Finanza Personale
Influencer, arriva il Codice Ateco per pagare le tasse in maniera corretta
Anche per gli influencer arriva il codice Ateco. Anche loro potranno pagare le tasse correttamente.
Arriva il codice Ateco per gli influencer o, più correttamente, per le attività di influencer marketing. Ad annunciarlo è Massimo Bitonci, sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Quanti operano in questo settore devono utilizzare il codice Ateco 73.11.03.
Bitonci spiega che è stato raggiunto un importante traguardo nel segno dell’innovazione: la novità sarà in vigore a partire dal prossimo 1° gennaio 2025 e costituisce una vera e propria vittoria per la Lega, che ha voluto raggiungere un determinato obiettivo: dare il giusto riconoscimento ad un settore in forte crescita in Italia e che sta vedendo la crescita di molti professionisti.
Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di capire quale sarà l’impatto della novità sugli influencer.
Influencer, arriva il nuovo codice Ateco
Il modo attraverso il quale le persone si guadagnano da vivere è cambiato. Cresce il numero dei soggetti che lavorano da remoto, mentre le opportunità di lavoro più tradizionali se non stanno proprio scomparendo, si stanno evolvendo. Il mondo del web ha permesso a molti professionisti di crearsi una carriera e stanno crescendo in modo esponenziale le opportunità di lavoro. A prendere sempre più piede c’è l’attività di influencer.
Sono sempre di più le persone che cercano di monetizzare la propria presenza sui vari social media: Instagram, Youtube, TikTok solo per citarne alcuni. Come molti ben sapranno sono delle delle piattaforme di condivisione dei contenuti che permettono a molti brand di promuovere i propri prodotti proprio grazie agli influencer.
L’introduzione del nuovo codice Ateco si inserisce proprio in questo concetto di base. ricordiamo, infatti, che quella degli influencer, se fatta professionalmente è tutt’altro che un gioco. Anzi: è un lavoro altamente stimolante. Gli influencer sono in grado di influenzare le scelte d’acquisto o decisionali delle persone che le seguono. Questo ruolo viene assunto perché sono dotati di autorevolezza su un determinato argomento.
Le caratteristiche principali dell’attività di influencer sono le seguenti:
- il soggetto ha un pubblico di nicchia: sono specializzati in un determinato argomento e si sono costruiti una solida reputazione;
- hanno una presenza online: dopo aver costruito un profilo sui vari social media, hanno iniziato a pubblicare dei contenuti coerenti con la nicchia che si sono scelti;
- hanno sviluppato una voce unica: dopo aver adottato uno stile che li ha differenziati dagli altri soggetti e grazie a questo sono riusciti ad attirare un loro pubblico;
- interagiscono regolarmente con il loro pubblico: rispondono ai commenti e alle domande dei loro seguaci. Questo ha permette loro di costruire una relazione più personale e migliorare la presenza online;
- lavorano regolarmente con i brand. Una volta che hanno costruito un pubblico significativo, sono riusciti ad intercettare dei brand che pubblicassero dei contenuti sponsorizzati e, in questo modo, hanno iniziato a guadagnare del denaro.
Come sono tassati gli influencer
L’attivazione di un codice Ateco riservato agli influencer è solo una delle tante operazioni che questi soggetti devono fare a livello imprenditoriale. Sul regime di tassazione degli influencer è già intervenuto il tribunale di Roma con la sentenza n. 2615 del 4 marzo 2024, che ha previsto due regimi fiscali per questi soggetti:
- le attività legate al meccanismo dell’affiliazione, attraverso le quali il compenso viene erogato in base ai prodotti che sono promossi. In questo caso l’attività – almeno secondo i giudici romani – rientrerebbe in quella degli agenti di commercio, con l’obbligo di iscrizione all’Enasarco;
- l’attività di testimonial di un brand, che quindi è slegata alle vendite, ma promuove semplicemente un servizio o un bene. L’influencer percepisce un compenso che risulta essere completamente slegato dalle vendite. L’attività è puramente commerciale.
Per i due tipi di attività l’influencer deve aprire una partita Iva – a questo punto è stato introdotto anche il codice Ateco corretto da scegliere -. Questo tipo di lavoro non può mai essere considerato una prestazione occasionale.
Finanza Personale
Isee 2025, cos’è e perché è necessario muoversi da subito per averlo
A cosa serve l’Isee 2025 e perché è necessario richiederlo immediatamente. Tutte le risposte ai Vostri dubbi.
