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Vivere di rendita

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Vivere di rendita è possibile, ma occorre il giusto mix tra patrimonio, buoni investimenti e gestione delle spese. Tanti fattori vanno tenuti in considerazione per poter essere sicuri di continuare a sostenere il proprio stile di vita nel corso del tempo, ed è facile sbagliare i conti se non si ha una certa dimestichezza con la finanza personale.

Con i piani pensionistici che pagano sempre meno e l’accesso alla pensione pubblica che si sposta sempre più avanti, vivere di rendita è diventato un obiettivo comune e perfettamente sensato da un punto di vista patrimoniale.

Che si ottenga prima o dopo, questo risultato segna forse la forma di libertà finanziaria per eccellenza. E al contrario di quanto si potrebbe pensare, è un obiettivo realisticamente raggiungibile da una larga fetta della popolazione. Oggi vedremo insieme come sia possibile vivere di rendita senza compromettere il nostro stile di vita, attraverso una corretta pianificazione di risparmi e investimenti.

La crescente popolarità del movimento FIRE (Financial Indipendence, Retire Early) è spiegata anche dal crescente livello di integrazione tra tecnologia e finanza. Grazie ai broker online, ai conti correnti con zero canone e alle app per tracciare le spese, è diventato decisamente più possibile vivere di rendita.

Vivere di rendita – Riassunto:

💰 Quanti soldi servonoCapitale pari a 15-25 volte le spese annuali
🚥 Step necessariPianificazione, accumulo, investimento
🗺️ Dove vivere di renditaCipro, Nuova Zelanda, Turchia, Messico
📈 Dove investire il capitaleeToro // Capital.com // FP Markets
💸 Quanto si può spendere4-6% del capitale investito
Vivere di rendita – Riassunto sintetico tabellare

Vivere di rendita è davvero possibile?

Vivere di rendita è assolutamente possibile ed è, in realtà, molto comune: i piani pensionistici non sono altro che un sistema per permettere alle persone di vivere di rendita in vecchiaia. Che si tratti di risparmio privato o pubblico, i concetti fondamentali rimangono sempre risparmiare e investire.

Bisogna sapersi muovere lungo tre assi: l’accumulo del capitale, gli investimenti e la gestione delle spese. Nessuno di questi tre assi può mancare, altrimenti si rischia di finire senza sufficiente liquidità a un’età in cui non è più così facile ritornare ad avere un reddito.

come vivere di rendita – Quanto serve, come arrivarci e cosa pianificare per smettere di lavorare

Per quanto riguarda l’accumulo del capitale, di solito questo avviene risparmiando una parte del reddito o ricevendo un’eredità. Si tratta della parte più critica per poter pensare di arrivare a vivere di rendita, perché si parla per lo meno di centinaia di migliaia di euro per poter davvero pensare di vivere a lungo senza lavorare.

Gli investimenti, invece, sono essenziali per fare in modo che il capitale messo da parte continui a fruttare. In questo modo potremo vivere senza toccare i nostri risparmi, oppure addirittura facendoli crescere nel corso del tempo. Grazie ai broker come eToro -vai qui per il sito-, tutti possono imparare a gestire i propri risparmi e coltivare gli investimenti senza pagare altri per farlo.

Da ultimo abbiamo la gestione delle spese, per la quale dovremo anche considerare che vivendo di rendita avremo più tempo libero; più tempo libero significa quasi sempre più spese, perché si ha più tempo per coltivare i propri hobby e di viaggiare. Diventa quindi importante tenere traccia delle uscite e seguire un budget preciso.

Cosa serve per vivere di rendita

Per vivere di rendita è necessario avere un capitale sufficientemente grande da fare in modo che, investendolo a dovere, il ritorno sia in grado di far fronte alle spese correnti e agli imprevisti. La base di partenza è inevitabilmente fatta di calcoli: migliore è la precisione del piano iniziale, minori sono i rischi in seguito.

Teniamo anche a mente che vivere di rendita non è qualcosa di “bianco o nero“. Ci sono diverse sfumature: alcune persone, ad esempio, decidono di passare da un lavoro full-time a un lavoro part-time quando il capitale che hanno da parte consente loro di coprire parte delle spese. Ci sono anche persone che si ritrovano per mettersi in proprio e a guadagnare più di prima.

Per gli scopi della nostra guida, terremo a mente l’obiettivo di vivere completamente di rendita dai propri investimenti senza lavorare in alcun modo e senza ricevere altro capitale nel tempo. Sembra comunque giusto sottolineare che la maggior parte delle persone a un certo punto potrebbe ricevere una pensione, monetizzare una nuova passione o ereditare dei nuovi asset.

