Investimenti
Ford e General Motors: crollo azionario negli USA. Ferrari annuncia aumenti del 10%

Le difficoltà del settore auto anche USA, colpito dall’annuncio di dazi aggiuntivi sul settore auto da parte di Donald Trump, pesa anche sugli indici delle borse americane. Dow Jones lascia sul terreno lo 0,37%, fa poco meglio S&P 500, con un -0,33% e fa peggio Nasdaq Composite, che invece perde lo 0,53%. Una giornata più tranquilla di quella del crollo di 24 ore fa, che testimonia però come i mercati continuino a essere in balia di questioni politiche che poi finiscono per riversarsi nell’economia.
La giornata a Wall Street si era aperta con dati macro che non segnalano alcun tipo di problema, almeno fino a fine 2024. PIL confermato su buoni livelli (+2,4%), PCE fondamentalmente sotto controllo e mercato del lavoro che tiene, per quanto l’ennesimo rinvio ai pressanti tagli, che ora sembrano più lontani che mai, aveva contribuito a un’apertura non ottimale da perte delle borse USA.
Il 2 aprile giorno della liberazione? Per chi?
Il tema rimane quello del 2 aprile, giorno in cui entreranno in vigore i nuovi dazi e che Trump ha indicato come giorno della liberazione per gli Stati Uniti. Nel frattempo però i principali titoli del settore auto lasciano sul terreno percentuali importanti. General Motors perde oltre il 7,35%, male anche Ford con un -3,79%. Tesla chiude con un segno positivo (+0,35%), tenendo conto del fatto che le sue produzioni, almeno per i veicoli che sono destinati al mercato USA, sono appunto all’interno dei confini degli Stati Uniti d’America.
A preoccupare ancora di più è che quelli che Trump ritiene essere dei dazi di ritorsione e che dovrebbero pareggiare il conto con i paesi esteri rimarranno in vigore per tutto il suo secondo mandato. Continua dunque il gioco di lascia e prendi che ha contribuito a creare diverse tensioni sui mercati.
Ferrari ha già annunciato un aumento del prezzo del 10% dei propri veicoli venduti negli Stati Uniti per fronteggiare i dazi, che verranno pertanto almeno in parte scaricati sui clienti.
- Una questione di tempo
Manca ormai poco al 2 aprile e per quanto l’ingresso dei dazi sarà probabilmente compressivo sull’economia, almeno ci sarà la chiarezza sufficiente per permettere alle aziende di prendere delle decisioni per conformarsi e per organizzare le loro nuove produzioni e strutture commerciali.
Una fine del caos che sarà il primo passo verso una sorta di normalizzazione di un mandato che è partito con il piede sbagliato, almeno per i mercati. Non si vedevano 2 mesi così in negativo sulle borse dalla prima elezione di Barack Obama, che però poi fece proseguire il suo mandato con dei rally molto importanti per le borse.
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