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Volkswagen accantona 4 miliardi in previsione dei tagli
Volkswagen ha in programma di accantonare 4 miliardi di euro in vista dei tagli in programma negli stabilimenti tedeschi.
I problemi per Volkswagen non sembrano essere arrivati al capolinea. Il gruppo automobilistico tedesco ha deciso di accantonare qualcosa come 4 miliardi di euro per i tagli di capacità pianificati nel corso del quarto trimestre 2024. A comunicare questa presa di decisione da parte della società automobilistica tedesca ci hanno pensato gli analisti di Jefferies, che hanno diramato una nota dopo aver effettuato un viaggio con i dirigenti Volkswagen in Nord America.
Ma entriamo un po’ nel dettaglio e cerchiamo di capire come ha intenzione di muoversi il colosso automobilistico tedesco.
Volkswagen, le ipotesi di ridimensionamento
Ad inizio settembre Volkswagen ha comunicato che stava valutando la possibilità di chiudere alcuni stabilimenti in Germania. Una decisione in un certo senso storica: è la prima volta che potrebbero essere chiuse delle fabbriche in patria. L’obiettivo di questa operazione è quella di andare a ridurre i costi, perché Volkswagen farebbe fatica a competere con i rivali provenienti dall’Asia.
Gli analisti di Jefferies, nella nota che hanno diffuso quest’oggi, spiegano che la base del ridimensionamento del brand Volkswagen non è sostanzialmente una novità. Lo è, però, il senso di urgenza e la determinazione del management nell’affrontare la capacità in eccesso e i modelli di spesa.
I tre giorni trascorsi in viaggio in Nord America con il management di Volkswagen hanno convinto gli analisti Jefferis che non esiste un piano B che escluda la riduzione della capacità produttiva. La decisione potrebbe addirittura comportare degli accantonamenti per 3-4 miliardi di euro nel corso del quarto trimestre.
All’interno del più ampio programma di ristrutturazione, la scorsa settimana la Volkswagen ha deciso di porre fine ad un programma di sicurezza del posto di lavoro in vigore da parecchio tempo. Lo stop coinvolge sei diversi stabilimenti tedeschi e ha alimentato diversi scontri con i sindacati, che hanno già minacciato una forte resistenza contro qualsiasi tipo di taglio. Gli analisti di Jefferies sottolineano come i sindacati si sentono sotto pressione ed abbiano la necessità di raggiungere nuovi accordi. Dal canto suo la Volkswagen potrebbe trovarsi nella necessità di imporre dei licenziamenti. C’è il rischio di interruzione degli impianti, ma i sindacati possono scioperare solo per motivi salariali, non per la chiusura degli impianti o per i licenziamenti se questi ultimi sono tutelati contrattualmente.
Non solo Volkswagen: i problemi per i concorrenti
I problemi non sembrano impattare unicamente su Volkswagen, ma coinvolgono trasversalmente un po’ tutti i produttori automobilistici. Diversi costruttori stanno ridimensionando i loro obiettivi di elettrificazione, danneggiati dal rallentamento della domanda dovuto alla mancanza di modelli accessibili, alla lenta distribuzione dei punti di ricarica, alle crescenti tensioni commerciali e alla crescente concorrenza dei concorrenti cinesi più economici.
Stando ai dati diffusi dalla società di ricerche di mercato Rho Motion, le vendite globali di veicoli elettrici, sia quelli completamente green che quelli ibridi plug-in, sono aumentate del 20% nella prima metà del 2024, più lentamente del previsto. L’Europa ha visto solo l’1% di crescita nello stesso periodo.
Nel frattempo sono aumentate le vendite di auto elettriche ibride, considerate un compromesso più conveniente tra i modelli a combustione interna e quelli completamente elettrici.
Tra le case automobilistiche che hanno deciso di rallentare la produzione di veicoli elettrici c’è, ad esempio, Stellantis, la quale ha comunicato che avrebbe sospeso la produzione della piccola auto elettrica Fiat 500 per quattro settimane a causa della scarsa domanda.