Quanti soldi servono per vivere di rendita

Per vivere di rendita serve un capitale che possa coprire 15-25 volte le spese annuali. Se una persona spende 30.000€ all’anno per il suo stile di vita, ad esempio, saranno necessari dai 450.000€ ai 750.000€. Chi si tiene nella parte più bassa del range correrà un rischio maggiore di finire il proprio capitale, chi si trova nella parte più alta ne correrà uno minore.

Queste cifre, ovviamente, non sono frutto del caso. Per cominciare, bisogna sapere quanto si spende di anno in anno -o di mese in mese, moltiplicando poi per 12 mesi-. In questo modo si ottiene il valore delle uscite annuali, che bisognerà bilanciare con altrettante entrate provenienti dagli investimenti.

Una volta trovata la spesa annuale, è tempo di stimare il rendimento degli investimenti: vari studi sono stati condotti per capire quanto sia realistico aspettarsi di poter prelevare per continuare a vivere dai propri investimenti. La regola più conservativa e ampiamente utilizzata è la 4% Rule, secondo la quale non bisognerebbe spendere, di anno in anno, più del 4% del proprio capitale investito.1

Questa regola è nata dallo studio del rendimento storico dei bond americani e delle azioni large-cap, come quelle di Amazon o Enel. Nel tempo è stata rivista da varie ricerche successive, che suggeriscono sia possibile riuscire a vivere di rendita anche con un tasso annuo di prelievo del 5-6%.2 In questo caso, però, bisognerà esporsi di più ai mercati azionari e alle azioni meno capitalizzate.

L’idea alla base di una vita di rendita è che il capitale investito sia almeno sufficiente per far fronte alle spese correnti con il suo rendimento – ®TradingOnline.com

Se fossimo disposti a investire tutto il nostro patrimonio in azioni, allora potremmo aspettarci un ritorno medio annuo del 9%. Sottraendo un tasso di inflazione annuo medio del 2%, rimane un 7% netto di denaro spendibile senza toccare il capitale; dall’altra parte in Italia le imposte sulle plusvalenze sono al 26%, per cui bisognerà accontentarsi di spendere meno o di vivere in un posto senza imposte sulle plusvalenze.

Queste cifre sono tutte ottenute tenendo conto di non spendere denaro per la gestione degli investimenti, ad esempio per via dei costi imposti da un fondo attivo o per le provvigioni di un promotore finanziario. Questo lo si può ottenere investendo online su piattaforme sicure come FP Markets (prova la demo gratis qui), che offrono pieno accesso ai mercati finanziari agli investitori retail.

Investimenti

Investire è imprescindibile per vivere di rendita, dal momento che ripara il capitale dall’inflazione e lo rivaluta nel tempo. Supponiamo, ad esempio, che una persona spenda 25.000€ l’anno per vivere: se volesse vivere di rendita per 40 anni senza investire, le servirebbe quantomeno un milione di euro. Tuttavia, se consideriamo un tasso di inflazione annuo del 2%, quei 25.000€ saranno diventati oltre 37.000€ a distanza di vent’anni per effetto dell’inflazione.

Questo significa che realmente la cifra necessaria per vivere di rendita, in questo esempio, sarebbe più vicina ai 2,5 milioni di euro. Una quantità di capitale altissima, se consideriamo che investendola al 6% annuo si otterrebbero 180.000€. Per questo non si possono scindere gli investimenti dalla pianificazione per una vita senza lavoro.

Parlando di profilo di rischio, sarebbe opportuno correre meno rischi possibile. Dal momento che non ci sono delle entrate con cui sopperire a un’eventuale svalutazione del capitale, meno si rischia e meglio è.

Dall’altra parte il rischio alza il rendimento: per tenere tutti i soldi al sicuro in bond governativi che fruttano il 2,5% annuo, bisogna avere un capitale di partenza molto alto. Se invece si è disposti a tollerare un rischio più alto per ottenere un rendimento del 7% con un portafoglio misto e composto per la maggior parte di azioni, serve molto meno capitale iniziale per poter lasciare il lavoro e vivere di rendita.

Una buona strada ci è offerta dagli investimenti in ETF molto diversificati, come SPY, QQQ e Vanguard LifeStrategy. Sono tutti e tre acquistabili senza commissioni su eToro, e sono soltanto alcuni esempi di fondi passivi che possono rivalutarsi nel tempo in cambio di una volatilità accettabile. In questo caso il rendimento medio annuo che ci si può attendere nel lungo termine è del 7,5-9,5%.

