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Tari, le famiglie arrivano a pagare fino a 329 euro. La stangata sui rifiuti

Le famiglie italiane devono fare i conti con la stangata sui rifiuti: la Tari inizia ad essere più costosa in tutte le città.

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Gestire i rifiuti, per una famiglia media, diventa sempre più costoso. Anche alla luce degli incrementi della Tari che sono stati registrati in molte città. Nel 2024, rispetto solo allo scorso anno, le famiglie arrivano a pagare il 2,6% in più, pari, grosso modo, a 329 euro. Purtroppo il costo medio della Tari, almeno in alcune città del Sud Italia è molto più caro, arrivando a sfiorare i 600 euro. Nei centri del Nord italia, invece, la spesa si ferma al di sotto dei 200 euro.

Fortunatamente, invece, inizia a migliorare la raccolta differenziata: la media nazionale è arrivata a superare il 65%, anche se sono state messe in evidenza delle notevoli differenze tra i diversi capoluoghi. A scattare la fotografia dell’andamento del costo della Tari ci ha pensato il Rapporto 2024 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva.

Tari, di cosa stiamo parlando

Ricordiamo brevemente che la Tari è stata introdotta per finanziare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. A partire dal 2014 ha sostituito una serie di imposte e tributi che i contribuenti dovevano pagare per questo servizio. Prima che la tari venisse introdotta, infatti, c’erano le seguenti imposte:

  • Tares, ossia il Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi;
  • Tia, la Tariffa di Igiene Ambientale;
  • Tarsu, la Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.

Questa serie di tributi andavano a coprire, in un modo o nell’altro, i costi per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. Attraverso la Tari, ad ogni modo, si è riusciti a semplificare il sistema e ad unificare i vari tributi sotto il cappello di un’unica imposta.

Tari, dove si paga di più

Andando a  dare uno sguardo ai costi della Tari nelle diverse città italiane, si pososno scorgere delle differenze tra i vari capoluoghi. L’analisi ha tenuto conto di una famiglia tipo composta da tre persone, che abitano in una casa di 100 metri quadrati di proprietà. Il capoluogo con la tariffa più alta è Catania, dove si arrivano a pagare 594 euro all’anno. In questo caso non sono state registrate delle variazioni rispetto al 2023. Il costo più basso è registrato a Trento, dove si arrivano a spendere 183 euro, leggermente meno rispetto allo scorso anno.

Dando uno sguardo a livello regionale, è possibile affermare che la Puglia è la regione più costosa: mediamente si pagano 427 euro. Seguono la Campania, con 407 euro e la Sicilia con 390 euro. Le regioni dove si trovano le tariffe più basse sono:

  • Trentino Alto Adige: 203 euro;
  • Lombardia e il Molise, in entrambi i casi si pagano mediamente meno di 254 euro.

Stando ai dati diffusi dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, nel corso del 2022 nel nostro Paese sono stati prodotti qualcosa come 29,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, in calo dell’1,8% rispetto a quelli del 2021. La produzione pro capite si attesta sui 494 chilogrammi per abitante, in calo dell’1,6% rispetto all’anno precedente.
Una delle zone che produce il numero maggiore di rifiuti è il Centro Italia, dove c’è una media di 532 chilogrammi per abitante. Seguono il Nord (506 chilogrammi per abitante) e dal Sud (454 chilogrammi per abitante). Per quanto riguarda la raccolta differenziata, la media nazionale ha raggiunto il 65,2%: rispetto al 2021 è stato registrato un incremento dell’1,2%. I rifiuti urbani smaltiti in discarica, invece, ammontano al 18%.

A dare i migliori risultati in termini di raccolta differenziata è il Nord Italia, con il 71,8%. Seguono il Centro, con il 61,5%, e il Sud con il 57,5%. Soffermandosi un po’ di più a livello locale, il 57% i capoluoghi di provincia hanno superato o raggiunto il 65% della raccolta differenziata. in 20 capoluoghi la percentuale è inferiore al 50%. Tra i capoluoghi con le peggiori performance ci sono:

  • Palermo: 15,6%;
  • Crotone: 21,4%;
  • Catania: 22%;
  • Foggia: 26%.
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