Il 4 settembre Volvo Cars ha abbandonato il suo obiettivo di passare all’elettrico entro il 2030 e prevede di continuare a offrire alcuni modelli ibridi in quella data. L’obiettivo è che entro il 2030 il 90-100% delle auto vendute siano veicoli elettrici puri o ibridi plug-in, mentre fino al 10% saranno cosiddetti ibridi leggeri.
All’inizio del 2022, l’amministratore delegato Luca De Meo aveva previsto che tutte le vendite del marchio Renault sarebbero state completamente elettriche entro il 2030, ma due anni dopo l’obiettivo è cambiato quando l’amministratore delegato del marchio Fabrice Cambolive ha dichiarato in un’intervista ad ANE che Renault stava intraprendendo una doppia strategia, con veicoli elettrici e auto con motore a combustione interna per i successivi 10 anni, quindi oltre il 2030.
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Petrolio, il sentiment degli investitori europei è rialzista. WTI scambiato a 73,5 dollari al barile
Il sentiment sul petrolio degli investitori europei è rialzista. La posizione è emersa da una serie di dati ben precisi diffusi da alcuni esperti.
Riflettori puntati sul petrolio: stando ai dati mensili Serix di Spectrum Markets, il sentiment sarebbe rialzista verso i due principali indici del petrolio greggio, per i quali a settembre è stato registrato 111 per il WTI e 108 per il Brent.
Le preoccupazioni relative all’approvvigionamento e le tensioni in Medio Oriente hanno determinato, almeno dal mese di giugno 2024 in poi, un costante aumento del sentiment sul petrolio greggio.
Nel mese di settembre 2024 il 36,9% delle negoziazioni, almeno secondo i dati di Spectrum, sono avvenute al di fuori dei tradizionali orari di mercato europei.
Petrolio, in sentiment degli investitori europei
Spectrum Markets ha pubblicato i suoi dati sul sentiment Serix per gli investitori al dettaglio europei per settembre, rivelando un cambiamento positivo verso entrambi i principali indici del petrolio greggio: WTI e Brent, rispettivamente a 111 e 108.
Ciò che spicca a settembre è il costante trend al rialzo del sentiment Serix sul petrolio greggio iniziato a giugno 2024, in concomitanza con l’escalation delle tensioni in Medio Oriente. Questo trend sembra essere guidato dall’instabilità geopolitica, alimentando l’ansia del mercato per le carenze di offerta e i relativi aumenti dei prezzi.
Michael Hall, Head of Distribution presso Spectrum Markets, spiega che il sentiment degli investitori al dettaglio sta mostrando una chiara tendenza al rialzo in linea con l’aumento dei prezzi del petrolio. L’instabilità geopolitica in Medio Oriente ha indubbiamente giocato un ruolo significativo, alimentando preoccupazioni su potenziali interruzioni dell’approvvigionamento, che si sono riflesse nelle prospettive rialziste per il petrolio greggio.
Secondo Hall il costante aumento dei valori Serix sia per WTI che per Brent evidenzia un cambiamento di sentiment, poiché gli investitori guardano al petrolio come a un asset chiave in mezzo a più ampie incertezze di mercato. Con il mercato energetico che continua a sperimentare volatilità, ci aspettiamo che questo interesse per il petrolio greggio persista.
Petrolio, i dati Serix di settembre
Il valore Serix indica il sentiment degli investitori al dettaglio: un numero superiore a 100 indica un sentiment rialzista, mentre un numero inferiore a 100 indica un sentiment ribassista.
A settembre 2024, il fatturato del portafoglio ordini su Spectrum è stato di 242,4 milioni di euro, con il 36,9% delle negoziazioni avvenute al di fuori dei mercati tradizionali ore (ad esempio, tra le 17:30 e le 9:00 CET).
Il turnover del portafoglio ordini è stato distribuito tra vari asset sottostanti come segue: 78,1% su indici, 3,5% su coppie di valute, 11,9% su materie prime, 3,4% su azioni e 3,1% su criptovalute. I primi tre mercati sottostanti negoziati sono stati Nasdaq 100 (27,8%), Dax 40 (24,8%) e Dow 30 (13,4%).