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Gestione e pianificazione delle spese

Una delle cose più mal gestite nella pianificazione finanziaria di chi vorrebbe vivere di rendita è il conteggio delle spese. Non ci si rende conto che lavorare non significa soltanto avere un’entrata in più, ma avere anche delle uscite in meno. Mentre lavoriamo non stiamo spendendo soldi per andare in vacanza, dall’estetista o per fare qualsiasi altra cosa.

Di fatto, con un tipico lavoro da ufficio da 8 ore al giorno, stiamo sottraendo dalla giornata 8 ore di spese. Chiaramente, però, si può anche approfittare del tempo libero per ridurre i costi. Degli ottimi punti di partenza per risparmiare grazie al fatto di non lavorare più sono:

  • Cucinare la maggior parte dei pasti anziché mangiare fuori;
  • Muoversi più spesso con i mezzi pubblici o a piedi;
  • Fare le pulizie in casa anziché pagare qualcuno per farlo;
  • Fare la spesa in più negozi per approfittare dei prezzi migliori in ciascuno;
  • Eliminare le spese per la gestione degli investimenti, passando dai prodotti di risparmio gestito a un broker online come FP Markets (vai qui per la demo gratis).

Inoltre sarebbe molto meglio approfittare del fatto di non dover più lavorare per spostarsi dove la vita costa meno. Una persona che vive a Milano, ad esempio, può risparmiare il 15-20% delle spese mensili tra affitto, supermercato, bollette e trasporti trasferendosi al Sud.3 Ancora meglio sarebbe migrare in nazioni dove la vita è meno cara, ma soprattutto dove non ci sono imposte sui proventi delle attività d’investimento.

Non basta tenere conto delle spese mensili o settimanali per avere una chiara idea di quanto si spenda in un intero anno – ®TradingOnline.com

Fare un computo delle spese mensili richiede molta più attenzione di quanto si potrebbe pensare. Non basta tenere conto delle uscite ricorrenti come bollette, abbonamento in palestra e così via. Per prima cosa, bisogna stanziare un budget mensile per tutte le spese extra (divertimenti, vestiti, ecc.) ed essere attenti a rispettarlo.

Bisogna anche avere sempre a disposizione un fondo per gli imprevisti, che se non viene utilizzato entro la fine dell’anno può semplicemente essere reinvestito. Inoltre è importante considerare gli ammortamenti, cioè la fine della vita utile degli oggetti che utilizziamo in casa e nella vita quotidiana.

Per fare un esempio concreto, non tutti i mesi compriamo un nuovo smartphone. Se però ogni 2 anni compriamo uno smartphone per il quale spendiamo in media 800€, significa che dovremmo tenere conto di una spesa mensile di 33€ per il telefono. Questo è esattamente il metodo di contabilità utilizzato nei bilanci aziendali per gli asset come automobili, macchinari e così via.

Polizze assicurative

Le polizze assicurative non dovrebbero essere tralasciate, dal momento che riducono il rischio di imprevisti e facilitano la pianificazione finanziaria per vivere di rendita. Un classico esempio è la polizza assicurativa contro incendi e scoppi sulla prima casa, che tra l’altro è obbligatoria per tutti i mutuatari.

Certo, il premio di questa polizza è un costo. Ma se dovesse davvero verificarsi un incendio e con questo fosse perduto tutto il valore di una prima casa di proprietà, il danno economico rischierebbe di compromettere le finanze di una famiglia intera.

Inoltre le polizze assicurative riducono il rischio di imprevisti, che è fondamentale per dare continuità agli investimenti ed evitare di dover fare grandi disinvestimenti in momenti improvvisi. Delle polizze che ha sicuramente senso considerare per poter vivere di rendita sono:

  • Incendio e scoppio, quantomeno sulla prima casa;
  • Calamità naturali, sempre sulla prima casa, specie per chi vive in zone a rischio sismico;
  • Malattie gravi e infortuni, in modo da poter accedere alle migliori cure possibili;
  • Disabilità permanente, soprattutto dal momento che con una condizione di disabilità si può andare incontro ad alte spese per l’assistenza domestica.

Chiaramente il premio di queste assicurazioni va conteggiato tra le spese previste. Detto questo, è pressoché inutile sottoscrivere piccole polizze su cose come smartphone, televisione o computer; quando ci si può permettere senza problemi di coprire il caso peggiore con le proprie finanze, il premio assicurativo è una spesa inefficiente.

