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57 aziende sono responsabili dell’80% delle emissioni mondiali, dice un nuovo studio

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Uno studio condotto su scala mondiale dal gruppo di ricercatori del Carbon Majors Database rivela quanto concentrate siano le emissioni di anidride carbonica. I risultati raccontano una situazione quasi difficile da credere, in cui una piccola manciata delle imprese del mondo -per l’esattezza 57- sono responsabili dell’80% delle emissioni inquinanti prodotte nel mondo dal 2016 a oggi. Lo studio ha preso in considerazione sia le aziende private che quelle controllate dal settore pubblico, mettendo in luce come agire in modo mirato su un ristretto numero di società potrebbe avere un impatto drastico sul contenimento del cambiamento climatico.

Lo studio ha deciso di considerare il periodo 2016-2023 per monitorare il comportamento dei grandi inquinatori mondiali dopo la firma dell’Accordo di Parigi, lo storico accordo internazionale sulla riduzione dell’impronta climatica per limitare il riscaldamento globale a 1,5-2 °C entro la fine del secolo. Curiosamente ci sono molte imprese pubbliche che figurano nell’elenco delle 57 aziende più inquinanti al mondo, dimostrando come i passi in avanti fino a ora siano stati molti meno rispetto a quelli che ci si aspettava dopo l’Accordo di Parigi.

Secondo lo studio, le emissioni delle imprese private negli ultimi 10 anni sono diminuite e quelle delle imprese pubbliche sono aumentate

Chi sono i grandi inquinatori mondiali

Tutte le 57 società che fanno parte dei grandi emittenti di CO2 appartengono a quattro settori: petrolio, gas, carbone e cemento. Essenzialmente si parla di tutti i combustibili fossili e di cemento, che sono effettivamente i grandi inquinatori di oggi. Curioso il fatto che tra questi colossi dell’inquinamento non figurino le aziende che si occupano di acciaio o carne, spesso menzionate tra quelle con l’impatto climatico più grande. In ogni caso la lista non lascia spazio a dubbi: i più grandi inquinatori del mondo sono, in ordine, Saudi Aramco, Gazprom, Coal India, National Iranian Coal e poi l’impresa nazionale per la produzione di cemento in Cina. La top-20 continua con nomi come Shell, Rosneft, ExxonMobil, BP, Chevron e così via.

Una cosa interessante da notare è che tra le prime 10 società più inquinanti al mondo non figura nessuna azienda europea: la più in alto è Shell, che tra l’altro in queste settimane si trova sotto il fuoco incrociato degli ambientalisti per via delle sue decisioni sempre meno green. L’analisi realizzata da Carbon Majors rivela che, anziché diminuire, l’impatto ambientale di queste aziende dal 2016 a oggi è aumentato. Solo ExxonMobil, il più grande produttore di petrolio negli Stati Uniti, è stato responsabile dell’1,50% di tutte le emissioni di CO2 al mondo. Anche se era già chiaro che i produttori di combustibili fossili fossero i principali inquinatori, i dati fanno capire quanto grande sia effettivamente il loro impatto.

Il grafico, trato dal report di Carbon Majors, mostra l’andamento delle emissioni nel tempo dei settori più inquinanti

Problematiche difficili da sradicare

Secondo lo studio, il 14% di tutte le emissioni inquinanti mondiali dall’inizio della rivoluzione industriale sono connesse alla produzione di carbone in Cina. Ora che l’economia cinese si sta spostando verso le rinnovabili, sta aumentando fortemente il consumo di carbone in India. Questi trend sono difficili da sradicare: molto spesso i paesi in via di sviluppo non hanno i fondi per potersi occupare della transizione energetica o della sostenibilità, dovendo prima di tutto far fronte a un tasso di povertà estremamente alto. Inoltre ci sono paesi -come quelli che fanno parte dell’OPEC- che non hanno alcun interesse a ridurre la dipendenza del mondo dai combustibili fossili.

C’è anche una forte responsabilità da evidenziare dagli altri attori dell’economia, inclusi i consumatori. Attribuire tutte le emissioni di CO2 che derivano dalla combustione del petrolio all’azienda che lo ha estratto non è esattamente corretto. La domanda per il petrolio è originata dalle case automobilistiche che vendono auto a motore termico, da chi compra tanti prodotti contenuti in imballaggi di plastica e così via.

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