Esaminando i dati Serix per i tre principali mercati sottostanti, il Nasdaq 100 è passato da neutrale a rialzista a 101, mentre sia il Dow 30 che il Dax 40 sono rimasti ribassisti a 98.
Per quanto riguarda il petrolio, Saverio Berlinzani, Senior Analyst di ActivTrades, spiega che i future sul greggio WTI sono scesi a 73,5 dollari al barile questa notte, accelerando il calo rispetto alla sessione precedente, appesantiti dalle preoccupazioni sulle prospettive economiche della Cina, uno dei principali importatori di greggio. I dati del fine settimana hanno mostrato che le pressioni deflazionistiche della Cina si sono intensificate, e permangono rischi e preoccupazioni sui rischi di decrescita.
Secondo Berlinzani, un’ulteriore pressione sui prezzi deriva dal calo della domanda globale e dalla forte crescita dell’offerta. Tutto questo, nonostante le persistenti preoccupazioni sul fronte geopolitico, che potrebbero risollevare i prezzi dell’oro nero.
I prezzi dell’oro, invece, sono saliti nelle prime ore di lunedì – spiega Ricardo Evangelista, Senior Analyst di ActivTrades – toccando un massimo di dieci giorni. Nonostante le mutevoli aspettative sui tagli ai tassi della Federal Reserve, la domanda di metallo prezioso continua a essere sostenuta da acquisti rifugio, alimentati dall’instabilità geopolitica in Medio Oriente e dalle persistenti preoccupazioni sulla performance economica della Cina.
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Veicoli elettrici, a settembre le vendite sono cresciute del 30,5%. Traina la Cina, bene l’Europa
Le vendite di veicoli elettrici, a settembre, sono cresciute del 30,5%, trainate dall’eccellente performance della Cina.
A settembre le vendite di veicoli elettrici e ibridi plug a livello globale sono cresciute del 30,5% annuo. Un contributo determinante alla crescita è stato garantito dalla Cina, che è riuscita a superare i numeri record registrati ad agosto. Anche l’Europa ha ripreso a crescere. Queste sono, sostanzialmente, le analisi messe a disposizione dalla società di ricerche del mercato Rho Motion.
Il mercato dei veicoli elettrici statunitensi, ad ogni modo, si è mosso lentamente, ma ha, comunque, guadagnato terreno: un successo ritenuto importante dagli analisti anche in vista delle elezioni del 5 novembre, che rendono difficile, secondo il responsabile dei dati Charles Lester, prevedere quali possano essere le prospettive del futuro
Veicoli elettrici, perché i dati sono importanti
Ma perché scattare una fotografia dell’andamento del mercato dei veicoli elettrici è importante? Le case automobilistiche cinesi stanno cercando di aumentare le vendite nell’Unione europea, nonostante la spada di Damocle dei dazi sulle importazioni – che possono arrivare al 45% – e ad un vero e proprio raffreddamento della domanda globale di questo tipo di auto. In questi giorni, tra l’altro, le principali case automobilistiche cinesi stanno cercando di affrontare il salone di Parigi.
Ad ogni modo a settembre, secondo i dati di Rho Motion, le vendite di veicoli elettrici – sia quelli completamente elettrici (BEV) che quelli ibridi plug-in (PHEV) – sono riuscite a raggiungere quota 1,69 milioni. La parte del leone, in questo contesto, è stata fatta dalla Cina, dove le vendite sono cresciute del 47,9%, raggiungendo quota 1,12 milioni di veicoli venduti. In Canada e negli Stati Uniti, invece, le vendite si sono aumentate del 4,3%, attestandosi a 0,15 milioni di veicoli.
Aumentano, invece, del 4,2% le vendite di veicoli elettrici in Europa, dove raggiungono 0,3 milioni di unità immesse sul mercato: il Regno Unito ha registrato un balzo del 24%; alcuni guadagni arrivano anche da Italia, Germania e Danimarca.
