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Warren Buffett perde il tocco magico? 12 miliardi di rosso in 3 mesi
Chi piange guardando al proprio portafoglio di investimenti, sarà almeno per questo trimestre in ottima compagnia. Berkshire Hathaway, la compagnia di investimenti che fa riferimento al leggendario Warren Buffett, ha infatti riportato perdite per quasi 13 miliardi di dollari, che sono largamente imputabili al calo di valore di molti dei suoi investimenti. Per l’oracolo di Omaha non è un buon momento, per quanto la situazione sia certamente meno grave di quanto potrebbe sembrare da una superficiale lettura dei numeri.
Buffett paga infatti la sua fedeltà ad azioni (vedi AAPL), che hanno offerto performance certamente non ottime nel corso degli ultimi tre mesi. Dal portafoglio di Berkshire ci sono però buone notizie: le assicurazioni hanno performato sopra le aspettative. La risposta breve alla domanda del titolo è negativa: il numero, per quanto interessante, dice molto poco della situazione di società di questo tipo.
Value investing senza tregua: ancora un colpo per Warren Buffett
Sappiamo cosa succederà nelle prossime ore, quando le notizie delle performance di Warren Buffett arriveranno ai quattro angoli del mondo. Qualcuno si toglierà qualche sassolino dalla scarpa, in particolare tra coloro i quali non hanno seguito i pur ottimi consigli di investimento del leggendario Oracolo di Omaha. Altri, forse senza il necessario senso del ridicolo che dovrebbe pur informare quanto si scrive e quanto di dice, parleranno di fine di un’epoca e – in modo assai poco delicato – la certificazione della fine di Buffett come investitore di primo profilo.
Per quanto gli anni si facciano certamente sentire – il suo braccio dentro Charlie Munger ne compierà 100 il prossimo 1° gennaio – è forse però un po’ prematuro ritenere terminata qui l’esperienza di una delle più importanti società di investimento del mondo. Sì, le perdite sono state importanti: quasi 13 miliardi di dollari, per quanto ancora sul paper value dato che le vendite di Buffett sono state pressoché nulle.
Warren Buffett però ha ricordato più volte in passato che per una società come Berkshire Hathaway sarebbe fondamentalmente errato prendere questi valori come riferimento: si dovrebbe infatti guardare, dice sempre l’Oracolo, agli operating earnings e ovvero quelli che in italiano sono i risultati dai quali vengono espunti gli oneri finanziari.
In altre parole, dato che non si tratta di una società di trading attivo, ma di una compagnia che storicamente effettua investimenti di lungo periodo, ci sarebbe ben poco di cui preoccuparsi.
Il pazzo mondo che non ha più bisogno delle teorie di Warren Buffett
A Warren Buffett, spesso da pulpiti che non hanno alcun tipo di statura per condurre certi attacchi, è stato spesso contestato un atteggiamento di mercato non più efficace. Il mondo, dicono dalla regia, sarebbe cambiato. I PE Ratio sono fuori dalle grazie dei modelli di Value Investing utilizzati da Buffett così come in realtà sarebbero saltati certi fondamentali che erano alla base di ogni mossa dell’Oracolo di Omaha. A sostegno di queste tesi ci sono performance che ormai da tempo sono troppo vicine (se non addirittura sotto) quanto offerto dal benchmark di SPX500.
Prima però di mandare in pensione Warren Buffett, ci sarà da vedere innanzitutto dove saranno tutti i contestatori se la crisi dovesse peggiorare e se dovessimo effettivamente dover affrontare un duro bear market sul mercato azionario.
Nel frattempo però, un altro vecchio pallino dei seguaci di Buffett, il Warren Buffet Indicator, segnala da tempo valori estremamente alti per la capitalizzazione di mercato delle azioni comparata con il Prodotto Interno Lordo degli Stati Uniti. Sarebbe un segnale, va ricordato, di un’ulteriore crisi, che però in passato il sistema ha fallito nell’anticipare, se non quando osservato con il senno di poi, interessante per una discussione ma non certamente per indirizzare i propri investimenti.
Per il resto ci sarà da considerare se la performance sia effettivamente così pessima di fronte ai venti di sventura che soffiano ormai da tempo sul mare dell’economia.