Cos’è l’Isee e perché sono così importanti le novità previste per il 2025 di questo particolare documento? L’Indicatore della Situazione Economica Equivalente sostanzialmente certifica la situazione economica di ogni famiglie ed è importante per poter richiedere qualsiasi prestazione assistenziale, i bonus che periodicamente vengono varati e alcuni tipi di agevolazioni.
Per poter accedere a questo tipo di agevolazioni è necessario essere in possesso di Isee in corso di validità: la normativa prevede che il documento il 31 dicembre di ogni anno scada e i diretti interessati sono tenuti a chiederne uno nuovo presentando la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU). Anche nel 2024, quindi, il documento andrà in pensione. Alcune prestazioni che vengono percepite hanno una sorta di clausola di salvaguardia per il mese di gennaio: vengono comunque erogate anche se l’isee risulta essere scaduto.
Ma è importante aggiornare l’Isee il prima possibile, in modo da adeguarlo alle novità e ai cambiamenti del 2025: serve per richiedere nuove prestazioni e per continuare a percepire quelle già erogate.
Isee 2025: perché muoversi per tempo
Iniziare a muoversi per tempo è importante per riuscire a continuare a beneficiare delle agevolazioni richieste nel corso del 2024. Attraverso l’Isee si riesce a delineare in maniera precisa e dettagliata la situazione economica di un nucleo familiare: viene scattata una fotografia più precisa rispetto a quella effettuata dal semplice reddito.
Fatta questa premessa è bene ricordare che l’Isee 2024 faceva riferimento alla situazione del reddito e del patrimonio familiare relativi al periodo d’imposta 2022. In altre parole vengono certificati i redditi di due anni prima: questa è un’anomalia del sistema, perché non riesce ad intercettare la situazione economica reale che una famiglia sta vivendo. Nell’arco di due anni possono cambiare molte cose.
Per ottenere l’Isee 2025 è opportuno muoversi fin da subito. Per avviare la pratica si da per scontato che i richiedenti abbiano presentato la dichiarazione dei redditi 2024, che si riferisce al periodo d’imposta 2023. Sarà, inoltre, necessario presentare i certificati delle banche o di Poste italiane per documentare la presenza – o l’assenza – di depositi, strumenti di credito e via discorrendo. È necessario, inoltre, produrre la documentazione dalla quale si evinca il saldo e la giacenza media nei conti correnti, carte, buoni e altri titoli di deposito. I dati devono essere aggiornati al 31 dicembre 2023: gli istituti di credito dovrebbero aver già inviato i consuntivi alla fine del 2023 o, al massimo, ad inizio 2024.
Iniziando a raccogliere fin da subito questi documenti, il primi giorni di gennaio sarà possibile presentare la DSU: per farlo, naturalmente, sarà necessario attendere che la piattaforma Inps sia aggiornata al 2025.
Isee corrente, gli aggiornamenti necessari nel corso dell’anno
Ribadiamo, comunque, che alcune misure godono di una sorta di clausola di salvaguardia: stiamo pensando, per esempio, all’assegno unico per i figli a carico e all’assegno di inclusione. Anche se non viene presentato l’Isee 2025 in corso di validità a gennaio verranno erogati ugualmente. Ad ogni modo, onde evitare che la prestazione venga bloccata successivamente, è opportuno muoversi subito.
Chi, invece, dovesse aver registrato delle variazioni significative del proprio reddito tra il 2023 ed oggi, dopo aver presentato la DSU per ottenere le varie prestazioni può richiedere l’Isee corrente.
Grazie a questo documento si riesce ad avere una situazione aggiornata alla situazione attuale, ma è bene ricordare che l’Iseee corrente a differenza dell’ordinario dura solo sei mesi dalla sua richiesta. Sarà necessario, a questo punto segnarsi sul calendario la scadenza del nuovo certificato, perché sarà necessario chiederne uno nuovo non appena passano i sei mesi.
Questa soluzione è necessaria per quanti hanno intenzione di percepire determinate prestazioni, ma con i dati aggiornati a dicembre non vi avrebbero diritto.
Finanza Personale
Saldo Imu 2024, come effettuare il versamento con il bollettino postale
Il saldo Imu 2024 può essere effettuato anche con un bollettino postale, purché il contribuente non sia titolare di partita Iva.