I veicoli elettrici e quelli ibridi, nel mercato cinese, hanno un tasso di penetrazione che sta crescendo più rapidamente rispetto a quanto gli analisti si aspettassero. Secondo Lester le vendite potrebbero arrivare a dei livelli record ogni mese fino alla fine dell’anno.
Ad essere positiva, inoltre, è la crescita annua registrata dalla Germania: gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni di carbonio stabiliti dall’Unione europea saranno, ad ogni modo, un buon banco di prova per il mercato dell’Unione.
William Roberts, responsabile della ricerca automobilistica di Rho Motion, ritiene che le vendite di veicoli elettrici in Europa raggiungeranno i 3,78 milioni di veicoli nel 2025 e i 9,78 milioni nel 2030, rispettivamente il 24% e il 19% in meno rispetto alle stime precedenti.
Veicoli elettrici, le tensioni al salone dell’auto di Parigi
Per quanto riguarda i veicoli elettrici, al salone dell’auto di Parigi è stata registrata molta tensione: a tenere banco è la decisione dell’Unione europea che vuole imporre degli ingenti dazi all’importazione, in un momento in cui il settore è contraddistinto da una domanda debole.
L’evento di quest’anno, il più grande salone automobilistico d’Europa, arriva in un momento cruciale. Le case automobilistiche europee in difficoltà devono dimostrare di essere ancora in gioco, mentre i rivali cinesi puntano a mettere piede in un mercato competitivo.
Tuttavia, c’erano alcuni punti in comune: i dirigenti di entrambe le regioni mettevano in guardia dai pericoli dei dazi dell’Europa.
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Warren Buffett sale al 32% di Sirius XM: titolo fa +8% a Wall Street
Warren Buffett punta forte su Sirius XM: ora Berkshire ha oltre il 32%.
Berkshire Hathaway, il gruppo di investimenti che fa capo a Warren Buffett, è salito al 32% di SirusXM, dopo un acquisto di 3,6 milioni di azioni per circa 87 milioni di dollari. Poca cosa rispetto all’enorme quantità di cash sulla quale siede Berkshire Hathaway – ma che è comunque un segnale della fiducia che il gruppo dell’Oracolo di Omaha nutre nel gruppo che si occupa di radio web e servizi satellitari.
A spingere verso l’acquisizione di quote ulteriori c’è – almeno secondo il commento di CNBC – l’accordo concluso con successo con Libery Media. L’esposizione di Buffett verso le azioni SiriusXM è iniziata quest’anno e ha visto il gruppo salire rapidamente oltre il 30%. Buffett non ha mai commentato a livello pubblico l’acquisizione, né è stata mai oggetto di approfondimenti per gli investitori del gruppo. Una scommessa su un titolo che non ha mai avuto grande fortuna a Wall Street, con gli analisti che hanno più volte definito il titolo come in lotta contro il tempo, anche a causa della particolare clientela che serve. Come ricorda ancora una volta CNBC, di 14 analisti soltanto 1 aveva il forecast su buy. Cosa che, a quanto pare, non ha spaventato in alcun modo Berkshire Hathaway.
Il titolo recupera
Il titolo, che viene da un 2024 non esattamente brillante, si appresta a chiudere la sessione di scambi con un gain oltre l’8% e con il titolo che sembrerebbe essere stabilmente sopra i 27$. Gain importanti all’interno di una giornata fondamentalmente positiva per tutto il comparto azionario e che ha visto altri asset tipicamente risk on come le criptovalute offrire un’ottima performance.
Entusiasmo alle stelle per i principali indici della borsa USA, con SPX500 che fissa un nuovo record e che da inizio anno ha offerto ritorni superiori al 23%. Tutto questo in quello che per molti poteva essere l’anno della crisi al termine di un percorso fatto di tassi alti e restrizioni monetarie per combattere l’inflazione.
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Nvidia: nuovo record! Ora punta ai 3.500 miliardi che batterebbero anche Apple
Nvidia insidia il primato di Apple. Altra giornata in positivo per il gruppo, che ora punta al top del marketcap.
