Guide Obbligazioni
Cosa sono le obbligazioni: Guida completa ai bonds
In questa guida analizzeremo a fondo cosa sono le obbligazioni e come funzionano, in modo da poter fare delle scelte consapevoli.
Cosa sono e come funzionano le obbligazioni? Strumento di investimento ampiamente diffuso, sono allo stesso tempo un titolo di debito – dal punto di vista di chi le ha emesse – e di credito – per chi le ha acquistate -. Le obbligazioni o bonds, che dir si voglia, costituiscono una parte del debito che viene acceso da una società o da un ente pubblico con uno scopo ben preciso: finanziarsi. L’acquirente ha la garanzia del rimborso del capitale una volta che sia terminato un periodo prestabilito, a cui si va a sommare un interesse, che non è altro che la remunerazione che spetta agli investitori che le hanno acquistate.
L’obiettivo per il quale le obbligazioni vengono emesse è ben preciso: servono a reperire dei capitali da investire direttamente tra i risparmiatori. Questa sorta di prestito ha delle condizioni migliori rispetto a quelli erogati dalle banche. Ma non solo: il vantaggio della loro emissione è determinata da dei tassi di interesse generalmente inferiori rispetto a quelli che verrebbero richiesti dagli istituti bancari con la stessa scadenza. Da parte sua l’investitore, invece, ha la possibilità di beneficiare di un tasso maggiore rispetto quello che potrebbe ottenere con un investimento in liquidità. È possibile, inoltre, vendere il proprio investimento sul mercato secondario.
I risparmiatori che decidono di investire nelle obbligazioni, anche se si assumono il rischio d’impresa tanto quanto un azionista, non hanno diritto a partecipare all’attività gestionale dell’azienda: non si ha, infatti, diritto di voto nelle assemblee. Prima, però, che venga remunerato il capitale di rischio azionario devono essere pagate e rimborsate le obbligazioni.
Esistono, poi, anche le obbligazioni convertibili, che danno la possibilità ai titolari di convertire il prestito in azioni: dopo questa operazione, ovviamente, si cessa di essere obbligazionaria e si diventa azionista, con tutti i relativi diritti e doveri.
Piattaforme dove acquistare obbligazioni
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Obbligazioni, cos’è la cedola
Cedola | Frequenza |
Trimestrale | Ogni tre mesi |
Semestrale | Ogni sei mesi |
Annuale | Ogni dodici mesi |
Gli investitori allegato al certificato dell’obbligazione trovano la cedola, che una volta staccata, permette al titolare di riscuotere gli interessi. Per tutta la durata dell’investimento viene pagata la cedola, che può avere delle periodicità diverse:
- trimestrale, che rappresenta il taglio più frequente;
- semestrale;
- annuale.
L’emittente stabilisce a priori l’interesse, che può essere fisso o variabile. Nel momento in cui si viene a realizzare quest’ultimo caso, l’interesse viene generalmente indicizzato al Libor o all’Euribor maggiorato di uno spread. Possono essere utilizzati, ad ogni modo, anche degli altri tassi ufficiali, i quali, come i precedenti, vengono aggiustati ogni sei mesi. Con l’obiettivo di incentivare la sottoscrizione, l’emissioni delle obbligazioni avvengono sotto la pari: il valore nominale – che corrisponde a quello che verrà rimborsato a scadenza – viene fissato ad un livello superiore rispetto a quello di sottoscrizione – ossia il prezzo che si deve pagare per acquistare il titolo -. Grazie a questo escamotage il rendimento aumenta.
Zero coupon: cosa significa
Alcune obbligazioni vengono definite come zero coupon: in questo caso non vengono pagati degli interessi mentre l’investimento è attivo. Il rendimento è determinato tra la differenza che intercorre tra il valore nominale e quello di sottoscrizione.
Gli investitori si possono, inoltre, trovare alle prese con due situazioni differenti:
- le obbligazioni vengono prezzati alla pari: il valore di emissione e quello nominale sono uguali;
- le obbligazioni sono pressate sopra la pari: il valore nominale risulta essere inferiore rispetto a quello di emissione.
Come vengono negoziate le obbligazioni
La negoziazione delle obbligazioni può avvenire in due differenti modi:
- a corso secco;
- tel quel.
A caratterizzare il primo caso è il fatto che i prezzi non contengono al loro interno anche la componente interessi che è stata maturata fino a quel momento. Questo significa che, nel momento in cui l’obbligazione viene liquidata, al prezzo di mercato devono essere aggiunti gli interessi maturati e non ancora riscossi. A corso secco vengono scambiate le obbligazioni a tasso fisso e quelle a tasso variabile: quando si verificano questi casi, prima del godimento della cedola in corso viene rilevato il parametro di indicizzazione.
Diversa è la negoziazione tel quel: in questo caso il prezzo attraverso il quale le obbligazioni vengono scambiate contiene anche gli interessi che sono stati maturati fino a quel momento. Con questo sistema vengono scambiate le obbligazioni zero coupon, le obbligazioni e le ABS – acronimo di Asset Backed Security – con delle cedole, che possono essere pluriennali. Il prezzo viene quantificato nel momento in cui scade la cedola, così come il capitale di rimborso viene determinato solo quando scadono.
Le obbligazioni sotto il profilo fiscale
Prodotto finanziario | Aliquota imposte |
Obbligazioni emesse da società private | 26,0% |
Obbligazioni governative | 12,5% |
Titoli di Stato | 12,5% |
La tassazione sulle obbligazioni è, trasversalmente parlando, al 26%. Questa aliquota viene applicata sulle cedole e sulle eventuali plusvalenze che sono maturate: stiamo parlando della differenza di prezzo che intercorre tra la vendita e l’acquisto.
Più favorevole, invece, è l’aliquota fiscale che il legislatore ha riservato per i Titoli di Stato italiani, che è stata fissata al 12,5%. La stessa agevolazione vale per le obbligazioni dei titoli pubblici territoriali e per quelle emesse dalle amministrazioni regionali, provinciali e comunali. L’aliquota è al 12,5% anche per le obbligazioni che sono emesse dagli organismi internazionali e degli Stati esteri e territoriali.
Bonds, quanto si guadagna con questo investimento
Acquistare un’obbligazione significa avere fiducia nella società che ha deciso di emetterla. Il risparmiatore, in altre parole, deve fidarsi dell’emittente, che deve restituire il denaro che è stato investito. L’investitore, per un periodo più o meno lungo, rinuncia ai propri risparmi acquistando una o più obbligazioni: il premio che gli viene gli viene riconosciuto in cambio è costituito dagli interessi. Questa sorta di premio, come abbiamo visto in precedenza, viene riconosciuto sotto forma di cedole: dei pagamenti periodici, che accompagnano tutta l’esistenza dell’obbligazione. Maggiore è la durata dell’investimento, minore è il merito creditizio della società, ma, allo stesso tempo, l’interesse che verrà riconosciuto sarà più alto.
Volendo sintetizzare meglio è possibile affermare che più è lontana la scadenza dell’obbligazione – ossia più è avanti nel tempo il momento in cui il denaro verrà restituito all’investitore –maggiore è il tasso d’interesse riconosciuto.
Altro fattore in grado di determinare il rendimento di una determinata obbligazione è il prezzo al quale viene rimborsata, venduta o ceduta rispetto a quella che è stata acquistata. Così come accade anche per le azioni, per le quali il rendimento complessivo è determinato dalla somma degli eventuali dividendi distribuiti nel corso del tempo dalla società e dalla differenza tra prezzo di vendita e di acquisto del titolo; anche per le obbligazioni è necessario tenere sott’occhio quanto si guadagna con in conto interessi e in conto capitale (capital gain). Il guadagno che arriva dal capital gain si realizza nel momento in cui il titolo è acquistato ad un prezzo inferiore rispetto a quello registrato nel momento della vendita o del rimborso. Se invece si vende ad un prezzo inferiore a quello d’acquisto si ha una perdita in conto capitale.