Il 16 dicembre si avvicina e con esso la deadline per versare il saldo Imu 2024. Ma quest’anno come deve essere effettuato il versamento? Quali soluzioni vengono messe a disposizione dei contribuenti per saldare la seconda rata Imu di quest’anno? Il Modello F24 telematico, indubbiamente, è la soluzione che viene utilizzata di più, ma ci sono anche altre soluzioni per effettuare questa operazione.
Una delle soluzioni che sono a disposizione dei contribuenti, ma solo se non sono titolari di partita Iva, è il pagamento tramite bollettino postale. In questo caso, però, non è possibile compensare eventuali crediti. Ma vediamo come si effettua il versamento dell’Imu e, soprattutto, come rispettare le scadenze previste dalla normativa.
Saldo Imu 2024, chi può utilizzare il bollettino
Il bollettino postale per versare il saldo Imu può essere utilizzato unicamente dai contribuenti che non siano titolari di partita Iva. E che, soprattutto, non debbano gestire delle compensazioni di crediti fiscali. Questa, in altre parole, è una soluzione riservata ai privati, che preferiscono utilizzare delle soluzioni alternative al Modello F24.
I diretti interessati hanno la possibilità di ritirare gratuitamente il bollettino in qualsiasi ufficio postale. Ed è una valida alternativa al consueto metodo di pagamento.
Il modulo che si ritira direttamente presso Poste Italiane riporta già il numero di conto corrente valido per effettuare l’operazione (è il n. 1008857615).
Ad ogni modo è necessario accertarsi che non ci siano delle eccezioni, perché alcune amministrazioni comunali potrebbero mettere a disposizione un conto corrente diverso. Nel momento in cui si va a compilare il bollettino postale è necessario inserire al suo interno tutte le informazioni più importanti:
- il codice tributo Imu, attraverso il quale viene identificato il tipo di imposta che deve essere versato;
- l’anno di riferimento, che, ovviamente, si riferisce al periodo a cui si riferisce il versamento;
- il codice catastale del comune, attraverso il quale viene specificato il territorio nel quale l’immobile è ubicato;
- il numero di immobili, nel caso in cui si sia proprietari di più di un immobile è necessario indicarlo.
È necessario provvedere ad indicare tutti i dati con precisione, in modo che il pagamento venga attribuito in maniera corretta. Eventuali errori nell’inserimento dei dati potrebbero comportare dei ritardi o dei disguidi nelle operazioni di accertamento dei versamenti da parte delle amministrazioni comunali.
Imu 2024, l’importanza del bollettino precompilato
Alcune amministrazioni comunali mettono a disposizione dei contribuenti dei bollettini postali precompilati. Nella maggior parte dei casi questi documenti, al loro interno, includono:
- l’importo dell’Imu che deve essere versata, calcolata sulla base degli immobili che il contribuente possiede;
- i dati che servono a identificare il contribuente.
Il servizio messo a disposizione da questi Comuni è molto importante perché evita che vengano commessi degli errori. Ma soprattutto permette di semplificare in maniera notevole il processo di pagamento. Nel caso in cui il comune nel quale sono ubicati gli immobili mette a disposizione queto tipo di servizio, utilizzarlo può essere una mossa indubbiamente vantaggiosa.
È bene precisare, inoltre, che nel caso in cui un contribuente sia proprietario di immobili collocati in Comuni diversi, dovrà utilizzare dei bollettini differenti per ogni territorio. Questo è bene ricordarlo, perché l’Imu è un tributo gestito a livello locale e il versamento cumulativo non consentito dalla legge. I pagamenti devono essere distinti in base al codice catastale del comune di riferimento.
Ricordiamo che compilare il bollettino con il saldo Imu in maniera corretta non è semplicemente una formalità. Ma è un passaggio fondamentale per evitare che sorgano dei problemi in futuro. Commettere un errore nell’inserire dei dati – come un codice catastale sbagliato o un anno di riferimento non corretto – possono aprire la porta a delle contestazioni da parte dell’amministrazione comunale.
Impiegare anche una decina di minuti in più per verificare che tutto sia corretto è il migliore investimento per evitare di avere intoppi in futuro.
Finanza Personale
Black Friday alle porte, si preannuncia un giro d’affari da 4 miliardi di euro
Il giro d’affari connesso il Black Friday nel 2024 crescerà rispetto a quello dello scorso anno. Ma i consumatori devono stare attenti.
