Finanza Personale
Pignoramento della pensione, cosa si rischia, nel 2025, ad avere debiti con il Fisco
Avere dei debiti con il fisco nel 2025 può diventare pesante, anche quando si percepisce una pensione. Il pignoramento avviene più velocemente.
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Il pignoramento della pensione può arrivare più facilmente nel 2025. A partire dal 1° gennaio di quest’anno, infatti, è stata resa più facile la procedura che permette dall’Agenzia delle Entrate di recuperare determinati importi. Nel caso in cui un contribuente non dovesse essere in regola con il versamento di determinate imposte, l’AdE non dovrà più inviare la cartella esattoriale prima avviare le procedure di pignoramento della pensione. L’operazione può essere effettuata attraverso un accertamento esecutivo, il quale scatterà entro 60 giorni dalla notifica dell’atto.
Ma entriamo nel dettaglio e vediamo come funzionano le nuove regole e quali impatti avranno nella vita di tutti i giorni dei contribuenti.
Pignoramento della pensione, cosa cambia
Ma sostanzialmente cosa cambia con il pignoramento della pensione? Nel momento in cui siano trascorsi 30 giorni dalla scadenza del pagamento, l’Agenzia delle Entrate ha la possibilità di avviare le procedure connesse con il pignoramento, senza che sia necessario effettuare una comunicazione preventiva attraverso una cartella esattoriale. La novità riguarderà principalmente i seguenti obblighi tributari:
- imposta di registro;
- imposta di successione;
- la restituzione di agevolazioni fiscali che non sarebbero spettati;
- eventuali crediti d’imposta utilizzati in maniera indebita;
- debiti che si riferiscono a Irpef, Iva, Tari , Tosap e l’imposta sulla pubblicità.
Attenzione che le nuove regole sul pignoramento non si applicano unicamente con le pendenze con l’Agenzia delle entrate, ma coinvolgono anche gli enti locali, che avranno la mano più libera. In questo caso, quando l’Imu e la Tari non dovessero essere pagate, le amministrazioni comunali avranno 60 giorni di tempo – e non 180 giorni come è accaduto fino allo scorso anno – per procedere con il recupero dell’imposta che il contribuente non ha versato.
Soffermandosi sulla pensione, invece, è bene ricordare che il 20% del pignorabile che supera il minimo vitale – che ricordiamo è pari a due volte l’assegno sociale – non vale per i debiti che sono contratti nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Quando si viene a verificare questa situazione i limiti, calcolati sulla parte eccedente il minimo vitale, risultano essere i seguenti:
- per i redditi fino a 2.500 euro al mese: 1/10;
- per i redditi compresi tra 2.501 e 5.000 euro al mese: 1/7;
- per i redditi che superano i 5.000 euro al mese: 1/5
Pignoramento della pensione, come è cambiato
Nel corso degli anni le norme relative al pignoramento sulle pensioni sono cambiati varie volte. Fino al 2022 gli assegni previdenziali erano protetti nel caso in cui non superassero 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale. A cambiare in parte le regole del gioco è stato il Decreto Aiuti, pubblicato il 9 agosto 2022, con il quale questa soglia è stata aumentata di due volte. In altre parole a fronte di un assegno sociale pari a 538 euro, non è possibile pignorare la pensione fino ad un importo pari a 1.076 euro.
Una volta che questo limite viene superato, la parte della pensione che può essere espropriata è limitata al 20% dell’importo eccedente. Questo significa che a fronte di un assegno previdenziale pari a 1.500 euro solo 424 sarebbero soggetti a pignoramento, ma con la trattenuta non può superare 84 euro: il prelievo rimane limitato.
La situazione si inizia a complicare leggermente nel caso in cui i risparmi della pensione vengano depositati su un conto corrente. In questo caso il pignoramento può coprire il 20% della cifra che supera tre volte l’ammontare dell’assegno sociale (538 euro): la somma protetta, quindi, è pari a 1.614 euro. Nel caso in cui il saldo sia pari a 5.000 euro il creditore ha la possibilità di reclamare il 20% dell’importo eccedente.
Devono poi essere prese in considerazione anche eventuali trattamenti integrativi, come le pensioni di reversibilità, che possono essere pignorate integralmente.