Un investitore ha la possibilità di cedere un’obbligazione prima della sua scadenza. Così come avviene per molti altri strumenti di investimento, questi titoli vengono scambiati sui mercati finanziari, dove si devono incontrare la domanda e l’offerta. Così come succede per le azioni, c’è un mercato primario nel quale le obbligazioni di nuova emissione vengono sottoscritte e dove vengono messe a disposizione degli investitori per la prima volta. C’è poi un mercato secondario nel quale è possibile acquistare e vendere dei titoli che siano già in circolazione.
L’esistenza proprio di quest’ultimo permette la contrattazione delle obbligazioni prima che arrivino alla loro naturale scadenza. Questo, tra l’altro, è anche il motivo per il quale il loro prezzo continua ad oscillare sulla base dei movimenti che vengono registrati all’interno del mercato obbligazionario. Ed è anche il motivo per il quale il prezzo di emissione può risultare essere inferiore o superiore rispetto a quello nominale rimborsato alla scadenza.
A questo punto è bene ricordare anche l’esistenza delle obbligazioni zero coupon, le quali, fin tanto che sono operative, non pagano delle cedole. Il guadagno viene determinato unicamente dalla differenza tra il prezzo di acquisto e l’importo che viene rimborsato alla scadenza.
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I motivi che stanno dietro all’investimento nelle obbligazioni
Generalmente le obbligazioni sono considerate uno strumento finanziario con un profilo di rischio basso, se confrontato con quello della azioni. Questa affermazione è da prendere con tutte le dovute cautele, perché non c’è alcun tipo di investimento che non abbia un minimo rischio, quindi è necessario avvicinarvisi con la dovuta preparazione.
Partendo da questi presupposti sono almeno tre i potenziali vantaggi che ci sono nell’investire nelle azioni:
- gli interessi, almeno nella maggior parte delle occasioni, sono prefissati e vengono versati con delle scadenze regolari;
- il versamento degli interessi obbligazionari, per qualsiasi tipo di azienda, è prioritario rispetto al pagamento dei dividendi delle azioni;
- il prezzo di un determinato titolo può crescere, permettendo all’investitore di guadagnare dal conto capitale e dal conto interessi.
Quando si parla di obbligazioni, ad ogni modo, non sono tutte rose e fiori. ci sono anche degli svantaggi:
- una qualsiasi società che emette un’obbligazione può diventare insolvente nel momento in cui paga gli interessi o quando deve effettuare il rimborso finale;
- anche il valore di una qualsiasi obbligazione può calare quando è sul mercato: nel caso in cui questo dovesse avvenire si viene a determinare una perdita per l’investitore;
- anche sui rendimenti di questo tipo di investimento pesano i costi delle commissioni di negoziazione e della tassazione.
Non è assolutamente corretto affermare che le obbligazioni siano prive di rischio. Sono molteplici i rischi che possono orbitare intorno a questo tipo di investimento:
- c’è il rischio creditizio: l’emittente potrebbe diventare parzialmente o completamente inadempiente nel pagamento degli interessi o nella restituzione del capitale. In questo caso è opportuno fare alcune differenziazioni: a questo tipo di rischio i titoli di Stato sono meno esposti rispetto ad un’impresa privata;
- vi è poi il rischio di interesse: strettamente connesso alle obbligazioni, per le quali il prezzo ed il tasso di interesse risultano essere legati da un rapporto inversamente proporzionale. Man mano che uno cresce, l’altro decresce;
- il rischio liquidità, costituito dall’eventuale difficoltà che un risparmiatore potrebbe avere nel non riuscire a liberarsi in maniera rapida di un obbligazione, costringendolo a cederla mentre c’è una variazione in perdita del suo prezzo. Ricordiamo che le obbligazioni che non vengono scambiate sui mercati quotati risultano essere meno liquide e sono allo stesso tempo più rischiose;
- rischio cambio, che si viene a verificare nel momento in cui il risparmiatore ha acquistato un titolo denominato in una valuta differente rispetto a quella domestica.
Rischio | Descrizione |
Creditizio | L’emittente potrebbe essere inadempiente e non pagare gli interessi o rimborsare il capitale |
Interesse | Prezzo e tasso d’interesse sono legati tra di loro |
Liquidità | Può diventare difficile in alcuni momenti cedere le obbligazioni |
Cambio | Determinato dagli investimenti effettuati in una valuta differente. |
Fondi obbligazionari, come funzionano
Anche per le obbligazioni, così come per le azioni, i risparmiatori hanno la possibilità di investire nelle quote di fondi obbligazionari. Questa è una scelta consigliata per non scontrarsi con le difficoltà che si possono avere nello scegliere da soli i titoli da acquistare. Ma anche per evitare di concentrare il rischio in un’unica obbligazione: appoggiandosi ad un fondo, l’investimento è disseminato in diversi titoli permettendo di ottenere una maggiore diversificazione e una certa stabilità.
Se è vero, da un lato, che i fondi obbligazionari sono meno volatili, dall’altro risultano essere anche meno redditizi rispetto a quelli azionari. I vari fondi, tra l’altro, sono molto differenti tra loro e vengono suddivisi in base alle loro tipologie:
- fondi con scadenze brevi;
- fondi con scadenze più lunghe;
- fondi globali;
- fondi che investono in determinate aree.
Il consiglio è quello di muoversi con la massima cautela e solo dopo essersi documentati adeguatamente, in modo da comprendere quali siano le caratteristiche del prodotto scelto.
Considerazioni finali
Decidere di investire nelle obbligazioni può rappresentare un’otitma opportunità per i risparmiatori. Ma è bene muoversi con l’opportuna prudenza: a differenza di quanto viene detto, sono un tipo di investimento con alcuni rischi.
Come per qualsiasi altro tipo di investimento è opportuno documentarsi sulla società che emette l’obbligazione e sulla sua solidità, in modo da effettuare un’acquisto consapevole e che non sia rischioso nel corso del tempo.
FAQ
Cosa sono le obbligazioni?
Molto semplicemente sono dei titoli di credito in mano al risparmiatore o dei titoli di debito dal punto di vista dell’emittente. Vengono emesse, generalmente, per permettere alle aziende di finanziarsi sostenendo dei costi più contenuti rispetto a quelli bancari. Da parte loro gli investitori riescono ad ottenere una remunerazione più alta del capitale investito rispetto alla liquidità
Sono preferibili le obbligazioni o le azioni?
Sono due tipi di investimento, che prevedono un profilo di rischio diverso. Le obbligazioni, per quanto riguarda il pagamento degli interessi e il rimborso del capitale, hanno la precedenza rispetto alle azioni. Ma se l’emittente dovesse essere insolvente si corre il rischio di perdere quanto investito anche con le obbligazioni.
È vero che le azioni sono prive di rischio?
Questa è un’affermazione che deve essere smentita. Benché il rischio sia più basso rispetto ad un investimento azionario, si può perdere il capitale investito nel caso in cui l’emittente dovesse dare fallimento.
Maggiore sicurezza può essere trovata nel caso in cui ad emettere un’obbligazione sia uno Stato, perché il rischio default è esponenzialmente minore. Ma non impossibile.
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Tassazione obbligazioni
La tassazione delle obbligazioni riguarda tanto le plusvalenze che si possono ottenere dalla rivendita di un titolo obbligazionario, quanto gli eventuali pagamenti intermedi che riceviamo sotto forma di cedola.
Come qualunque strumento finanziario e di investimento – compreso il trading on-line – anche le obbligazioni generano, nel caso di guadagno da parte del risparmiatore, un dovuto nei confronti dell’Erario, da calcolarsi non solo a seconda di quanto si sia guadagnato, ma anche a seconda del tipo di strumento scelto. Le obbligazioni sono sottoposte a due tipi di aliquote, a seconda della tipologia di emittente. Il calcolo dell’impatto della tassazione, inoltre, non è sempre intuitivo.
