Risparmio

Imposta di bollo sul conto corrente, ecco quando arriva l’addebito da 34 euro

L’imposta di bollo sul conto corrente è pari a 34,20 euro all’anno. Ecco quando viene addebitata e chi la deve versare.

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Puntuale come un orologio arriva da pagare l’imposta di bollo sul conto corrente. Grazie a questo obolo, nascosto tra i vari movimenti bancari, il Fisco riesce a fare incetta di soldi. Anche perché, quella che abbiamo davanti, rappresenta una vera e propria patrimoniale ricorrente. E che viene addebitata su un conto corrente solo perché è stato aperto. L’imposta di bollo è stata introdotta nel 1972 e, fino ad oggi, non mai stata abolita e all’estero non deve essere pagata. 

Ma vediamo un po’ di cosa si tratta e perché deve essere versata.

Imposta di bollo sul conto corrente, di cosa si tratta

Nel momento in cui viene aperto un conto corrente o un libretto postale è necessario versare l’imposta di bollo, che è, sostanzialmente, una tassa dovuta allo Stato per ogni rapporto bancario o postale regolarmente attivo. Questa sorta di patrimoniale colpisce trasversalmente tutti i risparmiatori, sia quando hanno sottoscritto un conto corrente personale o uno aziendale. Anche quando il rapporto bancario è cointestato. E, in maniera molto silenziosa, permette allo Stato di racimolare ogni anno un bel gruzzoletto.

Le persone fisiche devono versare l’imposta di bollo pari a 34,20 euro ogni anno, che diventa 100,00 euro per le aziende.

Sono in molti a non accorgersi di dover versare questo obolo, perché le banche la frazionano nel corso dell’anno con cadenza trimestrale. L’addebito, di norma, viene effettuato nelle seguenti date:

  • 31 marzo;
  • 30 giugno;
  • 30 settembre;
  • 31 dicembre.

Data la suddivisione nel corso dell’anno dell’imposta di bollo, ogni singolo addebito sul conto corrente sarà pari a 8,55 euro per le persone fisiche e 25 euro per i conti aziendali. Non è detto che tutti gli istituti di credito si muovano nello stesso modo: può accadere, infatti, che l’imposta di bollo venga addebitata con cadenza annuale o semestrale, in base a quando l’estratto conto viene inviato al cliente. Entrando un po’ più nello specifico, la legge prevede che:

L’estratto conto o il rendiconto si considerano in ogni caso inviati almeno una volta nel corso dell’anno anche quando non sussiste un obbligo di invio o di redazione. Se gli estratti conto sono inviati periodicamente nel corso dell’anno, l’imposta di bollo dovuta è rapportata al periodo rendicontato. 

Imposta di bollo, chi la deve pagare

Insieme a quella prevista sul deposito titoli, l’imposta di bollo sul conto corrente rappresenta una tassa fissa, che deve essere versata indipendentemente dai soldi che vi vengono depositati e che si andranno a muovere nel corso dell’anno. Deve essere pagata per il semplice fatto che si è intestatari di un conto corrente e al suo interno siano depositati dei soldi, indipendentemente dal denaro che vi è depositato, dalle spese effettuate o dagli incassi. O per quanto frequenti e cospicue possano essere le operazioni.

Esiste, però, un’eccezione al pagamento dell’imposta di bollo sul conto corrente ed è costituita dalla giacenza media inferiore a 5.000 euro. Nel caso in cui il correntista, durante il periodo di rendicontazione dovesse mantenere una soglia inferiore a questa cifra, è esonerato dal pagamento di questo antipatico obolo.

Ma non solo. L’imposta di bollo non si applica sui rapporti che intercorrono tra gli enti gestori e i Confidi, organismi senza scopo di lucro a carattere associativo costituiti da piccole e media imprese. Anche i conti correnti delle pubbliche amministrazioni sono esentati dal pagamento di questa tassa.

Altra deroga al pagamento dell’imposta di bollo sul conto corrente è determinata direttamente dalle capacità reddituali del correntista. Quanti, infatti, hanno un Isee inferiore a 7.500 euro sono esentati da questo onere. Per evitare il pagamento, però, è necessario esibire all’istituto di credito o all’ufficio postale la certificazione rilasciata dall’Inps.

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