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Folle investimento del fondo pensione statale da 20 miliardi: il Michigan punta sulle criptovalute

Il fondo pensione del Michigan ha già puntato su Bitcoin, e ora lo fa su Ethereum.

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Fondo michigan ethereum

I fondi pensione negli Stati Uniti seguono spesso strategie che in Europa verrebbero ritenute come – al minimo – poco ortodosse. Tra questi c’è anche il Fondo Pensione Statale del Michigan, un gigante che vale circa 20 miliardi di dollari in gestione e che già qualche mese fa si era esposto, con una manciata di milioni, su Bitcoin. La novità ora è che sempre lo stesso fondo si è esposto su Ethereum, sempre tramite ETF, segnando una strada che almeno nel caso di Bitcoin fu seguito anche da altri investitori istituzionali della stessa taglia o comunque della stessa specie.

Il Fondo Pensione del Michigan ha confermato l’acquisto di 460.000 quote dell’ETF di Grayscale $ETHE, che al controvalore attuale delle quote vuol dire circa 10 milioni di dollari di investimenti nel fondo. Poca cosa rispetto ai 20 miliardi di dollari di AUM, ma un impegno comunque più importante di quello ai tempi su Bitcoin.

Le misteriose vie dei fondi pensione

Basta guardare alla lunga lista di investimenti del fondo pensione del Michigan per rendersi conto di come le cose, negli USA, si fanno diversamente. Un profilo di rischio che probabilmente farebbe impallidire qualunque allocator europeo e che però nel caso di questa categoria di investitori istituzionali negli USA sembra la normalità.

Capiamoci: l’allocazione è minima, così come era minima su Bitcoin, ma è il segnale che qualcosa si sta muovendo in quella che Larry Fink definisce una nuova asset class e che al tempo stesso è entrata prepotentemente nel mondo della politica, sempre USA, con le elezioni di martedì 5 novembre che potrebbero cambiarne il destino anche a livello pubblico.

Un investimento che in molti riterranno folle – soprattutto su una seconda della classe, Ethereum, che in pochi tra i non appassionati di crypto conoscono, ma che potrebbe essere il primo di tanti passi per la normalizzazione di una asset class sulla quale di recente hanno iniziato a puntare anche grandi gestori come BlackRock, Franklin Templeton, Fidelity. Gli ETF sono in Europa (anche se in forma di ETP e ETN per regole locali) da tempo, ma di fondi statali pronti ad investirci, per ora, non se ne vedono.

Analista economico dal 2009. Collabora con TradingOnline.com offrendo analisi su Forex, Macroeconomia e Azioni, con un occhio vigile sui mercati emergenti come Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Gianluca Grossi è anche caporedattore per la nota testata giornalistica Criptovaluta.it, quotidiano dedicato al mondo Crypto e Bitcoin ed è anche analista per Criptovaluta.it® Magazine, il settimanale della medesima organizzazione. Segue da vicino il mercato ETF, in particolare sulla piazza di New York.

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5 titoli che saranno sconvolti dalle elezioni USA: se vince Donald Trump e se vince Kamala Harris…

Le elezioni USA condizioneranno mercati e titoli. Ecco i 5 più importanti.

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ELEZIONI USA TOP AZIONI

Martedì 5 novembre sarà il gran giorno che concluderà le elezioni per il prossimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Elezioni che hanno già avuto e che con ogni probabilità avranno anche effetti su diversi mercati e titoli. Sono 5 quelle che abbiamo individuato e che potrebbero essere oggetto degli swing più feroci nel corso dello spoglio e anche nelle settimane successive.

Per quanto in termini di spesa e di politica fiscale i programmi dei due candidati, Kamala Harris e Donald Trump, non sembrerebbero essere granché differenti, ci sono comunque delle questioni che potrebbero cambiare l’inerzia intorno a specifici titoli, comparti e anche paesi e intere aree geografiche.