Tasse Obbligazioni – Introduzione:
💰Dove si applicano: | Guadagno dall’obbligazione |
❓Percentuale tasse: | 12,50 Bond statali / 26% per gli altri |
👍Broker sicuri: | Migliori broker affidabili |
📉Gestione minusvalenze: | Non si applicano |
💸Broker sostituto d’imposta: | No |
Come funziona la tassazione sulle obbligazioni: regola generale
Per i residenti in Italia, come è noto, è prevista una tassazione per i redditi da capitale, a prescindere da come questi siano stati generati, cosa che impone una tassazione anche per le obbligazioni.
Il più classico degli strumenti di risparmio, almeno per via indiretta, gode però di un particolare regime di favore, come avremo modo di analizzare, a seconda dell’emittente che nello specifico si finanzia attraverso un titolo di questo tipo.
La tassazione incide inoltre sia sulle eventuali cedole, sia sugli eventuali profitti che potremmo ottenere da una rivendita sul mercato secondario del titolo, sia, nel caso delle Zero Coupon, sull’eventuale plusvalenza dovuta alla differenza tra capitale incassato e capitale versato in principio.
Tassazione obbligazioni: a quanto ammonta?
Le obbligazioni sono tassate secondo due diverse aliquote: al 12,5% per quelle statali e di enti internazionali in white list, mentre è prevista una tassazione al 26% per tutti gli altri tipi di titoli.
Siamo davanti ad un chiarissimo regime di favore che viene accordato a taluni enti come lo Stato e i suoi enti territoriali, nonché ad altri tipi di enti simili, a patto che siano appunto inseriti in una determinata lista, per entrare nella quale è necessario che siano in vigore degli accordi di scambio informazioni tra Italia e stato in questione.
La presenza di una doppia aliquota si ripercuote inoltre su tutte le forme tassazione che vengono applicate ad eventuali guadagni ottenuti tramite le obbligazioni. Andremo pertanto a pagare il 12,5% o il 26% anche sulle cedole, sul capitale riscosso in eccedenza a quello versato e quindi su ogni forma di capital gain scaturito da un titolo obbligazionario.
Imposte sulle obbligazioni: come si calcolano?
Anche per chi opera con un intermediario in regime amministrato, è più che utile calcolare le imposte sulle obbligazioni, perché è l’unico modo che ci permette di renderci conto dell’effettivo guadagno ottenuto tramite il nostro investimento.
Le imposte sulle obbligazioni vanno pertanto calcolate attentamente su quanto guadagnato tramite le obbligazioni, il che vuol dire:
- Applicare l’aliquota giusta per tutte le cedole che vengono eventualmente riscosse;
- Applicare l’aliquota giusta sulle plusvalenze tra capitale impegnato e capitale ottenuto in futuro tramite vendita o termine del titolo.
L’aliquota non va applicata però sull’intera somma investita, ma soltanto sulla differenza positiva tra capitale che abbiamo investito e quello che, al termine del nostro possesso del titolo, abbiamo riscosso.
- Guadagno x aliquota = imposte da pagare sulle obbligazioni
Nel caso in cui il nostro investimento in obbligazioni dovesse generare un guadagno di 1.000 euro, dovremo applicare a seconda del tipo di emittente, un’aliquota del 26% o del 12,5%.
- Per un’obbligazione statale di paese in White List: su 1.000 euro di guadagno, abbiamo pertanto 125 euro di imposta;
- Per un obbligazione a aliquota piena: su 1.000 euro di guadagno abbiamo 260 euro di imposta.
Al fine di calcolare pertanto la quantità di imposte da versare all’erario, dovremo essere in grado di calcolare effettivamente il guadagno che abbiamo ottenuto.
Come calcolare i guadagni sulle obbligazioni
Il capital gain sulle obbligazioni può generare da quattro tipi di situazioni.
- Obbligazione scaduta, acquistata all’emissione
Alla scadenza dell’obbligazione, il titolo si risolve e chi ha ottenuto il nostro denaro in prestito dovrà restituirlo. Nel caso in cui si tratti di un’obbligazione con cedola, riceveremo esattamente il valore nominale del titolo e non ci sarà, almeno in questo frangente, guadagno. L’imposta dovuta è in questo caso zero.
- Obbligazione scaduta, acquistata sul mercato secondario
Se abbiamo acquistato invece la nostra obbligazione sul mercato secondario, ovvero dopo la sua emissione e per un valore nominale diverso da quello nominale, in questo caso il nostro guadagno sarà la differenza tra valore nominale del titolo e prezzo di acquisto.
Qui si possono verificare due casi: abbiamo acquistato il titolo per più del suo valore nominale (e abbiamo registrato una perdita). Otteniamo una minusvalenza, ovvero una perdita di denaro, che può essere portata in detrazione rispetto ad altre plusvalenze ottenute tramite gli investimenti, per un periodo di cinque anni.
Il secondo caso è quello invece della plusvalenza, perché il valore nominale del titolo è maggiore di quanto lo abbiamo pagato. In questo caso il nostro guadagno è la differenza tra prezzo nominale e prezzo di acquisto e andrà tassato al 12,5% o al 26% a seconda del titolo stesso.
- Obbligazione venduta prima della scadenza
Se abbiamo venduto la nostra obbligazione prima della scadenza ad un prezzo maggiore di quello nominale, avremo ottenuto un guadagno. Guadagno che va tassato e che si calcola dalla differenza tra prezzo ottenuto sul mercato secondario e valore nominale.
- Obbligazione zero coupon, che sia acquistata all’emissione oppure ancora sul mercato secondario
Le obbligazioni zero coupon hanno la particolarità di avere un valore nominale più alto di quello di acquisto (durante l’emissione) e un valore variabile dopo la loro emissione che può essere più alto o più basso di quello di rimborso.
Questo perché non vengono emesse delle cedole ma perché il “pagamento” degli interessi avviene tramite differenza tra capitale versato all’inizio e valore nominale del titolo. Alla scadenza o alla rivendita del titolo, se avremo ottenuto una plusvalenza, questa andrà comunque tassata. Calcolando ancora una volta la differenza tra capitale investito e capitale ottenuto indietro.
Tasse sulle cedole delle obbligazioni
Anche le cedole delle obbligazioni sono sottoposte a tassazione da capital gain, sempre secondo le aliquote relative al tipo di emittente.
Avremo pertanto una tassazione del 12,5% per tutti i titoli obbligazionari che sono emessi dal Tesoro Italiano, da altri stati in white list, nonché da enti internazionali come BEI. Per tutti gli altri titoli invece la tassazione delle cedole avrà il valore del 26% su ogni cedola che viene riscossa.
Dettagli sulla tassazione dei vari tipi di obbligazioni
L’Italia è tra i paesi che applica aliquote diverse a seconda del tipo di emittente che ha ottenuto credito tramite il titolo.
Non è una situazione unica, ma sottolinea comunque il favore che la Repubblica Italiana riconosce a determinate forme di investimento, tipicamente quelle di acquisto di obbligazioni emessi da enti sovrani, seppur a certe condizioni. Prima di acquistare un qualunque titolo obbligazionario rimane pertanto necessario verificare a che il tipo di aliquota l’obbligazione in questione sia sottoposta.
Tassazione obbligazioni estere
Parlare di tassazione di obbligazioni estere in senso generale non ha alcun tipo di senso, perché a fare fede per l’applicazione di un’aliquota piuttosto che di un’altra.
- Per gli enti sovrani
Che possono essere stati o enti regionali (come nel caso dei Lander tedeschi) può essere applicata l’aliquota del 12,5% a patto che l’ente sovrano sia inserito in una white list specifica, che riguarda anche altri fattori di collaborazione fiscale.
La lista comprende tutti i principali paesi del mondo, con esclusioni residuali che interessano paesi dei quali difficilmente acquisteremo obbligazioni. In linea di massima è possibile essere relativamente certi del fatto che eventuali investimenti in obbligazioni sovrane estere siano sottoposti ad aliquota del 12,5%.