Black Friday in arrivo e con esso la voglia di sfruttare le promozioni e gli sconti riservati agli acquirenti. Siamo ad un passo dall’apertura di una delle settimane più calde per chi ha intenzione di fare acquisti e che sfocerà in una data che in molti si sono già segnati sul calendario: venerdì 29 novembre 2024.
Stando ad alcune stime diffuse in questi giorni dal Codacons, il giro d’affari legati al Black Friday, tra acquisti online e nei negozi fisici, dovrebbe essere pari a circa di 4 miliardi di euro. inutile nasconderlo, a fare la parte del leone sarà ancora una volta il web, dove – sempre stando alle stime dell’associazione dei consumatori – verranno effettuati sei acquisti su dieci (pari al 65%) e il cui controvalore è stimato in 2,6 miliardi di euro.
Black friday o meno, i consumatori devono stare attenti alle frodi, che ogni anno sono sempre in agguato soprattutto quando gli acquisti vengono effettuati nei negozi fisici. Per difendersi, hanno già iniziato a circolare, in questi giorni, alcuni importanti vademecum, che forniscono delle utili informazioni per quanti sono alle prese con gli acquisti.
Black Friday, si riaccendono gli acquisti
Con il Black Friday si riaccende la voglia di acquistare delle famiglie italiane, alla ricerca dello sconto di turno per risparmiare. Durante il periodo degli sconti almeno il 47% degli italiani ha intenzione di comprare almeno un prodotto, in crescita del 5% rispetto al 2023. Prendendo in considerazione anche la fetta degli indecisi e di quanti hanno intenzione di aspettare fino all’ultimo minuto per decidere se aderire o meno a delle offerte, la percentuale degli interessati sale all’85%.
Il Codacons prevede che il Black Friday possa confermarsi come l’occasione per anticipare i regali di Natali: almeno un acquisto su due effettuato in questi giorni è un regalo che verrà destinato ad amici o parenti per le festività di fine anno, andando a consolidare uno dei trend che si sono avviati nel corso degli ultimi anni.
In vetta alla classifica degli acquisti effettuati con il Black Friday ci sono l’elettronica e l’hi-tech, anche se perderanno dei punti rispetto al passato: il 60% dei consumatori ha intenzione di fare un acquisto in questo comparto. L’interesse cresce anche per:
- le calzature: 42%;
- l’abbigliamento: 39%;
- gli accessori: 38%;
- la cosmetica e i prodotti di bellezza: 32%;
- i giocattoli: 30%.
Quanto spenderanno gli italiani con il black friday
Ma quanto hanno intenzione di spendere gli italiani in occasione del Black Friday? A rispondere a questa domanda ci ha pensato l’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano e Netcomm, il consorzio del commercio digitale, secondo il quale la spesa dei consumatori italiani dovrebbe essere intorno ai 2 miliardi di euro nei giorni compresi tra il black friday ed il cyber monday. In crescita del 9% rispetto allo scorso anno.
I settori più gettonati dovrebbero essere:
- abbigliamento;
- beauty;
- enogastronomia;
- giocattoli;
- informatica;
- elettronica;
- esperienze legate al mondo dei viaggi e degli eventi.
Nell’arco dei dieci giorni in cui sono attive le promozione del Black Friday il Polimi stima che siano in circolazione almeno 38 milioni di pacchi, il 13% in più rispetto a quelli che sono circolati nel 2023.
Come abbiamo segnalato in apertura, con la frenesia degli sconti, il rischio maggiore a cui possono incorrere i consumatori sono le truffe, soprattutto quelle online. Codacons e Udicon consigliano sempre di controllare se i portali nei quali si stanno effettuando degli acquisti siano sicuri e che, soprattutto, abbiano il lucchetto nella barra di indirizzo. È sempre meglio evitare di cliccare su dei link sconosciuti e che segnalano la spedizione di un pacco che non è mai stato ordinato. Ed è meglio stare alla larga da finte offerte a prezzi stracciati.
È sempre opportuno verificare e confrontare i prezzi, sia quando si effettuano degli acquisti online, che quando si passa da un negozio fisico. Diffidare dagli sconti troppo alti e verificare sempre che ci siano il prezzo iniziale e quello finale comprensivo di spese di spedizione o tasse. Verificare sempre la data di spedizione e controllare sempre da dove arriva il prodotto che viene spedito.
