Finanza Personale
Concordato preventivo? Per Maurizio Leo 750.000 adesioni non sono fallimento
Per il viceministro Leo il concordato non è stato un fallimento. Passerella a Atreju anche di temi economici.
La politica, anche economica, italiana si è spostata nel fine settimana da Atreju, kermesse targata Fratelli d’Italia che è stata occasione anche per passerelle di politici, ministri e vice-ministri e anche luogo di discussione giornalistica su recenti provvedimenti del governo. Il vice-ministro al MEF Leo ha parlato del recente tentativo di concordato preventivo, che non sarebbe stato un fallimento in quanto capace di raccogliere 750.000 adesioni. Una questione che si è fatta tremendamente politica anche per la riapertura dei termini dello stesso concordato e per mail di sollecitazione di accordo da parte di AdE inviate ad un gran numero di contribuenti.
Una questione legata anche a paventate diminuzioni della pressione fiscale su una platea piuttosto ampia, che però sembra debbano rimanere obiettivi frustrati almeno nel corso dell’approvazione di questa Legge di Bilancio. E l’aumento degli emolumenti a favore di ministri e sotto-segretari diventa tema scottante, in un momento che almeno secondo le opposizioni imporrebbe maggiore attenzione alla spesa, dati anche i sacrifici che sono stati richiesti a cittadini e imprese.
La politica economica e finanziaria da Atreju
Una passerella che oltre al viceministro Maurizio Leo ha visto anche la partecipazione di Marco Osnato, Fratelli d’Italia, che ha rivendicato la paternità politica del provvedimento a favore dei ministri e sotto-segretari non parlamentari.
Il tema del concordato preventivo rimarrà comunque caldo, sia sul fronte politico che su quello economico, perché legato alla necessità di reperire risorse per avviare piani – coraggiosi secondo il governo – di taglio delle tasse. Tutto durante la giornata che ha visto la conferma dell’aumento della tassazione per il settore crypto: il 2025 vedrà l’aliquota rimanere al 26%, senza però la soglia dei 2.000€ prevista fino a oggi, per poi passare al 33% a partire dal 2026. Una proposta rivendicata dal leghista Centemero come una vittoria, ma che ha già innescato importanti polemiche tra investitori e appassionati.