Finanza Personale
Isee 2025, finalmente fuori i Titoli di Stato. Cosa cambia per le famiglie italiane
I Titoli di Stato finalmente escono dall’Isee. La novità, che partirà non prima del nuovo anno, avrà un impatto sulla richiesta dei bonus e della altre agevolazioni.
La bozza di Dpcm attraverso il quale modificare il regolamento Isee è giunto alla Camera. Un traguardo indubbiamente importante, dato che al suo interno è contenuta una novità prevista dalla Legge di Bilancio 2024 (quella per intenderci dello scorso anno, approvata nel 2023) e che non è mai stata applicata fino a questo momento: l’esclusione dall’Isee dei Titoli di Stato e dei libretti postali.
Le nuove modalità di calcolo della situazione finanziaria delle famiglie, con ogni probabilità, dovrebbero partire dal prossimo anno, dopo che le commissioni parlamentari si saranno espresse sull’argomento.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire quale impatto possa avere l’esclusione dei Titoli di Stato e dei libretti postali dall’Isee.
Isee 2025, fuori dal calcolo i Titoli di Stato
Partiamo dalle basi. I Titoli di Stato e i libretti postali verranno esclusi dal calcolo dell’Isee fino ad un valore massimo pari a 50.000 euro. L’Inps, con il messaggio n. 165/2024, aveva spiegato, però, che la disposizione sarebbe entrata in vigore immediatamente, perché è subordinata all’approvazione di una serie di modifiche al regolamento Isee.
Fino ad oggi, quindi, la disciplina relativa al patrimonio immobiliare in possesso delle famiglie non è stata cambiata: la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) è rimasta immutata rispetto al passato. I richiedenti, tra l’altro, continuano ad essere obbligati ad indicare tutti i rapporti finanziari di cui sono titolari al 31 dicembre 2022.
Fin qui abbiamo parlato di Titoli di Stato e libretti postali, ma è bene essere più precisi. Nell’esclusione dal conteggio Isee sono compresi:
- BoT;
- CTz;
- BTp;
- CcT;
- buoni postali fruttiferi;
- libretti di risparmio postale.
Essere in possesso di questi prodotti di investimento non sarà più rilevante ai fini dell’Isee. Nel conteggio rientrerebbero anche i prodotti di raccolta del risparmio che sono destinati al pubblico retail, ma non quelli riservati agli investitori istituzionali.
L’impatto sulla spesa publbica e sulle tasche delle famiglie
Stando alle valutazioni tecniche contenute all’interno della relazione tecnica allegata al Dpcm, le modifiche che verrebbero apportate al regolamento comporterebbero la riduzione del valore dell’Isee di molte famiglie. L’ovvia conseguenza è che le spese pubbliche per una serie di prestazioni aumenterebbero (stiamo pensando, solo per fare un esempio, ai bonus sociali sulle bollette e all’assegno unico). Si ritiene che l’aumento medio possa essere dello 0,23%, che comporterebbe un costo annuo aggiuntivo per lo Stato pari a 44 milioni di euro, che è già coperto con la Legge di Bilancio 2024.
L’impatto che avrebbe sull’Isee è sostanzialmente ritenuto trascurabile per molte prestazioni. Nella maggior parte dei casi le soglie richieste sono molto basse: sicuramente l’effetto più evidente coinvolgerebbe l’assegno unico, dato che gli importi vengono erogati proprio sulla base delle varie fasce Isee.
Cad Acli, per conto de Il Sole 24 Ore, ha fatto alcune simulazioni per cercare di capire quali siano gli impatti per i diretti interessati. Prendiamo in considerazione una famiglia composta da due genitori con due figli e con le seguenti caratteristiche:
- reddito da lavoro dipendente;
- abitazione di proprietà;
- grosso modo 79.000 euro di patrimonio mobiliare.
Il loro Isee potrebbe scendere di circa 2.000 euro nel caso in cui abbiano investito 25.000 euro in Titoli di Stato e di 4.000 euro nel caso in cui il suddetto investimento salga a 50.000 euro.
Possiamo ritenere che già dal prossimo anno le nuove regole dell’Isee possano essere applicate? Con ogni probabilità sì, anche se è ancora da sciogliere il nodo delle tempistiche per effettuare tutti i passaggi. Dopo che il Dpcm verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, sono necessarie le istruzioni operative dell’Inps per compilare la Dichiarazione Sostitutiva Unica. Il testo ha già ottenuto il via libera dal Garante della Privacy, del Consiglio di Stato e della Conferenza unificata.