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Agricoltura, protesta si estende: concessioni dal governo

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Continua a non fermarsi la protesta degli agricoltori europei, nemmeno dopo le concessioni della Commissione Europea su alcuni temi legati alla politica climatica. Oggi alcuni trattori hanno sfilato di fronte al Colosseo e al Circo Massimo, scortati da automobili della polizia; si tratta di una forma alternativa rispetto alla protesta originaria pensata dagli imprenditori del settore agricolo, che avrebbero voluto una manifestazione su grande scala per le vie della capitale. Alla fine l’idea è stata scartata, temendo che causare dei disagi alla popolazione locale avrebbe potuto minare il supporto pubblico per la causa. In ogni caso, la manifestazione seppur piccola è stata notata dalla stampa internazionale e ha quantomeno avuto un forte potere simbolico.

Si muove qualcosa anche dal governo Meloni. La premier ha annunciato la possibilità di introdurre una tregua fiscale per gli imprenditori agricoli, ma soltanto fino a redditi dichiarati di 10.000€: il governo ci tiene a far sapere che la misura deve realmente cercare di andare incontro a chi è in difficoltà. L’informazione arriva da un meeting a porte chiuse, ed è stata poi confidenzialmente fornita a Reuters da fonti vicine ai fatti. In ogni caso il governo italiano continua a schierarsi contro le regole europee in tema di ambiente, ed è a Bruxelles che realmente gli agricoltori vorrebbero che le loro voci fossero ascoltate.

Le importazioni dall’Ucraina e le politiche climatiche rimangono al centro dell’attenzione

Proteste in aumento in Polonia e Spagna

Dopo essere nate in Francia, le proteste degli agricoltori sono rapidamente arrivate ben più lontano. In questo momento, oltre all’Italia, si nota un’intensificazione delle manifestazioni soprattutto in Spagna e in Polonia. Entrambe le nazioni si trovano in un momento molto delicato, uno dei peggiori per affrontare una situazione di questo genere. Cominciando dalla Spagna, al momento la nazione sta affrontando la peggiore siccità della sua storia. Proprio mentre gli agricoltori protestano, le amministrazioni locali sono costrette a fare i conti con livelli dei bacini idrici vicini ai minimi storici. In Catalogna non è possibile irrigare i campi, se non con acque di recupero; se le precipitazioni non arriveranno, si perderà anche questa possibilità.

Situazione molto delicata anche in Polonia, una nazione che si trova a condividere il confine più lungo tra le nazioni europee con l’Ucraina. Da una parte, il governo ha da subito appoggiato molto la causa ucraina e in relazione al PIL è quello che ha speso di più per aiutare le forze armate a respingere gli attacchi russi. Al tempo stesso, è il mercato di destinazione più comune per tutti i cereali coltivati in Ucraina e a cui l’Europa vorrebbe estendere il diritto di continuare le esportazioni senza pagare dazi. Significa che presto Varsavia dovrà decidere di supportare i suoi agricoltori oppure il finanziamento dello sforzo bellico ucraino, che passa anche attraverso l’export di commodities agricole.

Soprattutto il mercato dei cereali è in rivolta

Confusa la reazione UE

Quattro giorni fa, Ursula von der Leyen ha annunciato un’inversione totale sulla proposta di legge pensata per dimezzare l’uso di pesticidi nell’agricoltura italiana. In un’aula quasi vuota del Parlamento, l’annuncio ha incontrato gli applausi del centro-destra europeo ma è arrivato totalmente a sorpresa. Pare infatti che tutte le cariche vicine alla presidenza non fossero consapevoli di questo dietrofront. Un aspetto che conferma il clima generale di confusione in cui si trova in questo momento l’Unione Europea di fronte alle richieste degli agricoltori. In ogni caso, l’annuncio della presidente del Parlamento Europeo non ha avuto effetti sulle proteste: le manifestazioni continuano e in Spagna presto i trattori bloccheranno le strade di Madrid.

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