I 5 step per vivere di rendita

Ci sono cinque passaggi da affrontare per capire se sia possibile vivere di rendita in base alla propria situazione finanziaria, e per arrivare eventualmente a farlo davvero. Si tratta del percorso necessario per una corretta pianificazione: non servono enormi competenze, ma indubbiamente servono tempo e precisione.

Uno step dopo l’altro, diventa sempre più chiaro quanti soldi servano per arrivare a vivere di rendita e in quanto tempo sia realizzabile questo obiettivo.

1. Calcolare il capitale necessario

Ci sono persone che possono vivere di rendita con meno di 500.000€, altre per le quali sarebbe necessario più di un milione e altre ancora che iniziano a ridurre il carico di lavoro già dopo i primi 100-200.000€. Per capire quanti soldi siano necessari per ciascuno, stimare le spese è il primo passaggio obbligato.

Come prima cosa, bisogna calcolare le spese annuali includendo anche quegli aspetti che possono facilmente sfuggire: spese condominiali, vacanze, regali di compleanno, tutto ciò per cui si sosterranno delle uscite di cassa. Dopodiché bisogna calcolare gli ammortamenti annui di tutte quelle cose che non compriamo ogni anno, ma che nel corso del tempo finiscono la loro vita utile.

Prelevare il 4% annuo dai propri investimenti è considerata una scelta sicura, in grado di mantenere facilmente il passo con il rendimento del portafoglio – ®TradingOnline.com

Ricordiamo anche l’importanza di conteggiare l’imposizione fiscale, che si tratti di imposte sui proventi degli investimenti o di altri tributi (tasse sui rifiuti, bollo auto, ecc.). Una volta sommate tutte le voci, si ottiene la base di partenza per poter calcolare il capitale necessario per vivere di rendita.

Moltiplicando il numero ottenuto per 15-25 volte, si ottiene il capitale che sarà necessario investire per sostentare il proprio stile di vita nel corso del tempo.

2. Imparare ad investire

Prima di iniziare a investire, è fondamentale studiare la materia. Dal momento che vivere di rendita è un obiettivo strettamente legato al rendimento degli investimenti, imparare a gestire in proprio i risparmi è essenziale. Dare il capitale in gestione a qualcun altro significa complicare tremendamente il percorso.

In media, i fondi d’investimento proposti dalle banche hanno costi del 1,50% annuo. A questo si aggiunge una commissione di performance nel caso in cui il fondo batta il mercato durante un anno solare: su questa extra-performance si paga solitamente il 20%. Paradossalmente, però, quando il fondo non batte il mercato non è prevista alcuna riduzione dei costi di gestione.

Ci sono poi le spese di ingresso nel fondo e quelle per il disinvestimento. Complessivamente, volendo mediare, i costi medi si aggirano sul 2,50% annuo. Per capire quanto siano impattanti questi costi, faremo nuovamente un esempio con tanto di numeri.

Ipotizzando un ritorno netto medio del 6% e un capitale di 600.000€ per vivere di rendita, una persona che gestisce il proprio denaro in autonomia potrà produrre mediamente 36.000€. Equivalenti a 3.000€ al mese, sono una cifra di tutto rispetto per godersi il ritiro dalla vita lavorativa.

La stessa cifra, sottraendo il 2,50% annuo in costi di gestione, produrrebbe soltanto 21.000€ all’anno. Significa rinunciare a ben 15.000€ annui, ottenendo appena 1.750€ di reddito medio mensile da poter spendere in modo sostenibile per non intaccare il capitale.

Chiaramente, per poter fare tutto questo è necessario avere adeguate competenze. E per arrivare a maturare queste competenze, come in ogni ambito, bisogna studiare: esistono molti corsi su trading online e investimenti, tra cui diverse risorse create direttamente da broker di alto livello e autorizzati da Consob. I corsi gratis di eToro (disponibili qui), ad esempio, sono un ottimo modo per iniziare a capire di più su come investire in autonomia i risparmi.

3. Accumulo del capitale

Accumulare il capitale necessario per vivere di rendita può essere immediato, se lo si riceve in eredità, oppure un processo graduale se lo si fa accantonando dei risparmi di anno in anno. Nel caso in cui il capitale arrivasse da un evento immediato -eredità, una vincita alla lotteria, la liquidazione di un asset, ecc.- si può direttamente passare allo step successivo.

