Finanza Personale
Taglio del cuneo fiscale 2025, chi ci guadagnerà realmente dal rinnovo della misura
Scopriamo chi ci guadagna realmente dal taglio del cuneo fiscale nel 2025: le regole, infatti, cambieranno leggermente rispetto a quelle di quest’anno.
Il taglio del cuneo fiscale, attraverso la Legge di Bilancio 2025, viene rinnovato anche il prossimo anno. La misura sembra destinata a diventare strutturale, anche se il funzionamento cambierà.
Il testo della Manovra 2025 – ricordiamo che quello che sta circolando è ancora provvisorio – ha ricevuto una serie di critiche, attraverso le quali è stato puntato il dito contro gli scarsi investimenti che sono stati riservati alla sanità. Questo è il motivo per il quale nei suoi passaggi in Parlamento potrebbero arrivare alcune importanti novità.
La domanda, però, che a questo punto è importante porsi è a chi convenga realmente il taglio del cuneo fiscale? E soprattutto come andranno ad impattare le novità direttamente in busta paga. Scopriamolo insieme.
Taglio del cuneo fiscale, le novità per il 2025
La conferma del taglio del cuneo fiscale per il 2025 implica che, almeno per la maggior parte dei lavoratori, non ci saranno delle novità in busta paga dal prossimo anno. Volendo sintetizzare al massimo gli aumenti che sono stati varati lo scorso anno – parliamo di una cifra che oscilla intorno agli 80 euro – saranno grosso modo confermati. Se non fosse arrivato un intervento da parte del governo Meloni sarebbero stati cancellati.
Ma proviamo a capire chi potrebbe guadagnarci dal taglio del cuneo fiscale. I contribuenti con un reddito inferiore a 20.000 euro lordi, invece di vedersi tagliare i contributi, si vedranno accreditare una somma aggiuntiva direttamente in busta paga: su questo importo non ci pagheranno le tasse. L’aumento verrà calcolato direttamente in percentuale sul reddito complessivo:
- quanti percepiscono fino a 8.500 euro: 7,1%;
- quanti percepiscono una somma compresa tra 8.500 e 15.000 euro: 5,3%;
- quanti percepiscono una somma compresa tra 15.000 e 20.000 euro: 4,8%.
Ma proviamo a fare un esempio concreto, in modo da vedere come funziona. Chi dovesse avere un reddito pari a 8.000 euro, paga 568 euro all’anno. Chi ha un reddito di 10.000 euro, ne pagherà 530 euro; mentre chi ha reddito di 17.000 pagherà 816 euro. Il guadagno cresce man mano che il contribuente si avvicina alla soglia dei 20.000 euro.
Rispetto a quanto versato di tasse quest’anno la differenza è leggera. Quanti incassano poco meno di 15.000 euro non vedranno alcun tipo di cambiamento: l’aumento continuerà a rimanere pari a 67 euro al mese. Chi ha un reddito poco inferiore ai 20.000 euro, l’aumento passerà da 77 a 80 euro al mese. In altre parole possiamo parlare di una sostanziale conferma del taglio del cuneo fiscale rispetto a quanto visto nel 2024.
Taglio del cuneo fiscale per chi guadagna fino a 40.000 euro
Quanti invece hanno un reddito compreso tra 20.000 e 40.000 il taglio del cuneo fiscale è sottoposto ad un meccanismo leggermente diverso. Non c’è alcuna sforbiciata dei contributi, ma una detrazione Irpef di importo fisso.
La detrazione, in questo caso, dipenderà direttamente dal reddito complessivo e non sarà condizionata unicamente da quello da lavoro dipendente. Quanti dovessero avere altre entrate oltre allo stipendio fisso saranno penalizzati dal nuovo sistema. L’aumento fisso nel 2025 è pari a:
- 1.000 euro ogni anno per quanti percepiscono un reddito compreso tra i 20.000 ed i 32.000 euro;
- una somma calante nel caso in cui il reddito sia compreso tra i 32.000 ed i 40.000 euro.
A guadagnarci di più, in questo caso, sono i soggetti che hanno un reddito complessivo pari a 32.000 euro: 1.000 euro all’anno, che sono pari a 83,30 euro al mese, sostanzialmente in linea con quanto hanno percepito nel corso del 2024.
