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Isee 2025, esclusi i Titoli di Stato. Ma per averlo aggiornato si dovrà pagare

Il Governo corre ai ripari in zona Cesarini: vara il decreto attuativo con il quale vengono esclusi i Titoli di Stato dal calcolo dell’Isee.

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Finalmente i Titoli di Stato, i buoni e i libretti postali vengono esclusi dal calcolo dell’Isee 2025. È arrivato il Dpcm a firma Giorgia Meloni con le Modifiche al decreto del presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, attraverso il quale vengono fissate le modalità per la determinazione e i campi di applicazione dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente.

Ad escludere i Titoli di Stato dall’Isee era stata la Legge di Bilancio 2024, ma fino a questo momento, almeno sotto il profilo pratico, non era cambiato niente: nella compilazione della Dsu dovevano ancora essere inseriti perché mancava il decreto attuativo. Questo vuoto ha costretto, fino ad oggi, l’Inps ad includere i Titoli di Stato, i buoni e i libretti postali nei vari calcoli per determinare l’Isee.

Ma vediamo quale impatto ha questa novità e come influirà sulle famiglie che richiedono la certificazione.

Isee 2025, cosa cambia

Cerchiamo di capire quali novità vadano ad impattare direttamente sull’Isee 2025. La Legge di Bilancio 2024 aveva escluso dalla determinazione dell’indicatore i Titoli di Stato e i prodotti finanziari di raccolta del risparmio con obbligo di rimborso assistito, tra i quali rientrano i buoni fruttiferi postali e i libretti di risparmio postale.

Ma non solo. Nel caso in cui all’interno delle famiglie dovessero essere presenti delle persone con delle disabilità o non autosufficienti, vengono esclusi dal reddito di ogni membro i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari – comprese eventuali carte di debito – che siano percepiti dalle amministrazioni pubbliche. Purché, ovviamente, vengano percepiti per la disabilità.

Tra le novità che vengono introdotte vi è anche una maggiorazione dello 0,5 al parametro della scala di equivalenza che viene attribuito ad ogni membro della famiglia che abbia una disabilità media, grave o non autosufficiente.

Onde evitare di bloccare in toto le attività, il decreto ha previsto una disciplina transitoria di validità delle attestazioni Isee, nel caso in cui queste siano già state rilasciate. Continueranno ad essere valide per poter accedere alle varie prestazioni sociali fino al raggiungimento della loro naturale scadenza. Le famiglie, ad ogni modo, hanno la possibilità di richiedere un nuovo Isee in modo che la nuova certificazione venga parametrata alle regole fissate dal nuovo Dpcm. Quest’ultimo deve essere inviato alla Corte di Conti per la registrazione e successivamente verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

L’Isee potrà essere aggiornato non appena il nuovo decreto entrerà in vigore. Ma attenzione che proprio per il ritardo dei tempi chi si fosse già rivolto ad un Caf per ottenere il primo certificato per ottenere l’Isee aggiornato dovrà pagare.

Quale impatto avranno le novità ai fini pratici

Come molti ben sapranno l’Isee ha uno scopo ben preciso: valutare la situazione economica di una famiglia che ha intenzione di accedere ad una prestazione sociale agevolata. Per poter ottenere alcune agevolazioni è necessario essere in possesso di una serie di requisiti strettamente legati alla situazione economica della famiglia. Palazzo Chigi spiega che:

Il nuovo decreto, nell’ottica di garantire una maggiore certezza del diritto a contribuenti ed enti, recepisce una lunga serie di novità intervenute nel tempo e che hanno modificato il testo del Regolamento che disciplina lo strumento utilizzato dalle famiglie italiane per accedere a misure sociali e di assistenza agevolate erogate dallo Stato e dagli enti locali’.

All’interno della relazione tecnica allegata al Dpcm sono presenti alcuni calcoli che mettono in evidenza come l’esclusione dei Titoli di Stato vada a ridurre il valore dell’Isee di molte famiglie. Questa sorta di taglio ha un impatto immediato sulle casse dello Stato, perché la spesa pubblica per le prestazioni collegate è destinata a salire.

Stando ad alcune stime si ritiene che il costo annuo aggiuntivo per lo Stato per queste prestazioni sia destinato a crescere dello 0,23%, pari a circa 44 milioni di euro. Un maggiore onere che è già stato coperto dalla Legge di Bilancio 2024. Uno degli effetti più grandi dovrebbe coinvolgere l’assegno unico, una misura ampiamente utilizzata e il cui importo viene determinato proprio dalla fascia Isee a cui la famiglia appartiene.

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