- Per le aziende / corporation
Nel caso invece di plusvalenza ottenuta su obbligazioni corporate, anche quando straniere è prevista l’applicazione di aliquota al 26%. Non esiste pertanto alcun criterio di nazionalità, fatta eccezione per i paesi non in White list, per determinare l’aliquota e la relativa tassazione da applicare ad investimenti in obbligazioni estere.
- Valuta estera: quando il titolo è denominato in valuta estera (Dollaro USA, Franco Svizzero, Yen Giapponese, etc.), è necessario anche tenere conto di eventuali plusvalenze e minusvalenze che si generano dalla differenza del rapporto tra Euro e queste valute. L’Agenzia delle Entrate ha confermato che, ex articoli 86, 87, 9 e 110 del TUIR sono da considerarsi come concorrenti al calcolo dell’imponibile.
Le plusvalenze sulla valuta, a prescindere dal tipo di titolo che originariamente le ha generate, vanno sempre tassate al 26%.
Tassazione obbligazioni corporate
Le obbligazioni corporate o societarie sono sempre sottoposte ad aliquota del 26%. Non ci sono la momento obbligazioni corporate che sfuggano alla più alta delle aliquote che viene praticata dall’Erario italiano e dalla relativa agenzia delle entrate.
Tassazione obbligazioni BEI
BEI – la Banca Europea degli Investimenti – è ritenuta ente sovranazionale che è sottoposto ad aliquota di favore sulle sue obbligazioni. Pertanto è da applicarsi aliquota del 12,5%, come se si trattasse di un’obbligazione sovrana a tutti gli effetti.
Anche per le obbligazioni BEI vale il discorso fatto per le obbligazioni estere: eventuali plusvalenze o minusvalenze derivanti dal cambio. Se pertanto la valuta nominale del titolo dovesse valere meno, comportando una perdita, tale minusvalenze andrà portata interazione. Vero poi il contrario, ovvero che un “guadagno” da calcolare sull’euro da un’operazione di questo tipo genera plusvalenza sulla quale applicare sempre e in ogni caso aliquota del 26%.
Tassazione obbligazioni bancarie
Le obbligazioni bancarie, che siano emesse da banche italiane oppure ancora da banche estere, sono sempre sottoposte ad aliquota del 26% sulle plusvalenze.
Valgono poi generalmente tutti gli appunti che abbiamo fatto per le obbligazioni corporate, riguardanti anche eventuali plusvalenze e minusvalenze ottenute tramite valuta.
Tassazione obbligazioni statali
Le obbligazioni statali sono sempre tassate al 12,5% sulla plusvalenza ottenuta sul capitale e sulle eventuali cedole. Le uniche eccezioni a questa regola sono quelle che abbiamo già segnalato in termini di paesi non appartenenti alla cosiddetta, white list.
La white list viene aggiornata periodicamente in virtù di accordi vigenti sulla doppia imposizione e sulla trasparenza delle comunicazioni fiscali tra stati. Al momento gli stati esclusi sono pochissimi – e coincidono praticamente con la black list indicata da UE e sono di scarso interesse per l’investitore in obbligazioni.
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Obbligazioni: opinioni sulla tassazione
Le obbligazioni sono, in parte, sottoposte a tassazione di favore che potrebbe renderle decisamente più invitanti per chi investe.
Tuttavia, dato l’impatto comunque psicologico del numero è assolutamente necessario riportare la questione su termini squisitamente matematici.
Si paga meno della metà di tasse su determinati prodotti, tipicamente le obbligazioni sovrane, ovvero il 12,5% in luogo del 26%. La differenza del 13,5% può sembrare consistente, a livello di imposizione, sebbene tuttavia sia intelligente rapportarla al fatto che viene applicata, ovviamente, soltanto sulle plusvalenze.
La differenza tra due prodotti a rendita simile e a profilo di rischio simile (quindi con basse rendite e bassi rischi) renderebbe evidente il risparmio pressoché nullo che si ottiene tramite le obbligazioni al 12,5%.
Facciamo l’esempio di un conto deposito con rendimento all’1,0%, che è grosso modo l’interesse che oggi i Bond italiani a 10 anni rendono a chi li acquista all’emissione.
- Conto deposito – aliquota al 26%: incasseremo lordi per ogni 1.000 euro investiti 10 euro. Di questi, 2,6 euro sarebbero di tasse, lasciandoci con un profitto netto di 7,4 euro;
- Bond a 10 anni sovrano – aliquota 12,5%: incasseremmo lordi per ogni 1.000 euro investiti sempre 10 euro. Di questi 1,25 euro sarebbero di imposizione, per un profitto netto di 8,75 euro.
La differenza sul rendimento rispetto al capitale investito sarebbe pertanto di circa lo 0,135%. Un valore che spesso non rende comunque le obbligazioni più convenienti rispetto a strumenti analoghi. Il vero calcolo interessante per chi vuole investire in obbligazioni e capire il vantaggio concreto di avere un’aliquota più bassa su determinati prodotti fiscali.
Considerazioni finali
Anche le plusvalenze sulle obbligazioni generano introiti per l’Erario, sebbene taluni di questi strumenti siano sottoposti comunque ad aliquota di favore.
Questo non vuol dire necessariamente che le obbligazioni sovrane siano più convenienti: conoscendo grazie a questa guida quali sono effettivamente i vantaggi e gli eventuali svantaggi fiscali di ciascun tipo di obbligazione o bond, potremo decidere in autonomia – e calcolatrice alla mano – su quale prodotto investire.
FAQ . Tassazione obbligazioni: domande e risposte comuni
Quante tasse si pagano sulle obbligazioni?
Si pagano due aliquote diverse a seconda dell’emittente, 12,5% e 26%.
Quali tipi di obbligazioni hanno tassazione al 12,5%?
Le obbligazioni sovrane di tutti gli stati inseriti in white list.
Si devono pagare tasse sul capital gain valutario tramite obbligazioni?
Secondo una circolare dell’Agenzia delle Entrate sì, e vanno applicate aliquote del 26%.
Si possono portare in detrazione eventuali minusvalenze con le obbligazioni?
Sì. È possibile farlo.
Si può evitare di pagare tasse sulle obbligazioni?
No. Le obbligazioni sono titoli finanziari a tutti gli effetti e nel caso in cui generino plusvalenze, generano anche tasse da pagare all’Erario.
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Obbligazioni subordinate
Le obbligazioni subordinate sono una categoria di bond, il cui rimborso è subordinato alla soddisfazione delle obbligazioni standard e senior.
Le obbligazioni subordinate sono titoli di credito, di rischio piuttosto elevato, una categoria che include bond con caratteristiche molto diverse tra loro, sia in termini di scadenza che in termini di comportamento in caso di crisi dell’emittente.
In via generale le obbligazioni subordinate non dovrebbero essere considerate come materiale per il risparmio: sono prodotti molto rischiosi, dall’andamento molto incerto e di difficile comprensione anche per i più esperti.
Introduzione alle obbligazioni subordinate:
❓Cosa sono: | Bond subordinati alla soddisfazione di altri bond (standard e senior) |
⛔Livello di rischio: | Alto🔴 – 4,5/5 |
💡Migliori alternative: | Azioni / ETFs / Indici di Borsa / Crypto / Forex |
🥇TOP Piattaforme: | eToro / Capital.com / FP Markets |
🤔Opinioni: | ⭐⭐ |
Obbligazioni subordinate: definizione scolastica
Le obbligazioni subordinate sono uno strumento di debito non garantito – in gergo tecnico junior – che prevede il rimborso del creditore soltanto dopo che i creditori senior siano stati soddisfatti.
Questa caratteristica può ripercuotersi anche sul pagamento delle cedole nella durata del rapporto, con talune categorie di detentori di obbligazioni junior – l’altro nome con il quale sono conosciute le obbligazioni subordinate – che potrebbero vedersi non corrispondere neanche le cedole periodicamente dovute.
- Debito junior
Si parla di debito junior per indicare un debito che, legalmente, deve essere soddisfatto soltanto dopo che tutti i creditori senior siano stati soddisfatti. Nel caso delle obbligazioni, i detentori di obbligazioni subordinate in caso di crisi dell’emittente, riceveranno indietro il loro capitale soltanto dopo che saranno stati rimborsati gli obbligazionisti ordinari e anche quelli senior.