Nel caso in cui si punti a un processo graduale, invece, l’ideale sarebbe accantonare una parte del reddito a intervalli regolari e iniziare a investire da subito. In questo modo ci saranno due motrici con cui avvicinarsi alla cifra necessaria per vivere di rendita: da una parte la pila crescente di risparmi, dall’altra parte i proventi degli investimenti.

L’accumulo del capitale può richiedere tanti anni o essere un processo immediato, in base alle diverse situazioni – ®TradingOnline.com

Può non sembrare, ma nel corso del tempo anche un piccolo risparmio mensile può portare a far rivalutare il capitale in modo importante. Ipotizzando di voler accumulare 500.000€ per vivere di rendita, partendo da zero e risparmiando 10.000€ all’anno, sarebbero necessari cinquant’anni di continui accantonamenti. Questo senza ancora tenere in conto l’effetto dell’inflazione.

Ecco quanto si potrebbe velocizzare il processo cominciando da subito a investire i risparmi.

RENDIMENTO NETTOINVESTIMENTO ANNUOANNI NECESSARI
3%10.000€32
4%10.000€28
5%10.000€26
6%10.000€24
7%10.000€22
Con “rendimento netto” si intende il rendimento al netto di commissioni e imposte sugli investimenti

Sono obiettivi decisamente più veloci da raggiungere, senza considerare chiaramente il vantaggio di iniziare ad avere a che fare con il mondo degli investimenti molto prima di vivere di rendita. In questo modo, una volta raggiunto l’obiettivo di capitale, l’esperienza negli investimenti potrebbe portare a ottenere un rendimento medio un po’più alto.

Per chi volesse comunque fare esperienza, ancora prima di investire del denaro reale, è possibile aprire un conto demo su Capital.com. Grazie al denaro virtuale messo a disposizione dal broker, si può investire senza rischi per tutto il tempo che si desidera.

4. Definizione della strategia

Una volta raggiunto il capitale necessario per vivere di rendita, è il momento di predisporre tutto affinché l’obiettivo sia effettivamente sostenibile nel corso del tempo. Bisogna dunque pianificare sia gli investimenti, sia il budget a disposizione per le spese, tenendo in mente anche il discorso delle polizze assicurative.

La prima cosa da fare è stabilire il profilo di rischio che si intende adottare negli investimenti. Questa è una decisione che influisce in modo notevole sui risultati, perché da essa dipendono tutte le principali variabili successive: il rendimento al quale si può ambire, la volatilità del portafoglio, il rischio di perdere denaro e il budget a disposizione per le spese.

Un profilo di rischio molto basso implica rendimenti più prevedibili, ma anche decisamente più bassi; un profilo di rischio alto può portare a una forte rivalutazione del capitale nel tempo, ma potrebbe nel breve termine portare a risultati deludenti. La tabella più in basso riassume pro e contro di ogni profilo di rischio, con un’allocazione ipotetica del portafoglio relativo a ciascun profilo.

Profilo di rischioPortafoglioRendimento*
Molto basso100% bond1-2%
Basso80% bond – 20% azioni2-3%
Moderato70% bond – 30% azioni3-4%
Bilanciato50% bond – 50% azioni4-5%
Aggressivo25% bond – 75% azioni5-6.5%
Molto aggressivo100% azioni6.5-7.5%
*Il rendimento si riferisce a un’aspettativa plausibile media di lungo termine, al netto dell’inflazione e al loro delle imposte. Nel breve termine i risultati potrebbero essere significativamente diversi

In base a questo andrà poi fatto un piano di acquisto dei titoli. Sarebbe opportuno considerare soprattutto gli ETF, per diversificare il portafoglio minimizzando i costi, e utilizzare un broker come eToro -clicca per la demo gratis- per avere sempre sotto controllo tutti gli investimenti.

Il profilo di rischio determina il rendimento medio atteso, ma questo non significa che ogni anno il rendimento sarà esattamente lo stesso. Ci sono sempre anni migliori e anni peggiori per i mercati, ma mediamente avremo un’idea basata sui dati storici. Questo permette di avere altrettanto un’idea di quanto si potrà spendere ogni anno.

Avere un capitale maggiore significa avere la possibilità di investirlo con un profilo di rischio più basso – ®TradingOnline.com

Bisognerà anche informarsi a dovere sulle polizze assicurative che si intende stipulare per proteggersi da rischi che potrebbero compromettere la propria solidità finanziaria. Confrontare a dovere le proposte delle diverse compagnie è importante, sia per risparmiare che per assicurarsi una protezione corretta.

