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BCE: concordia solo fino ai tagli di giugno. Sarà guerra sulla politica monetaria, aumenta incertezza mercati

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Sul fatto che a giugno ci saranno i primi tagli ai tassi di interesse nell’area euro, sembrano essere tutti d’accordo, anche tra coloro i quali avranno effettivamente potere decisionale in questo processo. Secondo quanto scrive però BNN di Bloomberg, la concordia ai piani alti della Banca Centrale Europea potrebbe essere bella che finita qui, con lo scenario che si aprirà dopo giugno che rimarrà di forte contrasto tra falchi e colombe. Tutto questo mentre la concordia sugli eventuali tagli di giugno – che pur sembrerebbe esserci – sarà comunque da confermarsi una volta che gli attesi tagli saranno effettivamente comunicati.

Al centro del dibattito tra le diverse anime che compongono la Banca Centrale Europea c’è il futuro della politica monetaria in area euro, un futuro nel quale si dovrà decidere sia quanto tagliare, sia quanto velocemente procedere verso quello che sarebbe il tasso di interesse naturale per l’area, in un esercizio nel quale si impegnano le banche centrali di tutto il mondo e che – almeno ai più sfegatati fan delle forze di mercato – non ha mai convinto. La questione a Francoforte però non sarà tra chi crede nelle forze di mercato e chi nelle capacità di analisi di intervento di BCE, ma tra chi riterrà che si dovrà procedere il più velocemente possibile con piccoli tagli conseguenti, e chi invece inviterà a giocare di nuovo d’attesa.

La concordia durerà solo fino a giugno?

BCE: la concordia durerà poco?

Ammesso che ci sia concordia per i tagli a giugno, che almeno l’ala più oltranzista degli aventi voto digerirà solo dietro importanti promesse – a preoccupare gli analisti è quanto potrebbe succedere nei mesi successivi, con i vertici di BCE che sembrerebbero essere spaccati, e comunque in generale poco concordi sulla strada da seguire.

Tutto questo in uno scenario che desta già preoccupazioni importanti in particolare per uno stato di forma straordinario del dollaro USA, uno stato di forma con il quale stanno facendo i conti diverse economie e che potrebbe mettere sotto ulteriore pressione anche l’euro, che già non ha offerto performance esattamente entusiasmanti da inizio anno.

Non sarà questa però la preoccupazione principale di BCE, che deve badare anche alla seconda parte del suo mandato, quella che indica la ricerca della piena occupazione. Le economie europee, al contrario di quella statunitense, sembrerebbero infatti già aver dato quei segnali tipici che richiedono un ritorno a consigli assai più miti in termini di politiche monetarie restrittive.

Sarà questo il terreno sul quale si confronteranno le due anime che hanno sempre abitato all’interno di BCE: quella più oltranzista, tipicamente rappresentato dalle economie del nord, e quello invece più accomodante, storicamente rappresentato dalle economie del sud. Sul atto che si possa trovare in tempi utili concordia, c’è più di qualche dubbio.

Dopo i tagli di giugno, ripartiranno i conflitti

Dal resto del mondo notizie preoccupanti?

In parte sì. Goldman Sachs ha quantificato in 2.100 miliardi la quantità di denaro necessaria per risolvere la crisi immobiliare in Cina, quantità di denaro che indica, tra le altre cose, che siamo in verità assai lontani dalla soluzione dei problemi di un settore cruciale per l’andamento dell’economia di Pechino. E questo, nonostante le proiezioni del PIL siano ottimiste, sarà un tema del quale si tornerà a parlare e che potrà avere un impatto importante sul mercato del Forex.

Dall’altro lato continua la sofferenza di diverse delle valute delle cosiddette economie emergenti. La prossima settimana potrebbe essere quella di ulteriori interventi a mercato di economie periferiche ma che sono fondamentali per la crescita globale. Segno che il dollaro forte non piace ormai quasi a nessuno, oltre certe soglie. E sarà forse anche questo a alimentare accese discussioni in BCE, anche se soltanto dopo i tagli di giugno.

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