- Pagamento delle cedole
A seconda della tipologia di obbligazione – i cosiddetti tier – è possibile in determinate circostanze per il debitore saltare il pagamento di una o più cedole. In alcuni casi (o meglio, in alcuni tier) i pagamenti si accumulano. In altri vengono semplicemente cancellati.
- A rendimento maggiore
La posizione di subordinazione delle obbligazioni di questo tipo rispetto a quelle ordinarie ne aumenta il rischio, in modo considerevole. Pertanto per collocare questo tipo di prodotti, gli emittenti devono promettere dei rendimenti più alti. Così da soddisfare la legge fondamentale della finanza: ad un rischio maggiore è necessario offrire un rendimento potenzialmente maggiore.
- In caso di crisi, ma non solo di fallimento
In molti pensano che i problemi per i creditori subordinati, anche nel caso delle obbligazioni, si verifichino soltanto in caso di default dell’emittente. In realtà possono configurarsi delle importanti perdite patrimoniali anche nel caso in cui ci sia soltanto una crisi momentanea per il debitore.
- Molto diverse dalle obbligazioni classiche
Le obbligazioni classiche, che si tratti di obbligazioni sovrane o corporate, funzionano in modo radicalmente diverso. Ci si deve preoccupare in quel caso soltanto di un eventuale default, mentre nel caso delle obbligazioni subordinate le cose si fanno molto più complesse: chi è in possesso di Tier 1 si potrebbe vedere negate anche le cedole e comunque anche in caso di accordo tra debitore e creditori, gli obbligazionisti junior si troverebbero a fare i conti con la precedenza dei creditori senior.
Cos’è un’obbligazione subordinata?
Le obbligazioni subordinate sono strumenti che banche e aziende possono utilizzare per finanziarsi. Il motivo del finanziamento può essere dei più disparati: sta di fatto che ricorrono al mercato obbligazionario, talvolta ricorrendo all’emissione di titoli maggiormente rischiosi.
Il motivo per rivolgersi a questo tipo di strumenti, da parte dell’emittente, riguarda la garanzia e il collaterale che devono accompagnare ogni tipo di debito. Il patto tacito, nello scambio di obbligazioni subordinate, è che non vi è alcun tipo di collaterale, al contrario di quanto avviene per le altre categorie di bond corporate.
Chi acquista questo tipo di titoli, deve fidarsi pertanto del rating e della generale credibilità dell’emittente a che questi finisca per rimborsare il capitale preso in prestito. Una posizione che non è assolutamente ideale per il creditore e che pertanto viene retribuita con interessi maggiori. Il nome di subordinato indica l’ordine di priorità nel rimborso: le obbligazioni senior hanno la precedenza, seguite poi dalle obbligazioni classiche e solo in ultima istanza abbiamo le obbligazioni subordinate.
Va da sé che una società privata in difficoltà, che non riesce a rimborsare neanche i creditori senior – pur tutelati da collaterali sul debito – avrà possibilità pressoché nulle di rimborsare il credito vantato dagli obbligazionisti subordinati – e che dunque questo tipo di prodotti sono assolutamente più rischiosi degli altri che abbiamo appena citato.
Vale anche la pena cercare di correggere un errore che tutti o quasi commettiamo: ovvero associare al nome obbligazione uno strumento necessariamente sicuro. Le obbligazioni subordinate ci ricordano proprio questo, ovvero che possono esistere dei rischi importanti anche con questo tipo di strumenti finanziari.
Bond subordinati – Ulteriori caratteristiche:
🔍Tipologia strumento: | Debito |
🟢Rendimento: | Fisso o variabile – più alto delle obbligazioni classiche |
🤔Complessità: | Molto alta |
🏦Piattaforme: | Banche – mercato secondario obbligazioni |
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Obbligazioni di tipo subordinato: come funzionano esattamente
Comprendere il funzionamento profondo delle obbligazioni subordinate ci aiuta a compiere delle scelte correttamente informate. La conoscenza di questi prodotti è inoltre dovuta, perché nonostante i recenti scandali e le recenti truffe che il hanno coinvolti, continuano ad essere proposti con una certa frequenza.
- Acquistiamo l’obbligazione
L’inizio del rapporto si ha con l’acquisto dell’obbligazione subordinata. Come abbiamo già segnalato, a seconda del tipo di obbligazione e del suo Tier si innescherà un rapporto diverso, per periodicità delle cedole, per tipologia di convertibilità e più in generale per svolgimento del rapporto.
- Scadenza
La scadenza è in genere pluriennale: si vedono molto raramente sui mercati finanziari delle obbligazioni subordinate di durata breve. Nel caso delle Tier 1, le obbligazioni subordinate possono essere anche perpetue, il che vuol dire che non avranno scadenza ma che potranno essere riacquistate dalla banca ad una certa scadenza.
La sola idea di un’obbligazione dalla scadenza perpetua è sufficiente per spaventare la maggior parte dei risparmiatori: cosa vuol dire? Che non rivedremo mai il nostro capitale? In realtà per una società in salute è assolutamente improponibile continuare a pagare dei tassi di interesse molto alti in perpetuo.
Si attivano nella maggioranza dei casi le clausole di riacquisto, che permettono al debitore di riacquistare il suo titolo ed estinguere il debito. I più svegli tra i nostri lettori avranno però compreso un altro aspetto del funzionamento delle obbligazioni subordinate: è in genere il debitore a decidere se, come e quando. Il che ci lascia in balia non solo della sua volontà, ma anche di quella del mercato. Diventa molto probabile infatti che il debitore – che sia una banca o un’azienda – aspetti il momento più propizio per esercitare la sua opzione di riacquisto.
- Rendimenti
I rendimenti delle obbligazioni subordinate sono in genere molto alti: si avvicinano spesso al 10% al lordo delle spese, con quelle delle aziende più solide che comunque difficilmente vengono scambiate sotto il 5-6% di rendimento su base annua. È questa la grande attrattiva di questo tipo di titoli – l’aspetto positivo che ha attirato decine di migliaia di risparmiatori verso questo tipo di strumenti.
Rimane il fatto – che non rispetteremo mai abbastanza – che non esistono alti rendimenti che sono separati da altrettanto alti rischi. E questo è il riassunto migliore per il funzionamento delle obbligazioni subordinate.
- Cosa succede in caso di difficoltà dell’emittente
Esistono diversi gradi di difficoltà che l’emittente può trovarsi ad affrontare. Dall’insolvenza, che è il caso più grave, che colpisce in egual modo tutti i possessori di obbligazioni subordinate (sospensione cedole e liquidazione, con subordinazione rispetto agli altri debitori), fino alla difficoltà momentanea.
È in questo secondo caso che le differenze all’interno della categorie si fanno più spiccate. Chi possiede obbligazioni subordinate Tier 1, le più rischiose, può vedersi annullare cedole (non sospendere, annullare – si intende che non verranno erogate neanche in futuro per recuperare). Chi è in possesso di Upper Tier 2 invece, vede limitarsi i danni – perché in questo caso le cedole possono essere soltanto sospese, per poi essere recuperate in futuro.
Nel caso di obbligazionisti subordinati in Lower Tier 2 e in Tier 3, le cedole devono essere sempre erogate, fatta eccezione per i casi di insolvenza.
Obbligazioni Subordinate: migliori alternative oggi
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Obbligazioni subordinate: features principali
Presentiamo qui le caratteristiche principali delle obbligazioni subordinate, che aiuteranno a comprendere la differenza di questi prodotti rispetto alle obbligazioni più comuni, quelle che siamo abituati a trattare forse con maggiore frequenza.
Capire le features principali delle obbligazioni subordinate ci aiuterà a decidere se si tratti o meno di un investimento che dovremmo tenere in considerazione – comprendendone funzionamento, rischi insiti, e possibilità di rendimento.