Finanza Personale
Cedolino Inps, a dicembre 2024 la pensione sarà più ricca. Ecco cosa cercare
Il cedolino Inps del mese di dicembre sarà particolarmente interessante, perché la pensione risulterà essere più alta. Ecco perché.
Cedolino Inps più ricco a dicembre. Con l’erogazione della pensione arriverà, infatti, la tredicesima. In alcuni casi è prevista anche l’erogazione della quattordicesima e un bonus aggiuntivo da 154,94 euro. L’ultimo mese dell’anno, per chi percepisce un assegno previdenziale, potrebbe essere molto interessate.
Ma è opportuno procedere con ordine. Il cedolino Inps del prossimo mese, indubbiamente, sarà molto importante per chi lo riceverà: il pagamento della pensione è previsto a partire dal 2 dicembre 2024 e proseguiranno fino a giovedì 5 dicembre (stiamo pensando principalmente a quanti andranno ad incassare le spettanze in contanti agli uffici postali).
Cedolino Inps, a cosa stare attenti
A cosa devono prestare attenzione i diretti interessati mentre guardano al cedolino Inps? Partiamo dalla tredicesima, che spetta trasversalmente a tutte le persone che ricevono una pensione. Il suo importo, in estrema sintesi, è pari a quello di una qualsiasi altra mensilità.
Il discorso, invece, cambia per la quattordicesima. La troveranno nel cedolino Inps i soggetti che hanno raggiunto i requisiti necessari dopo il 1° luglio 2024. Altro importo che arriverà insieme alla pensione, soprattutto per quanti la ricevono relativamente bassa, è il cosiddetto bonus tredicesima pari a 154,94 euro. Ma chi ha diritto a ricevere questo importo aggiuntivo?
A riceverlo, nel 2024, sono circa 400 mila pensionati. Per poterlo vedere nel cedolino Inps è necessario ricevere una pensione che non superi il trattamento minimo Inps: per il 2024 significa avere un reddito complessivo pari a 7.781,93 euro all’anno. Nel caso in cui il reddito dovesse essere più alto della prima soglia (quella che abbiamo appena indicato), ma più bassa della seconda (7.936,87 euro), il pensionato ha diritto a ricevere la cifra necessaria ad arrivare alla soglia più alta.
Ai fini della percezione del cosiddetto bonus tredicesima non è importante esclusivamente la pensione che si percepisce, ma anche il reddito individuale complessivo, per il quale è necessario prendere in considerazione tutte le entrate. Complessivamente deve essere più basso di una volta e mezzo rispetto il trattamento minimo Inps. Nel corso dell’anno il diretto interessato deve aver percepito meno di 11.772,90. Per quanto riguarda il reddito familiare, invece, deve essere inferiore ai 23.345,79 euro. Nel caso in cui vengano rispettati questi requisiti di reddito si vedrà nel cedolino Inps il bonus da 154,94 euro.
Quattordicesima, a chi spetta
La quattordicesima, nella maggior parte delle occasioni, viene erogato con il cedolino Inps dell’estate. Quanti, però, maturano i requisiti per riceverla dopo il 1° luglio 2024 la ricevono con il pagamento di dicembre. Stando ad alcune stime dell’istituto di previdenza dovrebbero essere almeno 200mila le persone che la riceveranno il prossimo mese.
Ricordiamo che la quattordicesima è stata introdotta nel 2007. È destinata ai pensionati che abbiano compiuto almeno 64 anni con un reddito basso. A fornire le indicazioni precise per la sua erogazione ci ha pensato direttamente l’Inps attraverso una circolare diffusa a giugno. A condizionare il suo importo sono l’anzianità contributiva e il reddito. Entrando nel dettaglio gli importi erogati sono i seguenti:
- chi ha meno di 15 anni di contributi (meno di 18 per gli autonomi): 336 euro. il reddito complessivo annuale deve essere compreso tra 11.773,90 euro e 15.563,86 euro;
- chi ha versato oltre 25 anni di contributi (28 per gli autonomi): 655 euro (pari all’importo massimo erogabile). Il reddito deve rimanere al di sotto degli 11.672,90 euro all’anno.
La tredicesima non è una misura legata alle soglie di reddito. Viene erogata trasversalmente a tutti i pensionati, con poche eccezioni, come chi sta usufruendo dell’Ape Sociale e non ha raggiunto i 67 anni di età. Il suo ammontare è condizionato dal valore della pensione mensile erogata.
