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Swisscom: nuove proposte per il deal Vodafone / Fastweb. Spazio fino al 10 dicembre per AGCM

Swisscom offre un pacchetto di remedies per ottenere ok AGCM. Basterà?

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SWISSCOM FASTEWEB

Arrivano gli emendamenti di Swisscom per la proposta di fusione di Fastweb con Vodafone nel nostro Paese, proposta che aveva ricevuto il niet – o meglio un primo giro di commenti preoccupati da parte di AGCM – l’autorità garante della concorrenza e del mercato in Italia. Autorità che aveva sottolineato come un’eventuale fusione dei due gruppi avrebbe creato un player dominante sia per il settore corporate e istituzionale, sia per il mercato retail.

Una situazione, quella delle possibili fusioni e acquisizioni dei maggiori gruppi della telefonia che operano in Italia che è da tempo fonte di preoccupazione e che ha visto diversi cambiamenti di fronte nel corso del 2024, anno che ha suggellato anche l’arrivo di KKR in TIM. Non è chiaro se le offerte di Swisscom saranno accettate da parte di AGCM, che a quel punto potrebbe anche decidere di sbloccare il tentativo di fusione.

I remedies offerti da Swisscom

I remedies, gli emendamenti offerti a AGCM sono in realtà diversi e permettono di avere una sorta di ottimismo per quanto riguarda la possibilità che l’affare vada in porto. Swisscom ha infatti offerto l’apertura ai competitor della sua infrastruttura fibra detenuta e controllata tramite Fastweb, per i clienti corporate e amministrativi. Al tempo stesso Fastweb manterrà tutti i contratti all’ingrosso con gli altri operatori per offrire connettività ai clienti di carattere residenziale.

Swisscom sarebbe anche d’accordo con la creazione di un trustee che monitori l’andamento del mercato e gli eventuali effetti della fusione di cui sopra. In ultimo, si preoccuperà di fornire tutte le informazioni rilevanti per il mantenimento di un mercato equilibrato anche dopo l’eventuale fusione. Non ci sono stati commenti per il momento da parte dei soggetti direttamente coinvolti.

La risposta dovrà arrivare dopo il 10 dicembre, data ultima per AGCM per valutare la proposta. Nel caso di ok, se ne riparlerebbe comunque nel primo trimestre del 2025. Il nuovo set di proposte non ha avuto effetti sul titolo di Swisscom, che viene scambiato a 513 franchi svizzeri, in calo dell’1,6% rispetto alla quotazione con la quale aveva chiuso la giornata di scambi di ieri.

Analista economico dal 2009. Collabora con TradingOnline.com offrendo analisi su Forex, Macroeconomia e Azioni, con un occhio vigile sui mercati emergenti come Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Gianluca Grossi è anche caporedattore per la nota testata giornalistica Criptovaluta.it, quotidiano dedicato al mondo Crypto e Bitcoin ed è anche analista per Criptovaluta.it® Magazine, il settimanale della medesima organizzazione. Segue da vicino il mercato ETF, in particolare sulla piazza di New York.

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Parla Neel Kashkari di Fed Minneapolis: se inflazione sopra +2,4% no tagli ai tassi

Si riapre lo scenario del “no tagli” a dicembre. Parla Neel Kashkari di Federal Reserve Minneapolis.

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KASHKARI TAGLI

Parla Neel Kashkari di Federal Reserve Minneapolis – tra i falchi designati di questo ciclo – che mette le mani avanti sulle prossime decisioni di Federal Reserve per quanto riguarda i tassi di interesse, che saranno dettate anche dal dato sull’inflazione in arrivo il 13 novembre. Un dato sull’inflazione che ci si aspetta relativamente alto e in controtendenza rispetto al calo degli scorsi mesi.

Un dato alto che potrebbe, dice Kashkari, mettere in dubbio il taglio previsto per dicembre, ovvero il secondo dei tagli che sarebbero dovuti arrivare a conclusione del 2024. Poco male, per quanto i mercati preferirebbero certamente avere un altro taglio e dunque un ritorno a maggiore liquidità il prima possibile.

Tra il dire e il fare, lo spauracchio dell’inflazione…

Il problema torna a essere quello di qualche mese fa. L’inflazione potrebbe tornare a fare capolino. Tenendo conto di un mercato del lavoro che è però ancora forte, potrebbe essere proprio l’aumento dei prezzi per i consumatori a tornare preponderante e dunque a indirizzare le prossime decisioni di Fed. Questo almeno nella lettura di Neel Kashkari, che ha un atteggiamento mediamente hawkish e che i mercati non sembrerebbero condividere appieno.

Servirebbe un dato importante – nel senso di un dato più alto delle previsioni – che sono fissate intorno al 3,3% in termini di consenso per la Core e al 2,4% invece per l’inflazione classica. Per ora Fed Watchtool indica come probabilità dei tagli di 25 punti base a dicembre il 62%. Qualcosa che potrebbe cambiare comunque secondo il dato di domani, come ha appunto indicato Kashkari, che sarà anche hawkish, ma che nel caso di inflazione più alta del previsto potrebbe finire per avere ragione. Una ragione che potrebbe avere un impatto negativo su borse che stanno vivendo un grande 2024. E che aprirebbe però di nuovo ad una lettura ancor più interessante: se si può rallentare sui tagli, vuol dire che Fed ha enorme fiducia sulla possibilità di un soft landing, fiducia dettata dallo stato complessivo dell’economia USA.

