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Donald Trump: “BCE taglia, Jerome Powell no!” Vuole licenziarlo anche contro la legge

BCE taglia e Trump sfrutta la situazione per spingere Powell a farsi da parte.

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BCE TRUMP POWELL

BCE taglia ancora i tassi di 25 punti base, come ampiamente previsto da tutti gli analisti e abbondantemente scontato dai mercati. Le preoccupazioni sull’inflazione pesano meno di quelle sui dazi e sugli effetti sull’economia europea. In pochi però avrebbero immaginato che la decisione di BCE avrebbe offerto una sponda a Donald Trump. Sponda per attaccare di nuovo Jerome Powell e far tornare prepotentemente il discorso del suo licenziamento.

Un licenziamento che per le leggi vigenti negli Stati Uniti è pressoché impossibile, perché dovrebbe avvenire per giusta causa. Una giusta causa che prevederebbe gravi mancanze di Jerome Powell, in contrasto pieno con il mandato che alla banca centrale americana ha affidato il Congresso. Non vi è chiaramente – e non vi è nessuno disposto a sostenere il contrario – nulla di tutto questo. L’unica contestazione che si muove a Jerome Powell è quella di non dare seguito ai desiderata del governo, che sarebbero per inciso tassi più bassi. Tassi più consoni a un’economia che vorrebbe crescere ma che incontrano l’ovvio e scontato limite di un’inflazione che negli USA è ancora molto lontana dal target del 2%. In aggiunta a peggiorare il quadro sul medio periodo ci sono decisioni dello stesso governo, come le nuove politiche sull’immigrazione e i dazi che si vorrebbero imporre a tutto il pianeta, talvolta con percentuali (vedi la Cina), superiori al 100%.

L’assist involontario

È arrivato un assist involontario di Christine Lagarde a Donald J. Trump. La Banca Centrale Europea, che certamente non ha alcun obbligo di sedare le accese discussioni politiche che arrivano dagli USA, offre però una sponda a chi sta conducendo una guerra senza quartiere – e senza grossi appoggi politici in patria – per cambiare uno dei capisaldi dell’economia mondiale. Quel caposaldo è la certa e inattaccabile indipendenza politica di Federal Reserve, che in pochi, anche nei romanzi di fantascienza, si erano mai sognati di mettere in discussione.

In realtà gli attriti tra Trump e Federal Reserve non sono nulla di nuovo. Già durante il precedente mandato si era arrivati allo scontro frontale, sempre per questioni analoghe, che però almeno quella volta rientrarono piuttosto brevemente e non arrivarono al livello che descrivono i giornali USA in queste ore.

Secondo The Wall Street Journal infatti, Donald Trump starebbe parlando in modo sempre più insistente della rimozione di Powell, anche se per via privata. Cosa che avrebbe creato non pochi grattacapi al Segretario del Tesoro Scott Bessent, che starebbe cercando di organizzare un gruppo di persone fidate del Presidente che lo facciano tornare sui propri passi.

Per quanto legalmente sia poco percorribile, l’idea che circola tra diversi specialisti dei comportamenti di Trump è che ci sia una strada percorribile, almeno nella testa del Presidente USA: sarebbe quella di inviare il licenziamento, attendere la contestazione dello stesso e portare la questione fino alla Corte Suprema. Per i mercati sarebbe un duro colpo, anche se la questione dovesse essere poi cassata dalla corte di rango più elevato negli USA.

Analista economico dal 2009. Collabora con TradingOnline.com offrendo analisi su Forex, Macroeconomia e Azioni, con un occhio vigile sui mercati emergenti come Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Gianluca Grossi è anche caporedattore per la nota testata giornalistica Criptovaluta.it, quotidiano dedicato al mondo Crypto e Bitcoin ed è anche analista per Criptovaluta.it® Magazine, il settimanale della medesima organizzazione. Segue da vicino il mercato ETF, in particolare sulla piazza di New York.

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