I calcoli diventano leggermente più complessi per i contribuenti che vanno oltre questa cifra: volendo fare degli esempi concreti si parla di circa 875 euro per quanti guadagnano 33.000 euro all’anno,625 euro per chi percepisce 35.000, e appena 125 euro per chi ne guadagna 39.000.
Finanza Personale
Quota 41, chi può accedere alla pensione precoce nel 2025
Grazie a Quota 41 i lavoratori possono accedere alla pensione precoce anche nel 2025. Vediamo quali sono i requisiti richiesti.
Ancora presto per parlare di una riforma delle pensioni, ma per il momento vi è una certezza. Anche nel 2025 sarà possibile accedere a Quota 41. Ci stiamo riferendo alla misura dedicata a quelle persone che hanno iniziato a lavorare precocemente, in giovane età. Per riuscire ad accadere alla cosiddetta Quota 41, ad ogni modo, è necessario essere in possesso di una serie di requisiti, che non corrispondono unicamente agli anni di contributi, ma coinvolgono anche il tipo di contributi che sono stati versati e il profilo personale del lavoratore che presenta la richiesta.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire chi siano i soggetti che hanno la possibilità di andare in pensione grazie a Quota 41.
Quota 41, come andare in pensione con questo strumento
Sono diverse le misure di pensione anticipata che dovrebbero essere confermate attraverso la Legge di Bilancio 2025. Tra queste ci sono Opzione Donna, l’Ape Sociale e Quota 103.
In questa sede ci soffermeremo sulla misura destinata ai lavoratori precoci: Quota 41. Il requisito per potervi accedere è aver accumulato almeno 41 anni di contributi, ma non tutti sono validi. È necessario infatti:
- che almeno 35 dei 41 anni di contributi siano completamente liberi da contributi figurativi che derivino da dei periodi di disoccupazione o malattia;
- è necessario che il lavoratore abbia versato almeno un anno di contributi prima di aver compiuto 19 anni. Questo è un dettaglio molto importante, perché la misura è pensata proprio per quelle persone che hanno iniziato a lavorare molto presto. Ed è, tra l’altro, il motivo per il quale si chiama pensione precoce.
I requisiti che abbiamo appena visto costituiscono i criteri tecnici che sostanzialmente limitano l’accesso a Quota 41, facendo in modo che diventi una misura altamente selettiva.
Una soluzione alla portata di tutti
Aver maturato 41 anni di contributi rappresenta la conditio sine qua non per accedere alla misura. Ma la pensione precoce non è aperta a tutti i lavoratori, ma è riservata a specifiche categorie, che stanno attraversando dei momenti di svantaggio. Nel 2025 potranno beneficiare di Quota 41 i soggetti che si trovano nelle seguenti situazioni:
- disoccupati, ossia le persone che hanno perso il lavoro;
- caregiver, lavoratori che si stanno prendendo cura di un familiare convivente affetto da gravi disabilità. Il loro ruolo è essenziale per l’assistenza di tutti i giorni;
- invalidi, quanti abbiano una riduzione della capacità lavorativa pari ad almeno il 74%. L’invalidità deve essere stata certificata dalle autorità competenti;
- lavoratori che stiano effettuando delle attività gravose. Sono quanti siano impiegati in un’attività mentalmente o fisicamente impegnativa, che sono elencate in un’apposita lista che comprende le mansioni ritenute usuranti.
Dietro a Quota 41 c’è un ragionamento di base: arrivare ad un compromesso tra la necessità di garantire una certa flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e la volontà del legislatore di mantenere sostenibile il sistema previdenziale italiano. La necessità che siano stati versati dei contributi prima del compimento dei 19 anni serve a tutelare quanti abbiano iniziato a lavorare da giovani.
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Influencer, arriva il Codice Ateco per pagare le tasse in maniera corretta
Anche per gli influencer arriva il codice Ateco. Anche loro potranno pagare le tasse correttamente.
Arriva il codice Ateco per gli influencer o, più correttamente, per le attività di influencer marketing. Ad annunciarlo è Massimo Bitonci, sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Quanti operano in questo settore devono utilizzare il codice Ateco 73.11.03.
