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Shrinkflation a Natale 2024: confezione e prezzo uguali, ma la quantità di prodotto è stata ridotta

L’effetto della shrinkflation si fa sentire anche a Natale 2024: le confezioni e il prezzo sono uguali, ma dentro c’è meno prodotto.

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Non c’è solo l’inflazione a colpire le famiglie mentre vanno a fare la spesa. Uno dei problemi con i quali i consumatori si devono scontrare, nel corso degli ultimi anni, è la shrinkflation, una pratica scorretta praticata dall’industria alimentare e non solo, che vede scendere la quantità contenuta all’interno delle confezioni, ma il prezzo rimanere sempre uguale. L’inganno massimo è quello di mettere sullo scaffale una confezione che è uguale a quella da un chilo di pasta, ma che in realtà ne contiene solo 850 grammi (solo per fare un esempio).

Il fenomeno della shrinkflation è anche conosciuto come sgrammatura, perché, a parità di prezzo, vengono diminuiti i grammi. L’argomento è diventato quanto mai di attualità proprio nel periodo delle festività natalizie, nelle quali aumentano gli acquisti di prodotti alimentari e la shrinkflation impatta sul valore degli acquisti effettuati dalle famiglie.

Shrinkflation, di quanto diminuiscono le confezioni

La shrinkflation non è un fenomeno nuovo di quest’anno. È da tempo che che le famiglie, recandosi in un qualsiasi punto vendita per fare la spesa, si ritrovano delle confezioni che costano sempre uguali, ma con meno prodotto al loro interno.

La tattica è molto subdola, perché permette di alzare i costi dei prodotti senza dare troppo nell’occhio. La shrinkflation è un’inflazione nascosta, che però beffa i consumatori, perché spesso chi fa le compere si ricorda il prezzo dei prodotti ma non il loro peso.

Ma quali sono i prodotti più colpiti da questa pratica? Ad essere stati sgrammati sono un po’ tutti i prodotti: la pasta, le patatine, la birra e diversi prodotti per la casa. Nessun settore ne è esente. A tracciare una fotografia di quali sono i prodotti che sono stati maggiormente colpiti dalla shrinkflation è stato l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori e la Fondazione Isscon, che hanno preso in considerazioni le variazioni rilevate nel corso degli ultimi due anni, mettendo a confronto la riduzione di quantità e le variazioni dei prezzi (rispetto al 2022).

Tra i prodotti tipici di Natale a finire sotto la tagliola della shrinkflation c’è il panettone: quello di un noto marchio ha registrato l’aumento più eclatante, che è stato pari al 30,82%, mentre il prodotto è sceso dell’11,76%

A subire le riduzioni più eclatanti non sono solo i prodotti alimentari: un noto marchio di bagnoschiuma ha registrato un calo di quantità pari al 16,67%, mentre il prezzo è salito del 6,71%. Stesso discorso per i detersivi per i piatti più noti e gli ammorbidenti, per i quali è stata ridotta la quantità del 5,56% e del 12,50% rispettivamente, mentre i prezzi sono saliti del 50,31% e del 78,85%.

Questo ci fa capire che i prodotti più colpiti dalla shrinkflation sono proprio i detersivi, soprattutto quando ci sono delle offerte. Spesso vengono messi in vendita dei formati scorta, che ad una prima occhiata sembrerebbero convenienti: acquistando un multipack si ha l’impressione di risparmiare molto più di quanto non accada. Andando a ridurre la quantità dei prodotti che sono inseriti nei pacchi maxi promo, l’offerta, in realtà, è meno vantaggiosa rispetto a quanto si possa credere.

Shrinkflation, da aprile 2025 nuovi obblighi per i produttori

I consumatori, però, hanno ottenuto una prima vittoria per limitare la shrinkflation. A partire dal 1° aprile 2025 i produttori avranno maggiori obblighi informativi in relazione alla riduzione della quantità di prodotti, nel momento in cui decidono di mantenere la stessa confezione.

La battaglia portata avanti dall’Unione Nazionale Consumatori, prevede che i produttori:

  • informino esplicitamente i consumatori nel momento in cui decidono di ridurre la quantità di un prodotto ed utilizzano lo stesso packaging;
  • devono apporre nel campo visivo della confezione una dicitura con la scritta: Questa confezione contiene un prodotto inferiore di X (unità di misura) rispetto alla precedente quantità”;
  • l’informazione deve rimanere visibile per almeno sei mesi dall’immissione in commercio del prodotto modificato.

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