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Tari, attenzione alle scadenze. Cosa succede se non la si paga in tempo

Attenzione alle scadenze Tari del 2024. Chi non versa la tassa entro il 30 novembre va incontro a delle conseguenze realmente pesanti.

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Si avvicina a passo spedito la scadenza della Tari 2024, che è prevista per il prossimo 30 novembre (il Comune di Milano, in questi giorni, ha comunicato invece che la scadenza è stata fissata al 6 dicembre). Questa deadline deve essere fissata in calendario: dimenticarsi di passare alla cassa potrebbe diventare realmente costoso per i contribuenti, che devono mettere in conto delle sanzioni.

Tra l’altro attraverso il Decreto 87/2024 sono state introdotte delle modifiche importanti sulla Tari. Ma cerchiamo di capire a cosa devono stare attenti i contribuenti nel corso dei prossimi giorni.

Tari, le scadenze a cui prestare attenzione

La Tari – ossia la tassa sui rifiuti – ha uno scopo ben preciso: andare a coprire i costi del servizio di raccolta e smaltimento degli stessi. Questa tassa deve essere versata da quanti siano proprietari o siano in possesso a vario titolo di immobili che possano produrre dei rifiuti. È possibile evitare di pagare la Tari solo e soltanto nel caso in cui le abitazioni siano disabitate e non allacciate alle utenze

A determinare quali debbano essere le scadenze sono i vari Comuni, che si possono muovere a propria discrezione. Nel caso in cui non dovesse essere consegnato il bollettino con le rate, spetta al contribuente rivolgersi direttamente all’amministrazione comunale per riceverne copia.

Nella maggior parte dei casi l’importo della Tari viene suddiviso in due o tre rate. La deadline definitiva è fissata al 30 novembre – con l’eccezione del Comune di Milano, come abbiamo visto in apertura -. Il cittadino ha la possibilità di effettuare il pagamento in un’unica soluzione o nelle rate previste dal Comune, purché venga rispettato il termine ultimo. Nel caso in cui la Tari non dovesse essere pagata, possono scattare delle sanzioni, che sono proporzionate all’entità del ritardo.

Tari, cosa succede se si paga in ritardo

Chi dovesse pagare la Tari oltre la data di scadenza è passibile di sanzioni da parte del Comune. Grazie al ravvedimento operoso, però, è possibile ridurre gli importi da pagare: questo particolare istituto permette di regolarizzare in modo spontaneo eventuali errori o dimenticanze nel pagamento delle tasse e delle imposte.

Il ravvedimento operoso dà possibilità, in altre parole, di pagare la Tari non ancora versata, con una sanzione ridotta e gli interessi calcolati sull’importo che non è stato versato a tempo ed ora.

Generalmente gli importi che costituiscono le sanzioni sono condizionati dalla tempestività con la quale si regolarizza la propria posizione. Fino ad un po’ di tempo fa non era così: prima del Decreto Sanzioni l’ammenda era pari al 30% dell’imposta o della tassa che si doveva versare. Grazie alla nuova norma si è scesi ad un massimo del 25%..

Oggi come oggi, chi volesse regolarizzare il versamento della Tari entro quindici giorni, va incontro ad una sanzione pari ad un 1/15 per ogni giorno di ritardo. Nel caso in cui si dovesse effettuare il pagamento tra i 15 ed i 90 giorni la sanzione ammonta al 12,5% dell’imposta. Nel caso in cui il ritardo dovesse superare i 90 giorni l’ammenda è pari al 25%.

Chi, invece, non dovesse pagare la Tari proprio per niente e non dovesse aderire nemmeno al ravvedimento operoso va incontro a delle conseguenze più serie. Non si parla più di sanzioni, perché il comune potrebbe decidere, per esempio, di agire con l’esecuzione forzata, che può portare al pignoramento dei beni del trasgressore da parte di un tribunale.

Nel caso in cui un contribuente non dovesse pagare la Tari perché il bollettino non gli viene consegnato le cose cambiano un po’. La responsabilità, in questo caso, non cade su di lui. spetta, comunque, al contribuente contattare il Comune, segnalare il problema e regolarizzare la propria posizione.

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