Bitonci spiega che è stato raggiunto un importante traguardo nel segno dell’innovazione: la novità sarà in vigore a partire dal prossimo 1° gennaio 2025 e costituisce una vera e propria vittoria per la Lega, che ha voluto raggiungere un determinato obiettivo: dare il giusto riconoscimento ad un settore in forte crescita in Italia e che sta vedendo la crescita di molti professionisti.
Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di capire quale sarà l’impatto della novità sugli influencer.
Influencer, arriva il nuovo codice Ateco
Il modo attraverso il quale le persone si guadagnano da vivere è cambiato. Cresce il numero dei soggetti che lavorano da remoto, mentre le opportunità di lavoro più tradizionali se non stanno proprio scomparendo, si stanno evolvendo. Il mondo del web ha permesso a molti professionisti di crearsi una carriera e stanno crescendo in modo esponenziale le opportunità di lavoro. A prendere sempre più piede c’è l’attività di influencer.
Sono sempre di più le persone che cercano di monetizzare la propria presenza sui vari social media: Instagram, Youtube, TikTok solo per citarne alcuni. Come molti ben sapranno sono delle delle piattaforme di condivisione dei contenuti che permettono a molti brand di promuovere i propri prodotti proprio grazie agli influencer.
L’introduzione del nuovo codice Ateco si inserisce proprio in questo concetto di base. ricordiamo, infatti, che quella degli influencer, se fatta professionalmente è tutt’altro che un gioco. Anzi: è un lavoro altamente stimolante. Gli influencer sono in grado di influenzare le scelte d’acquisto o decisionali delle persone che le seguono. Questo ruolo viene assunto perché sono dotati di autorevolezza su un determinato argomento.
Le caratteristiche principali dell’attività di influencer sono le seguenti:
- il soggetto ha un pubblico di nicchia: sono specializzati in un determinato argomento e si sono costruiti una solida reputazione;
- hanno una presenza online: dopo aver costruito un profilo sui vari social media, hanno iniziato a pubblicare dei contenuti coerenti con la nicchia che si sono scelti;
- hanno sviluppato una voce unica: dopo aver adottato uno stile che li ha differenziati dagli altri soggetti e grazie a questo sono riusciti ad attirare un loro pubblico;
- interagiscono regolarmente con il loro pubblico: rispondono ai commenti e alle domande dei loro seguaci. Questo ha permette loro di costruire una relazione più personale e migliorare la presenza online;
- lavorano regolarmente con i brand. Una volta che hanno costruito un pubblico significativo, sono riusciti ad intercettare dei brand che pubblicassero dei contenuti sponsorizzati e, in questo modo, hanno iniziato a guadagnare del denaro.
Come sono tassati gli influencer
L’attivazione di un codice Ateco riservato agli influencer è solo una delle tante operazioni che questi soggetti devono fare a livello imprenditoriale. Sul regime di tassazione degli influencer è già intervenuto il tribunale di Roma con la sentenza n. 2615 del 4 marzo 2024, che ha previsto due regimi fiscali per questi soggetti:
- le attività legate al meccanismo dell’affiliazione, attraverso le quali il compenso viene erogato in base ai prodotti che sono promossi. In questo caso l’attività – almeno secondo i giudici romani – rientrerebbe in quella degli agenti di commercio, con l’obbligo di iscrizione all’Enasarco;
- l’attività di testimonial di un brand, che quindi è slegata alle vendite, ma promuove semplicemente un servizio o un bene. L’influencer percepisce un compenso che risulta essere completamente slegato dalle vendite. L’attività è puramente commerciale.
Per i due tipi di attività l’influencer deve aprire una partita Iva – a questo punto è stato introdotto anche il codice Ateco corretto da scegliere -. Questo tipo di lavoro non può mai essere considerato una prestazione occasionale.
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Isee 2025, cos’è e perché è necessario muoversi da subito per averlo
A cosa serve l’Isee 2025 e perché è necessario richiederlo immediatamente. Tutte le risposte ai Vostri dubbi.
Cos’è l’Isee e perché sono così importanti le novità previste per il 2025 di questo particolare documento? L’Indicatore della Situazione Economica Equivalente sostanzialmente certifica la situazione economica di ogni famiglie ed è importante per poter richiedere qualsiasi prestazione assistenziale, i bonus che periodicamente vengono varati e alcuni tipi di agevolazioni.
