Investimenti
Continua il caos sui mercati. Fed pronta a intervenire, borse asiatiche male, le altre…
È ancora caos sui mercati. Rialzi sì, ma i problemi rimangono. Cosa succede ora?

Nessuno avrebbe mai immaginato una situazione del genere, anche di fronte a un importante upset elettorale come quello dello scorso novembre, che ha portato Donald Trump alla Casa Bianca. Questa volta, almeno a leggere tra le righe dei post puntuti di tanti gestori di fondi hedge, nessuno si aspettava che si desse seguito a promesse elettorali molto precise. Sì, è di nuovo una questione di dazi, con soqquadri e sconquassi e caos e preoccupazioni che in pochi si sarebbero aspettati.
Non si è ancora rotto nulla, dicono i papaveri di Fed. Tuttavia con una frequenza quella sì preoccupante si ripete che le banche centrali sono pronte, nel caso, a intervenire. Siamo lontani dal whatever it takes di Mario Draghi, ma il messaggio alla base rimane. Se i mercati, dice Collins di Fed Boston, diventeranno disorderly, tutta la potenza di fuoco delle banche centrali è a disposizione. Su cosa voglia dire disorderly sarà il caso di spendere qualche parola.
Asia male, non è vero che la situazione pesa soltanto sugli USA
Al contrario della narrativa prevalente sui giornali italiani, non è vero che quanto stia avvenendo sia un problema soltanto di Washington. La produzione cinese destinata agli USA è totalmente ferma. Le notizie di ordini fatti scaricare da navi cargo pronte a partire sono diverse, le borse parlano più chiaro di tanti editoriali.
Soffrono Shenzhen e Shanghai, soffre Tokyo. La situazione attuale, che dovrà pur trovare una soluzione, è un problema per tutte le parti coinvolte.
Oggi la Cina ha annunciato la risposta ai dazi, ulteriori, americani. Ha anche annunciato che si fermerà al 125%, perché a questo livello non ha più senso comunque avere qualunque tipo di commercio con gli USA, dato che nessuno può permetterselo.
L’Europa fa la scimmia tra le due tigri
Non sarà la più edificante delle posizioni da occupare, ma la strategia attendista dell’Europa per ora paga. Una risposta – soft – ai dazi americani, la volontà di trattare e tutto sommato di parlare in modo calmo sta pagando. Le borse europee sono con ogni probabilità le destinatarie di importanti deflussi dai titoli americani.
Per ora va bene così, ma è partito anche il conto alla rovescia dei 90 giorni di dazi soft al 10%. Entro questa scadenza si dovrà trovare un accordo con gli USA. Pena il tornare alla situazione iniziale.
È il mercato dei bond a fare paura
A fare paura agli USA – e a riportare Donald Trump a più miti consigli – è principalmente il mercato dei bond. I decennali USA sono vicini alla soglia psicologica del 4,5%. Quelli trentennali vicini al 5%. È una situazione insostenibile, probabilmente, e che è stata la maestra che ha indicato la strada a Trump.
Quando Federal Reserve parla di situazione potenzialmente disorderly che garantirebbe il suo intervento, probabilmente è in questa direzione che guarda.
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