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270 miliardi di euro per i bond green italiani, ma l’emissione è di 10 volte inferiore

Record per i green bond italiani: 270 miliardi di domanda, per un emissione però…

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Sono verdi, rendono poco, ma piacciono tanto ai mercati. Ha dell’incredibile quanto avvenuto in fase di collocamento dei cosiddetti green bond emessi dal Tesoro e che serviranno a finanziare progetti sostenibili – vincolati a finanziare quelli che sono gli obiettivi ambientali fissati dalla cosiddetta tassonomia europea. A fronte di un’emissione per 18 miliardi di euro sono arrivate richieste per 140 miliardi. Numeri incredibili a fronte di un rendimento in linea con quello dei bond decennali – 3,7% lordo, che è il tasso ufficiale di emissione.

Per quanto riguarda il BTP Green a 20 anni – in scadenza per il 2046 – a fronte di un’emissione da 5 miliardi di euro è arrivata una domanda da 130 miliardi di euro. Rendimenti al 4,18% lordo che confermano una domanda che forse era difficile anticipare, ma che i più scaltri dei tecnici al Ministero dell’Economia e delle Finanze avevano probabilmente anticipato. Un momento d’oro per i titoli italiani che era stato già certificato dalle principali società di rating.

Perché, come e quando? I numeri del record

Collocamento affidato a MPS, Paribas, Citibank, Crédit Agricole, NatWest e UniCredit, per un’emissione che probabilmente passerà alla storia, in quanto portatrice di diverse… particolarità. In primo luogo è il vincolo dei capitali così raccolti: saranno utilizzati per investimenti green, ovvero quelli che sono fissati nei sei obiettivi della tassonomia europea, obiettivi che sono tra le altre cose in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Difficile che a sostegno di una domanda sproporzionata rispetto all’offerta siano arrivati investitori che al tempo stesso sono patrioti green – e che dunque abbiano accordato al Tesoro condizioni di favore rispetto all’effettiva utilità del titolo. Più facile che ci siano questioni macro che andranno affrontate anche in questa stagione – e che riguardano il particolare appetito dei risparmiatori per i sicuri titoli di stato, magari non eccellenti sul piano dei rendimenti, ma comunque privi di quei rischi che terrorizzano risparmiatori italiani e europei. Atteggiamenti europei e italiani che però sono uno dei più grandi grattacapi per chi lavora, alacremente, a un mercato dei capitali più in linea con quanto accade, ad esempio, negli States.

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