Per poter accedere a questo tipo di agevolazioni è necessario essere in possesso di Isee in corso di validità: la normativa prevede che il documento il 31 dicembre di ogni anno scada e i diretti interessati sono tenuti a chiederne uno nuovo presentando la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU). Anche nel 2024, quindi, il documento andrà in pensione. Alcune prestazioni che vengono percepite hanno una sorta di clausola di salvaguardia per il mese di gennaio: vengono comunque erogate anche se l’isee risulta essere scaduto.
Ma è importante aggiornare l’Isee il prima possibile, in modo da adeguarlo alle novità e ai cambiamenti del 2025: serve per richiedere nuove prestazioni e per continuare a percepire quelle già erogate.
Isee 2025: perché muoversi per tempo
Iniziare a muoversi per tempo è importante per riuscire a continuare a beneficiare delle agevolazioni richieste nel corso del 2024. Attraverso l’Isee si riesce a delineare in maniera precisa e dettagliata la situazione economica di un nucleo familiare: viene scattata una fotografia più precisa rispetto a quella effettuata dal semplice reddito.
Fatta questa premessa è bene ricordare che l’Isee 2024 faceva riferimento alla situazione del reddito e del patrimonio familiare relativi al periodo d’imposta 2022. In altre parole vengono certificati i redditi di due anni prima: questa è un’anomalia del sistema, perché non riesce ad intercettare la situazione economica reale che una famiglia sta vivendo. Nell’arco di due anni possono cambiare molte cose.
Per ottenere l’Isee 2025 è opportuno muoversi fin da subito. Per avviare la pratica si da per scontato che i richiedenti abbiano presentato la dichiarazione dei redditi 2024, che si riferisce al periodo d’imposta 2023. Sarà, inoltre, necessario presentare i certificati delle banche o di Poste italiane per documentare la presenza – o l’assenza – di depositi, strumenti di credito e via discorrendo. È necessario, inoltre, produrre la documentazione dalla quale si evinca il saldo e la giacenza media nei conti correnti, carte, buoni e altri titoli di deposito. I dati devono essere aggiornati al 31 dicembre 2023: gli istituti di credito dovrebbero aver già inviato i consuntivi alla fine del 2023 o, al massimo, ad inizio 2024.
Iniziando a raccogliere fin da subito questi documenti, il primi giorni di gennaio sarà possibile presentare la DSU: per farlo, naturalmente, sarà necessario attendere che la piattaforma Inps sia aggiornata al 2025.
Isee corrente, gli aggiornamenti necessari nel corso dell’anno
Ribadiamo, comunque, che alcune misure godono di una sorta di clausola di salvaguardia: stiamo pensando, per esempio, all’assegno unico per i figli a carico e all’assegno di inclusione. Anche se non viene presentato l’Isee 2025 in corso di validità a gennaio verranno erogati ugualmente. Ad ogni modo, onde evitare che la prestazione venga bloccata successivamente, è opportuno muoversi subito.
Chi, invece, dovesse aver registrato delle variazioni significative del proprio reddito tra il 2023 ed oggi, dopo aver presentato la DSU per ottenere le varie prestazioni può richiedere l’Isee corrente.
Grazie a questo documento si riesce ad avere una situazione aggiornata alla situazione attuale, ma è bene ricordare che l’Iseee corrente a differenza dell’ordinario dura solo sei mesi dalla sua richiesta. Sarà necessario, a questo punto segnarsi sul calendario la scadenza del nuovo certificato, perché sarà necessario chiederne uno nuovo non appena passano i sei mesi.
Questa soluzione è necessaria per quanti hanno intenzione di percepire determinate prestazioni, ma con i dati aggiornati a dicembre non vi avrebbero diritto.
Finanza Personale
Saldo Imu 2024, come effettuare il versamento con il bollettino postale
Il saldo Imu 2024 può essere effettuato anche con un bollettino postale, purché il contribuente non sia titolare di partita Iva.
Il 16 dicembre si avvicina e con esso la deadline per versare il saldo Imu 2024. Ma quest’anno come deve essere effettuato il versamento? Quali soluzioni vengono messe a disposizione dei contribuenti per saldare la seconda rata Imu di quest’anno? Il Modello F24 telematico, indubbiamente, è la soluzione che viene utilizzata di più, ma ci sono anche altre soluzioni per effettuare questa operazione.
