Investimenti
DeepSeek contro OpenAI contro Elon Musk. Sam Altman: “Dalla parte sbagliata della storia”
America contro Cina. Open source contro software proprietario. Embargo contro capacità di arrangiarsi (almeno apparentemente) con materiale di seconda fascia. Dentro la guerra tra OpenAI e DeepSeek – che ha fatto deflagrare i mercati – e gettato ombre cupe sul proseguimento della bull run targata AI, c’è tutto ciò che serve per un avvincente romanzo finanziario. I grandi finanziamenti dei giganti tech da una parte e il mini team che raggiunge gli stessi risultati (forse barando, almeno secondo le accuse di OpenAI e Microsoft) e la possibilità che qualcuno arrivi a degli importanti ripensamenti.
Lo stesso Sam Altman, leader di OpenAI, avrebbe addirittura affermato di sentirsi dalla parte sbagliata della storia, proprio perché il software prodotto dalla sua azienda è a codice chiuso e non a codice aperto come quello di DeepSeek. Una storia che al tempo stesso è difficile da seguire perché mai come oggi lo scontro al vertice del tech che conta aveva interessato così tanto i mercati.
Davide contro Golia, o forse una nuova guerra fredda
Probabilmente la seconda, perché è difficile pensare che un colosso come la Cina – fosse anche soltanto per la qualità del capitale umano – rivesta il ruolo di Davide. Una guerra fredda che sarebbe confermata anche dalle bizzarre tempistiche con le quali si è presentato sul mercato DeepSeek, tra le altre cose chiedendo poco o nulla in cambio. E anzi, regalando il suo software al mondo. Software che è già entrato tra le altre cose come modello nei servizi offerti da Venice e da altre società, 100% americane, del mondo AI.
- Altri attriti con Elon Musk?
Quando si parla di intelligenza artificiale si tende a dimenticare il ruolo – centrale almeno agli esordi di OpenAI – di Elon Musk. È quell’Elon Musk che ora gode di contatti politici impensabili soltanto qualche mese fa, che ha dotato il suo X di Grok (altro modello di belle speranze) e che ha un vecchio conto da saldare con Sam Altman. Che i due non si piacciano non è esattamente un mistero. Musk gli contesta di aver snaturato OpenAI, nata come no-profit e oggi al centro del turbine di miliardi che riguarda il comparto AI. Una OpenAI che potrebbe trasformarsi – almeno così sperano da Microsoft – in una gallina dalle uova d’oro. Sempre che la cosa non scateni le ire di Musk, che oggi può contare sul formidabile apparato pubblico americano e sulla costanza di sempre nel perseguire i propri obiettivi. Sarà dunque una guerra fredda a tre, con due dei principali protagonisti che se la giocheranno negli States.