Obbligazioni Subordinate rischi
La cifra caratteristica delle obbligazioni subordinate è sicuramente il rischio: sono prodotti che appartengono già ad una categoria piuttosto rischiosa – le obbligazioni aziendali o bancarie – ai quali viene aggiunto ulteriore rischio proprio per il fatto di essere subordinate. Ci sono in realtà diversi tipi di rischi che devono essere considerati, anche in relazione al tier dell’obbligazione subordinata che andremo ad acquistare:
- Rischio di fallimento
Il rischio tipico di tutti gli strumenti di credito e di debito. Dal lato del creditore, la possibilità che il debitore fallisca si traduce nella perdita totale di tutto il capitale versato. Questo rischio esiste ovviamente anche per le obbligazioni classiche e nel caso di un fallimento totale, con l’impossibilità di rimborsare alcun tipo di creditore, la posizione tra obbligazioni classiche o senior e obbligazioni junior (le nostre subordinate) è pressoché nullo.
Le differenze, come vedremo, emergeranno quando il fallimento è parziale o quando una momentanea difficoltà dell’impresa che ha emesso il titolo non sia in grado di far fronte ai propri impegni.
- Quando il denaro non basta per tutti: i senior sono rimborsati prima dei junior
Nel caso di fallimento, con comunque del capitale che si è raccolto per far fronte ad una parte dei debiti, i creditori che posseggono delle obbligazioni subordinate vengono soddisfatti dopo i possessori delle obbligazioni standard, oppure addirittura senior.
Rimane il fatto che se un’azienda avesse il denaro per rimborsare tutti i suoi creditori, con ogni probabilità non si troverebbe a dover portare i libri in tribunale. E che dunque in caso di fallimento sarà molto difficile recuperare anche una porzione della somma versata.
- Tier 1 e Upper Tier 2: può saltare anche la cedola
Nel caso in cui si fossero scelte delle obbligazioni subordinate di tipo Tier 1 o di tipo Upper Tier 2, anche le cedole possono saltare. Nel primo caso, in determinate circostanze, possono essere completamente cancellate. Nel secondo caso soltanto sospese.
Ad ogni modo anche quel rendimento periodico fisso, che rende tanto invitanti agli occhi dei risparmiatori le obbligazioni in generale, viene a mancare. Con ovvia perdita patrimioniale, anche in caso di mera sospensione, a carico di chi ha investito.
- La questione Bail-in
Dal 1^ Gennaio sono in vigore le norme sul bail-in, ovvero il salvataggio dall’interno al quale devono ricorrere le banche in caso di dissesto. Per le brevi, questa nuova normativa europea impone ai correntisti e agli obbligazionisti di contribuire al recupero dal dissesto in un preciso ordine.
Dopo azionisti e strumenti di capitale, ad essere colpiti sono proprio gli obbligazionisti subordinati, che potrebbero dover rinunciare ai loro titoli, proprio in virtù di questa norma – oppure a vedere enormemente ridimensionate le loro pretese.
Questa nuova normativa rende, all’interno del mondo delle obbligazioni subordinate, quelle di origine bancaria ancora più rischiose. Meglio tenere conto anche di questa specifica modifica dei rapporti tra creditori nel caso di dissesto della banca.
- La conversione forzosa in azioni
Nei casi meno gravi di Bail-in, il creditore subordinato potrebbe vedersi anche convertire il suo prestito in azioni e dunque entrare nel capitale effettivo della banca. Sicuramente non la migliore delle situazioni – dato che stiamo acquistando delle azioni forzosamente, che appartengono ad un gruppo in dissesto o in grande difficoltà. Via comunque sempre preferibile alla perdita totale del capitale che abbiamo investito.
Obbligazioni subordinate rendimenti
Con rischi così importanti, il rendimento delle obbligazioni subordinate non può che seguire. E infatti questo tipo di titoli sono stati venduti, per anni, ad ignari risparmiatori attratti soprattutto dal rendimento, spesso vicino alla doppia cifra.
Rimane una considerazione da fare, che in molti, anche tra i divulgatori di finanza, investimenti e economia, sembrano ignorare: il rendimento offerto è sempre una misura del rischio, soprattutto in questo tipo di prodotti finanziari, le obbligazioni. Quando l’emittente, per collocare il suo debito, deve offrire dei rendimenti più alti, vuol dire che il suo debito è poco appetibile per i mercati, proprio perché è rischioso.
Pertanto il rendimento di una obbligazione subordinata è sempre superiore alla pari grado non subordinata: anche perché rinunciamo a farci soddisfare nel caso di difficoltà, o comunque non prima che tutti gli altri creditori siano soddisfatti.
NOTA: un alto rendimento nominale deve sempre essere un campanello di allarme per chi sta cercando buoni prodotti sui quali investire. Quando la promessa di rendimento è alta, vuol dire che siamo davanti a strumenti già piuttosto barcollanti. Non facciamoci ingannare dal promotore di turno che ci propone un’obbligazione 100% sicura, ma con rendimenti vicini al 10%!
Obbligazioni subordinate rimborsi: come funzionano?
Il decreto Cura Italia, emesso il 17 Marzo 2020 in piena emergenza Covid, ha recentemente prolungato i termini utili per presentare la domanda di rimborso, nel caso in cui si sia stati truffati a mezzo obbligazioni subordinate, nei recenti crack bancari che hanno colpito, principalmente, banche locali italiane.
Il termine è stato prolungato fino al 18 Giugno per tutti coloro i quali rientravano nel gruppo di creditori truffati con, in alternativa, redditi superiori ai 35.000 euro o patrimonio mobiliare superiore ai 100.000 euro.
La domanda doveva essere presentata presso il portale online di CONSAP, in una sezione specifica dedicata al neonato Fondo Indennizzo Risparmiatori, allegando contestualmente tutte le prove atte a dimostrare la vendita di questo tipo di titoli senza che si siano rispettate le regole contenute all’interno del TUF, il Testo Unico di Finanza.
Cogliamo l’occasione per ricordare anche che i creditori con reddito inferiore ai 35.000 euro e con patrimonio immobiliare inferiore ai 100.000 euro non avevano bisogno di sottoporre domanda. L’accredito del maltolto, in quel caso, era infatti automatico.
Obbligazioni subordinate: elenco tipologie
Le obbligazioni subordinate vengono divise, secondo le più recenti normative europee, in quattro sotto-categorie, che presumono livelli diversi di rischio, nonché modalità diverse di funzionamento.
- Tier 1
Sono le obbligazioni subordinate più rischiose. Nel caso di insolvenza o di dissesto prolungato da parte dell’emittente, il rischio effettivo è di perdere il 100% del capitale investito. La maggior parte delle Tier 1 sono inoltre emesse spesso senza scadenza, sotto forma di obbligazioni perpetue, sempre soggette a decurtazione nel caso di difficoltà del debitore.
Discorso complesso anche per la questione cedole: spesso sono previste soltanto con frequenza pluriennale. Nel caso in cui inoltre l’emittente non sia in grado di pagare dividendi ai propri azionisti, può disporre la cancellazione delle cedole dovute agli obbligazionisti Tier 1. Hanno in genere rendimenti molto alti, che sono giustificati però sia dal rischio elevatissimo, sia dallo scarso controllo che l’investitore ha su questo specifico strumento.
- Upper Tier 2
Sono in ordine le seconde più rischiose. In questo caso per l’emittente non è possibile cancellare delle cedole, ma soltanto sospenderle per un periodo determinato, alla scadenza del quale dovranno essere certamente rimborsate. Anche in questo caso – se c’è insolvenza si rischia il 100% del capitale investito, senza esclusioni. Lo stesso vale per quanto concerne le scadenze: spesso sono emesse con durata perpetua, con limitazioni però alla possibilità che vengano convertite in azioni.