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Bitcoin sopra i 68.000$, MSTR fa +30%: a due anni dal GRANDE CRACK è un altro mondo crypto

Bitcoin spinge MSTR ai massimi di sempre. Ma c’è di più che sta accadendo nel mondo Bitcoin…

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BITCOIN MSTR

Quasi +30% in quella che diventerà una giornata storica sia per Bitcoin, sia per MicroStrategy. Quella che un tempo era una società di software e che oggi si è trasformata in un’enorme forziere di Bitcoin ha battuto i suoi massimi storici. +28,50%, prezzi vicini ai 350$ per titolo e festa grande sia per il prezzo di Bitcoin, sia per l’annuncio, da parte dell’azienda, di aver acquistato negli scorsi giorni altri 27.200 Bitcoin.

È un cammino che va di pari passo ma non troppo, con $MSTR che ha performato meglio di Bitcoin all’interno di un 2024 già straordinario per la criptovaluta più capitalizzata al mondo, oggetto di ETF e anche di attenzioni positive, questo forse il motivo dei motivi che ha portato alla corsa di questi giorni, da parte del futuro Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Un Trump Trade che sta producendo effetti che vanno oltre il brevissimo periodo e che aprono ora a scenari molto difficili da anticipare, in quella che è una price discovery vera e propria.

Settore maturo? Intanto spingono le azioni

Oggi ricorre un altro importante anniversario per il mondo crypto: esattamente due anni fa Sam Bankman-Fried, allora prodigio che dominava o quasi il mercato, firmava l’avvio del Chapter 11, la procedura di gestione del fallimento negli USA, che porterà poi l’exchange alla liquidazione e lo stesso SBF ad una condanna molto dura. Due anni che hanno visto Bitcoin quadruplicare il suo prezzo e anche l’arrivo di soggetti che forse in pochi sarebbero riusciti ad immaginare vicini a BTC, come Larry Fink di BlackRock.

Siamo però pur sempre sui mercati – e le digressioni romantiche su quello che fu contano meno di zero. Contano i numeri – e oltre i gain di giornata parlano di 38 miliardi di scambi, secondo quanto è stato riportato da Eric Balchunas di Bloomberg, per gli ETF più MSTR e Coinbase, l’unico exchange quotato in borsa.

Numeri che parlano più degli importanti gain (anche di MSTR) e che forse rispondono in modo affermativo alla domanda che ci siamo posti in apertura. Due anni valgono più di due secoli nel mondo crypto. E sono più che sufficienti per dimenticare, in soli due anni, dove era il comparto.

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Federal Reserve taglia di 25 punti base. Occhi puntati sul discorso di Jerome Powell

Federal Reserve taglia i tassi di 25 punti base. Ora parla Powell che darà una direzione ai mercati.

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Fed tagli tassi

Il FOMC delibera quanto era più che scontato. Taglio di 25 punti base ai tassi di interesse negli USA, seguendo quanto Powell aveva già indicato nella precedente riunione. Dovrebbe essere, a meno di clamorosi rimbalzi da parte dell’inflazione, il penultimo dei tagli di questo 2024. Cosa che però dovrà essere confermata anche dalla conferenza stampa di rito di Jerome Powell che si terrà alle 20.30 ora italiana. Una conferenza stampa che arriva al termine di una settimana che è stata dominata dalla questione elettorale.

La vittoria di Donald Trump non impatterà in alcun modo sulle prossime decisioni di una banca centrale, Federal Reserve, che rimane la più indipendente dal potere politico al mondo. Cii sarà però da fare qualche considerazione di medio e lungo periodo, in particolare in corrispondenza con politiche fiscali che si preannunciano come fortemente espansive, politiche fiscali che dovranno con ogni probabilità portare ad una sorta di contenimento delle politiche monetarie gestite da Federal Reserve.

Tutto secondo programma

Tutto secondo programma da Federal Reserve, con il FOMC che chiude la riunione comunicando tagli da 25 punti base. Tagli che erano stati in realtà anticipati da Jerome Powell e che sono giustificati sia da un rallentamento dell’inflazione, sia al tempo stesso da un rallentamento del mercato del lavoro. Per ora le condizioni per un soft landing sembrerebbero confermate: trimestrali e PIL confermano un’economia USA ancora in salute.

L’ultima parola però dovranno darla i mercati, per ora relativamente fiduciosi di quanto sta facendo Powell – tenendo però sempre conto del fatto che non tutto sarà nelle mani di Federal Reserve. Ora occhi puntati sulla conferenza stampa di Jerome Powell: il Presidente di Federal Reserve non è uomo di grandi proclami – e gli analisti si produrranno in esegesi di gesti, sguardi e parole per cercare di capire quale sarà la prossima direzione di Federal Reserve in termini di tassi.