Una delle soluzioni che sono a disposizione dei contribuenti, ma solo se non sono titolari di partita Iva, è il pagamento tramite bollettino postale. In questo caso, però, non è possibile compensare eventuali crediti. Ma vediamo come si effettua il versamento dell’Imu e, soprattutto, come rispettare le scadenze previste dalla normativa.
Saldo Imu 2024, chi può utilizzare il bollettino
Il bollettino postale per versare il saldo Imu può essere utilizzato unicamente dai contribuenti che non siano titolari di partita Iva. E che, soprattutto, non debbano gestire delle compensazioni di crediti fiscali. Questa, in altre parole, è una soluzione riservata ai privati, che preferiscono utilizzare delle soluzioni alternative al Modello F24.
I diretti interessati hanno la possibilità di ritirare gratuitamente il bollettino in qualsiasi ufficio postale. Ed è una valida alternativa al consueto metodo di pagamento.
Il modulo che si ritira direttamente presso Poste Italiane riporta già il numero di conto corrente valido per effettuare l’operazione (è il n. 1008857615).
Ad ogni modo è necessario accertarsi che non ci siano delle eccezioni, perché alcune amministrazioni comunali potrebbero mettere a disposizione un conto corrente diverso. Nel momento in cui si va a compilare il bollettino postale è necessario inserire al suo interno tutte le informazioni più importanti:
- il codice tributo Imu, attraverso il quale viene identificato il tipo di imposta che deve essere versato;
- l’anno di riferimento, che, ovviamente, si riferisce al periodo a cui si riferisce il versamento;
- il codice catastale del comune, attraverso il quale viene specificato il territorio nel quale l’immobile è ubicato;
- il numero di immobili, nel caso in cui si sia proprietari di più di un immobile è necessario indicarlo.
È necessario provvedere ad indicare tutti i dati con precisione, in modo che il pagamento venga attribuito in maniera corretta. Eventuali errori nell’inserimento dei dati potrebbero comportare dei ritardi o dei disguidi nelle operazioni di accertamento dei versamenti da parte delle amministrazioni comunali.
Imu 2024, l’importanza del bollettino precompilato
Alcune amministrazioni comunali mettono a disposizione dei contribuenti dei bollettini postali precompilati. Nella maggior parte dei casi questi documenti, al loro interno, includono:
- l’importo dell’Imu che deve essere versata, calcolata sulla base degli immobili che il contribuente possiede;
- i dati che servono a identificare il contribuente.
Il servizio messo a disposizione da questi Comuni è molto importante perché evita che vengano commessi degli errori. Ma soprattutto permette di semplificare in maniera notevole il processo di pagamento. Nel caso in cui il comune nel quale sono ubicati gli immobili mette a disposizione queto tipo di servizio, utilizzarlo può essere una mossa indubbiamente vantaggiosa.
È bene precisare, inoltre, che nel caso in cui un contribuente sia proprietario di immobili collocati in Comuni diversi, dovrà utilizzare dei bollettini differenti per ogni territorio. Questo è bene ricordarlo, perché l’Imu è un tributo gestito a livello locale e il versamento cumulativo non consentito dalla legge. I pagamenti devono essere distinti in base al codice catastale del comune di riferimento.
Ricordiamo che compilare il bollettino con il saldo Imu in maniera corretta non è semplicemente una formalità. Ma è un passaggio fondamentale per evitare che sorgano dei problemi in futuro. Commettere un errore nell’inserire dei dati – come un codice catastale sbagliato o un anno di riferimento non corretto – possono aprire la porta a delle contestazioni da parte dell’amministrazione comunale.
Impiegare anche una decina di minuti in più per verificare che tutto sia corretto è il migliore investimento per evitare di avere intoppi in futuro.
Finanza Personale
Black Friday alle porte, si preannuncia un giro d’affari da 4 miliardi di euro
Il giro d’affari connesso il Black Friday nel 2024 crescerà rispetto a quello dello scorso anno. Ma i consumatori devono stare attenti.