Finanza Personale
Negozi, nell’arco di dieci anni ne sono spariti 140mila. Continua la desertificazione delle città
Nel corso degli ultimi dieci anni sono spariti qualcosa come 140mila negozi nei centri storici delle città. Continua la desertificazione delle città.
Nell’arco di una decina di anni – esattamente tra il 2014 ed il 2024 – sono spariti qualcosa come 140 mila negozi. Nello specifico stiamo parlando di imprese del commercio al dettaglio in sede fissa. Di queste 46.500 sono delle attività di vicinato, tra le quali rientrano negozi alimentari, edicole, bar e distributori di carburanti.
A mettere in risalto il problema è Confesercenti, che sostanzialmente conferma i numeri resi noti ad inizio anno da Confcommercio e dal Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, i quali hanno sottolineato come tra il 2013 ed il 2023 siano spariti qualcosa come 111 mila negozi al dettaglio e 24mila attività di commercio ambulante. La desertificazione delle grandi e, soprattutto, piccole città continua rendendo sempre più difficile andare a fare la spesa alle persone più anziane o a quelle sprovviste di un automobile.
Scomparsi 140 mila negozi in dieci anni
Dalle piazze e dalle vie cittadine, tra il 2014 ed il 2024, sono scomparsi qualcosa come 140 mila imprese del commercio al dettaglio con sede fissa. Oltre 46mila erano delle attività di vicinato. La desertificazioni in molti piccoli comuni – ma anche in alcuni quartieri delle città più grandi – riduce la qualità della vita della popolazione e – secondo Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti – tende a rafforzare la tendenza al declino demografico in molte aree del nostro Paese.
Numeri che grosso modo sono confermati dall’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sulla demografia d’impresa nelle città italiane, effettuata in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, che mette in evidenza come nel periodo compreso tra il 2012 ed il 2023 nel nostro paese siano spariti qualcosa come 11 mila negozi al dettaglio e 24mila attività di commercio ambulante. Crescono unicamente le attività di alloggio e ristorazione.
Nel corso dello stesso periodo si riducono le imprese italiane negli alberghi e nei pubblici esercizi (-8,4%), mentre aumentano quelle straniere (+30,1%). Nell’intera occupazione, la metà della nuova occupazione straniera – che complessivamente è cresciuta di 242 mila occupati – è proprio in questi settori (120mila).
Ma dove spariscono di più i negozi? La desertificazione colpisce di più i centri storici rispetto alle periferie: questo accade soprattutto nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno. Il tessuto commerciale, nei centri storici, cambia radicalmente. Calano le attività tradizionali:
- carburanti: -40,7%;
- libri e giocattoli: -35,8%;
- mobili e ferramenta: -33,9%;
- abbigliamento: -25,5%.
Aumentano, invece, i servizi e la tecnologia:
- farmacie: +12,4%;
- computer e telefonia: +11,8%;
- attività di alloggio: +42%;
- ristorazione: +2,3%.
Cosa serve per riavviare il centro cittadino
Rilanciare i negozi e le imprese del territorio dovrebbe essere uno dei fronti sui quali il Governo si deve impegnare. Secondo Patrizia De Luise, infatti, si è venuto a creare un vero e proprio circolo vizioso tra declino demografico e desertificazione commerciale. In molte aree – principalmente i piccoli centri, le zone interne e rurali, solo per citarne alcune – stanno subendo un vero e proprio impoverimento del territorio.
Questa perdita di punti di accesso ai servizi essenziali riduce la qualità della vita della popolazione e contribuisce a rafforzare la tendenza al declino demografico di vaste aree territoriali – spiega De Luise. Sono dunque necessari investimenti per arginare la desertificazione commerciale dell’Italia. Dobbiamo avviare iniziative per la resilienza della rete di imprese di vicinato. Per chi apre nelle aree desertificate, un regime agevolato accompagnato da semplificazioni burocratiche è da ritenersi prioritario.
A pesare sui negozi e sul commercio al dettaglio, indubbiamente, sono le promozioni e la distorsione nella concorrenza introdotte dai giganti del web. Una di queste è il famoso Black Friday, che è diventato anche in Italia sinonimo di sconti e vendite promozionali. Una tradizione nordamericana, importata dai giganti del commercio online per assaltare la diligenza del mercato natalizio.
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