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Stellantis: altri 1.100 licenziamenti negli USA. Riorganizzazione per il gruppo, che però puzza di crisi

Altri licenziamenti per Stellantis negli USA. Ora via 1.100 operai dall’impianto Jeep del Michigan.

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JEEP 1100 LICENZIAMENTI

Altri 1.100 addetti di Stellantis negli USA dovranno cercarsi una nuova occupazione. Il gruppo ha comunicato il licenziamento di addetti della fabbrica Jeep in Ohio, che arriva a poco meno di un mese da un licenziamento di identiche proporzioni in Michigan. Secondo quanto è stato riportato da CNBC, nella fabbrica si produce il pickup Jeep Gladiaor. Il licenziamento sarebbe frutto di una situazione economica difficile – anche negli States – con livelli di inventario piuttosto alti e soprattutto di ricavi in picchiata nel corso del 2024.

La notizia è stata confermata da Stellantis stessa – che in un comunicato ha annunciato anche la riduzione di un turno del ciclo produttivo, allineando così la produzione con le richieste del mercato per Jeep Gladiator, che è l’unico modello che è prodotto presso lo stabilimento di Toledo South.

Un anno di transizione

Per quanto sia difficile farlo, il comunicato fornito a CNBC cerca di indicare qualche motivo di ottimismo, indicando l’anno in corso come anno di transizione e di riorganizzazione delle operazioni negli Stati Uniti. Riorganizzazione che non ha toccato soltanto però la produzione, ma anche la dirigenza, con uno shuffle che ha completamente ridisegnato l’azienda anche ai massimi vertici, almeno negli USA.

I licenziamenti saranno avviati il 5 gennaio e il preavviso è dovuto agli obblighi di legge presenti negli Stati Uniti. Per il momento tutto tace dal sindacato, al termine di una stagione di scontri aspri anche con Stellantis, scontri che si sono conclusi con una vittoria che però, stando allo stato attuale del mercato dell’auto e ai conseguenti licenziamenti, comincia a lasciare il tipico amaro in bocca di un’occasione persa.

Continua il trend negativo non solo per Stellantis, ma per un settore auto che in occidente continua a fare enorme fatica e che probabilmente continuerà a faticare anche per il 2025.

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Bitcoin sfonda grazie a Donald Trump: le 3 azioni che oggi dominano NASDAQ e NYSE

Donald Trump favorisce tre azioni che dominano oggi il NASDAQ – e sono tutte legate a Bitcoin e crypto.

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Tre azioni Bitcoin boom

Il mondo crypto – alla disperata ricerca di appoggi politici – ce l’ha fatta. Con una spesa che ha superato i 100 milioni ha contribuito ad eleggere alla cCasa Bianca il primo presidente apertamente amico del settore e – cosa che potrebbe rivelarsi più importante – anche ad avere un nuovo Senato che potrebbe fare da apripista per una regolamentazione del settore funzionale all’industria.

La lettura è data non solo dagli esperti del settore, ma anche dai mercati, che premiano tre titoli in particolare del comparto, per quella che potrebbe essere una nuova era per questo comparto negli USA e che ha costituito il più ovvio dei Trump Trade di queste elezioni.

Le tre azioni che dominano la scena del Trump bis

Oltre a DJT, che però con il comparto in questione c’entra poco o nulla, a correre sono state principalmente azioni del comparto crypto, per quanto in posizioni molto diverse l’una dall’altra.

  • Coinbase

È l’unico exchange di criptovalute quotato in borsa. È anche custode e broker degli ETF lanciati a gennaio negli USA e che vedono la partecipazione di colossi come BlackRock e Fidelity. Da un allargamento del comparto e della sua rilevanza nella prima economia finanziaria del globo non può che giovarsene, tant’è che il titolo porta a casa un ricco +23% nella sessione odierna.

  • MicroStrategy

MicroStrategy è una sorta di unicorno in un mondo aziendale USA che pur essendo più aperto di quello europeo al mondo di Bitcoin, non ha comunque esposizioni ancora considerevoli. MicroStrategy ha in cassa oltre 252.000 Bitcoin, per un controvalore che ad oggi, con $BTC ai massimi, supera i 18,8 miliardi di dollari. Le borse hanno premiato il titolo con un +10%, durante un 2024 stellare per un’azienda che è ormai un’enorme cassaforte Bitcoin.

  • Marathon Digital

È forse la più rappresentativa del settore mining quotato in borsa. Parliamo ovviamente del mining Bitcoin e non di quello forse più conosciuto dai trader di commodity.

Complice anche un arrivo sul settore delle società a caccia di energia e calcoli per l’intelligenza artificiale, questo è diventato un comparto sì altamente speculativo, ma comunque potenzialmente redditizio. Oggi Marathon viene premiata con un +15% – complici le dichiarazioni di Trump a difesa del settore. Tra le altre quotate, Riot fa 18% e CleanSpark fa il +17%. Una giornata da ricordare, non solo per gli elettori di Trump.

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