- Lower Tier 2
Di gran lunga le più facili e comuni da reperire sui mercati italiani. La durata classica è di 10 anni e permettono di investire con la certezza di vedersi corrispondere delle cedole. Vengono rimborsate, anche in caso di grave insolvenza, subito dopo le Tier 3 e comunque prima delle Upper Tier 2 e delle Tier 1. Sono dunque strumenti mediamente meno rischiosi, ma comunque molto difficili da maneggiare, soprattutto se non si ha certezza sul buono stato dell’emittente.
- Tier 3
Scadenza molto breve, dai 2 ai 4 anni in genere. Sono i primi ad essere rimborsati all’interno della classe dei debitori subordinati. Le cedole non possono essere né sospese né rinviate e a scadenza il capitale va restituito cash, senza la possibilità di conversione a favore dell’emittente. Sono comunque molto rari ad acquistare – e praticamente impossibili da vendere una volta che ne saremo entrati in possesso.
🌈TIPOLOGIA | 💸ANNULLAMENTO CEDOLA | 📆SOSPENSIONE CEDOLA | 😥PERDITA POTENZIALE | ⌚DURATA |
TIER 1 | Possibile | Possibile | 100% | Lunga – anche Illimitata |
UPPER TIER 2 | Impossibile | Possibile | 100% | Lunga – anche illimitata |
LOWER TIER 2 | Impossibile | Possibile | 100% | 5+ Anni |
TIER 3 | Impossibile | Impossibile | 100% | 2-4 anni |
Obbligazione subordinate bancarie: approfondimenti
Le obbligazioni subordinate bancarie continuano ad essere tra le più comuni ad essere scambiate sui mercati. Possono essere emesse anche di imperio, ovvero laddove un ente di controllo obblighi la banca a rientrare in certi parametri di capitalizzazione. Come d’altronde è successo di recente anche a MPS, che sarà il primo caso che studieremo.
Obbligazioni Subordinate Monte dei Paschi: cos’è successo?
Monte dei Paschi ha recentemente messo 300 milioni di euro di obbligazioni subordinate Tier 2, dal rendimento molto alto (8,5%), andate letteralmente a ruba tra gli investitori professionali. Si tratta di un bond Tier 2 la cui emissione è stata imposta da BCE, all’interno di una complessa trattativa per la cessione dei crediti deteriorati verso AMCO, una partecipata del Ministero del Tesoro che dovrebbe appunto assorbire parte delle sofferenze dell’istituto bancario di Siena.
La banca si è inoltre impegnata, per il 2021 a collocare altri 250 milioni di Tier 2, sempre a copertura della cessione dei crediti inesigibili a favore di AMCO. Il fatto che il rendimento sia stato abbassato, in fase di emissione (e valutate le grandi richieste da parte degli investitori) da 9% a 8,5% è un po’ la fotografia del folle mercato in cui operiamo in questa specifica era.
Un capitale infatti di rischio molto elevato finisce per esser richiesto ben oltre la qualità di emissione, a rendimenti che sono sì alti, ma che non molto tempo fa sarebbero stati ritenuti assolutamente inaccettabili per un titolo di debito emesso da una banca dissestata come MPS – che continua a navigare in cattivissime acque nonostante l’entrata dello Stato nel suo capitale.
Obbligazioni subordinate Unicredit
Sono ancora in circolazione obbligazioni subordinate di Unicredit emesse nel 2015 e con scadenza 2025, che prevedono il pagamento di una cedola con tasso variabile e di Tier 2. Sono un titolo affascinante? Dipende. Il tasso che viene riconosciuto è LIBOR + spread di 2,75%, non esattamente una cedola ghiotta, in momenti in cui LIBOR si trova ai minimi storici. Di contro, il titolo è in scadenza a 4 anni da adesso e potrebbe rappresentare un buon investimento per chi vuole correre qualche rischio.
Vale però la pena di ricordare che il rating di S&P è comunque di BBB, non molto distante dal junk grade e che pertanto soltanto chi vuole correre rischi importanti dovrebbe avvicinarsi a questo specifico titolo.
Obbligazioni subordinate Intesa San Paolo
Anche Intesa San Paolo ha sul mercato delle Tier 2 in scadenza nel 2025. Si tratta di un titolo però con tasso fisso, al 5,75% su base annua e relativamente liquido. Relativamente, diciamo, perché comunque il mercato secondario delle obbligazioni secondarie è particolarmente fiacco e chi si dovesse trovare in possesso di un titolo di questo tipo, dovrebbe considerare l’opportunità di portarlo a scadenza.
Il rendimento è sicuramente più interessante del titolo controparte di Unicredit – ma rimaniamo sempre nell’alveo di titoli rischiosi, molto poco liquidi e duttili. Non è noto se Unicredit procederà con l’emissione di nuovi Tier 2.
Obbligazioni subordinate Banca Etruria: curiosità
Il caso di Banca Etruria è il più eclatante, tra i fallimenti a catena che hanno colpito le piccole banche locali italiane. All’indomani del dissesto del gruppo bancario, che ne ha portato alla liquidazione nel 2015, è emersa una massa importante di piccoli risparmiatori con in mano Obbligazioni Subordinate per svariati milioni di Euro.
È emersa, già dalle prime indagini, una responsabilità chiara da parte dei promotori e dei direttori di filiale nella vendita di strumenti ad altissimo rischio – le obbligazioni subordinate di Banca Etruria, appunto – in cambio dell’emissione di mutui a tassi vantaggiosi. O addirittura proposti a risparmiatori ignari, dietro la promessa di guadagni alti e garantiti.
Ci sono diverse lezioni che si possono trarre da questa vicenda:
- Bisogna investire soltanto quando si conosce lo strumento che ci viene proposto
L’associazione tra obbligazione e strumento sicuro è purtroppo dura a morire e tutti potrebbero essere tratti in inganno. Non dovremmo però, soprattutto quando si tratta del nostro denaro, fidarci di nessuno, neanche del direttore della banca che ha curato i nostri interessi per anni.
- A rendimenti alti corrispondono sempre rischi alti
Quando ci propongo un investimento dai rendimenti alti e garantiti abbiamo due alternative: chiedere se si tratti di uno scherzo o evitare che chi ci stia proponendo una menzogna del genere abbia mai niente a che fare con il nostro denaro. Rendimento alto garantito? È proprio delle Catene di S.Antonio – cosa che la querelle Banca Etruria ha dimostrato poi di essere. Oppure è proprio delle truffe, e anche qui l’esempio è molto calzante per quanto è avvenuto da Etruria.
- Lo stato non interverrà per sempre
A tutela dei truffati da Banca Etruria è intervenuto lo Stato, rimborsando parte degli investimenti effettuati. Qui si potrebbe aprire una lunghissima discussione che i moral hazard di un’operazione del genere implica, ma non lo faremo.
Ci preme però ricordare ai nostri lettori che non è assolutamente detto che lo stato interverrà sempre a rinfrancare il denaro che abbiamo perso durante le nostre operazioni. Pertanto è ora di prenderci davvero cura dei nostri investimenti, senza aspettarci che il denaro del contribuente arrivi a copertura dei nostri errori.
Obbligazioni subordinate opinioni e recensioni reali
Riportiamo in questa sezione le opinioni sulle obbligazioni subordinate della nostra redazione, accompagnandole a quelle reperibili presso siti terzi di grande affidabilità, nello specifico i Forum italiani che possono offrire un buon accesso ad informazioni di qualità.
Conviene investire in obbligazioni subordinate?
No. Le obbligazioni subordinate sono uno strumento dal funzionamento troppo complesso e dai contorni troppo poco ben definiti per essere ritenuto buono per gli investimenti. Esistono oggi alternative molto più solide delle obbligazioni subordinate anche per chi vuole correre rischi importanti a caccia di profitti altrettanto importanti.
Il discorso vale doppiamente per le obbligazioni subordinate bancarie successivamente all’implementazione delle norme di carattere europeo che riguardano il bail in, che vedono i debitori di una banca esposti in primissima linea in caso di dissesto.
Il discorso della complessità dello strumento potrà sembrare poco credibile, in un mercato degli investimenti retail che oggi è dominato da strumenti effettivamente complessi come i contratti per differenza. Rimane il fatto che comprendere esattamente il funzionamento di uno strumento come i CFD è enormemente più semplice che comprendere cosa accadrà alla nostra obbligazione subordinata.
