Risparmio
I mutui a tasso variabile iniziano a costare meno del tasso fisso. Ma fino a quando?
Cambio di rotta per i mutui a tasso variabile, che iniziano a costare meno di quelli a tasso fisso. Ma fino a quando durerà?
I mutui a tasso variabile iniziano a costare di meno rispetto a quelli a tasso fisso. L’indice Euribor a 3 mesi, dopo due anni esatti, torna ad essere più basso rispetto all’indice IRS a 20 anni: il primo è associato al variabile, il secondo solitamente al costo del denaro fisso. Questo è quanto ha messo in evidenza l’Osservatorio MutuiSupermarket.it.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa si devono aspettare le famiglie alle prese con dei mutui a tasso variabile.
I mutui a tasso variabile diventano convenienti
Cambio di rotta per i costi di sottoscrizione dei mutui a tasso variabile rispetto a quelli a tasso fisso. Nel periodo compreso tra marzo 2023 e febbraio 2025, l’indice Euribor ha sempre registrato dei valori superiori rispetto all’Irs a 20 anni, determinando delle offerte per i prodotti a tasso variabile con un costo più alto rispetto al fisso. Le richieste di mutui si erano, quindi, concentrate verso questi ultimi: marzo, però, sembra essere caratterizzata da un cambio di passo, portando alla conclusione di un biennio che, almeno secondo molti osservatori, è stato indubbiamente anomalo.
C’è da segnalare, però, che una volta che il costo del denaro raggiungerà il suo livello minimo – si pensa non prima della fine del 2025 – tornerà nuovamente a salire. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha annunciato un aumento della spesa militare, a cui si associano le previsioni di una guerra commerciale con gli Stati Uniti: due situazioni che fanno pensare ad una ripresa dell’inflazione, con la Bce che potrebbe trovarsi nella situazione di doverla contrastare già a partire dal prossimo anno.
Il taglio di tassi da parte della BCE deciso lo scorso 6 marzo ha portato, come previsto, alla riduzione del costo del denaro a breve termine e quindi dell’Euribor 3 mesi, ma l’IRS ha registrato, invece, un forte aumento – spiega commenta Stefano Rossini, Amministratore Delegato di MutuiSupermarket.it -. Tale aumento è dovuto al fatto che l’IRS anticipa le previsioni sull’andamento del costo del denaro: siamo ormai vicini alla fine dei tagli da parte della BCE, che secondo molti osservatori non dovrebbero essere più di 2.
Mutui, come si muovono gli indici di riferimento
Ma come si stanno muovendo gli indici di riferimento? L’Iris a 20 anni, sul quale si basano i mutui a tasso fisso, nel corso del mese di marzo 2025 ha registrato un aumento dello 0,27% e si è attestato al 2,68%. A dicembre 2024 è stato registrato il minimo degli ultimi dodici mesi: 2,24%. L’Euribor a tre mesi – il parametro di riferimento per i mutui a tasso variabile – nel mese di marzo 2025 ha registrato una media del 2,51%, in calo dello 0,01%. Teoricamente la curva dei Futures sull’Euribor a 3 mesi potrebbe raggiungere il minimo intorno al 2,10% a dicembre 2025: successivamente potrebbe riprendere a crescere.

Quali impatti ci sarebbero sui mutui? A marzo quelli a tasso fisso costano di meno: i tassi di interesse che vengono applicati si basano sul costo medio del denaro che è stato registrato a febbraio. È necessario attendere il prossimo mese perché il tasso variabile inizi a costare di meno.
Lo scenario che stiamo attraversando è particolarmente dinamico e volatile, tanto che un importante istituto di credito come Credem ha deciso di abbandonare il modello di pricing dei mutui a tasso fisso indicizzati all’IRS optando per un pricing a tasso fisso finito garantito per quanti decidano di avviare l’istruttoria a marzo, in modo che ci sia il tempo necessario per erogare il mutuo senza la preoccupazione che possa aumentare insieme all’indice IRS.
Nel corso dei primi giorni del mese MutuiSupermarket.it ha registrato un calo del peso della surroga, la quale, da sola, copre fino al 38% del totale delle richieste rispetto al 40% registrato nel corso del mese di febbraio.
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