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Isee 2025, cos’è e perché è necessario muoversi da subito per averlo

A cosa serve l’Isee 2025 e perché è necessario richiederlo immediatamente. Tutte le risposte ai Vostri dubbi.

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Cos’è l’Isee e perché sono così importanti le novità previste per il 2025 di questo particolare documento? L’Indicatore della Situazione Economica Equivalente sostanzialmente certifica la situazione economica di ogni famiglie ed è importante per poter richiedere qualsiasi prestazione assistenziale, i bonus che periodicamente vengono varati e alcuni tipi di agevolazioni.

Per poter accedere a questo tipo di agevolazioni è necessario essere in possesso di Isee in corso di validità: la normativa prevede che il documento il 31 dicembre di ogni anno scada e i diretti interessati sono tenuti a chiederne uno nuovo presentando la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU). Anche nel 2024, quindi, il documento andrà in pensione. Alcune prestazioni che vengono percepite hanno una sorta di clausola di salvaguardia per il mese di gennaio: vengono comunque erogate anche se l’isee risulta essere scaduto.

Ma è importante aggiornare l’Isee il prima possibile, in modo da adeguarlo alle novità e ai cambiamenti del 2025: serve per richiedere nuove prestazioni e per continuare a percepire quelle già erogate.

Isee 2025: perché muoversi per tempo

Iniziare a muoversi per tempo è importante per riuscire a continuare a beneficiare delle agevolazioni richieste nel corso del 2024. Attraverso l’Isee si riesce a delineare in maniera precisa e dettagliata la situazione economica di un nucleo familiare: viene scattata una fotografia più precisa rispetto a quella effettuata dal semplice reddito.

Fatta questa premessa è bene ricordare che l’Isee 2024 faceva riferimento alla situazione del reddito e del patrimonio familiare relativi al periodo d’imposta 2022. In altre parole vengono certificati i redditi di due anni prima: questa è un’anomalia del sistema, perché non riesce ad intercettare la situazione economica reale che una famiglia sta vivendo. Nell’arco di due anni possono cambiare molte cose.

Per ottenere l’Isee 2025 è opportuno muoversi fin da subito. Per avviare la pratica si da per scontato che i richiedenti abbiano presentato la dichiarazione dei redditi 2024, che si riferisce al periodo d’imposta 2023. Sarà, inoltre, necessario presentare i certificati delle banche o di Poste italiane per documentare la presenza – o l’assenza – di depositi, strumenti di credito e via discorrendo. È necessario, inoltre, produrre la documentazione dalla quale si evinca il saldo e la giacenza media nei conti correnti, carte, buoni e altri titoli di deposito. I dati devono essere aggiornati al 31 dicembre 2023: gli istituti di credito dovrebbero aver già inviato i consuntivi alla fine del 2023 o, al massimo, ad inizio 2024.

Iniziando a raccogliere fin da subito questi documenti, il primi giorni di gennaio sarà possibile presentare la DSU: per farlo, naturalmente, sarà necessario attendere che la piattaforma Inps sia aggiornata al 2025.

Isee corrente, gli aggiornamenti necessari nel corso dell’anno

Ribadiamo, comunque, che alcune misure godono di una sorta di clausola di salvaguardia: stiamo pensando, per esempio, all’assegno unico per i figli a carico e all’assegno di inclusione. Anche se non viene presentato l’Isee 2025 in corso di validità a gennaio verranno erogati ugualmente. Ad ogni modo, onde evitare che la prestazione venga bloccata successivamente, è opportuno muoversi subito.

Chi, invece, dovesse aver registrato delle variazioni significative del proprio reddito tra il 2023 ed oggi, dopo aver presentato la DSU per ottenere le varie prestazioni può richiedere l’Isee corrente.

Grazie a questo documento si riesce ad avere una situazione aggiornata alla situazione attuale, ma è bene ricordare che l’Iseee corrente a differenza dell’ordinario dura solo sei mesi dalla sua richiesta. Sarà necessario, a questo punto segnarsi sul calendario la scadenza del nuovo certificato, perché sarà necessario chiederne uno nuovo non appena passano i sei mesi.

Questa soluzione è necessaria per quanti hanno intenzione di percepire determinate prestazioni, ma con i dati aggiornati a dicembre non vi avrebbero diritto.

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