Finanza Personale
Anche le escort devono emettere fattura. Debutta il codice Ateco dedicato a loro
Arriva il nuovo codice Ateco riservato alle escort: d’ora in poi potranno emettere fattura per le loro prestazioni professionali.

Anche le escort potranno fatturare le loro prestazioni professionali. Il 1° aprile, infatti, è entrata in vigore la nuova classificazione Ateco, nella quale spicca il codice 96.99.92, che può essere utilizzato per i Servizi di incontro ed eventi simili. Al suo interno sono comprese un’ampia gamma di attività legate alla vita sociale e ai rapporti che intercorrono tra le persone.
Il nuovo codice Ateco sta facendo molto discutere gli addetti ai lavori, perché permetterebbe alle escort di emettere fattura. Le polemiche relative a questa novità sono più che altro di stampo etico e in parte sono legati ai timori di sfruttamento della prostituzione.
Ma entriamo un po’ nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa stia accadendo.
Anche le escort possono emettere fattura
Tralasciando le polemiche che ha determinato la creazione del codice 96.99.92, cerchiamo di capire quali attività professionali possano essere realmente fatturate dai professionisti (uomini o donne che siano) che lo adottano.
Volendo entrare nel dettaglio vi rientrano:
- le attività strettamente connesse con la vita sociale, tra le quali ci sono quelle di accompagnatrici – ossia le escort -, di agenzie di incontro e agenzie matrimoniali;
- l’organizzazione e la fornitura di servizi sessuali. Ma non solo: la gestione di locali di prostituzione e l’organizzazione di eventi;
- le attività connesse all’organizzazione di incontri e i servizi connessi allo speed networking.
La prostituzione in Italia è legale
È bene sottolineare che nel nostro Paese l’attività di prostituzione non è illegale, purché venga svolta volontariamente da una persona adulta, che sia in grado di intendere e volere. Quello che è illegale è lo sfruttamente e il favoreggiamento della prostituzione.
Attraverso questo nuovo codice Ateco, molto semplicemente, si è tentato di risolvere un problema annoso per il fisco italiano: come debbano essere tassate le attività svolte dalle escort, che, almeno fino ad oggi, sono sempre rimaste in una zona poco chiara dal punto di vista strettamente fiscale.
La domanda che sorge a questo punto è molto chiaro: quando l’organizzazione della prostituzione diventa reato di sfruttamento? Diventa reato solo e soltanto quando l’escort o il prestatore non siano consenzienti nell’esercitare l’attività. In altre parole il reato di sfruttamento c’è solo quando una persona è costretta da un’altra a prostituirsi.
I guadagni delle escort vanno tassa, non è una novità
A differenza di quanto si possa immaginare già in passato alcune sentenze avevano sottolineato come i guadagni delle escort – e della prostituzione in generale – dovessero essere tassati. Su questo argomento interessante è la sentenza n. 10578/2011 della Cassazione. In altre parole nel momento in cui una persona esercita in modo abituale l’attività di escort deve pagare le tasse su quello che guadagna, proprio come deve fare un qualsiasi altro lavoratore.
Dato che il tipo di attività non prevede alcun tipo di subordinazione – non deve essere considerato come un lavoro dipendente – e, per il servizio reso c’è un pagamento, i redditi maturati devono essere tassabili.
L’introduzione del nuovo codice Ateco, tra l’altro, trova fondamento dell’articolo 5 del Dpr 633/72, attraverso il quale viene stabilito che siano soggette ad Iva le prestazioni che i lavoratori eseguono nell’esercizio di arti e professioni. E, indubbiamente, questo ragionamento vale anche per quanti stiano esercitando la prostituzione in modo professionale.
Quando, invece, l’attività di prostituzione viene svolta in modo occasionale – in altre parole non viene svolto come un lavoro regolare – i guadagni che ne scaturiscono possono essere gestiti come dei redditi diversi.
Si vuole regolamentare la prostituzione?
L’introduzione del nuovo codice Ateco ha lo scopo di legalizzare la prostituzione. Non vuole nemmeno punire le escort: le vuole mettere in condizione di pagare le tasse per l’attività che svolgono in concreto.
Il legislatore ha semplicemente voluto regolamentare l’attività in modo diverso.
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