Black Friday in arrivo e con esso la voglia di sfruttare le promozioni e gli sconti riservati agli acquirenti. Siamo ad un passo dall’apertura di una delle settimane più calde per chi ha intenzione di fare acquisti e che sfocerà in una data che in molti si sono già segnati sul calendario: venerdì 29 novembre 2024.
Stando ad alcune stime diffuse in questi giorni dal Codacons, il giro d’affari legati al Black Friday, tra acquisti online e nei negozi fisici, dovrebbe essere pari a circa di 4 miliardi di euro. inutile nasconderlo, a fare la parte del leone sarà ancora una volta il web, dove – sempre stando alle stime dell’associazione dei consumatori – verranno effettuati sei acquisti su dieci (pari al 65%) e il cui controvalore è stimato in 2,6 miliardi di euro.
Black friday o meno, i consumatori devono stare attenti alle frodi, che ogni anno sono sempre in agguato soprattutto quando gli acquisti vengono effettuati nei negozi fisici. Per difendersi, hanno già iniziato a circolare, in questi giorni, alcuni importanti vademecum, che forniscono delle utili informazioni per quanti sono alle prese con gli acquisti.
Black Friday, si riaccendono gli acquisti
Con il Black Friday si riaccende la voglia di acquistare delle famiglie italiane, alla ricerca dello sconto di turno per risparmiare. Durante il periodo degli sconti almeno il 47% degli italiani ha intenzione di comprare almeno un prodotto, in crescita del 5% rispetto al 2023. Prendendo in considerazione anche la fetta degli indecisi e di quanti hanno intenzione di aspettare fino all’ultimo minuto per decidere se aderire o meno a delle offerte, la percentuale degli interessati sale all’85%.
Il Codacons prevede che il Black Friday possa confermarsi come l’occasione per anticipare i regali di Natali: almeno un acquisto su due effettuato in questi giorni è un regalo che verrà destinato ad amici o parenti per le festività di fine anno, andando a consolidare uno dei trend che si sono avviati nel corso degli ultimi anni.
In vetta alla classifica degli acquisti effettuati con il Black Friday ci sono l’elettronica e l’hi-tech, anche se perderanno dei punti rispetto al passato: il 60% dei consumatori ha intenzione di fare un acquisto in questo comparto. L’interesse cresce anche per:
- le calzature: 42%;
- l’abbigliamento: 39%;
- gli accessori: 38%;
- la cosmetica e i prodotti di bellezza: 32%;
- i giocattoli: 30%.
Quanto spenderanno gli italiani con il black friday
Ma quanto hanno intenzione di spendere gli italiani in occasione del Black Friday? A rispondere a questa domanda ci ha pensato l’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano e Netcomm, il consorzio del commercio digitale, secondo il quale la spesa dei consumatori italiani dovrebbe essere intorno ai 2 miliardi di euro nei giorni compresi tra il black friday ed il cyber monday. In crescita del 9% rispetto allo scorso anno.
I settori più gettonati dovrebbero essere:
- abbigliamento;
- beauty;
- enogastronomia;
- giocattoli;
- informatica;
- elettronica;
- esperienze legate al mondo dei viaggi e degli eventi.
Nell’arco dei dieci giorni in cui sono attive le promozione del Black Friday il Polimi stima che siano in circolazione almeno 38 milioni di pacchi, il 13% in più rispetto a quelli che sono circolati nel 2023.
Come abbiamo segnalato in apertura, con la frenesia degli sconti, il rischio maggiore a cui possono incorrere i consumatori sono le truffe, soprattutto quelle online. Codacons e Udicon consigliano sempre di controllare se i portali nei quali si stanno effettuando degli acquisti siano sicuri e che, soprattutto, abbiano il lucchetto nella barra di indirizzo. È sempre meglio evitare di cliccare su dei link sconosciuti e che segnalano la spedizione di un pacco che non è mai stato ordinato. Ed è meglio stare alla larga da finte offerte a prezzi stracciati.
È sempre opportuno verificare e confrontare i prezzi, sia quando si effettuano degli acquisti online, che quando si passa da un negozio fisico. Diffidare dagli sconti troppo alti e verificare sempre che ci siano il prezzo iniziale e quello finale comprensivo di spese di spedizione o tasse. Verificare sempre la data di spedizione e controllare sempre da dove arriva il prodotto che viene spedito.
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