5. Attuare il piano

Una volta stabilito esattamente ciò che si intende fare, non rimane altro che iniziare effettivamente a vivere di rendita. Stipulare le polizze, aprire il conto demo gratuito su eToro o presso un altro broker online affidabile e conveniente, investire i fondi e godersi la vita da “early retired”.

Da qui in poi è importante soprattutto continuare ad assicurarsi che lo svolgimento del piano prosegua come lo si era immaginato. Questo significa, prima di tutto, cercare di proseguire nella propria gestione degli investimenti facendo i dovuti ribilanciamenti, monitorando le performance e così via.

L’altro aspetto fondamentale è essere precisi nel conteggiare le spese. Tenere traccia di quanto si spende effettivamente, a fronte di quanto si era preventivato di spendere. Solitamente c’è differenza tra le due cose, una differenza che purtroppo rischia di sorprendere negativamente chi si trova a vivere di rendita da poco tempo.

Proprio il fatto di avere più tempo a disposizione significa spesso alzare alcune spese: coltivare più hobby, viaggiare di più e uscire di più con gli amici. Bisogna essere bravi a contenere questi extra, oppure a bilanciarli risparmiando su altre cose in modo da mantenere comunque le spese nel range prestabilito.

Quanto bisogna guadagnare per arrivare a vivere di rendita?

Chi non riceve in eredità o da altre fonti di liquidità immediata il capitale necessario per vivere di rendita, può raggiungere questo obiettivo risparmiando una parte del proprio reddito. Come abbiamo visto, investendo parte dei propri guadagni è possibile arrivare a poco a poco alla cifra desiderata.

A questo punto è spontaneo chiedersi quale stipendio, o quale livello di introiti da lavoro indipendente sia necessario per poter smettere di lavorare. Questo dato, in realtà, è quasi ininfluente: ciò che conta è la capacità di risparmiare, non necessariamente il reddito.

Una persona che guadagna 5.000€ al mese potrebbe spenderli tutti e non essere in grado di accantonare liquidità da investire; una persona che guadagna 1.600€ al mese potrebbe riuscire a spendere solo 1.200€ mettendo da parte 400€ al mese per avvicinarsi al sogno di vivere di rendita.

Dall’altra parte, è evidente che con uno stipendio da 1.100€ al mese sia impossibile risparmiare 1.500€ al mese. Per cui il reddito ha un’influenza, ma dall’altra parte non ha una relazione lineare con la possibilità di arrivare davvero a vivere di rendita.

Bisogna considerare che per arrivare in 25 anni ad accumulare 700.000€, con un rendimento netto del 6,5% annuo, sarebbe necessario investire 1.000€ al mese. Questa cifra è da considerare nel caso in cui si parta completamente da zero, ma nel caso in cui si abbia già una base di partenza diventa molto più realistico arrivare al proprio risultato.

Nel caso partissimo da 50.000€ iniziali, ad esempio, sarebbe sufficiente risparmiare e investire 650€ al mese per arrivare alla stessa cifra, con lo stesso tasso annuo di rendimento medio netto. Il tutto sempre considerando di reinvestire ogni provento ottenuto dall’attività di investimento.

L’effetto della capitalizzazione composta

Se si intende utilizzare il risparmio per arrivare a vivere di rendita, è molto importante conoscere il concetto di capitalizzazione composta. Nel lungo termine, infatti, reinvestire i profitti che si ottengono con gli investimenti fa la differenza nel riuscire ad accumulare una quantità sufficiente di capitale.

Il concetto di capitalizzazione composta è proprio questo: a poco a poco, i profitti che vengono reinvestiti nel proprio portafoglio iniziano a produrre a loro volta altri profitti sotto forma di plusvalenze, cedole e così via.

Il contrario dell’interesse composto è l’interesse lineare, che prevede invece di prelevare i profitti di anno in anno. Se si utilizza questa strategia, diventa molto difficile arrivare a costruire un capitale sufficiente per vivere di rendita a meno che non si riceva una grossa eredità, una vincita fortuita o altro ancora.

Anche in questo caso, possiamo rendere chiara la differenza facendo un esempio. Una persona che investe 10.000€ l’anno e preleva sempre tutti i profitti, ipotizzando di ottenere un rendimento medio netto del 6,5% annuo, arriverà dopo 25 anni ad accumulare un capitale di circa 199.900€.