5 azioni e mercati da guardare da domani

I titoli che saranno impattati saranno in realtà diversi, ma per i trader più incalliti sono 5 quelli da tenere tra i preferiti:

  • $DJT

È la compagnia Trump Media, che già durante la marcia di avvicinamento alle elezioni ha avuto degli alti e bassi estremi. I più cinici dicono che a prescindere da chi vincerà, il titolo è estremamente sovracapitalizzato. I meno cinici dicono che potrebbe andare a zero o quasi nel caso di vittoria di Kamala Harris.

  • $MSTR

MicroStrategy è una ex-azienda normale che ormai da qualche anno accumula Bitcoin. Ne ha una quantità enorme – per un controvalore ad oggi di circa 17 miliardi di dollari – e ha in piano di diluire gli investitori per comprarne altri 42. Donald Trump è ritenuto il candidato più vicino a Bitcoin e crypto. E nel caso di vittoria di Kamala Harris il titolo, proprio come $BTC, potrebbe soffrire non poco.

  • $SXPARO

È il ticker dell’indice che raccoglie le migliori aziende del settore aerospaziale e difesa d’Europa. Trump ha promesso di lasciare l’Europa al suo destino in termini di spesa per la difesa. E se i mercati dovessero prendere per buona la promessa elettorale di Trump, questo è uno degli indici da avere in portafoglio.

  • $DXY

Se dovesse ripetersi quanto avvenuto nel corso del precedente mandato di Trump, il dollaro potrebbe giovarsene. E potrebbe essere opportuno, per chi crede che sarà il candidato Repubblicano a prevalere, posizionarsi long sul dollaro.

  • Bond USA

Rendimenti dei bond più alti se dovesse vincere Trump? È un’interpretazione che circola da tempo e che vorrebbe una Fed più restia ai tagli nel caso in cui dovesse venire sconfitta Kamala Harris. È l’ipotesi meno convincente delle 5 che abbiamo elencato in questo approfondimento: i programmi di entrambi i candidati sembrano essere lassisti – per utilizzare un eufemismo – in termini di politica fiscale. Il che vorrebbe dire, sempre a patto che tutte le promesse vengano mantenute – che Fed dovrà probabilmente tirare i cordoni della borsa.

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Trump e Harris, come si è chiuso l’ultimo giorno di campagna elettorale

Domani arriva il tanto atteso election day negli Usa, quando gli americani dovranno scegliere tra Donald Trump e Kamala Harris.

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Arriva l’atteso election day, nel quale la candidata democratica Kamala Harris e il suo rivale repubblicato Donald Trump si contenderanno la poltrona di presidente degli Stati Uniti. L’attuale vicepresidente ha  chiuso la sua campagna in una chiesa storicamente nera, mentre l’ex presidente ha deciso di abbracciare una retorica particolarmente violenta nel corso di una manifestazione in Pennsylvania.

Tump e Harris stanno disputando una battaglia serrata e avvincente, nella quale il primo sta guadagnando terreno tra gli elettori ispanici; mentre la seconda è sostenuta principalmente dalle elettrici donne.

Dando uno sguardo leggermente più ampio, gli elettori non sembrerebbero vedere di buon occhio entrambi i candidati. Anche se questo, secondo un sondaggio Reuters/Ipsos, non sembra dissuaderli dal votare. Sono 78 milioni gli statunitensi che lo hanno già già fatto: secondo il laboratorio elettorale dell’Università della Florida ci si starebbe avvicinando alla metà dei 160 milioni di voti totali che sono stati espressi nel 2020, quando l’affluenza è stata la più alta mai registrati negli Usa in un secolo.

Trump Vs Harris, cosa c’è in palio

Oltre alla presidenza, in palio c’è il controllo del Congresso: in questo caso i repubblicani sembrano essere favoriti per conquistare la maggioranza al Senato, mentre i democratici avrebbe il 50% delle possibilità di ribaltare la stretta maggioranza dei repubblicani alla Camera dei Rappresentanti. Il controllo delle Camere è importante, perché i presidenti i cui partiti non sono riusciti a conquistarle entrambe hanno faticato a far approvare delle norme.

