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Canone Rai, scontro in Senato sull’importo da pagare: 70 o 90 euro

Acceso scontro in Senato sull’importo del canone Rai: si devono pagare 70 o 90 euro? Tutto è ancora da decidere.

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Canone Rai, scontro in Senato sull'importo da pagare: 70 o 90 euro

Siamo a novembre e ancora non c’è certezza sull’importo del canone Rai 2025. Quanto verrà addebitato in bolletta? Novanta o settanta euro? L’obolo che si paga con le utenze elettriche – per il momento questa è la sola cosa certa – è uno degli ostacoli che stanno frenando il Decreto fiscale in Senato.

Il canone Rai è al centro di un duro braccio di ferro tutto interno alla maggioranza, tanto che le parti sono alla ricerca di una soluzione, che dovrebbe arrivare prima della fine del voto sugli emendamenti che è previsto per la giornata di oggi, dopo che è stato deciso un rinvio dalla Commissione Bilancio.

Canone Rai al centro di un braccio di ferro

Uno dei nodi che la maggioranza deve ancora sciogliere è quello legato al canone Rai, per il quale non è ancora certo se si dovranno pagare 90 o 70 euro. Nella giornata di ieri – 25 novembre 2024 – i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani si sono incontrati con Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati: al centro dell’incontro c’è la richiesta avanzata dalla Lega di ridurre l’importo del canone Rai, magari con un taglio leggermente più contenuto rispetto ai 20 euro di un anno fa. La proposta, purtroppo, non sembrerebbe essere vista di buon occhio nemmeno da Giorgia Meloni.

Dario Damiani – uno dei relatori del Dl fiscale – ha spiegato che sarebbe emerso in maniera chiara che quello relativo al canone Rai è un tema divisivo: come tale è stato chiesto che venga accantonato. Damiano chiede un ulteriore sforzo su temi che risultino essere più omogenei con il Dl Fiscale.

Ricordiamo che la Lega ha presentato un emendamento alla Legge di Bilancio 2025 attraverso il quale chiedere la conferma del taglio da 90 a 70 euro del canone Rai. Anche se oggi dice di essere poco convinta che si possa arrivare ad un giusto equilibrio. Giorgio Maria Bergesio, capogruppo del Carroccio in commissione Vigilanza, ritiene che la maggioranza sia compatta: la Lega non sta sottraendo delle risorse alla Rai, ma verrebbero prese dalla fiscalità generale come già accaduto con la Manovra 2024. Una decisione condivisa da tutto il centrodestra. I 400 milioni di euro del canone Rai sarebbero prelevati dalle tasse che i contribuenti stanno già pagando.

La riduzione, però, sembra trovare una ferma opposizione da parte di Forza Italia. Maurizio Gasparri, capogruppo FI al Senato, ritiene che la riduzione del canone Rai non serva a niente, perché se si decide di effettuare il taglio di questo obolo si danno alla televisione pubblica 400 milioni che arrivano dalle tasse dei cittadini: se non è zuppa è pan bagnato.

Perché il canone Rai è andato in bolletta

Insieme al bollo auto il canone Rai è una delle tasse più odiate dalle famiglie italiane, tanto da farla diventare una delle più evase. Si stima che l’evasione totale sia pari al 25%. Chi non lo pagava, al massimo, poteva temere il controllo degli esattori, che potevano venire a casa – lo possono fare ancora oggi – per verificare l’effettiva presenza di un televisore. Il rischio è che potessero piombare la tv: una volta entrati in casa, se trovavano un apparecchio, potevano apporre i sigilli che ne bloccano l’utilizzo.

L’astio nei confronti del canone Rai è cresciuto con la nascita delle Tv private, che oltre ad operare gratis hanno aumentato l’offerta televisiva. La domanda che in molti si ponevano è perché dovessero pagare un canone alla Rai quando potevano vedere altri canali che offrivano grossomodo le stesse cose.

Per ovviare a questa evasione, nel 2016 il governo Renzi aveva deciso di attuare una duplice strategia: riuscì a far pagare a tutti il canone Rai mettendolo nella bolletta della luce, scaricando l’onere di dimostrare di non essere proprietari di una televisione agli stessi utenti. Contestualmente la tassa è scesa da 113 a 90 euro, dilazionata in dieci rate mensili.

Pierpaolo Molinengo è laureato in materie letterarie ed è un giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002. Ha iniziato ad occuparsi di Economia fin da subito, concentrandosi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i suoi interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Pierpaolo Molinengo scrive di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

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