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UniCredit-Commerzbank, secondo Nagel in Germania servono banche forti
In Germania, secondo Nagel, servono delle banche forti. Si apre una nuova porta per UniCredit e il matrimonio con Commerzbank.
La partita Commerzbank non è ancora chiusa per UniCredit. In Germania si apre un dibattito serrato sulle intenzioni del colosso bancario italiano e sulla sua volontà di crescere nell’istituto tedesco. Joachim Nagel, presidente della Bundesbank, è intervenuto sull’argomento e ha sottolineato che le autorità hanno intenzione di esaminare attentamente la situazione finanziaria di UniCredit prima di aprire la porta ad un qualsiasi accordo. Che ad ogni modo sarà sottoposto ad un attento esame.
Joachim Nagel ha ampiamente spiegato la propria posizione e quella della banca centrale tedesca. Un fatto che ha lasciato sorprese le autorità tedesche e che ha ricevuto un’accoglienza ostile da parte delle autorità locali, le quali avrebbero preferito contrastare le mosse di UniCredit.
Nel corso di un’intervista rilasciata ad una radio tedesca Joachim Nagel ha sottolineato come il fattore più importante è che i modelli di business si completino a vicenda e che la banca che potrebbe derivare da un’eventuale fusione sia realmente competitiva.
Nagel apre la porta a UniCredit
Joachim Nagel ha spiegato come sono necessarie delle banche forti. Questo, indubbiamente, è un ritornello che torna spessa tra le varie autorità locali e i banchieri: continuano ad essere ancora vive, infatti, le preoccupazioni legate alla crisi finanziaria globale e per le tensioni che ci sono state nel corso degli anni successivi. Secondo Nagel, in questo caso molto dipenderà da come si riuscirà a garantire un mercato bancario solido in Germania.
Ad ogni modo l’acquisto del 9% di Commerzbank da parte di UniCredit ha riacceso il dibattito sul futuro del sistema bancario tedesco. Berlino, per il momento, ha sospeso la vendita delle azioni della banca e sta puntando i riflettori su Deutsche Bank come possibile concorrente.
Andrea Orcel, Ceo di UniCredit, nel corso della giornata di giovedì, ha confermato l’intenzione del gruppo italiano di procedere ad una fusione con il colosso tedesco. Ma di non avere fretta di muoversi in questa direzione. La partecipazione in Commerzbank è, ad ogni modo, un buon investimento.
Alcuni funzionari di Berlino sono rimasti infastiditi dal fatto che UniCredit abbia acquistato una quota di mercato prima di comprare le azioni che il governo tedesco stava mettendo in vendita tramite un collocamento notturno. Ricordiamo che Commerzbank è ritenuta una banda molto importante in Germania, tanto da meritare un salvataggio da parte dello Stato dopo la crisi finanziaria del 2008. Ma soprattutto è una delle poche importanti banche tedesche, oltre ad essere un istituto che fornisce credito alle medie imprese tedesche.
Le preoccupazioni che arrivano dalla Germania
L’operazione del colosso bancario italiano sta preoccupando non poco gli osservatori tedeschi. Hans-Peter Burghof, esperto bancario presso l’Università di Hohenheim in Germania, ritiene che un’alleanza con UniCredit potrebbe ridurre la concorrenza in Germania, il che non sarebbe positivo per il paese e per i potenziali impatti sulle medie imprese.
Gli investitori, nel frattempo, hanno iniziato ad ipotizzare un altro potenziale matrimonio: un’acquisizione da parte della Deutsche Bank. Gli analisti di Jp Morgan ritengono che l’unione sarebbe particolarmente interessante per la Deutsche Bank e la Germania. Secondo Jp Morgan questa operazione permetterebbe a Deutsche Bank di ridurre la propria dipendenza da servizi bancari d’investimento più volatili, una preoccupazione di lunga data per i suoi investitori.
La Deutsche Bank ha rifiutato di commentare e ha fatto riferimento a una dichiarazione di questa settimana in cui affermava di essere concentrata sulla sua strategia di crescita.
In Germania, però, ci sono dubbi sulla fattibilità di un matrimonio tra Deutsche Bank e Commerzbank. Cinque anni fa, su richiesta del governo tedesco, la Deutsche Bank aveva valutato l’acquisizione della Commerzbank, ma poi si era tirata indietro. Uno degli ostacoli che avevano impedito l’operazione, almeno all’epoca, sarebbe stato il buco finanziario che si sarebbe venuto a verificare: qualsiasi tipo di fusione, infatti, avrebbe potuto innescare un aggiustamento della valutazione di alcuni investimenti, come i titoli di Stato italiani detenuti da Commerzbank. Un’alleanza avrebbe potuto cristallizzare una perdita.