Più è lungo l’effetto dell’interesse composto, maggiore è il vantaggio rispetto alla capitalizzazione lineare o “semplice” – ®TradingOnline.com

Se invece i profitti degli investimenti venissero reinvestiti, il capitale a distanza di 25 anni sarebbe arrivato intorno ai 388.000€. Quasi il doppio, a parità di risparmi investiti e di rendimento. Maggiore è il numero di anni che si tengono in considerazione, maggiore è il divario tra i risultati della capitalizzazione composta e di quella lineare.

Inoltre non stiamo tenendo conto dell’imposizione fiscale sugli investimenti, che favorisce ancora una volta chi mantiene le sue posizioni in portafoglio a lungo. Le imposte sulle plusvalenze, ad esempio, sono dovute solo quando si liquida la posizione e si incassa la plusvalenza. Chi liquida le plusvalenze ogni anno, dunque, otterrà un rendimento reale più basso per via della maggiore pressione fiscale.

Vivere di rendita: pro e contro

Per quanto l’idea di vivere senza lavorare sia attraente, bisogna tenere conto sia dei lati positivi che di quelli negativi. Indubbiamente i pro sono allettanti: passare più tempo con la famiglia, visitare nuovi posti, dedicarsi alle cose per cui non si è mai avuto tempo ed evitare lo stress della vita lavorativa. Attenzione, però, perché si tende spesso a sottovalutare i contro.

Per cominciare, più tempo si passa distanti dal mercato del lavoro e più difficile diventa tornare a farne parte. La tecnologia e le aziende evolvono, nuove leve si fanno strada e a poco a poco si perde la propria competitività nell’occupazione precedente. Per cui il rischio è che, in caso vada male il proprio progetto di vivere di rendita, diventi molto difficile ritornare sui propri passi.

Una seconda cosa da tenere in considerazione è che molte persone si sentono prive di stimoli dopo alcuni anni trascorsi lontano dal mondo del lavoro. Per quanto possa essere stressante, il lavoro è anche una fonte di stimoli e di interazioni sociali: non è detto che per tutti arrivi questo momento, ma è un’eventualità.

Alcune persone lamentano poi il fatto di trovarsi comunque a lavorare diverse ore al giorno sui propri investimenti, anche se non sarebbe necessario trascorrere così tanto tempo sulla piattaforma di trading. Questo accade spesso perché si sente un’eccessiva pressione sui rendimenti e una paura eccessiva di un periodo di mercati ribassisti.

Una buona idea, in questo caso, è valutare un servizio come il social trading di eToro (qui per provarlo gratis). Questo sistema permette, senza pagare costi di gestione, di copiare in automatico le mosse di altri investitori. Copiando le mosse dei migliori professionisti, si taglia il tempo trascorso a gestire gli investimenti ma si ha comunque la consapevolezza di avere lasciato il capitale in mano a investitori esperti.

Dove vivere di rendita?

Vivere di rendita in Italia non è la scelta più conveniente, né per il costo della vita, né per l’imposizione fiscale sugli investimenti. Dal momento che queste due variabili sono tra gli aspetti fondamentali nella pianificazione di una vita di rendita, ha decisamente senso considerare delle alternative.

Il paese ideale dove vivere di rendita, quantomeno per la maggior parte del tempo, dovrebbe avere le seguenti caratteristiche:

  • Bassa imposizione fiscale sugli investimenti;
  • Costo della vita più basso possibile;
  • Buon livello di infrastrutture, servizi e accesso alle cure mediche;
  • Niente tasse patrimoniali;
  • Consentire l’utilizzo di broker online seri come Capital.com o FP Markets;
  • Assetto governativo e monetario stabile.

A fronte di tutto questo, gli analisti di TradingOnline.com® hanno selezionato per i lettori alcune nazioni particolarmente favorevoli per chi intende vivere di rendita. Sono presentate di seguito, insieme alle motivazioni per cui sono state selezionate.

  • Cipro

Cipro è una nazione che fa parte dello Spazio Economico Europeo, utilizza l’euro come valuta, è vicina all’Italia e offre un costo della vita molto conveniente oltre a spiagge incontaminate e acque cristalline.

L’imposta standard sulle plusvalenze è del 20%, ma si applica soltanto sulle azioni di società che hanno sede o stabile organizzazione a Cipro. Questo significa che, fatta eccezione per una manciata di società, non si pagano a conti fatti delle imposte sugli investimenti. Inoltre, salvo casi eccezionali, la totalità dei dividendi ricevuti da società estere non sono tassati.