Come abbiamo già visto, la divisione in 4 Tier e la possibilità, in alcuni casi, per l’emittente di governare completamente il titolo ci pone al di fuori del controllo del nostro investimento. Cosa che, almeno per la nostra redazione, è assolutamente da evitarsi.
Obbligazioni subordinate: Pro e contro
Ci sono dei pro e dei contro per le obbligazioni subordinate, che andremo ad elencare, offrendo un vademecum per la decisione ai nostri lettori indecisi sul da farsi.
- Pro delle obbligazioni subordinate
Rimane molto difficile trovare dei lati positivi di investimenti così complessi, così rischiosi e che sono stati recentemente al centro dei grandi scandali che tutti ricordano. Tuttavia continuano ad essere emessi anche perché ci sono dei compratori. Perché scelgono questo tipo di titoli?
RISCHIO (PONDERATO): per alcuni emittenti il rischio di fallimento, almeno sul breve, sembrerebbe essere fuori discussione. Pertanto, dopo aver analizzato la situazione dell’impresa, taluni investitori decidono di correre il rischio, che è corroborato da rendimenti che sono molto più alti rispetto alle obbligazioni classiche.
RENDIMENTO: è quanto aveva attratto moltissimi semplici risparmiatori nel caos delle obbligazioni subordinate dei gruppi bancari locali italiani. I rendimenti sono effettivamente molto alti, soprattutto per quelle Tier 1 e Upper Tier 2. Ricordiamo ancora una volta , a scanso di ogni equivoco, che tali rendimenti sono collegati a rischi altrettanto alti.
Per quanto concerne i lati positivi, possiamo chiudere qui. Si passerà adesso al riconoscimento dei lati negativi che riguardano le obbligazioni subordinate.
- Contro delle obbligazioni subordinate
RISCHIO DIFFICILE DA CALCOLARE: l’orizzonte temporale delle obbligazioni subordinate tipiche rende molto difficile calcolare il rischio. Che è generalmente alto, e al tempo stesso molto difficile da inserire in portafoglio soprattutto con scadenze sul lunghissimo periodo oppure con le obbligazioni subordinate perpetue.
STRUMENTI COMPLESSI: anche chi ha una formazione classica in temi finanziari, come i membri della nostra redazione, ha talvolta difficoltà a capire l’effettivo funzionamento di uno strumento di questo tipo. Questo vuol dire che è molto difficile prepararsi al futuro e ad eventuali cambi di programma.
SCARSA LIQUIDITA’: anche quando negoziabili sui mercati secondari, le obbligazioni subordinate sono molto meno liquide della loro controparte “classica“. Questo vuol dire che sarà molto più difficile sbarazzarsi di questo strumento nel caso in cui volessimo venderlo prima della scadenza.
ESISTONO ALTERNATIVE MIGLIORI: anche per chi vuole rischiare molto – oggi ci sono alternative sicuramente migliori e più facilmente comprensibili. Dato che dovrebbe essere sempre calcolato il costo-opportunità di qualunque investimento, difficilmente da un qualunque confronto queste ne escono vincitrici.
Obbligazioni subordinate: forum di discussione
Ci sono diversi forum che possono offrirci degli approfondimenti discorsivi sulle obbligazioni subordinate passate, presenti e future. Li abbiamo scelti soltanto in lingua italiana, perché dopotutto quello che può interessare chi opera dall’Italia, almeno in questo mercato, deve essere sempre trattato a livello locale.
- FinanzaOnline
Il miglior forum che si occupa a 360° di investimenti in italiano. Decine di migliaia di iscritti, così come migliaia di discussioni attivate ogni settimana. Si parla un po’ di tutto, dai mercati più classici fino a titoli particolari come le obbligazioni subordinate. Per questo lo riteniamo essere il migliore, senza dimenticare la partecipazione di moltissimi trader online effettivi alle discussioni quotidiane.
- Borse.it
Dato che si occupa da sempre della parte più istituzionale del mondo degli investimenti, è sicuramente un buon punto di partenza per cercare di saperne di più sul mondo delle obbligazioni subordinate. Si seguono spesso le nuove emissioni e si trovano post e thread a commento, dettagliato, con interventi di utenti effettivamente informati.
- InvestireOggi
Altro grande forum, anche se concentrato di più su altri mercati. Si parla sempre di attualità finanziaria e soprattutto di titoli di nuova emissione. Uno dei luoghi digitali ideali per affrontare discussioni sulle obbligazioni subordinate, sicuramente tra i primi tre in Italia.
Le nostre opinioni sulle obbligazioni subordinate
Le obbligazioni subordinate sono strumenti molto particolari, sicuramente non adatti alle grandi masse che cercano strumenti lineari e gestibili e spesso sbilanciati a favore dell’emittente.
Da un lato è necessario non farsi ingannare dall’associazione tra la locuzione obbligazioni e gli alti rendimenti. Dall’alto si devono considerare gli alti rendimenti come indice di elevatissimo rischio insito in questo tipo di strumenti.
Nel complesso sono strumenti che sono sconsigliati alla generalità degli investitori e in misura ancora maggiore ai risparmiatori che cercano strumenti sicuri e tranquilli per ottenere una piccola rendita dai propri capitali investiti.
Warren Buffett sottolinea sempre che bisogna investire soltanto in quello che si conosce: la complessità contrattuale delle obbligazioni subordinate rende la conoscenza molto difficile, per non dire impossibile. Il tutto a favore dell’emittente, che ha nella maggior parte dei casi una maggiore libertà di movimento rispetto al creditore. Con tutto quello che ne consegue sullo svolgimento futuro del rapporto.
Considerazioni finali
Una buona conoscenza delle obbligazioni subordinate avrebbe messo al riparo tantissimi risparmiatori dalla truffa perpetrata ai loro danni. Questo documento era forse più necessario dieci anni fa che oggi, ma rimane comunque un passaggio fondamentale per chi vuole occuparsi del proprio capitale in modo intelligente.
Le obbligazioni subordinate? Nel dubbio meglio passare la mano, sopratutto oggi che abbiamo ad isposizone tante alternative per investire intelligentemente il nostro capitale. Alternative che ci permettono di modulare il rischio e soprattutto di rientrare dell’investimento in modo più semplice.
Non sono infatti soltanto i rischi insiti nelle obbligazioni subordinate a destare qualche dubbio: la scarsa liquidità rimane un problema enorme, soprattutto per crediti che rischiano, sul lungo periodo, di diventare inesigibili.
Obbligazioni subordinate FAQ: Domande e risposte comuni
Cosa sono le obbligazioni subordinate?
Le obbligazioni subordinate sono titoli di debito che vengono rimborsati con priorità più bassa rispetto alle obbligazioni classiche o alle obbligazioni senior. Sono un titolo di credito meno privilegiato e dunque più rischioso.
È rischioso investire nelle obbligazioni subordinate?
Quasi sempre l’investimento è ad altissimo rischio. Soltanto chi ha un profilo di questo tipo dovrebbe considerarle per i propri investimenti.
Chi emette le obbligazioni subordinate?
Banche e aziende private, seguendo rigide regole che in Italia sono imposte dal TUF, dal codice civile e da ulteriori normative. Non esistono obbligazioni subordinate di carattere statale, almeno ad oggi.
Perché le obbligazioni subordinate hanno rendimenti così alti?
Perché sono strumenti con un altissimo rischio incorporato. La legge fondamentale della finanza ci ricorda che davanti ad un investimento con rendimenti molto alti, il rischio è automaticamente altrettanto alto.
Ci sono alternative valide alle obbligazioni subordinate?
Per chi è caccia di alti rendimenti (e alti rischi), i mercati finanziari offrono alternative molto valide alle obbligazioni subordinate. Un investimento in azioni, criptovalute o ETF può facilmente offrire le stesse prospettive, con una gestione più calibrata.
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