Kamala Harris ai parrocchiani della Greater Emmanuel Institutional Church of God in Christ a Detroit ha detto che in soli due giorni il popolo americano ha il potere di decidere il destino della nazione per generazioni future. Nel corso di una manifestazione a East Lansing, nel Michigan, si è rivolta ai 200.000 arabi americani dello stato, iniziando il suo discorso con un cenno alle vittime civili delle guerre israeliane a Gaza e in Libano.

Tra gli applausi ha affermato che quest’anno è stato difficile, data la portata della morte e della distruzione a Gaza e date le vittime civili e gli sfollamenti in Libano. Come presidente ha intenzione di fare tutto ciò che è in suo potere per porre fine alla guerra a Gaza.

Trump ha visitato Dearborn, Michigan, il cuore della comunità arabo-americana, venerdì e ha promesso di porre fine al conflitto in Medio Oriente senza dire come. Trump, al suo primo di tre raduni di domenica, ha spesso abbandonato il suo teleprompter con commenti improvvisati in cui ha denunciato sondaggi di opinione che mostrano movimento per Harris. Ha definito i democratici un partito demoniaco, ha ridicolizzato il presidente democratico Joe Biden e ha parlato dell’alto prezzo delle mele.

Trump – che è sopravvissuto a un tentativo di assassinio a luglio quando il proiettile di un uomo armato gli ha sfiorato l’orecchio a Butler, in Pennsylvania – domenica si è lamentato con i sostenitori delle lacune nel vetro antiproiettile che lo circondava mentre parlava e rifletteva sul fatto che un assassino avrebbe dovuto sparare attraverso i media per prenderlo.

Trump attacca il governo in carica

Donald Trump ha parlato a Kinston, Carolina del Nord, e a Macon, in Georgia, dove prendendo spunto dal rapporto sull’occupazione della scorsa settimana ha mostrato che l’economia degli Stati Uniti ha prodotto solo 12.000 posti di lavoro a settembre.

Ha spiegato a una grande folla riunita in un anfiteatro che il rapporto mostrava che gli Stati Uniti sono una nazione in declino e ha avvertito oscuramente – senza però portare prove a supporto della sua affermazione – che potenzialmente potrebbe ripetersi la Grande Depressione del 1929.

Alti funzionari della campagna di Harris hanno detto che la sua argomentazione di chiusura è progettata per raggiungere una piccola fetta di elettori indecisi.

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Petrolio, in mattinata il Brent guadagna l’1,9% grazie alla decisione dell’Opec+

Positive le quotazioni del petrolio dopo la decisione dell’Opec+ di rimandare il taglio della produzione di un mese.

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Petrolio, in mattinata il Brent guadagna l'1,9% grazie alla decisione dell'Opec+

Le quotazioni del petrolio beneficiano della decisione dell’Opec+ di ritardare di oltre un mese i piani per aumentare la produzione. Tra l’altro i mercati si sono preparati ad una settimana particolarmente delicata, contrassegnata dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti e da una riunione chiave in Cina.

Soffermandosi sulle quotazioni del petrolio, i futures Brent hanno registrato un +1,9% e si sono attestati a 74,49 dollari al barile in prima mattinata; mentre il greggio West Texas Intermediate (WTI) ha registrato un +2% per attestarsi a 70,90 dollari.

Ma cerchiamo di capire come si stanno muovendo le quotazioni del petrolio.

Quotazioni petrolio, la decisione dell’Opec+

L’Opec+ ha comunicato, nel corso della giornata di domenica, la sua decisione di estendere il taglio della produzione di 2,2 milioni di barili al giorno (bpd) per un altro mese: fino a dicembre. L’aumento è già stato ritardato a causa del calo dei prezzi e della domanda debole.

Stando alle indicazioni fornite in queste ore, l’Opec+ avrebbe dovuto aumentare la produzione di 180 barili al giorno dal mese di dicembre.

