Investimenti
Volkswagen: Olaf Scholz si schiera con i sindacati. No a chiusure. Lunedì incontro
Bassa Sassonia e Scholz contro le chiusure delle fabbriche Volkswagen. Quanto peseranno nell’incontro di lunedì?
La questione delle chiusure di alcuni degli stabilimenti produttivi di Volkswagen in Germania si fa politica. Sul tema è infatti intervenuto il cancelliere Olaf Scholz, che ha parlato di mossa sbagliata da parte del gruppo tedesco dell’auto, che avrebbe – almeno secondo la sua opinione – delle responsabilità verso i propri dipendenti. Tutto questo mentre tra Volkswagen e rappresentanze è in corso uno scontro molto duro, su temi quali la riduzione dei salari e appunto la possibilità di chiudere più stabilimenti che operano sul territorio tedesco.
Mosse che Volkswagen ha giustificato con la necessità di tagliare costi che continuano a crescere e che non sono in linea con un settore europeo dell’auto in forte difficoltà. Le negoziazioni tra Volkswagen e dipendenti continueranno lunedì, con il quarto incontro tra le parti. Nel frattempo Olaf Scholz si schiera chiaramente – spendendo il suo capitale politico – contro un’azienda che almeno fino ad oggi non aveva mai chiuso stabilimenti in Germania.
Scholz interviene nello scontro più importante del 2024
Il settore auto è forse tra i più politicamente interessanti in Europa. Enorme il numero di impiegati direttamente dai marci, altrettanto enorme i numeri dell’indotto, enormi gli interessi politici a mantenere certi livelli di occupazione, per un comparto del settore lavoro che può esprimere voti importanti.
E la cosa è politica anche perché la Bassa Sassonia, che detiene circa l’11% delle azioni del gruppo, ha seguito quanto affermato da Scholz, indicando come errata la scelta del gruppo. L’intento sarebbe chiaramente quello di mantenere livelli salariali e occupazionali uguali a quelli attuali. Proposta però irricevibile per un gruppo, Volkswagen, che è coinvolto dalla crisi di un settore che morde in modo particolare in Europa.
Crisi che Volkswagen vorrebbe utilizzare come leva per chiudere – momentaneamente? – alcuni degli stabilimenti in Germania. Almeno 3, da quanto si diceva il mese scorso. Cosa che sarebbe poi seguita da licenziamenti che potrebbero interessare decine di migliaia di dipendenti.