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500 leader del mondo attesti al COP28 di quest’anno

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Mancano ormai poche settimane all’avvio del COP28 2023, che si terrà a Dubai e per la prima volta coinvolgerà anche le imprese del settore petrolifero. Con l’evento in avvicinamento si cominciano a tirare le somme sulle presenze attese, con grandi conferme già nei giorni scorsi: il presidente americano Joe Biden è stato uno dei primi a confermare il suo viaggio per gli Emirati Arabi, e per la prima volta sarà presente anche il Papa. Complessivamente ci si attende ora che siano presenti 500 leader mondiali, tra capi di Stato, CEO di grandi multinazionali, leader di no-profit ad alto impatto e presidenti di associazioni per l’ambiente con grande risorse.

Le conferme sulle presenze arrivano da Badr Jafar, il Rappresentante Speciale del COP28 che guiderà il forum dedicato alla filantropia per il clima atteso nei primi due giorni di dicembre. Soltanto in questo forum, ha annunciato Jafar, ci si attende che vengano annunciati 26 grandi accordi legati agli impegni finanziari a scopo benefico e incentrati sulla transizione climatica. Indubbiamente la scelta di Dubai come sede del COP28 ha fatto discutere molto nel corso dei mesi, ma quello che si sta notando è un’organizzazione decisamente molto precisa e con grandi presenze da tutto il mondo.

Allineamento sugli obiettivi del prossimo evento

Uno dei punti rimarcati da Jafar è il fatto che gli Emirati Arabi chiedono ai partecipanti del forum “soldi veri” dietro ai loro impegni per il clima, rimarcando che le persone si sono stancate di ascoltare grandi annunci a cui non fanno seguito i fatti. Tra gli eventi più attesi c’è la prossima riunione delle 100 società che fanno parte della First Movers Coalition, una coalizione creata da alcune delle multinazionali più grandi del mondo con l’obiettivo di allineare gli obiettivi climatici di tutti i membri entro i prossimi due anni. Uno dei punti più importanti è l’obiettivo di raggiungere il net zero, cioè la totale neutralità climatica, entro il 2050.

La First Movers Coalition ha la caratteristica di essere formata da molte società appartenenti a settori storicamente difficili da decarbonizzare, come quello del petrolio o del cemento. Proprio le società petrolifere, nei mesi scorsi, sono state tra le più attive nel riunirsi negli Emirati Arabi per discutere dei loro piani in vista del COP28.

Un altro degli obiettivi attesi è la creazione di un nuovo fondo chiamato Energy Transition Accelerator. Questo veicolo d’investimento dovrebbe raccogliere denaro soprattutto dalle nazioni economicamente sviluppate, con lo scopo di reinvestirlo in nazioni in via di sviluppo. Nello specifico, si andranno a finanziare le tecnologie emergenti che possono aiutare la transizione climatica in nazioni che necessitano di soluzioni diverse da quelle che possono funzionare nelle economie avanzate.

Il Brasile prepara un maxi-piano per l’evento

Una delle nazioni su cui si mantengono gli occhi puntati in vista del COP28 è il Brasile. Oltre a ospitare la più grande foresta del mondo, che di recente sta soffrendo di roghi selvaggi per via del caldo record e dell’assenza di piogge, è guidata dal presidente Luiz Lula da Silva che ha fatto dell’ambientalismo uno dei suoi punti critici per la politica interna. La preservazione dell’Amazzonia è uno dei punti su cui tutto il mondo sta insistendo, ma su cui inevitabilmente solo il Brasile ha l’ultima parola.

Venerdì mattina, Lula ha ricevuto dal Ministero dell’Agricoltura una nuova proposta contro la deforestazione. La proposta prevede di dare dei grandi incentivi economici e fiscali agli imprenditori agricoli che vogliono investire su terreni attualmente degradati, che di solito vengono utilizzati per l’allevamento con basso livello tecnologico. L’obiettivo è fare un uso più efficiente delle aree dove si può fare un uso migliore del territorio, espandendo la produzione nazionale senza aver bisogno di deforestare ettari su ettari della foresta amazzonica. Dal momento che il Brasile è di gran lunga il paese che esporta più carne e più soia al mondo, Lula si aspetta di poter recuperare “milioni di ettari di terreno”.

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