In una nota gli analisti di Ing hanno spiegato che il ritardo fino a gennaio, sostanzialmente, non cambia i fondamentali, ma lascia il mercato in balia delle decisioni dell’Opec+. Il ritardo, infatti, ha sorpreso molti investitori, che ritengono che l’organizzazione procedesse con l’aumento della produzione pianificata. La decisione di posticipare, ad ogni modo, sembrerebbe indicare il fatto che il gruppo è disposto a sostenere i prezzi molto di più di quanto in molti possano credere.

L’Opec+ è pronta a srotolare gradualmente il taglio di 2,2 milioni di bpd nei prossimi mesi, mentre altri 3,66 milioni di bpd di tagli alla produzione rimarranno fino alla fine del 2025.

La scorsa settimana, Brent e WTI hanno registrato cali settimanali di circa il 4% e il 3%, rispettivamente, poiché la produzione record degli Stati Uniti ha pesato sui prezzi. Ma entrambi i contratti sono saliti venerdì sulle notizie secondo cui l’Iran potrebbe lanciare un attacco di ritorsione contro Israele in pochi giorni.

Nel corso della giornata di giovedì, il sito web di notizie statunitense Axios ha detto che l’intelligence israeliana ha suggerito che l’Iran si stia preparando ad attaccare Israele dall’Iraq nel giro di pochi giorni, citando due fonti israeliane non identificate.

Secondo Yeap Jun Rong, uno stratega di mercato presso IG, al momento appare difficile capire se il trend rialzista delle quotazioni del petrolio possa essere sostenuto dalla precedente reazione positiva iniziale all’aumento ritardato della produzione. La tensione geopolitica sembrerebbe essere svanita.

Per ora, i prezzi del petrolio potrebbero rimanere in un ampio intervallo di consolidamento, con qualsiasi rialzo che potrebbe trovare una certa resistenza al livello di 78,50 dollari.

I mercati attendono le elezioni presidenziali statunitensi di domani martedì 5 novembre; i sondaggi mostrano il vicepresidente democratico Kamala Harris e l’ex presidente repubblicano Donald Trump testa a testa. Giovedì scorso gli economisti si aspettavano che la Federal Reserve tagliasse i tassi di interesse di 25 punti base.

In Cina, il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo dovrebbe approvare ulteriori stimoli per aumentare il rallentamento dell’economia, anche se gli analisti dicono che la maggior parte potrebbe aiutare a ridurre il debito del governo locale.

Come si muovo i mercati del Golfo

L’Opec e l’Arabia Saudita hanno ripetutamente affermato di non puntare a un certo prezzo e di prendere decisioni basate sui fondamentali del mercato e nell’interesse di bilanciare domanda e offerta.

Indice azionario di riferimento dell’Arabia Saudita è sceso dello 0,4%, penalizzato da un calo dell’1,6% nel produttore di prodotti in alluminio Al Taiseer Group e dal calo del 2% di Saudi Arabian Mining Company. La società di telecomunicazioni Etihad Etisalat, però, ha registrato un +1,8%, dopo che l’azienda ha collaborato con Telecom Egypt per posare il primo cavo sottomarino saudita che collega Arabia Saudita ed Egitto attraverso il Mar Rosso.

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Exxon Mobil e Chevron, profitti meglio del previsto grazie alla produzione record di petrolio

I profitti di Exxon Mobil e Chevron sono meglio del previsto: hanno, infatti, beneficiato della produzione record di petrolio.

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Exxon Mobil e Chevron, profitti meglio del previsto grazie alla produzione record di petrolio

Exxon Mobil e Chevron hanno registrato profitti, nel corso del terzo trimestre 2024, migliori del previsto, riuscendo a battere i competitor europei. Le due compagnie hanno beneficiato della produzione record di petrolio, che è riuscito ad attutire, almeno in parte, il crollo del margine del carburante.

Exxon Mobil e Chevron si sono concentrati principalmente sull’espansione della produzione di petrolio e gas, mentre i principali competitor come Shell e BP hanno speso molto per l’eolico, il solare e le energie rinnovabili. Entrambe le compagnie petrolifere hanno nel frattempo beneficiato delle acquisizioni di produttori di petrolio più piccoli.