Appetito per il rischio e AI sembrano andare ormai di pari passo. E questo si riflette più di tutti sulle azioni Nvidia, che per tutta la sessione di lunedì 14 ottobre sono rimaste sopra il record precedente di chiusura a 135,58$ di giugno. Nvidia che continua a macinare aspettative e che nel complesso continua a rappresentare un settore AI che è tornato ad essere ricco di aspettative positive. Aspettative che vanno di pari passo con le performance – amplificandole – delle principali borse USA.
Per mesi si è ritenuto che sarebbe stato infatti questo il comparto che avrebbe fatto da traino per un eventuale soft landing negli USA, con l’azienda che produce chip ad alta performance per l’intelligenza artificiale che ha recentemente annunciato di avere un backlog di almeno 12 mesi per il suo chip di ultima generazione, Blackwell, ultima iterazione della serie destinata ai calcoli del comparto più avido di numeri di sempre.
Soft landing o meno, l’AI continua a correre
Dopo un breve iato – che è stato vissuto come un breve momento di depressione delle pur altissime aspettative degli investitori – il comparto AI torna a correre. E corre spingendo verso un nuovo record le azioni del gruppo Nvidia, che anche oggi guadagnano oltre il 2,2% nel momento in cui pubblichiamo questo approfondimento.
Corsa che porta l’azienda in scia per diventare la società con la più alta capitalizzazione al mondo. Apple, che pur oggi guadagna più dell’1%, fa infatti registrare soltanto 120 miliardi in più di cap su oltre 3.500. Un altro 3% prima di vedere la società gestita da Jensen Huang sul tetto del mondo. Con il mercato che sembrerebbe avere ancora spazio per nuovi record, potrebbe essere questione ormai di pochi giorni di scambio in assenza di importanti correzioni, con il gruppo fondato da Steve Jobs che potrebbe presto scontare anche una ricezione degli ultimi iPhone piuttosto tiepida.
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Boeing, 17mila posti di lavoro a rischio. Adesso si muove il governo Usa
L’amministrazione Biden si muove ufficialmente nel tentativo di far riprendere le trattative tra Boeing e i sindacati.
Julie Su, segretario del Lavoro statunitense ad interim, si è recata a Seattle per incontrare i vertici di Boeing e il sindacato, che rappresenta qualcosa come 33.000 lavoratori, che in questo momento stanno scioperando. L’obiettivo di Julie Su è quello di riportare le parti al tavolo delle trattative.
L’intervento ufficiale dell’amministrazione Biden arriva nel momento in cui Boeing è alle prese con uno sciopero che sta paralizzando completamente le sue attività da cinque settimane. L’azienda, tra l’altro, nei giorni scorsi ha comunicato di voler licenziare qualcosa come 17.000 persone, il 10% della sua forza lavoro.
Al momento non è ancora chiaro se Julie Su incontrerà Kelly Ortberg, Ceo di Boeing.
Boeing, si muove Julie Su
Un portavoce del Dipartimento del Lavoro ha confermato che Su, segretario facente funzioni, incontrerà le parti per valutare la situazione e incoraggiarle ad andare avanti nel processo di negoziazione.
Le azioni di Boeing sono scese del 3% nelle prime contrattazioni, dopo l’annuncio a sorpresa fatto venerdì dall’azienda dopo la chiusura delle contrattazioni, di un nuovo rinvio del jetliner 777X e della fine della produzione del velivolo cargo civile 767.
Secondo fonti del settore, questa settimana la Boeing ha in programma una serie di riunioni interne per definire il piano occupazionale, che probabilmente si baserà, almeno in parte, su alcuni tagli per contenere i costi e impedire l’esodo di persone le cui competenze sono ancora necessarie.
La crisi si verifica in un momento in cui i mercati della Boeing sono in crescita e molti dei suoi rivali stanno sfruttando la scarsa manodopera per alleviare la pressione sulle catene di fornitura aerospaziali.
Il ritardo di un anno nelle consegne del 777X al 2026 sancisce un ritardo già ampiamente previsto nel settore dopo i ritardi di certificazione e collaudo. Indica che il successore pianificato del mini-jumbo 777 entrerà in servizio con sei anni di ritardo.
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