  • Nuova Zelanda

La Nuova Zelanda si colloca regolarmente nei primi posti delle classifiche mondiali per qualità della vita, ed è uno dei posti più favorevoli a chi intende vivere di rendita grazie all’assenza di tasse su plusvalenze e altri redditi da investimento.

Il costo della vita è molto simile a quello italiano, ma con un livello di servizi pubblici sensibilmente più alto. Dal momento che la lingua ufficiale è l’inglese, non dovrebbe essere difficile ambientarsi.

  • Turchia

La Turchia offre il fascino di una cultura a metà tra due continenti, assenza di imposte sulle plusvalenze, costo della vita estremamente contenuto e ottimo livello di infrastrutture mediche.

Nota per essere una meta in voga tra i turisti italiani, chi intende vivere di rendita potrà approfittare sia delle bellezze naturali del posto che di condizioni molto favorevoli per gli investitori.

Conclusioni finali

Vivere di rendita è un obiettivo ambizioso, ma senz’altro possibile. Con la dovuta precisione nei calcoli e con un obiettivo di capitale raggiungibile, non serve necessariamente ricevere una grande eredità o essere nella fascia più alta di reddito.

Chiaramente non è un obiettivo che chi parte da zero può raggiungere dal giorno alla notte, e plausibilmente neanche nel giro di pochi anni. Ma la vita è lunga, ed è giusto pianificare a lungo termine gli aspetti come finanza personale e investimenti. Grazie ai broker come eToro -demo gratis disponibile qui-, è anche diventato molto più facile avvicinarsi al mondo degli investimenti e pagare meno commissioni.

In futuro, a conti fatti, è molto probabile che le pensioni continueranno ad allontanarsi nel tempo e ad abbassarsi negli importi. Ecco perché l’obiettivo di vivere di rendita non dovrebbe essere soltanto visto come un modo per passare più tempo in spiaggia, ma anche e soprattutto come un sistema per evitare di far dipendere il proprio futuro dalle casse della previdenza sociale.

FAQ: Domande e risposte frequenti sul vivere di rendita

Quanto serve per vivere di rendita?

Per vivere di rendita serve investire un capitale almeno pari a 15-25 volte le spese annuali medie che una persona preventiva di sostenere.

Si può vivere di rendita con 500.000€?

Vivere di rendita con 500.000€, ammesso di trasferirsi in una nazione dove le imposte sugli investimenti sono più basse che in Italia, è possibile se le proprie spese annuali non superano i 20-25.000€ e si investe su un portafoglio prevalentemente azionario.

Si può vivere di rendita con 200.000€?

Anche con una casa di proprietà in una nazione dal costo della vita contenuto, vivere di rendita con 200.000€ è quasi impossibile. Per riuscirci, le spese annuali non dovrebbero superare i 10-12.000€.

Come vivere di rendita a 50 anni?

Ipotizzando di iniziare a investire 600€ al mese da quando si compiono 25 anni, con un rendimento medio annuo del 6,50%, una volta compiuti cinquant’anni si avrà a disposizione un capitale di circa 420.000€. Per una vita di rendita parsimoniosa, è una cifra già sufficiente.

Qual è il miglior ETF per vivere di rendita?

Un ottimo ETF per vivere di rendita è il SPDR Portfolio S&P 500 High Dividend ETF, che investe sulle azioni con i dividendi maggiori facenti parte dell’indice S&P 500.

Si può vivere di rendita con gli affitti?

Vivere di rendita con gli affitti è possibile, ma il rendimento netto degli affitti in Italia difficilmente supera il 3,5% del valore dell’immobile. Investendo lo stesso denaro in Borsa si può ambire a un rendimento superiore.

Dove vivere di rendita con 100.000€?

Persino in Paesi noti per il basso costo della vita, come varie nazioni asiatiche e africane, è altamente improbabile riuscire a vivere di rendita con 100mila euro.

Fonti e bibliografia

  1. Bengen, William P.. “Determining Withdrawal Rates Using Historical Data.” (2007)
  2. KITCES, M., PARTNER, C., & NERD, B. (2014). 20 Years of Safe Withdrawal Rate Research–A Literature Review & Practical Applications.
  3. Amendola, Nicola & Vecchi, Giovanni & Kiswani, Bilal. (2010). Il costo della vita al Nord e al Sud d’Italia dal dopoguerra a oggi. Stime di prima generazione. University Library of Munich, Germany, MPRA Paper. 99.

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