Exxon Mobile e Chevron, il problema dell’aumento della produzione

Sono diversi i problemi che Exxon Mobil e Chevron dovranno affrontare a breve. L’aumento della produzione potrebbe essere frenata dalla domanda debole, specialmente in Cina, il principale importatore di petrolio. Da tenere sotto controllo, inoltre, l’Opec, che potrebbe eliminare i limiti di produzione già dal mese prossimo. Si prevede che l’organizzazione ritarderà un piano per aggiungere 180.000 barili al giorno a causa delle preoccupazioni sulla debole domanda e l’eccesso di offerta. 

Exxon Mobil ha estratto qualcosa come 4,6 milioni di barili di petrolio al giorno nel corso terzo trimestre, in aumento di oltre il 24% rispetto all’anno precedente, poiché la sua scommessa da 60 miliardi di dollari su Pioneer Natural Resources e l’acquisto di Denbury ha portato i loro frutti.

Chevron, la cui acquisizione da 53 miliardi di dollari di Hess è stata bloccata, ha registrato un aumento del 14% della produzione nel corso del terzo trimestre arrivando ad un livello record di 1,61 milioni di barili al giorno, ottenuta principalmente dalla sua attività di scisto negli Stati Uniti. Chevron, inoltre, ha aggiunto una piattaforma di perforazione nel bacino del Permiano nell’ultimo trimestre e inizierà un’espansione della produzione in Kazakistan il prossimo trimestre.

Exxon Mobil e Chevron hanno riportato profitti inferiori anno su anno, poiché i deboli margini di raffinazione globali – i quali hanno colpito BP e TotalEnergies – hanno tagliato duramente i loro guadagni petroliferi. I profitti del terzo trimestre di Exxon Mobil sono stati inferiori del 5% rispetto all’anno scorso, mentre quelli di Chevron sono scesi del 21%.

Exxon Mobil e Chevron, i numeri ufficiali

I cali registrati dalle due compagnie sono stati inferiori alle aspettative di Wall Street e a quelli riportati dai principali rivali europei. BP questa settimana ha registrato un calo del 30% dei profitti rispetto a un anno fa, mentre TotalEnergies ha portato a casa un calo del 37% del reddito netto rettificato.

Secondo i dati di LSEG, l’utile di 1,92 dollari per azione di Exxon Mobil è stato di quattro centesimi superiore alle prospettive di Wall Street, mentre il reddito rettificato di 2,51 dollari per azione di Chevron era ben al di sopra delle stime medie degli analisti di 2,42 dollari. Le azioni di entrambe le società sono aumentate di quasi il 2% nel trading pre-mercato.

Le due società hanno estratto una quantità record di petrolio e gas dal bacino del Permiano, il principale giacimento di scisto degli Stati Uniti. La produzione di Exxon dal bacino, che attraversa il Texas e il New Mexico, ha raggiunto un record di 1,4 milioni di boepd.

Exxon non ha intenzione di togliere il piede dall’acceleratore. Kathryn Mikells, capo delle finanze, vede enormi opportunità di investimento in una crescita redditizia sia nelle attività esistenti che in quelle nuove.

Chevron ha, invece, spiegato che la sua produzione nel Permiano è balzata del 22% a un record di 950.000 boepd, aiutata dall’acquisizione dell’anno scorso di PDC Energy, ed è sulla buona strada per 1 milione di boepd nel campo l’anno prossimo.

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Trump Vs Harris, su cosa puntano gli hedge fund in attesa dell’esito delle elezioni

Chi vincerà le elezioni negli Usa: Trump o Harris. Ecco come si muovono gli hedge fund e gli investitori nel frattempo.

