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Dal 2027 si potrà andare in pensione tre mesi più tardi. Cosa cambia ai fini pratici

A seguito dell’aumento della speranza di vita a partire dal 1° gennaio 2027 si potrà andare in pensione tre mesi più tardi.

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Cresce la speranza di vita in Italia: una buona notizia, a cui si associa immediatamente il rovescio della medaglia. Per andare in pensione ci vogliono tre mesi di più. A certificare i cambiamenti è stata l’Istat, che ha anticipato che a partire dal mese di gennaio 2027 l’età pensionabile e i requisiti per accedere alla pensione aumenteranno proprio a causa dell’innalzamento della speranza di vita.

Molto pragmaticamente questo significa che per la pensione di vecchiaia sarà necessario attendere di aver compiuto 67 anni e 3 mesi, mentre saranno necessari 43 anni e un mese – che scendono a 42 anni ed 1 mese – i contributi necessari per ottenere quella anticipata.

Il Governo avrebbe intenzione di correre immediatamente ai ripari: Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro ha dichiarato che l’aumento verrà sterilizzato.

Si vive di più e la pensione viene posticipata

Ma perché è necessario aspettare un po’ di più per andare in pensione? A sciorinare i dati ci ha pensato l’Istat, che ha reso noto che la speranza di vita alla nascita, nel 2024, è stata stimata in 81,4 anni per gli uomini che salgono a 85,5 anni per le donne, in crescita di 0,4 decimi di anno. Sono dei valori superiori a quelli che erano stati registrati nel corso del 2019, ossia prima dello scoppio della pandemia. il difficile periodo contrassegnato dal Covid, oggi come oggi, sembrerebbe essere stato superato completamente, tanto che i dati sulla sopravvivenza tornano a registrare degli incrementi significativi.

Volendo dare un’occhiata a cosa succede area per area in Italia si scorge che:

  • nel Nord del Paese la speranza di vita alla nascita risulta essere per gli uomini di 82,1 anni e di 86 anni per le donne. Rispetto al 2023 i primi hanno recuperato cinque mesi, mentre le donne quattro mesi. La speranza di vita più alta è stata registrata in Trentino Alto Adige (una conferma), dove gli uomini vivono fino a 82,7 anni e le donne 86,7 (ovviamente in media);
  • la speranza di vita alla nascita nel Centro Italia si attesta per gli uomini a 81,8 anni e per le donne 85,7 anni. rispetto al 2023 per entrambi i generi è stato registrato un incremento di quattro mesi. Continuando a basarci su questa ripartizione geografica, le Marche costituiscono la regione nella quale si vive più a lungo: gli uomini 82,2 anni e le donne 86,2 anni;
  • i valori più bassi, purtroppo, sono stati registrati nel Mezzogiorno, dove la speranza di vita alla nascita per gli uomini è di 80,3 anni, mentre per le donne di 84,6 anni. A registrare i maggiori guadagni di sopravvivenza è l’Abruzzo, dove si ci sono 8 mesi in più rispetto al 2023.

Perché si andrà in pensione più tardi

Ma perché i lavoratori dovranno andare in pensione più tardi? A prevederlo è un meccanismo automatico introdotto dalla Legge, secondo il quale ogni due anni i requisiti per andare in quiescenza devono essere adeguati all’andamento della speranza di vita a 65 anni.

Nel 2023-2024 – stando ai dati Istat che abbiamo visto nel paragrafo precedente – la speranza di vita è aumentata mediamente di sette anni rispetto al biennio 2021-2022. Negli anni della pandemia, purtroppo, era stato registrato un calo di quattro mesi, il rialzo effettivo che deve essere applicato è di tre mesi, il quale, tra l’altro, è anche il massimo che la normativa prevede per ogni biennio.

Cosa cambia per i lavoratori che devono andare in pensione?

Nel caso in cui il meccanismo non dovesse venire bloccato, a partire dal mese di gennaio 2027 i lavoratori potranno andare in:

  • pensione di vecchiaia al compimento di 67 anni e tre mesi;
  • pensione anticipata non appena avranno maturato 43 anni e un di contributi se sono uomini o 42 anni e 1 mese se sono donne.

Fino al 31 dicembre 2024 il governo avrà la possibilità di trovare le risorse per sterilizzare l’adeguamento, come era già avvenuto in passato. L’obiettivo ha lo scopo di evitare che l’automatismo abbia un impatto pesante sui lavoratori che sono in procinto di uscire dal mondo del lavoro.

Pierpaolo Molinengo è laureato in materie letterarie ed è un giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002. Ha iniziato ad occuparsi di Economia fin da subito, concentrandosi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i suoi interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Pierpaolo Molinengo scrive di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

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