisi di domanda cinese per tutta una serie di categorie merceologiche, e che starebbe colpendo i prodotti per consumatori tanto europei quanto statunitensi.
L’Oreal è soltanto l’ultima di una lunga serie di aziende che lamentano appunto un rallentamento del traino cinese sulle vendite, un traino sul quale si fa affidamento da più di un decennio in particolare per quei brand che hanno grossomodo saturato i mercati europei e statunitensi, dove i possibili margini di crescita sono per forza di cose ridotti. Ci sarà da aspettare però domani mercoledì 23 ottobre per valutare l’eventuale impatto sull’andamento del titolo, che oggi ha comunque chiuso in positivo.
Una scusa per le grandi aziende o c’è davvero un problema in Cina?
I numeri parlano chiaro: tutte o quasi le grandi aziende che devono una parte rilevante della loro crescita degli ultimi anni allo sviluppo del mercato cinese stanno facendo i conti con un rallentamento economico della Repubblica Popolare. Un rallentamento che è fonte di sofferenza per l’economia interna della Cina e che getta però nella preoccupazione anche il resto del pianeta.
La Cina è dai primi anni 2000 una fonte quasi inesauribile di crescita che viene poi distribuita anche altrove – e il suo rallentamento è stato motivo di allarme per le vendite di quasi tutti i principali brand occidentali.
Una situazione che con ogni probabilità continuerà ad emergere anche nelle prossime trimestrali che arriveranno da ambo i lati dell’oceano e che gli analisti sembrerebbero aver sottovalutato ancora una volta.
-
Guida2 settimane ago
Migliori 10 Piattaforme Trading Online
-
Guide Azioni1 settimana ago
Comprare azioni ENI
-
Guide Azioni1 settimana ago
Migliori azioni da comprare
-
Guide Azioni4 giorni ago
Comprare azioni ENEL
-
Guide Azioni8 mesi ago
Azioni cybersecurity
-
Guida2 giorni ago
Trading Online: Cos’è e come iniziare da Zero [2024]
-
Guide Broker1 settimana ago
FP Markets