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Trump Vs Harris, su cosa puntano gli hedge fund in attesa dell'esito delle elezioni

L’election day si avvicina: il 5 novembre gli americani sono chiamati a scegliere tra il candidato repubblicano Donald Trump e la democratica Kamala Harris. Gli investitori e, in particolare, gli hedge fund si stanno già muovendo per cercare di trarre profitto dalla vittoria dell’ex presidente Usa o, al limite, sono alla ricerca di investimenti con un ribasso limitato nel caso in cui dovesse vincere l’attuale vicepresidente.

Siamo quasi vicino alla fine della corsa e si è ancora in una fase di stallo: sono in molti che cercano le cosiddette operazioni asimmetriche, ossia quelle che coinvolgono Bitcoin, yuan o asset che potrebbero generare importanti profitti nel caso in cui Trump dovesse vincere le elezioni. Ma che allo stesso tempo non causino delle grandi perdite nel caso in cui la scommessa risultasse sbagliata. Come sottolinea Edoardo Rulli, responsabile di UBS Hedge Fund Solutions, è davvero difficile fare trading sulle elezioni, data la loro stretta elettorale.

Trump o Harris, chi vincerà le elezioni

Capire in questo momento chi possa vincere le elezioni negli Usa è davvero difficile. Alcuni siti di scommesse danno come favorito Donald Trump, tanto che sono stati creati i cosiddetti Trump trades. In molti, però, ritengono che le operazioni che implichino la scommessa di una vittoria dell’ex presidente Usa potrebbero perdere slancio nel caso in cui dovesse vincere Harris.

Secondo David Kalk, fondatore dell’hedge fund Reflexive Capital, tra le operazioni che potrebbero generare guadagni maggiori delle perdite in qualsiasi scenario ci sono le posizioni lunghe nei Bitcoin. Kalk ritiene che il potenziale rialzo del Bitcoin sarebbe due o tre volte superiore al denaro che è messo a rischio se Trump vince, poiché si aspetta un approccio normativo più amichevole alle criptovalute sotto l’ex presidente. La risposta negativa dei prezzi che Kalk si aspetta, in caso di vittoria di Harris, sembra molto più piccola del rialzo di una vittoria di Trump.

Patrick McMahon, fondatore del fondo speculativo macroeconomico MKP Capital Management, ritiene che la vendita allo scoperto dello yuan rispetto al dollaro sia un’operazione asimmetrica, date le perdite che la valuta cinese potrebbe subire se venissero imposti dazi.

Mario Unali, responsabile della consulenza sugli investimenti presso Kairos Partners, crede che le negoziazioni si stiano orientando verso una vittoria di Trump perché una vittoria di Harris dipenderebbe maggiormente dallo status quo, quindi le perdite sarebbero limitate.

Secondo la società di ricerca PivotalPath, il settore degli hedge fund ha finora registrato guadagni dell’8,3% nei primi nove mesi dell’anno. La media del settore sta sottoperformando il guadagno del 20% dell’S&P 500, mettendo alcuni hedge fund sotto pressione per adottare una posizione più cauta sulla corsa che porterà un po’ di rialzo.

Trump, quale impatto sul commercio

Le grandi puntate sui mercati delle scommesse hanno suscitato interrogativi tra gli utenti dei social media, che si chiedevano se stessero influenzando i mercati o se i mercati pronosticatori fossero semplicemente un indicatore anticipatore migliore della gara.

Le negoziazioni di Trump hanno incluso una svendita di titoli del Tesoro, dello yuan e un aumento delle azioni di Trump Media & Technology Group.

Poiché i due candidati sono ancora testa a testa a pochi giorni dalle elezioni, alcuni investitori si chiedono se alcune delle operazioni fatte sulle aspettative di una vittoria di Trump non siano esagerate.

John Luke Tyner, responsabile del reddito fisso e gestore di portafoglio presso Aptus Capital Advisor, ritiene che questa mossa a breve termine sui titoli del Tesoro sia probabilmente esagerata. Se Harris vincesse, probabilmente si potrebbe assistere a un brusco calo dei rendimenti a lungo termine, ma penso che assisteremo a ciò in entrambi i casi.

Adesso non ci resta che aspettare e vedere chi realmente vince le elezioni Usa.

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