Finanza Personale
Assegno unico 2025, come correggere un Isee sbagliato. E perché bisogna farlo subito
Per non avere problemi con l’assegno unico, nel caso in cui l’Isee fosse sbagliato è necessario correre ai ripari immediatamente. Scopriamo come ci si deve muovere.
A chi non è mai capitato di sbagliare? Un semplicissimo e banalissimo errore può essere commesso nella compilazione della Dsu per ottenere l’Isee necessario per l’assegno unico. Una dimenticanza, un errore di trascrizione o dati non aggiornati correttamente dall’Agenzia delle Entrate possono far aumentare il valore certificato. Le conseguenze, per chi ha intenzione di richiedere l’assegno unico, sono pesanti perché oltre certi valori si ha diritto unicamente all’importo base che per il 2025 è fissato in 57,45 euro. L’Isee al di sotto di un determinato tetto, invece, permette di ricevere l’importo massimo previsto, che è pari a 200,90 euro.
La domanda, a questo punto, è molto semplice: indipendentemente dalle responsabilità dell’errore, è possibile metterci una pezza? Anche perché nel momento in cui l’Inps si dovesse accorgere che l’Isee è difforme o presenta degli errori, inizia a versare unicamente l’importo base dell’assegno unico. Fino a quando il diretto interessato non provvede a apportare le correzioni necessarie o fornisca all’istituto i chiarimenti necessari, viene erogato l’importo base, anche quando, in realtà, spetta l’assegno più alto.
Assegno unico, perché arriva l’importo base
Presentare un Isee difforme o con degli errori ha una conseguenza immediata. In un primo momento l’Inps versava l’importo derivante dai dati comunicati, per poi chiedere il conguaglio degli importi che erano stati indebitamente versati: in altre parole veniva richiesto il rimborso. Adesso, invece, eroga l’importo base, così da non trovarsi nella situazione di dover recuperare delle somme, ma soprattutto il beneficiario dell’assegno unico non deve restituire delle somme.
A fare il punto della situazione sull’Isee errato e la connessione con l’assegno unico ci hanno pensato i messaggi 2856/2023 e 2913/2023 dell’Inps, che hanno fornito alcune indicazioni su come muoversi.
Partiamo, comunque, da una premessa fondamentale: partito il 1° marzo 2022, per il calcolo dell’assegno unico la correttezza dell’Isee è fondamentale ed è un aspetto da non sottovalutare. Gli importi che vengono erogati dipendono proprio dati dati contenuti all’interno dell’indicatore.
Isee sbagliato, come comportarsi con l’assegno unico
Alla base della domanda per ottenere l’assegno unico c’è l’Isee, anche se al suo interno sono contenuti degli errori o sono presenti delle omissioni. Nel caso in cui il diretto interessato si dovesse trovare in questa situazione si può muovere in tre modi differenti:
- ha la possibilità di presentare all’Inps i documenti necessari per attestare che quanto è indicato nell’Isee sia veritiero. In questo caso non sono stati commessi degli errori, ma l’anomalia è stata riscontrata dai sistemi dell’Inps. Questo è il motivo per il quale è necessario dimostrare la veridicità di quanto indicato;
- è necessario presentare una nuova Dsu al cui interno non ci siano delle difformità;
- recarsi al Caf che ha inoltrato la domanda di attestazione Isee chiedendo la rettifica del Dsu con effetto retroattivo. Questa operazione è possibile unicamente quando gli errori contenuti nell’isee siano stati determinati da un errore materiale effettuato nel corso della compilazione.
Assegno unico, come dimostrare che l’Isee non è sbagliato
Il primo passo da compiere è accertarsi se gli errori o le omissioni riguardano il patrimonio o il reddito.
Se i problemi sono relativi al patrimonio è necessario fornire all’Inps la documentazione che è arrivata dalla banca o dall’intermediario. In questo modo è possibile dimostrare all’Inps la correttezza di quanto è stato dichiarato. Come pezze d’appoggio possono servire l’estratto conto o, eventualmente, una denuncia alle autorità, nel caso in cui sia stato aperto un conto corrente all’insaputa del titolare – che potrebbe essere stato vittima di un furto d’identità – o la documentazione che serve a dimostrare che il rapporto bancario non dichiarato in Dsu è stato chiuso negli anni precedenit.
Se invece i problemi riguardano il reddito, la documentazione probatoria è quella che viene rilasciata direttamente dall’Agenzia delle Entrate: serve ad attestare che la difformità o omissioni non sono valide.